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Decreto rave alla Camera, il governo mette la fiducia. Al Senato, le opposizioni occupano la commissione Bilancio: protesta per i tempi stretti

27 Dicembre 2022 - 15:27 Felice Florio
Il governo puntava all'approvazione della manovra entro domani. Il centrosinistra però esulta: «Si vota giovedì 29»

Una doppia partita che si gioca, contemporaneamente, sulle tempistiche. Tanto a Montecitorio quanto a Palazzo Madama, la maggioranza deve accelerare per convertire in legge il cosiddetto decreto rave e la Manovra: pena la decadenza della prima norma – stanno per esaurirsi i 60 giorni dall’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri -, e l’esercizio provvisorio. Le opposizioni, al Senato, denunciano una tale compressione dei tempi da impedire l’esame della relazione tecnica sulla legge di Bilancio: il testo è arrivato dopo le 17, rispetto alle 12.30 previste. L’accusa è che il calendario dei lavori così serrato serva soltanto per permettere a Giorgia Meloni di presentarsi alla conferenza stampa del 29 dicembre con la Manovra già approvata. «Non si cambia questa legge di bilancio, è chiaro che non ci sono gli elementi e non c’è il tempo per poterla cambiare – afferma la capogruppo del Partito democratico, Simona Malpezzi -. Ma bisogna poter fare una discussione e far sì che la commissione possa fare il proprio lavoro». L’omologa grillina, Barbara Floridia, aggiunge: «È un atteggiamento scorretto, non c’è nessun ostruzionismo, nessuno vuole rischiare l’esercizio provvisorio. Non si possono, però, calcolare i tempi a ritroso partendo dalla conferenza stampa della Meloni. È stata amputata la possibilità di far sentire le nostre ragioni».

La capogruppo del Terzo polo, Raffaella Paita, dichiara: «Per ragioni misteriose, e non voglio dire per andare in vacanza prima, la nostra proposta non è stata accolta». E annuncia: «Grazie alla nostra tenacia e insistenza la manovra arriverà in Aula il 29: una magra consolazione forse ma per lo meno avremo un po’ di tempo per esaminarla». Per protesta, una ventina di senatori di Pd, M5s, Terzo polo e Avs hanno occupato i banchi della presidenza della commissione Bilancio, impedendo la ripresa dei lavori prevista alle 17.30. Intanto, alla Camera, il governo decide di apporre la fiducia sul decreto rave. Sospesa la discussione generale – erano iscritti a parlare circa 100 deputati – e negato il voto segreto sulle pregiudiziali – poi respinte dal voto dell’Aula -, i partiti di opposizione annunciano che proseguiranno con l’ostruzionismo. Domani, 28 dicembre, avrà inizio alle 15.45 la seduta della Camera con le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Alle 17.25 avrà inizio il voto. Tuttavia, gli interventi dei parlamentari sugli ordini del giorno e le rispettive votazioni – che a Montecitorio non decadono con l’apposizione della fiducia -, potrebbero scombussolare le tempistiche volute dall’esecutivo. Anche per questo motivo, alle 14.30, si terrà una nuova conferenza dei capigruppo: in mancanza di accordi, la maggioranza potrebbe chiedere una seduta fiume pur di arrivare alla chiusura delle votazioni sul decreto, che scade il 30 dicembre.

Il rientro in Aula dei parlamentari dopo Natale e il tentativo di ostruzionismo

Il primo decreto del governo Meloni se la vede con il primo tentativo di ostruzionismo della XIX legislatura. Maggioranza e opposizioni hanno iniziato a darsi battaglia sulla questione rave, alla Camera dei deputati, il 27 dicembre. Entro il 30, il provvedimento deve essere convertito in legge, pena la scadenza. E mentre ci si avvicina ai 60 giorni dall’approvazione del Consiglio dei ministri, il centrosinistra alza le barricate a Montecitorio verso una norma definita deleteria per le libertà individuali. Gli anni di reclusione previsti per il reato, che rendono ammissibile l’utilizzo delle intercettazioni, la nebulosità delle condizioni che determinano la fattispecie: questi gli elementi di «pericolosità» ravvisati dal centrosinistra. Per la discussione in Aula, a Montecitorio, si sono iscritti a parlare 98 deputati delle opposizioni. Ognuno di loro avrebbe avuto a disposizione 30 minuti. Tradotto in termini di tempi parlamentari, se la maggioranza non avesse proveduto alle contromosse, il testo non sarebbe arrivato al voto dei deputati prima della scadenza. A metà giornata, però, i deputati del centrodestra hanno approvato il taglio della discussione generale. L’opposizione, contraria, ha annunciato che si avvarrà di tutti gli strumenti regolamentari per discutere il testo. Con la tagliola degli interventi, adesso, la possibilità di intervenire è lasciata soltanto a un esponente per gruppo parlamentare, per una durata di 30 minuti ciascuno. Dopodiché, a pomeriggio inoltrato, si passerà alle pregiudiziali dell’opposizione.

I tempi per la Manovra

Tutto ciò mentre a Palazzo Madama il governo lavora affinché la legge di Bilancio sia approvata entro fine anno, per scongiurare l’esercizio provvisorio: nelle intenzioni di Giorgia Meloni, i senatori dovranno accordare la fiducia alla Manovra giovedì mattina, 29 dicembre, al massimo. Al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, il ministro dei Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, aveva comunicato che si era deciso «di calendarizzare nella giornata di domani – 28 dicembre – l’approvazione in via definitiva del bilancio dello Stato, quindi verosimilmente intorno alle 19 o alle 20 ci sarà il voto finale». Oggi pomeriggio, la commissione Bilancio del Senato riceverà la relazione tecnica. Prima di sospendere nuovamente la seduta, il presidente del Senato ha chiarito che «la conferenza dei capigruppo ha deliberato di all’unanimità di procedere domani con la discussione generale e di aprire dopodomani alle 9 la seduta con le dichiarazioni di voto, la successiva votazione per appello nominale e poi la votazione finale».

Decreto Rave, le critiche dell’opposizione e le difficoltà di Forza Italia

Tornando alla conversione del cosiddetto decreto anti rave, non vanno dimenticati gli altri due punti toccati dal testo che suscitano, rispettivamente, le critiche dell’opposizione e la “freddezza” di Forza Italia: la riforma dell’ergastolo ostativo e l’allentamento delle restrizioni per i sanitari no vax. L’ex magistrato antimafia, ora deputato M5s, Federico Cafiero De Raho, ha detto che la nuova norma «rende più conveniente al mafioso aspettare la liberazione con queste nuove regole, invece che accedere agli strumenti dei collaboratori di giustizia. Per questo, come anche indicato dalla Corte costituzionale, chiedevamo di correggere il testo». Sulla questione dei medici no vax, persistono gli attriti tra Forza Italia e il resto della maggioranza. Già al Senato, la capogruppo Licia Ronzulli aveva dichiarato pubblicamente che non avrebbe votato la fiducia al suo governo. Oggi, il suo omologo alla Camera, Alessandro Cattaneo, ha rincarato: «Grandi perplessità. Senza alcun imbarazzo, siamo assolutamente convinti che sul tema dei vaccini non possano e non debbano esserci ambiguità o esitazioni». Per quanto riguarda la parte relativa al contrasto ai rave, il deputato del Terzo polo Enrico Costa ha rimarcato: «Con questo reato non si condannerà nessuno, perchè sarà necessario fare lo slalom tra i concetti di pericolo e con le condizioni di reato proprio. Tuttavia non è una norma che non serve a niente: con la pena di 6 anni si potrà disporre la misura cautelare e procedere con le intercettazioni. Diventerà un reato che serve a svolgere indagini preliminari».

Fratoianni: «Lavoriamo unitamente perché questo decreto non venga convertito»

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, a inizio mattinata si era appellato alle opposizioni per agire insieme e bloccare la norma: «Lavoriamo unitamente perché questo decreto non venga convertito. È uno scempio sotto ogni punto di vista, culturale, giuridico, politico. Oggi i giornali riportano la notizia che in Ucraina tornano i rave come forma di resistenza, perfino alla guerra. La verità è che siamo di fronte a un dispositivo punitivo tipico della destra più retriva e ad un decreto peraltro largamente disomogeneo pieno di cose diverse, l’ennesimo strumento inutile. Dunque è utile, invece, che le opposizioni congiuntamente utilizzino gli strumenti parlamentari disponibili per tentare d’impedire che questo decreto passi». Bisognerà vedere se dopo il taglio della discussione generale la battaglia andrà comunque avanti.

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Cina, boom di prenotazioni per il mondo dopo lo stop alla quarantena. Il Giappone teme i contagi e reimpone il test Covid

27 Dicembre 2022 - 15:26 Redazione
Impennata di ricerche online di voli dopo l'annuncio di Pechino. Le mete più cercate sono Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Stati Uniti, Singapore, Malesia, Australia e Regno Unito

La decisione era attesissima, le conseguenza immediate. Le autorità cinesi hanno annunciato ieri, 26 dicembre, che l’obbligo di quarantena per chi arriva nel Paese dall’estero verrà abolito a partire dal prossimo 8 gennaio: una scelta che segna la fine di una politica rimasta in vigore per oltre tre anni. Non serviva altro per far ritornare d’attualità la grande voglia di tornare a viaggiare dei cittadini del gigante asiatico, tanto a lungo frustrata. Entro mezz’ora dall’annuncio, infatti, le ricerche di viaggi all’estero sono schizzate ai livelli massimi da tre anni, secondo la società di prenotazione Trip.com. Anche la piattaforma Ctrip parla di un aumento di 10 volte nelle ricerche di popolari destinazioni transfrontaliere nello stesso lasso di tempo. I dati di un’ulteriore piattaforma, Qunar, citati dal Guardian, mostrano che entro 15 minuti dalla notizia, le ricerche di voli internazionali sono aumentate di sette volte.

Liberi tutti

Secondo i dati diffusi, in molti starebbero provando a prenotare una vacanza in particolare in vista del Capodanno lunare cinese, una delle più grandi festività pubbliche nel Paese, che nel 2023 cadrà dal 21 al 27 gennaio. Verso quali destinazioni? Tanta Asia, ma non solo. Secondo la Cnbc nella Top Ten delle mete predilette dai turisti cinesi – stando alle ricerche online di queste ore – figurano Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Stati Uniti, Singapore, Malesia, Australia e Regno Unito. A seguire Macao e Hong Kong. Ma per un popoli in festa, almeno virtuale, per l’allentamento delle restrizioni, ce ne sono altri per cui cresce la preoccupazione. In previsione di un’accelerazione del flusso di turisti verso Tokyo, il governo giapponese guidato dal premier Fumio Kishida ha deciso di imporre ai viaggiatori provenienti dalla Cina l’obbligo di sottoporsi a un tampone per entrare nel Paese. Una decisione motivata anche dall’ambiguità di Pechino sul numero di contagi nel Paese.

La nuova ondata di contagi e timori

La data che segnerà la fine della quarantena obbligatoria coincide infatti con il giorno in cui la gestione cinese del Covid-19 passerà dall’attuale categoria A, di massimo livello, alla categoria B, meno severa. Ciò significa che le autorità non saranno più obbligate a mettere in quarantena i pazienti e i loro contatti stretti e a bloccare le regioni. Un allentamento che però stride con quanto denunciato dai medici cinesi e da molti cittadini, che parlano di sovraffollamento negli ospedali, e dai funzionari delle pompe funebri, che hanno segnalato un aumento spropositato della domanda per i loro servizi. Molti negozi a Shanghai, Pechino e altrove, secondo quanto ricostruito dal Guardian, sono stati costretti a chiudere nei giorni scorsi con il personale impossibilitato a recarsi al lavoro. Una situazione che i report ufficiali non rispecchiano: nonostante esperti sanitari internazionali stimino milioni di infezioni giornaliere, le statistiche del governo hanno mostrato un solo decesso di Covid negli ultimi sette giorni. Con la riapertura ai viaggi dei cinesi, la questione si fa sempre piu’ politica. Soltanto pochi giorni fa, Il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva chiesto a Pechino di condividere le informazioni sulla nuova ondata di Covid nel Paese in maniera trasparente, perché le implicazioni, aveva ammonito, «vanno al di là della Cina».

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Clima, il 2022 è l’anno più caldo della storia italiana dal 1800. «Capodanno oltre i 20 gradi e senza precipitazioni»

27 Dicembre 2022 - 14:39 Redazione
Il primato confermato anche per dicembre dal climatologo Gozzini riguarda sia le temperature massime sia le minime. «La siccità protagonista di queste feste»

A pochi giorni di distanza dalla fine, il 2022 si sta per confermare come l’anno più caldo dal 1800 in Italia. Anche il mese di dicembre è in linea con la tendenza dei primi 11 mesi dell’anno, già evidenziata dall’istituto Cnr-Isac. A farlo sapere è il climatologo Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma-Cnr aggiungendo che il primato del 2022 riguarda sia le temperature massime che quelle medie. Per le minime, invece, l’anno record è stato il 2018 che è il secondo anno più caldo di sempre dopo il 2022. Nel mondo, invece è stato il 2016 l’anno più caldo, precedendo il 2020 e il 2019. Il caldo record registrato anche in queste festività in Italia ha analogie con il gelo che in questi giorni ha colpito l’Est degli Stati Uniti, tanto che i due fenomeni sono considerati due facce della stessa medaglia. «Sono le conseguenze del cosiddetto jet-stream», chiarisce Gozzini, «la naturale circolazione d’aria ad andamento sinuoso che a 9-12 km di altitudine attraversa tutto il Pianeta, influenzando il posizionamento dei sistemi di alta e bassa pressione».

In questo caso specifico l’intensità del jet stream potrebbe essere stata influenzata a sua volta dai cambiamenti climatici, determinando temperature molto basse come negli Usa, e temperature molto miti come nel bacino del Mediterraneo, complice il richiamo d’aria d’origine nord-africana. «Le condizioni del tempo sono eccezionalmente miti, ben al di sopra delle medie stagionali», rileva anche Gianni Messere del Cnr nell’aggiornamento della situazione climatica per il 27 e il 28 di dicembre. «Le massime saranno tra i 14 e i 17 gradi, valori appunto fuori stagione». Sarà dunque un Capodanno mite quello che aspetta gran parte del territorio italiano, con temperature di 5-6 gradi sopra la media e senza pioggia.

«Sicilia e Sardegna oltre i 20 grandi e senza pioggia. Attenzione alla nebbia»

L’unico rischio meteorologico individuato dal presidente Gozzini per la fine dell’anno è la nebbia, «che si potrebbe formare in particolare in pianura Padana e sul litorale adriatico, ma anche, sia pure in misura minore, su quello tirrenico». Oltre alle temperature del tutto miti, elemento da non trascurare per i prossimi giorni è la totale assenza di piogge. «La siccità la fa da protagonista anche in queste feste», spiega Gozzini, «e anche il meteo di fine anno lo conferma. Dopo un Natale decisamente mite e poco piovoso, anche i giorni a ridosso della fine dell’anno saranno praticamente senza precipitazioni». In Sicilia e in Sardegna per esempio si registreranno anche il 28 dicembre temperature sopra i 20 gradi e senza pioggia. «Le uniche regioni a fare eccezione», aggiunge il climatologo, «sono la Liguria, in parte la Versilia e la Lunigiana, dove si potranno verificare le sole precipitazioni previste per l’ultimo dell’anno».

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Ai mondiali di scacchi senza velo, la sfida di Sara Khadim al-Sharia

27 Dicembre 2022 - 13:45 Redazione
Si tratta della più affermata giocatrice di scacchi iraniana: è riuscita a guadagnarsi il titolo di "maestra internazionale" all'84mo Congresso mondiale, all'età di 18 anni

Al tavolo degli scacchi col viso sorridente e concentrato, illuminato dai lucenti capelli neri. La campionessa di scacchi iraniana Sara Khadim al-Sharia ha preso parte al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare l’hijab. Lo riporta Iran International, che pubblica una foto della giovane alla scacchiera senza il velo. Khadim al-Sharia attualmente è la più affermata giocatrice di scacchi iraniana: è riuscita a guadagnarsi il grado di gran maestra femminile. Ha vinto inoltre il titolo di maestra internazionale di scacchi all’84mo Congresso mondiale, all’età di 18 anni. La sua voce si unisce a quelle che si ribellano ai dettami del governo di Teheran, dove da mesi si reprime con la violenza le proteste scoppiate dopo la morte della giovane Mahsa Amini. La mobilitazione travalica i confini nazionali per raggiungere le atlete anche in competizioni al di fuori dell’Iran. Come nel caso di Niloufer Mardani, salita senza velo sulla pedana dopo la gara di pattinaggio artistico femminile in Turchia. O in quello di Parmida Ghasemi, l’arciera della nazionale iraniana, che ha tolto l’hijab davanti ai funzionari della federazione durante la premiazione al termine della Tehran Tirokman League. Una delle prime atlete iraniane ad apparire in una competizione senza il velo è stata Elnaz Rekabi, durante l’arrampicata su roccia nelle competizioni in Corea del Sud. Secondo il media IranWire l’abitazione della sua famiglia sarebbe stata demolita da funzionari governativi in seguito all’episodio. Taraneh Alidousti, una delle decine di artiste iraniane che hanno pubblicato foto e video a capo scoperto, si trova invece nel reparto 209 di Evin, il carcere dei dissidenti.

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Evasione dal Beccaria, Salvini: «Mancano risorse e personale. Presto un grande piano di edilizia carceraria»

27 Dicembre 2022 - 13:16 Redazione
Il ministro annuncia anche lo sblocco di 4,5 miliardi di opere: «Lavoro in un ministero bello: tocchi con mano ciò che fai»

«Ho firmato i lavori per quel carcere già alcune settimane fa, ma ci sono problemi infrastrutturali in tanti carceri italiani». Lo ha detto il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, tornando sul caso del Beccaria di Milano, dove il giorno di Natale sette ragazzi detenuti dell’istituto penale per minorenni sono fuggiti dopo aver distratto l’unico agente di guardia e scavalcato il muro con un lenzuolo. «Un grande piano di edilizia carceraria per costruire nuove carceri sarà portato da me all’attenzione di altri colleghi», ha annunciato Salvini a margine della cerimonia di inaugurazione della nuova tangenziale est di Verdello (Bergamo), «perché è fondamentale mettere a posto le strutture che ci sono e costruirne di nuove». La promessa del ministro delle Infrastrutture è quella di «recuperare in pochi mesi quanto altri non hanno fatto per anni». Pur riconoscendo che i vuoti da colmare sono molti: «Mancano risorse, personale, carceri. Il nuovo piano carceri è uno dei miei obiettivi che come ministro mi pongo. Ovviamente in due mesi non posso fare miracoli per recuperare quanto altri non hanno fatto per anni». Poi il riferimento al Consiglio dei ministri previsto per il 28 dicembre: «So anche che il ministro dell’Interno sta lavorando a un decreto complessivo sul tema sicurezza dalle baby gang ai femminicidi, alle ong, al traffico di clandestini, all’utilizzo del taser e conto che dal 2023 daremo le risposte che da qualche anno mancano».

«4,5 miliardi di opere, lavoro nei cantieri per 70mila persone»

Oltre al caso Beccaria, in qualità di ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini a Bergamo ha annunciato l’imminente iniziativa politica su opere e cantieri: «Oggi pomeriggio al Cipe sbloccheremo 4,5 miliardi di opere, i cui cantieri garantiranno lavoro per 70mila persone e questo significa lavoro per anni per 70mila famiglie». Poi ancora il riferimento ai governi precedenti: «Quando sono arrivato al ministero due mesi fa ho trovato 117 opere commissariate, da dighe a porti, a caserme: vuol dire che la normativa non funziona e ho tagliato un po’ di tempi». L’obiettivo dichiarato da Salvini è quello di «arrivare alle opere più rapidamente». «Ora sto aspettando relazioni sui ponti del Po interrotti da troppo tempo e che tagliano varie comunità», ha aggiunto il leader della Lega, «stiamo lavorando come dei matti per i 6 chilometri della bretella della Valtrompia: il mio è un ministero bello, dove tocchi con mano ciò che fai».

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Funerali di Stato per Frattini: presenti le quattro cariche più alte della Repubblica – Il video

27 Dicembre 2022 - 13:08 Felice Florio
Le esequie sono state celebrate dal cardinale Re: «Salutiamo un uomo con un'innata inclinazione a guardare il futuro»

Dopo un Consiglio dei ministri lampo, convocato ad hoc per concedere le esequie di Stato a Franco Frattini, è iniziata verso mezzogiorno la cerimonia funebre in memoria del presidente del Consiglio di Stato. La basilica dei Santi Apostoli di Roma è gremita di autorità. Ad ascoltare la celebrazione eucaristica del cardinale Giovanni Battista Re ci sono le quattro cariche più alte dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti delle Camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lato esecutivo, partecipano al rito anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Sui banchi della chiesa che ospita il feretro dell’ex ministro degli Esteri, scomparso il 24 dicembre all’età di 65 anni, siedono anche il senatore Pier Ferdinando Casini e l’ex segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, oggi direttrice Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Cardinale Re: «Salutiamo un uomo con un’innata inclinazione a guardare il futuro»

«Salutiamo un protagonista di alto profilo della Repubblica italiana. La sua prematura scomparsa ha suscitato in tutti un senso di tristezza. È stato un uomo di fede in Dio con la coscienza sempre attenta all’etica. Una benemerita figura del nostro paese che ha servito le istituzioni con dedizione, professionalità e responsabilità in Italia e all’estero, distinguendosi per umanità e capacità di cogliere il nocciolo dei problemi e una innata inclinazione a guardare il futuro. Un grande personaggio della politica istituzionale e politica, un leale servitore del bene della Nazione». Così il cardinale Giovanni Battista Re, in un passaggio dell’omelia.

Il telegramma del presidente emerito Napolitano

«Apprendo con grande tristezza della prematura scomparsa di Franco Frattini, un protagonista della vita politica e istituzionale vissuta con impegno civile, senso dello Stato, massima correttezza e innata gentilezza. Mi unisco al generale apprezzamento del rilevante contributo che Frattini ha dato alla nostra Repubblica nell’attività parlamentare, alla guida di rilevanti ministeri, come commissario europeo e infine come presidente del Consiglio di Stato. Ricordo in particolare i nostri intensi rapporti di collaborazione quando egli affrontò come ministro degli Esteri, con lucida visione, saldo ancoraggio ai valori europei e atlantici e rigore istituzionale, una fase assai delicata per il nostro Paese sul piano internazionale. In questo spirito esprimo le più sentite condoglianze alla moglie Stella, alla figlia Carlotta, ai familiari tutti e a quanti hanno avuto modo di conoscerlo e di stimarlo». Così il presidente emerito Giorgio Napolitano, in un telegramma.

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Assemblea Juve, rispunta Luciano Moggi. Difende Agnelli e gli regala una chiavetta con i file di Calciopoli

27 Dicembre 2022 - 13:02 Simone Disegni
La plenaria degli azionisti approva il bilancio 2021/22 della società: rosso per oltre 238 milioni di euro

C’era anche Luciano Moggi all’assemblea degli azionisti della Juventus – l’ultima dell’era-Agnelli – che oggi a Torino ha approvato il travagliato bilancio 2021/2022, chiuso con una perdita di esercizio di oltre 238 milioni di euro. L’ex direttore generale del club bianconero – passato dalle stelle dei successi internazionali con Marcello Lippi in panchina alle stalle giudiziarie di Calciopoli – ha preso la parola, tra gli applausi della sala, in qualità di azionista della società. «La Juventus ha sempre vinto sul campo, mai rubato niente a nessuno», ha rivendicato nel suo intervento, in una difesa dell’operato della sua dirigenza, ma anche di quella di Andrea Agnelli. «Non tengo conto di quello che leggo», ha detto Moggi rivolgendo il pensiero all’inchiesta in corso sulle plusvalenze della Procura di Torino, e al relativo fascicolo riaperto dalla Figc. «E ringrazio Andrea Agnelli: nove scudetti non si vincono con facilità. Chi sta dentro sa le difficoltà che si devono superare per vincere». «La società però – ha osservato ancora l’ex dirigente Juve – non si è mai difesa, o non ha saputo difendersi o ha lasciato cadere tutto quello che le veniva gettato addosso, per questo è diventata un giocattolo in mano a tanti, soprattutto ai media». «Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenze perché pensano di avere trovato cose nuove, allora dovrebbe essere riaperto anche Calcioopoli perché è una ferita che non si rimargina né per noi né per la Juventus», ha attaccato ancora Moggi. Quindi, alla fine dell’intervento, il colpo di teatro di “solidarietà” al presidente uscente: Moggi ha consegnato ad Andrea Agnelli una scatola regalo con dentro una chiavetta Usb contente i file relativi a Calciopoli. «Siamo stati indicati come colpevoli di cose che avevano fatto altri», la “didascalia” polemica del gesto.

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Taiwan estende il servizio militare obbligatorio a causa delle tensioni con la Cina: l’annuncio della Presidente Tsai Ing-wen

27 Dicembre 2022 - 12:59 Redazione
Dal 2024 un anno di coscrizione per tutti i 18enne. «Taiwan vuole dire al mondo che tra democrazia e dittatura, noi crediamo fermamente nella democrazia», ha dichiarato la leader

[L’articolo è stato aggiornato in seguito ad una segnalazione dei lettori]

Taiwan allungherà il suo servizio militare obbligatorio da quattro mesi a un anno. Lo ha annunciato la presidente dell’Isola di 36mila chilometri quadrati. La notizia arriva dopo la denuncia, da parte del ministero della Difesa nazionale, della più grande incursione finora segnalata da parte dell’aeronautica cinese. I piani entreranno in vigore nel 2024: prevedono che i coscritti siano sottoposti a un addestramento più intenso, inclusi esercizi di tiro e istruzioni di combattimento utilizzate dalle forze statunitensi. Avranno il compito, infatti, di difendere le infrastrutture chiave. L’obiettivo è consentire alle forze regolari di rispondere più rapidamente in caso di qualsiasi tentativo di invasione da parte del gigante asiatico. L’autorità di difesa prevede inoltre di aumentare il salario mensile dei soldati di leva regolari.

La «casa della democrazia»

La presidente Tsai Ing-wen, in una conferenza stampa dopo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, ha promesso che «finché Taiwan sarà abbastanza forte, sarà la casa della democrazia e della libertà in tutto il mondo e non diventerà un campo di battaglia». Ha poi aggiunto: «Taiwan vuole dire al mondo che tra democrazia e dittatura, noi crediamo fermamente nella democrazia. Tra guerra e pace, noi insistiamo sulla pace. Mostriamo il coraggio e la determinazione per proteggere la nostra patria e difendere la democrazia». Una presa di posizione che riecheggia nel commento dell’American Institute di Taiwan: «L’impegno degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan e le misure adottate da Taiwan per migliorare le sue capacità di autodifesa contribuiscono al mantenimento della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e all’interno della regione».

Il ruolo degli Stati Uniti

A far infuriare la Cina, soprattutto, era stata la visita nell’isola del presidente della Camera degli Stati UnitiNancy Pelosi, ad agosto. In risposta alla quale erano state immediatamente organizzate esercitazioni militari intorno a Taiwan. Appena due mesi fa, il neo rieletto Xi Jinping ha fatto introdurre nella Carta fondamentale della Cina la ferma opposizione all’indipendenza dell’isola, che dal canto suo si oppone all’assertiva aggressività cinese. Due giorni fa, il 25 dicembre, Pechino, aveva annunciato di aver condotto «esercitazioni militari congiunte interforze di preparazione al combattimento nello spazio marittimo e aereo» intorno alla piccola nazione insulare. Le autorità cinesi sottolineano di aver organizzato l’esercitazione in risposta alle «collusioni» tra Taiwan e gli Stati Uniti. Joseph Wu, ministro degli Esteri di Taiwan, all’inizio di dicembre ha dichiarato al Guardian che la minaccia militare cinese «sta diventando più seria che mai».

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Ragusa, il giallo del 79enne trovato morto in casa: cresce l’ipotesi della rapina finita male

27 Dicembre 2022 - 12:15 Giada Giorgi
Il corpo di Giuseppe Barone ritrovato a Santo Stefano. Potrebbe aver sorpreso uno o piu' rapinatori ed esser stato assassinato

Gli inquirenti continuano ad indagare per capire la dinamica e il movente dell’omicidio di Giuseppe Barone, il pensionato di 79 anni trovato morto il giorno di Santo Stefano nella sua casa di Ispica, in provincia di Ragusa. I Ris di Messina stanno effettuando rilievi alla ricerca di elementi che permettano agli investigatori di identificare uno o più assassini. L’ipotesi al momento più accreditata dagli investigatori è quella della rapina finita in tragedia. Al momento del ritrovamento il cadavere presentava segni di violenza al volto e al dorso della mano. Elementi che farebbero propendere per una possibile colluttazione avvenuta con qualcuno. Il pensionato potrebbe aver sorpreso chi si era introdotto in casa, e la situazione essere in seguito degenerata. Barone era un ex assicuratore molto conosciuto in città. Viveva nella casa di contrada Murgio, a Ispica, con la madre di 97 anni che da una settimana si trovava ricoverata in ospedale. Separato e padre di tre figli, era stato visto da alcuni familiari e conoscenti il giorno di Natale. Poi il ritrovamento da parte di un parente il 26 di dicembre. «Conoscevo molto bene Giuseppe Barone», ha detto il sindaco della cittadina siciliana, Innocenzo Leontini, «così come conosco i figli e i loro consorti, ma anche il fratello minore di Barone. Era una persona molto stimata. Quanto accaduto ha scosso tutta la città: una violenza inaudita. Attendiamo di conoscere altre notizie su ciò che è accaduto». Dai primi riscontri, nel passato dell’uomo sembrerebbe esserci qualche precedente per emissione di assegni a vuoto e appropriazione indebita.

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27 Dicembre 2022 - 12:02 Redazione
La ragazzina è stata colpita a morte dai proiettili degli agenti sulla macchina dei suoi genitori. Ma per le autorità non ci sarebbe legame con le proteste popolari

Sono stati i proiettili delle forze di sicurezza iraniane, che da ormai più di 100 giorni reprimono le manifestazioni di protesta contro il regime dopo l’uccisione di Mahsa Amini, a uccidere Saha Etebari, la ragazzina di 12 anni che viaggiava sull’auto dei genitori colpita dagli agenti nel corso di un controllo al checkpoint di Bastak, nella provincia di Hormogzan. A nulla è servita la seguente corsa in ospedale. Lo ha confermato il comandante in capo delle forze di polizia iraniane, secondo quanto riporta Bbc Persia. Sarebbe stato inoltre emesso un ordine speciale per indagare sulla vicenda. Secondo le autorità, comunque, l’episodio non sarebbe collegato alle proteste popolari in corso contro il regime. L’atmosfera sociale nel Paese resta in ogni caso incandescente. Come hanno reso evidente le parole pronunciate stamattina dal presidente iraniano Ebrahim Raisi: «Non mostreremo misericordia ai nemici», ha detto nel corso di una cerimonia. Il riferimento è alle proteste antigovernative che infiammano il Paese, iniziate dopo l’uccisione per mano della polizia morale della giovane Mahsa Amini, arrestata a settembre per aver indossato male il velo. Proteste che Raisi ha definito «un disturbo». L’agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani (Hrana) ha stimato oggi che 507 manifestanti hanno perso la vita tra il 27 ottobre e il 5 gennaio durante le proteste. Il numero dei detenuti sarebbe compreso tra 14.000 e 16.000.

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Juventus, il passo d’addio di Andrea Agnelli agli azionisti: «Lascio in piena serenità. Nei nostri confronti rilievi ingiustificati»

27 Dicembre 2022 - 11:31 Redazione
Il presidente uscente si congeda dall'assemblea della società: «Sono convinto del buon operato di questi anni, provato dalle analisi degli esperti»

A un mese dall’annuncio dalle sue dimissioni, insieme a quelle di tutto il cda, si chiude formalmente oggi, 27 dicembre, l’era di Andrea Agnelli alla guida della Juventus. Il presidente uscente ha partecipato infatti questa mattina all’ultima assemblea degli azionisti della società che controlla il club bianconero. E nell’occasione, parlando agli azionisti, è tornato sulla bufera giudiziaria e societaria esplosa a fine novembre. «Non è stata una decisione facile», ha detto Agnelli. «Mi sono sempre impegnato al massimo in questi anni, che sono stati straordinari. Tuttavia ho preso la decisione, essendo del tutto convinto e in piena serenità». Lo scorso 28 novembre, in una seduta straordinaria del consiglio di amministrazione, Agnelli ha messo fine ai suoi dodici anni di presidenza del club bianconero. Stessa sorte, insieme a lui, per il suo vice Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e i membri di tutto il cda, Laurence DebrouxMassimo Della RagioneKatryn FinkDaniela MarilungoFrancesco RoncaglioGiorgio Tacchia e Suzanne Keywood. Una decisione arrivata nel pieno dell’inchiesta sulle plusvalenze e sulle manovre sugli stipendi che ha coinvolto la società bianconera, da mesi sotto la lente della procura federale e del Tribunale di Torino. «La società è chiamata a difendere la propria posizione. Io personalmente sono convinto del buon operato di questi anni», ha continuato Agnelli davanti agli azionisti, «opinione confermata anche nelle ultime settimane dalle analisi di numerosi esperti, e i rilievi nei nostri confronti non sono giustificati: Juventus dimostrerà in ogni sede le sue buone e legittime ragioni». Il prossimo 20 gennaio è prevista l’udienza davanti alla Corte d’Appello della Figc per il caso plusvalenze: pochi giorni fa i giudici federali hanno chiesto la revoca della sentenza con cui la Corte d’appello della Figc aveva assolto il club bianconero e altre 10 società. Tra poche settimane dunque si deciderà se il processo per la Juve dovrà essere riaperto alla luce delle nuove prove rilevate dalla procura di Torino. Nel frattempo la società si prepara a voltare pagina sul piano della governance: l’assemblea degli azionisti dovrebbe esprimersi sulla lista di candidati per il nuovo cda bianconero presentata ieri dall’azionista di maggioranza, Exor. Dal 18 gennaio il gruppo, dimezzato a cinque componenti, avrà il compito di rappresentare e difendere la società.

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Un deputato russo che criticò Putin trovato morto in India dopo una caduta dal terzo piano di un hotel

27 Dicembre 2022 - 10:28 Redazione
Pavel Antov si era opposto alla guerra in Ucraina. Per le autorità è un probabile suicidio

Il deputato di Russia Unita Pavel Antov è stato trovato morto dopo una caduta dal terzo piano da un hotel di Rayagada nello stato indiano dell’Odisha. Antov, che è iscritto allo stesso partito di Putin, aveva criticato la guerra in Ucraina nel giugno scorso. Secondo le autorità indiana potrebbe trattarsi di suicidio. Antov era depresso per la scomparsa dell’amico Vladimir Budanov, morto per arresto cardiaco nei giorni scorsi. Budanov faceva parte di un gruppo di quattro turisti arrivati all’hotel qualche giorno prima per festeggiare il compleanno di Antov. Il deputato era considerato il politico più ricco della Duma: nel 2019 Forbes gli attribuiva un patrimonio di 130 milioni di sterline. Possedeva un’azienda di salume. La guida indiana che ha accompagnato il gruppo ha raccontato ai giornalisti di averlo trovato a terra in una pozza di sangue. Inutile l’intervento dei medici. Lo scorso giugno Antov aveva esplicitamente criticato la guerra e gli attacchi aerei su Kiev, definendoli «terroristici». In seguito aveva «chiesto sinceramente scusa» e ribadito di avere sempre sostenuto l’operazione militare di Putin.

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