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Guido Crosetto e il caos sulla Manovra: «Ci sono burocrati che dicono sempre no, useremo il machete contro di loro»

28 Dicembre 2022 - 05:24 Redazione
Il ministro della Difesa: presto un ricambio nella pubblica amministrazione

Per Guido Crosetto il caos sulla prima Legge di Bilancio del governo Meloni è dovuto ai pochi giorni di tempo per la preparazione. Ma anche a «una classe dirigente nei ministeri» che «va cambiata in profondità». Il ministro della Difesa punta il dito sulle correzioni chieste dalla Ragioneria dello Stato all’esecutivo. Promettendo uno spoils system massiccio per i dirigenti della Pubblica Amministrazione. In un’intervista a Il Messaggero Crosetto dice che «il primo problema è stata la tempistica: Giorgetti ha avuto appena tre giorni per mettere su la manovra. Il secondo è quello di una classe dirigente nei ministeri e in ogni settore della macchina burocratica che va cambiata in profondità. Non si può pensare di fare politiche nuove e diverse, se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa. E poi c’è un problema di classe parlamentare. Come è avvenuto nel 2018 per i 5Stelle, si è pagata un po’ di inesperienza».

L’inesperienza del governo

Crosetto annuncia un ricambio nei dirigenti della pubblica amministrazione: «Il termine scade a fine gennaio. Di certo non è facile sostituire le burocrazie esistenti. Perché alcune persone sono di grande valore. E perché la macchina amministrativa deve andare avanti e non puoi fermarti mandando subito via funzionari di cui non ti fidi o hanno idee diverse dalle tue. Ci vuole un po’ di tempo. Ma bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, mentre in alcuni ministeri c’è il timore di prendere decisioni che invece vanno prese per rimettere in moto il Paese». Per il ministro della Difesa «serve coraggio. Bisogna tagliare con il machete alcune catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia: ora ci vogliono 17 anni per realizzare un’opera pubblica, dovranno diventare quattro o cinque al massimo». Crosetto vuole usare il machete «contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo. Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese. E noi non abbiamo vinto le elezioni per danneggiare l’Italia. In più, al contrario degli altri, potremmo cambiare in quanto non abbiamo fatto nulla perché qualcuno possa ricattarci. Noi non abbiamo mai fatto affari e non gli abbiamo promesso nulla. Insomma, non abbiamo un passato che ci rende difficile intervenire: coloro che vogliono salvare l’Italia da un declino mortale andranno tenuti, per gli altri bisogna avere il coraggio di cambiare. Punto. Sono certo che Giorgia Meloni la pensa come me».

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Ong, Daspo per i minori, femminicidi : cosa c’è nel nuovo decreto sicurezza del governo Meloni

La stretta sui salvataggi in mare. Il principio del porto di sbarco unico. Il sequestro del cellulare per le baby gang e le misure sui femminicidi

Oggi alle 18 il consiglio dei ministri esaminerà il nuovo decreto sicurezza del governo Meloni. Ieri una riunione tecnica degli uffici legislativi ha lavorato alla bozza del provvedimento. L’approvazione potrebbe arrivare oggi o la prossima settimana. C’è anche l’ipotesi sdoppiamento: un pacchetto di norme, quelle che riguardano l’immigrazione, da varare subito. E l’altra parte, quella che concerne la sicurezza interna, da mandare in approvazione a metà gennaio. Nel decreto arriva la stretta sulle Organizzazioni Non Governative auspicata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma si attende anche una serie di norme sulle baby gang. Che prevedono il Daspo urbano anche per i minori tra i 14 e i 18 anni. E il divieto d’uso del cellulare, che però pare di difficile attuazione. Attesa anche una stretta sui femminicidi e sullo stalking.

La stretta sui salvataggi in mare

Dopo aver parlato per mesi della richiesta d’asilo direttamente sulla nave, il capitolo che riguarda l’attività delle Ong contiene tutt’altro. Nella premessa della bozza, come anticipato ieri dal Corriere della Sera, si parla di «attività conformi alle norme nazionali e alle convenzioni internazionali». Ma si elimina la possibilità di procedere penalmente nei confronti di chi non le rispetta. Rimangono invece le sanzioni amministrative con multe e sequestri delle imbarcazioni. Prevedendo anche la confisca dei mezzi utilizzati per il soccorso, che rimane un potere dei prefetti. Ci sarà il Codice di Condotta sul modello di quello varato da Minniti. Ma sarà una legge dello Stato a cui le Ong dovranno conformarsi.

“Un salvataggio, un porto di sbarco”

La principale novità è il principio “un salvataggio, un porto di sbarco”. La nave dovrà chiederlo e gli potrà essere assegnato anche un porto relativamente lontano, come è successo ieri alla Ocean Viking con Ravenna. Se una nave non lo chiederà immediatamente, questo sarà considerato una violazione. E scatterà un divieto di ingresso nelle acque territoriali. L’effetto immediato della norma è che i soccorsi saranno rallentati. Mentre l’approdo a un porto lontano lascerà la nave fuori servizio per qualche tempo in più. Per rendere effettiva questa disposizione sarebbero anche vietati i trasbordi tra un’imbarcazione e l’altra. Ai migranti a bordo dovrà poi essere chiesto se intendano presentare domanda di protezione internazionale, affinché sia il paese di bandiera della nave a farsene carico.

Le altre misure

Le altre misure invece potrebbero essere espunte all’ultimo dal decreto. Per poi trovare collocazione in un nuovo provvedimento da varare a gennaio. Il Quotidiano Nazionale fa sapere che tra queste c’è l’idea di un Daspo urbano per i minori tra i 14 e i 18 anni. Il provvedimento impedirebbe di frequentare luoghi di ritrovo, locali pubblici, zone della movida. E mira a colpire il fenomeno delle baby gang. La riunione nei centri commerciali o nelle piazze sarebbe vietata. Così come l’uso del telefono cellulare. La misura rischia di essere altamente simbolica, vista la difficoltà nel farla rispettare. Così come il ban all’uso dei social network.

I femminicidi

Altre norme riguardano i femminicidi. Il governo studia l’ampliamento dei casi in cui è previsto l’ammonimento del Questore. E pene più severe per chi viola i provvedimenti del responsabile dell’ordine pubblico. C’è poi il carcere per chi tenta di manomettere il braccialetto elettronico. E una stretta ulteriore sulle misure come il divieto di avvicinamento. Il pacchetto sulla violenza di genere andrà a integrare il Codice Rosso. Le ipotesi al vaglio riprendono in parte il pacchetto messo a punto lo scorso anno dalle ministre Marta Cartabia e Luciana Lamorgese.

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Usa, la Corte Suprema mantiene in vigore il «Titolo 42»: una misura voluta da Trump per bloccare i migranti al confine con il Messico

28 Dicembre 2022 - 00:02 Redazione
La disposizione sanitaria di emergenza era stata varata durante l'emergenza della pandemia da Covid. I giudici hanno accolto la richiesta degli Stati repubblicani di mantenere in vigore la norma

Restano in vigore le restrizioni in materia di immigrazione volute da Donald Trump durante l’emergenza della pandemia da Covid. Lo ha deciso la Corte Suprema americana – a maggioranza conservatrice – accogliendo la richiesta degli Stati repubblicani di mantenere in vigore il cosiddetto «Titolo 42»: la disposizione sanitaria di emergenza che consente al governo americano di espellere senza possibilità di appello le centinaia di migliaia di migranti che attraversano illegalmente la frontiera col Messico. Per i procuratori del Grand Old Party, la scadenza di tale misura – prevista per domani, 28 dicembre – avrebbe causato, scrive il New York Times, un’ondata di nuovi arrivi, mettendo sotto ulteriore pressione il confine. Tra i contrari al mantenimento dei paletti in tema di immigrazione: i 3 giudici liberal e Neil Gorsuch, ovvero il “saggio” nominato proprio dall’ex presidente Usa secondo cui «l’attuale crisi di confine non è una crisi Covid. E i tribunali non dovrebbero occuparsi di perpetuare editti amministrativi progettati per un’emergenza solo perché i funzionari eletti non sono riusciti ad affrontare un’altra emergenza. Siamo un tribunale, non politici di ultima istanza», ha detto citato dal Washington Post. Nell’accogliere l’istanza dei repubblicani, la Corte Suprema si è impegnata ad ascoltare le argomentazioni sulla misura previste per febbraio o marzo prossimo e decidere sulla fattibilità di intervento da parte degli Stati. Tuttavia, questo significa che le restrizioni resteranno in vigore per mesi, o almeno fino a quando non ci sarà una decisione definitiva

Casa Bianca: «Il Congresso approvi una riforma sull’immigrazione»

Tempestiva la reazione di Washington dopo la decisione della Corte Suprema di mantenere in vigore il «Titolo 42». Per la Casa Bianca, infatti, si tratta solo di «una misura sanitaria». Per risolvere i problemi dell’immigrazione – ha ribadito la portavoce, Karine Jean-Pierre – «è necessario che il Congresso approvi un’ampia riforma come quella proposta dal presidente Biden». «Rispetteremo – continua Jean-Pierre – quanto deciso dai giudici», ma allo stesso tempo, sottolinea la portavoce della Casa Bianca: «Ci prepariamo a gestire il confine in modo sicuro, ordinato e umano per quando il Titolo 42 sarà abolito». Nonostante la disposizione sia esclusivamente una misura sanitaria, adottata dall’allora amministrazione Trump per mantenere sotto controllo le infezioni da Coronavirus, molti falchi repubblicani lo ritengono uno strumento centrale per il controllo dell’immigrazione e per fronteggiare l’attuale crisi al confine. Dall’inizio del 2020 la sua applicazione – riporta il Nyt, citando dati federali – ha consentito alle autorità americane di espellere fino a 2.5 milioni di migranti. L’amministrazione Biden, come sottolinea il quotidiano americano, aveva chiesto alla stessa Corte di respingere le richieste dei 19 stati, tra cui Texas e Arizona, di mantenere le restrizioni in vigore ammettendo comunque che una loro abolizione «avrebbe causato un aumento temporaneo di attraversamenti illegali al confine».

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Ucraina, Zelensky: «Il 2023 sarà un anno decisivo per liberare il Paese dal nemico» – Il video

27 Dicembre 2022 - 23:22 Redazione
Per il presidente dell'Ucraina gli obiettivi da raggiungere per il nuovo anno sono: «la ricostruzione del Paese e il ritorno a casa degli ucraini»

«L’Ucraina sta preparando le forze di difesa e sicurezza per il prossimo anno che sarà decisivo». Lo ha detto il leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, nel suo consueto videomessaggio alla nazione. Per il presidente ucraino è necessario, dunque, avere chiari «i risultati da raggiungere». «Questa settimana sarà importante dal punto di vista politico. Stiamo entrando – continua – nel prossimo anno e dobbiamo mantenere una comprensione comune dei nostri obiettivi nazionali». Obiettivi che per Zelensky riguardano in particolare «la liberazione dell’Ucraina dal nemico, la ricostruzione, il ritorno degli ucraini a casa», ma anche «l’ulteriore riavvicinamento dello stato con i partner chiave e l’apertura di nuove opportunità per il Paese nel mondo». Il capo di Stato ha inoltre annunciato che presto presenterà «la sua opinione sull’attuazione di questi obiettivi nel messaggio annuale alla Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) sulla situazione esterna e interna dell’Ucraina». Nel videomessaggio alla nazione, Zelensky ha poi riferito di aver tenuto oggi – martedì, 27 dicembre – una riunione dello Stato maggiore, durante la quale si è parlato della situazione «Bakhmut, Kreminna e nel Donbass», dove continuano i combattimenti tra le forze russe e ucraine. 

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Neve e gelo negli Usa, sale a 64 il bilancio dei morti. La speranza della governatrice di New York: «Qualcosa inizia a migliorare» – I video

27 Dicembre 2022 - 22:49 Redazione
Migliaia di persone sono ancora senza elettricità e riscaldamento. L'area più colpita resta Buffalo

Il bilancio delle vittime della tempesta che sta colpendo gli Stati Uniti sale a 64. Lo riferisce Msnbc specificando che la zona più colpita resta ancora quella di Buffalo, nello stato di New York, dove i morti sono stati almeno 28. Migliaia di persone sono ancora senza elettricità: nella città ancora 4mila case sono senza energia e riscaldamento. Nel frattempo, il servizio meteo locale ha avvisato la cittadinanza che continuerà a scendere ancora neve. Gli Stati che hanno riportato vittime a causa del ciclone sono anche Colorado, Illinois, Kansas, Kentucky, Michigan, Missouri, Nebraska, New York, Ohio, Oklahoma, Tennessee e Wisconsin. Gran parte dei morti sono stati trovati intrappolati nelle loro auto, in casa o sotto cumuli di neve. Altri sono deceduti a causa dei ritardi nei soccorsi, ostacolati dalla tempesta. In questi giorni sono stati molti i disagi anche sul fronte dei trasporti, sia per quanto riguarda i voli che i treni. La governatrice dello stato di New York, Kathy Hochul, apre uno spiraglio di luce. «Oggi stiamo riaprendo le principali autostrade in tutto lo stato occidentale. Questo è il segnale che siamo a una svolta di questa tempesta», ha scritto sul suo account Twitter. Attualmente, nonostante la situazione stia lentamente migliorando, in molte regioni gli spostamenti restano ancora difficili a causa del ghiaccio e della neve abbondante. Intanto, gruppi di volontari in numerose contee si sono organizzati per pulire le strade e permettere ai residenti di raggiungere supermercati e negozi.

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Migranti, assegnato porto di Ravenna a nave Ocean Viking con 113 persone a bordo

27 Dicembre 2022 - 22:23 Redazione
Tra i messi in salvo dalle acque del Mediterraneo anche 30 minori non accompagnati e 3 neonati. Il governo Meloni al lavoro per un «codice di condotta» per le Ong

È Ravenna il porto sicuro assegnato alla Ocean Viking, la nave di SOS Méditerranée, che la notte scorsa ha soccorso 113 migranti al largo della Libia. A riferirlo è la stessa Ong che con un post su Twitter ha fatto sapere che le autorità italiane «hanno assegnato un porto molto lontano, invitando la nave prima a dirigersi a La Spezia». Ma «poche ore dopo hanno riassegnato un porto ancora più distante: Ravenna, a 900 miglia nautiche di distanza» ovvero, spiega l’organizzazione, a circa «4 giorni di navigazione». Tra i naufraghi presenti sull’imbarcazione 23 donne, circa 30 minori non accompagnati e 3 neonati, il più piccolo dei quali ha solo tre settimane. La Ong si è detta «sollevata per i naufraghi a bordo, ma siamo preoccupati – continua – per altre potenziali imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo centrale, perché in questo momento siamo l’unica nave operativa in mare. Mentre ci dirigiamo verso nord, temiamo che altre vite siano in pericolo», si legge nel tweet. Nel frattempo, altri 110 migranti sono giunti a Lampedusa dopo che il barcone di 12 metri sul quale viaggiavano è stato soccorso dalla Pv7 Gan della Guardia di finanza di Cagliari. Si tratta del quarto sbarco della giornata, con un totale di 236 persone sbarcate nell’isola siciliana. I naufraghi hanno riferito di essere originari di Egitto, Siria, Bangladesh, Etiopia e Marocco e d’essere partiti alle ore 21 di ieri, 26 dicembre, in Libia.

Il «codice di condotta» per le Ong

Il salvataggio dei migranti al largo della Libia da parte della Ocean Viking – la nave protagonista del braccio di ferro tra Italia e Francia lo scorso 10 novembre – arriva nel mezzo dei lavori del governo Meloni che potrebbero portare a uno o più decreti sicurezza. Già domani, infatti, potrebbe essere esaminato il «nuovo codice» per le Ong, probabilmente dopo la fiducia sul Dl Rave. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, aveva già annunciato – durante i festeggiamenti per il decennale di FdI – un «codice di condotta» per le Organizzazioni non governative che operano in mare «con sanzioni più efficaci rispetto a quelle vigenti, che sono state depotenziate dal legislatore al punto che basta la visita di un medico a bordo per annullare l’azione del Governo». L’ipotesi su cui lavora il Viminale riguarderebbe l’obbligo per le Ong di compiere un unico salvataggio, a seguito del quale si dovrà informare tempestivamente la Guardia Costiera e richiedere lo sbarco in un porto sicuro. Per rendere effettiva questa disposizione sarebbero anche vietati i trasbordi tra un’imbarcazione e l’altra. Nel testo – come riporta Ansa che cita fonti governative – si troverebbero anche norme che semplificano e velocizzano le richieste d’asilo: ai migranti a bordo, infatti, potrebbe essere chiesto se intendano presentare domanda di protezione internazionale, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsene carico. Diverse fonti di governo spiegano, però, che le tempistiche e il perimetro del testo di legge non sono ancora definiti.

Foto copertina: TWITTER/SOS MEDITERRANEE ITA | Migranti salvati al largo della Libia

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Fuga dal Beccaria, il quarto evaso preso grazie a una segnalazione da parte di un cittadino

27 Dicembre 2022 - 21:45 Redazione
Il 17enne marocchino era con un gruppo di ragazzi che ascoltava musica ad alto volume

Sono stati i carabinieri di Sesto San Giovanni a rintracciare e riportare in istituto il quarto dei sette ragazzi scappati dal carcere minorile Beccaria di Milano nel giorno di Natale. Da quanto si apprende, si tratterebbe del 17enne marocchino, evaso insieme ad altri 6 detenuti (cinque italiani e un ecuadoriano) dopo aver approfittato dei lavori – in corso da lungo tempo – per rompere una protezione in legno già cedevole e tentare, così, la fuga. I militari sono intervenuti in Piazza Marinai d’Italia a seguito di una segnalazione da parte di un cittadino, arrivata direttamente alla centrale operativa delle forze dell’ordine, per la presenza di un gruppo di ragazzi che si intrattenevano con musica ad alto volume. Alla vista dei carabinieri, alcuni giovani hanno tentato di fuggire, ma sono subito stati fermati dai militari. In seguito alle procedure di identificazione, gli agenti del comune milanese hanno scoperto che uno dei ragazzi era proprio il 17enne marocchino evaso dall’Istituto penitenziario minorile. Su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, il ragazzo verrà ora accompagnato nuovamente al carcere minorile. All’appello mancano ancora i tre italiani. Mentre quattro dei sette minori si sono costituiti o sono stati rintracciati dalla polizia penitenziaria e sono tornati in carcere. Uno dei quattro ragazzi presi ha presenziato oggi, 27 dicembre, davanti al giudice di Milano che ha convalidato il suo arresto per evasione. Il giovane – che si trovava al Beccaria con l’accusa di rapina – ha spiegato che sarebbe evaso perché voleva andare in una comunità terapeutica.

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Roma, polemica sui rifiuti di Natale. Ama replica alle opposizioni in Comune: «Raccolta regolare, rimosso quasi tutto»

27 Dicembre 2022 - 21:15 Redazione
Il sindaco Gualtieri e la municipalizzata hanno messo in piedi un piano straordinario per la raccolta nelle festività: dure le critiche dei consiglieri di FdI e Lega

Da una parte i gruppi di opposizione dell’assemblea capitolina, che denunciano una situazione allo stremo, una città che sarebbe «una pattumiera a cielo aperto», dall’altra l’Ama, che difende il suo operato e respinge ogni accusa: «È stato raccolto tutto ieri, situazione nella norma». Il pomo della discordia è quello dei rifiuti, che nei giorni delle festività natalizie – come ogni anno – crescono di volume. Per questo la municipalizzata romana che si occupa dello smaltimento della spazzatura e il Comune hanno messo in piedi un piano operativo straordinario nei giorni precedenti la vigilia di Natale. «Le operazioni di pulizia e raccolta dei rifiuti si stanno svolgendo regolarmente nei diversi quadranti della città», assicura l’Ama, «il piano operativo procede come da programma, assicurando in questi giorni a cavallo delle festività i servizi di igiene urbana con uno sforzo supplementare rispetto agli anni precedenti». L’azienda rende noti i numeri: a Natale sono stati impiegati 1.700 tra operai, autisti e preposti per il controllo del territorio, mentre a Santo Stefano il personale operativo è stato di circa 2.100 unità, che hanno svolto in particolare «attività di raccolta stradale, recupero materiale misto intorno ai cassonetti e presidio di aree ad alta densità abitativa». Ama sottolinea che per tutto il periodo delle feste verrà garantito «il raddoppio della frequenza di raccolta settimanale degli imballaggi in cartone delle utenze commerciali, fino al 10 gennaio il prelievo avverrà 7 giorni su 7».

Le denuncia di Fratelli d’Italia

La nota dell’Ama arriva dopo il duro attacco che le opposizioni in consiglio hanno riservato all’amministrazione Gualtieri per la gestione della raccolta rifiuti. Durante le feste, scrivono i consiglieri capitolini di Fratelli d’Italia, Federico Rocca e Rachele Mussolini, «la città si trasforma in una pattumiera a cielo aperto dove non si vedono segnali di cambiamento: rifiuti ovunque e raccolta inesistente, una cartolina desolante della Capitale che rischia di far inorridire gli ispettori di Expo 2030 attesi a breve nella Città Eterna». Negativo anche il giudizio di Fabrizio Santori. « Dal centro alle periferie con un degrado inaccettabile mentre il sindaco Gualtieri è totalmente inerme», dichiara il capogruppo della Lega in Campidoglio, che critica la gestione della municipalizzata romana, «Ama registra l’ennesimo flop, si arrangia nella solita incapacità organizzativa e di gestione e a nulla sono serviti gli accordi per aumentare il personale nei festivi con bonus e premi di risultato».

Foto di copertina: Marco Palma/Twitter

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Covid, a Malpensa tamponi per chi arriva dalla Cina. Regione Lombardia: «Test facoltativo, serve per fare screening varianti»

27 Dicembre 2022 - 20:46 Redazione
La nuova disposizione è immediatamente valida fino al 30 gennaio 2023

Mentre la Cina ha annunciato oggi 27 dicembre l’abolizione dell’obbligo di quarantena per chi arriva nel Paese dall’estero, la Regione Lombardia ha dato indicazione alla Ats Insubria di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina che atterreranno all’aeroporto di Malpensa. È quello che si legge in un banner sul sito dell’infrastruttura in provincia di Varese. «A causa di una nuova normativa Covid-19, informiamo i passeggeri che all’arrivo a Malpensa è richiesta l’esecuzione del tampone antigenico molecolare per tutti i passeggeri e gli operatori provenienti dalla Cina». La nuova disposizione – si legge, con un rimando al sito viaggiare sicuri – «è immediatamente valida fino al 30 gennaio 2023». Il tampone molecolare, spiega Regione Lombardia, «non è obbligatorio» ma si tratta di «una misura di prevenzione» che serve anche ad accertare se, in caso di positività, si tratta della variante Omicron – già presente in Italia – o se al contrario è un nuovo tipo di mutazione, magari sconosciuta. Nel frattempo da palazzo Lombardia fanno sapere di aver eseguito «nella giornata di ieri – 26 dicembre – 90 tamponi e di questi 35 erano positivi, poco più di un terzo. Oggi, 120 e di nuovo circa un terzo è risultato contagiato dal Covid. E domani si avranno i primi risultati di sequenziamento». La decisione è stata presa in relazione all’aumento dei contagi da coronavirus registrati in Cina negli ultimi giorni, con la conseguente forte pressione per il sistema sanitario cinese.

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Francia, «Quando guarderete questo filmato, sarò morto»: le ultime parole di un iraniano prima di suicidarsi per protesta – Il video

27 Dicembre 2022 - 20:07 Redazione
Mohammad Moradi si è gettato nel Rodano a Lione: «Il popolo iraniano è stanco»

«Quando guarderete questo video, sarò morto». Sono state queste le ultime parole di addio di Mohammad Moradi, un 38enne iraniano che si è suicidato ieri, 26 novembre, gettandosi nel Rodano a Lione, in Francia, per attirare l’attenzione sulla situazione del suo Paese. L’Iran è scosso da diversi mesi da cortei e manifestazioni per un profondo dissenso da parte della cittadinanza a seguito dell’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne curdo-iraniana morta sotto custodia della polizia morale dopo essere stata fermata per non aver indossato correttamente il velo. Il 38enne è stato trovato annegato nel tardo pomeriggio di ieri, secondo quanto riferisce la polizia locale. «La polizia sta attaccando le persone, abbiamo perso molti figli e figlie, dobbiamo fare qualcosa», ha detto l’uomo nel video prima di uccidersi. «Ho deciso di suicidarmi nel fiume Rodano, è una sfida dimostrare che noi, popolo iraniano, siamo molto stanchi di questa situazione» ha concluso.

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Mosca, Putin firma il decreto sul petrolio russo: «Da febbraio stop all’esportazione ai Paesi che adottano il price cap»

27 Dicembre 2022 - 19:43 Redazione
La misura adottata in risposta all’introduzione del tetto sul prezzo per il petrolio russo entrerà in vigore dal primo febbraio 2023 e sarà valida sino al primo luglio dello stesso anno

L’aveva detto e ora è nero su bianco. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un decreto secondo cui Mosca bloccherà le esportazioni di petrolio verso tutti i Paesi che hanno deciso di adottare il price cap. La misura, decisa in risposta all’introduzione del tetto sul prezzo per il petrolio russo, entrerà in vigore dal primo febbraio 2023 e sarà valida sino al primo luglio dello stesso anno, mentre il governo di Mosca – fa sapere la Tass – dovrà fissare la data per il divieto di forniture di prodotti petroliferi. «La fornitura di petrolio – si legge nel documento, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale russa – a persone giuridiche e persone fisiche straniere è vietata se i contratti per tali forniture direttamente o indirettamente utilizzano un prezzo massimo». Tale misura, presa dopo l’accordo siglato dai 27 Paesi Ue il 2 dicembre scorso, è stata adottata «in connessione – ribadisce Mosca – con azioni ostili e contraddittorie del diritto internazionale degli Stati Uniti e di stati stranieri e organizzazioni internazionali che si uniscono a loro, e allo scopo di salvaguardare gli interessi nazionali russi». Sarà, infine, il ministero degli Esteri russo a occuparsi di «monitorare» periodicamente che il decreto venga attuato.

L’accordo

Il price cap sul petrolio russo era stato fissato – a inizio dicembre – a 60 dollari al barile da Ue, G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) e Australia al fine di privare Mosca di una delle principali fonti di finanziamento della guerra contro l’Ucraina e assicurandosi, al tempo stesso, la fornitura del greggio da parte della Russia sul mercato globale. Il via libera dai 27 Paesi membri dell’Ue era arrivato dopo il ritiro da parte della Polonia dell’obiezione alla proposta europea, in seguito alla rinuncia da parte della stessa della richiesta di un tetto ancora più basso dei 60 dollari al barile ma, che secondo gli analisti, rischiava di esporre il mercato a pesanti ripercussioni. Entrato in vigore il 5 dicembre scorso, il meccanismo prevedeva – dunque – l’imposizione di un tetto di 60 dollari al barile ai prezzi del petrolio russo venduto a Paesi terzi, in aggiunta all’embargo Ue, con l’eccezione però del greggio che arrivava via oleodotto. Nei fatti, la misura consente di spedire il greggio russo a Stati terzi utilizzando petroliere, istituti di credito, nonché compagnie di assicurazione del G7 e dell’Ue, solo se il carico verrà acquistato a un prezzo pari o inferiore al tetto massimo stabilito. 

Le importazioni

Le importazioni di petrolio russo in Ue e nel Regno Unito sono diminuite, secondo Reuters, del 35 per cento, passando così da 2,6 milioni di barili al giorno di gennaio, a 1,7 ad agosto. Gli Stati Uniti – scrive l’agenzia di stampa britannica – potrebbero presto superare la Russia come principale fornitore di greggio in Ue e nel Regno Unito: ad agosto, infatti, – secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) – le importazioni statunitensi erano inferiori a quelle di Mosca di appena 400 mila barili al giorno. Tra i Paesi europei, invece, che hanno importato quantità maggiori di petrolio russo – scrive Reuters, riportando dati relativi al mese di agosto – ci sono Germania, Paesi Bassi e Polonia. Tutti e tre gli Stati, però, hanno la capacità di portare greggio via mare. Al contrario, i Paesi senza sbocco sul mare, come Slovacchia o Ungheria, hanno poche alternative alle forniture di oleodotti da parte di Mosca. Mentre per quanto riguarda l’Italia, gli acquisti di greggio russo – basati su dati relativi a fine estate – erano aumentati di mese in mese. Per citare qualche dato, infatti, la penisola italiana è tra i Paesi che avevano incrementato maggiormente gli acquisti di greggio russo. Se a fine gennaio comprava in media 120mila barili di petrolio al giorno dalla Russia, nella prima settimana di agosto era arrivata a quasi mezzo milione: un rialzo del 400 per cento. La ragione di questo aumento negli acquisti dovrebbe essere legata alla raffineria di Priolo Gargallo, a Siracusa. Di proprietà della società Isab srl, controllata dalla russa Lukoil, nei mesi estivi aveva incrementato gli acquisti anche in relazione alla mancanza di prestiti e garanzie da parte delle banche. 

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Evasione dal Beccaria, convalidato l’arresto per un 18enne. Nordio: «Quanto successo è una spia del disagio giovanile»

27 Dicembre 2022 - 19:10 Redazione
Il giovane ha spiegato al giudice di Milano che sarebbe evaso perché voleva andare in una comunità terapeutica

È stato convalidato l’arresto per uno dei ragazzi scappati dal carcere Beccaria nel giorno di Natale. Il giovane 18enne ha presenziato oggi, 27 dicembre, davanti al giudice di Milano che ha disposto la custodia cautelare in carcere per l’evasione avvenuta il giorno di Natale, 25 dicembre. Il giovane – che si trovava al Beccaria con l’accusa di rapina – ha spiegato che sarebbe evaso perché voleva andare in una comunità terapeutica. Sono stati in tutto sette i ragazzi che hanno tentato l’evasione, di cui tre si sono costituiti o sono stati rintracciati dalla polizia penitenziaria e sono tornati in carcere. Gli altri quattro sono ancora in fuga. Per il maggiorenne, la custodia cautelare per evasione scatterà se verranno meno quelle che hanno portato il ragazzo al Beccaria quando, ad aprile, fu arrestato con altri per rapine commesse da una baby gang. Il 18enne è di origine ecuadoriana ed è nato a Milano.

Nordio: «Il Beccaria avrà finalmente un Direttore»

Sulla vicenda interviene anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. «Quanto successo nel carcere Beccaria di Milano è l’ultima spia di un crescente e allarmante disagio giovanile, di cui tutti – ciascuno nel proprio ruolo – siamo chiamati ad occuparci. Confido che gli interventi, attuati e programmati da parte del ministero, possano contribuire a creare le migliori condizioni possibili perché non tornino più a delinquere i ragazzi ospiti degli istituti penali minorili», ha detto. Il ministro sta seguendo la situazione «con preoccupazione» e ha riferito che proporrà un tavolo interministeriale sulla devianza giovanile. Nordio punta l’attenzione anche sull’importanza della giustizia riparativa che «dà ottimi risultati per i minori e sui tantissimi protocolli messi a punto dal Ministero, per prenderci cura nei modi più efficaci possibili dei ragazzi entrati nei circuiti penali». Ha, inoltre, aggiunto che «nei prossimi mesi finalmente anche il Beccaria avrà un direttore a tempo pieno»

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