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Sergio Mattarella negativo al tampone, ha superato Covid-19: «Solo febbre e niente sintomi per 15 giorni»

27 Dicembre 2022 - 10:16 Redazione
È stato positivo per più di 15 giorni, dopo aver presenziato alla prima della Scala

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è sottoposto a un tampone e, dopo quindici giorni (trascorsi con modeste linee di febbre soltanto nei primi tre giorni e senza sintomi di rilievo) è negativo a Covid-19. «Pertanto ha ripreso le proprie attività a ritmo normale», ha fatto sapere il Quirinale in una nota. Mattarella si era scoperto positivo il 10 dicembre scorso. Subito dopo aver presenziato alla Prima della Scala.

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TECNOLOGIACaricabatterie universaleUnione europea

La legge sul caricabatterie unico per i cellulari in vigore da oggi. Dal 2026 tocca anche ai computer portatili

27 Dicembre 2022 - 10:04 Redazione
Le aziende avranno due anni di tempo per adeguarsi. Apple contraria

La legge dell’Unione europea sul caricabatterie unico per i telefoni cellulari e gli altri dispositivi elettronici entra in vigore oggi. Le aziende avranno ora due anni di tempo per regolare la questione. L’Ue ha raggiunto a giugno l’intesa sulla revisione della direttiva. A partire dal 28 dicembre 2024 tutti i telefoni cellulari, i tablet e le fotocamere distribuiti in Ue dovranno avere una porta di ricarica Usb-C standard. Dalla primavera del 2026 toccherà anche ai computer portatili. La nuova legge aiuterà anche a ridurre i rifiuti elettronici e consentire ai consumatori di compiere scelte più sostenibili. Tra i contrari c’è Apple, che dovrà modificare il suo attuale sistema di cavo lightning per iPhone, iPad e iPod.

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Flat tax, i conti in tasca agli autonomi: fino a 8mila euro di tasse in meno. Ma è allarme finte partite Iva

27 Dicembre 2022 - 09:42 Redazione
L'Osservatorio Conti Pubblici Italiani ha calcolato i profitti della riforma fiscale su un elettricista e un consulente informatico

Un risparmio sulle tasse fino a 8mila euro, con un fatturato annuo di 75mila euro. Questo è il calcolo dei guadagni di un elettricista medio che godrebbe della flat tax, il regime forfettario di cui il governo Meloni è promotore fin dalla campagna elettorale e che, presente nel testo della nuova manovra economica, tra poche ore potrebbe essere approvato in maniera definitiva in Senato. L’Osservatorio Conti Pubblici Italiani comincia a calcolare nella pratica i profitti di questa riforma fiscale, che come è noto porterebbe dagli attuali 65mila a 85mila euro le attuali cinque aliquote IRPEF e i cinque scaglioni di reddito, per introdurre un’aliquota unica (ecco perché “piatta”) al 15% per persone fisiche e società.

La simulazione

La simulazione effettuata dall’Osservatorio prende come esempio la figura professionale di un elettricista e quella di un consulente informatico. Entrambe con un fatturato annuo ipotizzato a 75mila euro e tutti e due beneficiari di un risparmio fiscale. Il calcolo evidenzia sì vantaggi per i lavoratori autonomi, ma mette in guardia dal costo della riforma Meloni intanto in termini di equità. L’Irpef nasce sì come imposta generale sui redditi che quindi porta a pagare di più chi effettivamente guadagna di più. Ma da tempo intercetta il solo lavoro dipendente e i trattamenti pensionistici. Due voci che rappresentano ormai l’85% della base imponibile. «Questo non fa altro che consolidare la tendenza a sottrarre gran parte dei redditi dei lavoratori autonomi alla progressività del tributo Irpef», sottolinea il monitoraggio. L’Osservatorio poi individua ulteriori pericoli che la riforma fiscale comporterebbe alle tasche dei lavoratori e al sistema economico generale italiano. Ma prima di evidenziarli, è bene quantificare guadagni e risparmi delle due figure prese in considerazione.

Dai 5.000 agli 8.000 euro di risparmio di tasse all’anno

Per autonomi e partite Iva la tassa piatta prevista dal governo Meloni è estesa ai redditi fino a 85mila euro. La flat tax incrementale è al 15% con una franchigia del 5% e un tetto massimo di 40mila euro. Come si traduce tutto questo per un lavoratore autonomo italiano? L’Osservatorio prova a fare i conti in tasca a un elettricista medio e a un consulente informatico.

Elettricista

Con Regime Ordinario

  • Fatturato annuo: 75.000 euro
  • Costi: 10.500 euro
  • Reddito imponibile, dopo contributi previdenziali: 47.582 euro
  • Reddito netto, dopo Irpef, detrazioni e addizionali: 32.310 euro
  • Totale imposte e contributi: 32.190 euro

Con Flat Tax

  • Fatturato annuo: 75.000 euro
  • Costi forfettari: 10.500 euro
  • Reddito imponibile dopo contributi previdenziali: 47.582 euro
  • Reddito netto dopo flat tax al 15%: 40.444 euro
  • Totale imposte e contributi: 24.056

Se dipendente

  • Costo azienda: 64.500 euro
  • Reddito imponibile dopo contributi carico azienda e lavoratore: 44.368 euro
  • Reddito netto dopo detrazioni, Irpef e addizionali: 30.791 euro
  • Totale imposte e contributi: 33.709 euro

Consulente informatico

Con Regime Ordinario

  • Fatturato annuo: 75.000 euro
  • Costi: 24.750 euro
  • Reddito imponibile, dopo contributi previdenziali: 37.069 euro
  • Reddito netto, dopo Irpef, detrazioni e addizionali: 26.161 euro
  • Totale imposte e contributi: 24.089 euro

Con Flat Tax

  • Fatturato annuo: 75.000 euro
  • Costi forfettari: 24.750 euro
  • Reddito imponibile dopo contributi previdenziali: 37.069 euro
  • Reddito netto dopo flat tax al 15%: 31.509 euro
  • Totale imposte e contributi: 18.741 euro

Se dipendente

  • Costo azienda: 50.250 euro
  • Reddito imponibile dopo contributi carico azienda e lavoratore: 35.159 euro
  • Reddito netto dopo detrazioni, Irpef e addizionali: 25.994 euro
  • Totale imposte e contributi: 24.256 euro

I rischi: «Crescita del fenomeno delle “finte partite Iva” e crisi totale dell’impresa»

Oltre alla la tendenza a sottrarre gran parte dei redditi dei lavoratori autonomi alla progressività del tributo Irpef prima citata, l’Osservatorio evidenzia due ulteriori pericoli. Il primo è dato dall’espansione del forfettario che può «incentivare l’impresa a puntare su semplici collaborazioni con i lavoratori autonomi» piuttosto che su un rapporto di lavoro dipendente. Il rischio che si corre è quello di dare un’ulteriore spinta «al fenomeno delle finte partite Iva». Ma c’è altro. Un regime forfettario diffuso, che quindi copre una fascia così ampia di lavoratori autonomi, secondo la valutazione dell’Osservatorio, «incoraggerà una società di professionisti a scindersi per usufruire dei benefici fiscali garantiti dal forfettario». L’altro rischio in questo modo sarà quello di «una crisi totale del modello virtuoso dell’impresa». E almeno formalmente, «perderebbe quota il soggetto in grado di sfruttare economie di scala e di scopo che sono precluse ai lavoratori quando agiscono singolarmente».

«Seri problemi di equità e vantaggi eccessivi»

In ultimo l’Osservatorio evidenzia un effetto distorsivo che la riforma fiscale creerebbe tra i dipendenti. Come si evince dal calcolo effettuato e dalle cifre riportate negli elenchi puntati in alto, il regime forfettario assegna evidenti vantaggi, sia all’elettricista e sia al consulente informatico autonomi rispetto ai loro colleghi che lavorano in azienda. «Un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto a un elettricista assunto da un’impresa, con un reddito maggiore di quasi 10 mila euro (al netto di tutte le imposte e i contributi», spiega il monitoraggio. E ancora: «Un consulente informatico forfettario risparmierebbe oltre 3.600 euro di imposte rispetto al suo clone assunto nell’impresa, con un reddito di circa 5.500 euro maggiore (sempre al netto di tutte le imposte e contributi)». Certamente il lavoratore autonomo non gode dei tanti paracadute che proteggono chi in azienda, «eppure, pur valutando i maggiori rischi che corre, la flat tax sembra davvero assegnare un vantaggio eccessivo al lavoratore autonomo, sollevando problemi seri di equità di trattamento».

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Conte: «La giornalista Donatella Bianchi sarà la candidata M5s nel Lazio». Il Pd: «Lasci la conduzione di Linea Blu»

27 Dicembre 2022 - 09:10 Redazione
L'annuncio del leader dopo i rifiuti di Costamagna e Berlinguer

Sarà la giornalista Donatella Bianchi la candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Lazio. Lo fa sapere oggi Giuseppe Conte in un’intervista rilasciata ad Avvenire. Secondo il leader M5s, Bianchi «incarna perfettamente i valori del Movimento, rappresenta al meglio il nostro programma politico, sociale ed ambientale ed è un nome condiviso con le altre forze politiche, sociali e civiche con cui stiamo condividendo il percorso, a partire da Coordinamento 2050». L’ex Avvocato del Popolo spiega anche perché il Movimento non appoggerà Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra: «Noi avevamo fatto delle richieste programmatiche, loro il giorno dopo ci hanno risposto con il diktat su un nome senza neppure accettare una discussione sui temi. Mentre la nostra candidata, come avevo promesso, va oltre gli schieramenti».

Chi è Donatella Bianchi

Donatella Bianchi ha 59 anni. È nata a La Spezia, è stata presidente di Wwf Italia ed è attualmente a capo del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Conduce il programma Linea Blu su Rai1. Per la candidatura nelle scorse settimane erano circolati i nomi di Bianca Berlinguer e Luisella Costamagna. Anche un tentativo per coinvolgere l’attrice Sabrina Ferilli è finito in un buco nell’acqua. Nel maggio 2020, ricorda oggi Il Fatto Quotidiano, Bianchi ha fatto parte del gruppo di esperti per organizzare la ripartenza dell’Italia dopo la pandemia. Da presidente del Wwf partecipò alle consultazioni per la nascita del governo Draghi. L’alleanza che la porterà alle urne prevede la partecipazione di Sinistra Italiana, che ha rotto l’alleanza elettorale per le politiche con i Verdi. Conte ha ufficializzato la candidatura su Facebook. Subito dopo il parlamentare del Partito Democratico Andrea Casu ha chiesto su Twitter alla giornalista di lasciare la conduzione di Linea Blu.

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«Sono ladri»: la caccia all’uomo con gogna social a tre giovani di Gravedona per colpa di una foto

27 Dicembre 2022 - 09:06 Redazione
Finiscono sui gruppi di paese additati come ladri. Ma non c'entrano nulla

Tre ragazzi ritratti in una foto mentre passeggiavano lungo l’imbarcadero di Gravedona sono stati additati come ladri per giorni da una pagina Facebook nota in paese. Finché i carabinieri non li hanno fermati e hanno appurato che con i furti in paese non c’entravano nulla. La storia, raccontata da La Provincia di Como e da Il Giorno, comincia il 24 dicembre. I tre, un dipendente dell’ospedale di Gravedona, suo fratello e un loro amico in vacanza sul Lario, per due giorni sono stati messi alla gogna sui gruppi social dell’Altolago come i responsabili di una serie di furti messi a segno negli ultimi giorni a Menaggio e nei dintorni. «Facciamo le ronde, prendiamoli e facciamoli pentire di essere nati», «Organizziamo un gruppo di fuoco», «Hanno capito che la giustizia qua fa ridere, e peggio di loro c’è chi nega l’evidenza», alcuni dei commenti sui social. Le loro fotografie sono diventate virali. Ma quando i carabinieri della compagnia di Menaggio li hanno fermati e controllati, si è scoperto che con i furti non c’entravano assolutamente nulla. Ora a carico di chi ha postato minacce e altro potrebbero scattare denunce.

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Le valigie con i soldi e il bimbo nel passeggino: così Panzeri e Giorgi prendevano le tangenti del Qatargate secondo la procura

27 Dicembre 2022 - 08:29 Redazione
L'accusa della procura belga negli scatti delle telecamere di un hotel

Una serie di immagini riprese dalle telecamere dell’hotel Steigenberger di Bruxelles mostra il passaggio dei soldi del Qatargate. Rivelate oggi da Repubblica, le foto mostrano Antonio Panzeri e Francesco Giorgi nella hall dell’albergo. Negli scatti Panzeri arriva con un trolley apparentemente vuoto. Poi incontra un uomo del Qatar. Infine se ne va, ma con la valigia piena secondo gli inquirenti. Giorgi è arrivato con un passeggino in cui si trova il figlio che ha avuto da Eva Kaili, l’eurodeputata greca considerata dagli inquirenti all’interno del sistema di corruzione dal Qatar. E che i magistrati belgi tengono in galera. Le foto sono state scattate il 10 ottobre scorso. E ritraggono anche il ministro del lavoro qatarino Ali Ben Samikh al-Marri. Che viene accompagnato prima al quarto piano dove si trova la sua suite. Poco dopo arrivano Panzeri e Giorgi. Alle 18 si vede un altro uomo che trascina un trolley. Poi Giorgi torna nella hall. Panzeri lascia l’hotel con la stessa valigetta che aveva all’entrata. Ma ora «sembra più piena», scrivono i magistrati di Bruxelles.

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Il piano di FdI per svuotare le carceri: «Rimandiamo in patria i detenuti stranieri anche senza il loro consenso»

27 Dicembre 2022 - 07:53 Redazione
Il sottosegretario Delmastro: serve un intervento serio sull'edilizia penitenziaria

«Ho parlato a lungo con il ministro degli Esteri ipotizzando in tutti i trattati bilaterali internazionali la possibilità, come avviene per l’Albania, che il detenuto possa scontare la pena nel paese di provenienza anche senza il suo consenso. Così avremmo già risolto il sovraffollamento». Il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro in un’intervista a Il Giornale spiega il piano del governo per svuotare le carceri. «Se ci sono 19mila detenuti stranieri per 137 euro al giorno per 365 giorni, mandandoli nel Paese di provenienza io ogni anno ho trovato soldi per costruire nuove carceri», sostiene l’avvocato. Sulla detenzione «abbiamo ereditato una situazione esplosiva – dice Delmastro -. Noi innanzitutto abbiamo la necessità su 190 carceri di trovare 190 direttori e 190 comandanti, e li troveremo. Come di aumentare educatori e psicologi per evitare i suicidi. Poi serve un intervento serio sull’edilizia penitenziaria».

Quanto alle carenze di organico fra gli agenti «aumentare l’organico di polizia penitenziaria serve per umanizzare la pena, migliorando il servizio – prosegue -. Non essendo figli di un dio minore rispetto ai colleghi delle forze dell’ordine, anche la polizia penitenziaria andrà dotata di taser per contenere gli eventi critici». Un altro grande gruppo della popolazione penitenziaria è costituito dai detenuti in custodia cautelare, come i ragazzi evasi dal Beccaria per cui non era ancora iniziato il processo. «La custodia cautelare oggi in Italia è smodata anche solo per aspetti statistici agghiaccianti rispetto al resto d’Europa. A volte anche a fini snaturati rispetto all’esigenza di sicurezza, ma per ottenere una confessione. Bisogna rivederla – sottolinea il sottosegretario -. Prevedendo un intervento che renda meno discrezionale il ricorso agli arresti preventivi. Ma noi di Fratelli d’Italia rimaniamo contrari a ciò che prevedeva il referendum che evitava la custodia in caso di rischio reiterazione. Che è invece l’unico modo per fermare spacciatori e stalker».

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La Russia: «C’è un piano del Pentagono per uccidere Putin. Gli Usa e la Nato vogliono distruggerci»

27 Dicembre 2022 - 07:40 Redazione
Il ministro degli Esteri Lavrov: un piano decapitante contro il Cremlino

Gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato vogliono la vittoria «sul campo di battaglia» per distruggere la Russia. Mentre i funzionari del Pentagono vogliono uccidere Vladimir Putin. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov in un’intervista alla Tass oggi va all’attacco dell’Occidente. Disegnando una situazione geopolitica in cui la Russia è stata aggredita dagli Usa. «Le azioni dei Paesi dell’Occidente e del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, da loro controllato, confermano la natura globale della crisi in Ucraina. Non è più un segreto per nessuno che l’obiettivo strategico degli Stati Uniti e dei suoi alleati della Nato sia sconfiggere la Russia sul campo di battaglia come meccanismo per indebolire in modo significativo o addirittura distruggere il nostro Paese», esordisce Lavrov. Secondo il quale «il principale beneficiario del conflitto sono gli Stati Uniti, che cercano di trarne il massimo sia in termini economici che militari-strategici. Allo stesso tempo, Washington sta anche risolvendo un importante compito geopolitico. Ovvero rompere i tradizionali legami tra Russia ed Europa e soggiogare ulteriormente i satelliti europei». Poi Lavrov parla delle minacce di «attacco decapitante» contro il Cremlino: «Alcuni ‘funzionari anonimi’ del Pentagono hanno effettivamente espresso la minaccia di sferrare un ‘attacco decapitante’ al Cremlino, che in realtà è una minaccia di tentato omicidio del presidente russo. Se tali idee sono davvero ponderate da qualcuno, allora questo qualcuno dovrebbe pensare meglio alle possibili conseguenze di tali piani», ha concluso.

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La scelta del governo Meloni: restano “padre” e “madre” sulla carta d’identità dei figli (anche se i genitori sono dello stesso sesso)

27 Dicembre 2022 - 06:44 Redazione
Ignorata la sentenza del tribunale sulla parola "genitore" nel documento dei minori

Nel 2019 un decreto del ministero dell’Interno allora retto da Matteo Salvini ha stabilito che sui documenti dei minori ci fosse la dicitura “padre” e “madre“. Un tribunale a Roma però ha dato ragione a due madri che volevano cambiare la dicitura in “genitore“. Il giudice ha invitato contestualmente il ministero a correggere il software per garantire l’inclusione dei genitori gay. Ma il Viminale e il ministero della Famiglia retti da Matteo Piantedosi ed Eugenia Roccella hanno deciso di lasciare tutto così. Lo ha fatto sapere la stessa Roccella a Repubblica: «Si è fatto tanto rumore per quella decisione ma si tratta di una sentenza individuale, dunque vale per la singola coppia che ha fatto ricorso». Per tutte le altre no. Sulla carta d’identità, aggiunge la ministra, «rimarrà scritto madre e padre». E le coppie formate da due mamme o due papà? «Possono sempre fare ricorso». Natascia Maesi, presidente di Arcigay, spiega che però la via del ricorso è difficilmente percorribile: «È un percorso complicato. Soprattutto, sono ricorsi molto dispendiosi. Non tutti possono permetterselo. Il rischio è che il riconoscimento diventi un privilegio per poche famiglie benestanti. Ma tutte queste famiglie esistono e bisogna farci i conti, proprio per tutelare in primo luogo i minori. Non è il dna quello che stabilisce chi è un genitore, ma è la responsabilità di crescere e amare i propri figli. Anche la scienza ci ha permesso di separare la capacità di procreare dalla funzione educativa dell’essere genitori. E in Italia la procreazione medicalmente assistita, compresa quella eterologa, è accessibile. Se il governo imbocca questa strada dovrà spiegarlo all’Europa».

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Sabrina, clochard a 24 anni: «Vi spiego perché ho rinunciato a mio figlio e l’ho lasciato adottare»

27 Dicembre 2022 - 06:06 Redazione
Il bambino è nato il 2 dicembre all'ospedale di Melegnano. Lei racconta la sua storia e quella del suo compagno

Sabrina e Michael, rispettivamente 24 e 29 anni, hanno rinunciato a loro figlio. Il bambino è nato il 2 dicembre all’ospedale di Melegnano (Milano). La ragazza ha scelto di non riconoscere il piccolo. Che nel frattempo è quindi diventato adottabile. La coppia, cagliaritana, si era stabilita ad Hannover dopo la pandemia. Lì sono finiti in carcere per debiti. Dopo aver ricevuto il foglio di via dalla Germania sono arrivati a Milano, dove vivono di elemosina. E lei oggi spiega al Corriere della Sera perché ha rinunciato al piccolo: «No, non avevo pensato al nome. Che senso aveva? Tanto sapevo che non lo avrei tenuto. Come si fa a tenere un neonato in questa situazione?». Entrambi sono attualmente senza documenti: «E quindi non possiamo fare niente. Dovremmo andare a rifare tutto in Sardegna ma chi ce li ha i soldi? Qualcuno dice che mi pagherebbe il biglietto ma non credo che una persona normale poi ci paghi il ritorno. E in Sardegna non vogliamo restare perché lì non c’è niente».

La fuga dalla Germania e l’elemosina

La donna racconta che il compagno lavorava come pizzaiolo dentro una fabbrica della Volkswagen: «Io facevo lavoretti in nero, andava tutto bene». Poi finiscono entrambi in carcere, anche se Sabrina non spiega perché: «Avevamo dei debiti. Però lì in prigione ti danno tutto e anche i soldi». Il foglio di via dalla Germania li porta a Milano: «In centro ci mandavano sempre via. Qui va bene e se fa troppo freddo andiamo a dormire giù in metropolitana. Ma alle 5 del mattino ci cacciano. Nei dormitori non ci andiamo perché ci separano». Passano le giornate in centro per «raccogliere qualche soldo. Comprano birra da 9 gradi e vermouth: «Serve per stare qui». Ammette di usare anche qualche sostanza: «Ma quella è roba che costa». E poi: «Vorrei un lavoro ma chi se la prende una come me?». Sabrina racconta qualcosa del suo passato: «Ero seguita dai servizi psichiatrici in Sardegna». Così come di un altro aborto: «Ho fatto un’interruzione volontaria di gravidanza, firmò mia madre perché io ero minorenne. E pure questa volta l’avrei fatto se mi fossi accorta di essere incinta. Ma da tre anni non avevo più il ciclo, quindi non mi sono proprio resa conto».

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Danilo Valeri: il filmato in auto sul Raccordo dopo il rapimento e l’ipotesi favoreggiamento – Il video

27 Dicembre 2022 - 05:25 Redazione
I Pm pensano di indagarlo perché non ha parlato durante l'interrogatorio. Intanto lui pubblica video su TikTok

Un video mentre corre sul Grande Raccordo Anulare e il ringraziamento agli amici di San Basilio. Così Danilo Valeri, il 20enne rapito a Roma e liberato dopo 12 ore, ha festeggiato il Natale. Mentre la procura pensa di ipotizzare nei suoi confronti il reato di favoreggiamento. Il figlio di Maurizio detto “Il sorcio” infatti non ha collaborato in alcun modo con gli inquirenti dopo la sua liberazione. Ascoltato dal pm Antimafia Mario Palazzi, ha eluso più di una domanda. Sarà convocato di nuovo e rischierà l’incriminazione se continuerà a dire poco o nulla sui suoi sequestratori. La principale tesi rimane quella della ritorsione nei confronti del padre. Confermata anche dal «ci deve dei soldi» pronunciato da uno dei presunti rapitori per spiegare al buttafuori del Moku Ponte Milvio perché doveva farsi i fatti suoi. Intanto Valeri su TikTok non sembra essere preoccupato più di tanto. Nel filmato augura buone feste a tutte le persone a cui vuole bene e poi lo si vede mentre corre sul Gra.

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Una partita di pallone e un agente distratto dietro l’evasione di Natale dal carcere minorile Beccaria

27 Dicembre 2022 - 04:38 Redazione
Il piano con il lenzuolo per lo scavalco. L'agente mandato a prendere la palla. E la fuga con un piano B

Nessuno dei sette ragazzi evasi a Natale dal carcere minorile Cesare Beccaria stava scontando una pena definitiva. Nessuno ha ricevuto condanne per fatti di violenza. Cinque sono lombardi e provengono dal milanese, da Pavia e dal Comasco. Uno è un cittadino marocchino, l’ultimo è ecuadoriano. Proprio quest’ultimo, 18 anni e membro della Z4 Gang, è stato ripreso dagli agenti vicino casa della suocera. E al pm ha detto: «Ho sbagliato, non volevo evadere ma mi sono fatto trascinare». Grazie all’aiuto di sua nonna ieri un 17enne milanese che si era rifugiato dalla zia è stato riportato in carcere. Con il ragazzo ripreso a pochi minuti dalla fuga fuori ne rimangono quattro. E intanto emergono ulteriori dettagli sulla dinamica della fuga.

La dinamica della fuga

Oggi infatti La Stampa racconta che i ragazzi avevano un piano. Lo prova il lenzuolo che uno di loro si era portato dietro e che lo ha aiutato a scavalcare il muro di cinta. Alle 16 di domenica 25 dicembre erano in dodici nel cortile, sorvegliati da un solo agente della polizia penitenziaria. Uno di loro gli ha chiesto di andare a prendere un pallone per giocarci. Dal punto in cui si è spostato l’agente non aveva una visuale completa del cortile in cui si trovavano i ragazzi. E loro hanno agito: hanno buttato giù le paratie che coprono il ponteggio dei lavori. Hanno scavalcato e si sono ritrovati in un vecchio campo da calcio in disuso. Da lì hanno fissato il lenzuolo per superare il muro di cinta. Il lenzuolo si è strappato e uno solo è riuscito a scavalcare. A quel punto gli altri si sono diretti su un altro lato del campetto, hanno rimosso la copertura e scavalcato la recinzione. L’agente di sorveglianza ha lanciato l’allarme nel giro di un paio di minuti.

Il ritorno in carcere

Di loro il primo a tornare in carcere è stato un 17enne di Cantù. Si era rifugiato a casa della sorella. Che ha avvisato la direzione e lo ha riaccompagnato in carcere. Il 18enne membro della Z4 Gang gli agenti lo hanno ripreso vicino casa della suocera. Un 17enne che si era nascosto in casa della zia è tornato in carcere con l’aiuto della nonna. In uno dei casi c’è stata una riunione di famiglia per decidere sul ritorno in carcere del ragazzo. Quella di Natale è di certo l’evasione con il numero più alto di detenuti scappati da quando la struttura di via Calchi e Taeggi è stata inaugurata nel 1950. Inizialmente solo maschile, dal 1981 il Beccaria ha accolto anche una sezione femminile, poi chiusa per i lavori in corso. Una prima tranche che è durata 15 anni. La seconda è partita nel 2018, è continuata con una serie di ritardi dovuti anche alla pandemia, è ancora in corso e dovrebbe chiudersi ad aprile.

Il cappellano negoziatore

Don Gino Rigoldi, ex cappellano storico del Beccaria, ha detto ieri che si impegnerà a riportare indietro i ragazzi. Oggi in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale spiega che era presente: «Penso al miscuglio di emozioni che si è generato in questi ragazzi ’difficili’: rabbia, tristezza, nostalgia per il fatto di essere lontani da casa e dagli affetti in questa giornata. E rendersi conto della possibilità di evadere ha fatto scattare la molla. Per loro è stata l’occasione di vivere una grande avventura senza rendersi conto delle conseguenze. Sono adolescenti, prima di essere detenuti. Io li conosco. Sono sicuro che riuscirò a riportarli indietro, insieme a don Claudio Burgio, prima che la loro situazione possa aggravarsi ancora di più. Tre sono già tornati indietro, due presi dalle forze dell’ordine e un terzo accompagnato dai familiari. Sono ragazzi difficili, alcuni senza la famiglia alle spalle. Siamo noi i loro adulti di riferimento».

La capienza

Valeria Verdolini, responsabile per la Lombardia dell’associazione Antigone, ha spiegato ieri che il carcere era fuori capienza: «L’ultima volta siamo stati al Beccaria lunedì 19 dicembre per un evento sulla musica. E i ragazzi all’interno erano 43 a fronte di una capienza di 31 posti. Sicuramente non era prevedibile quello che è accaduto, ma nelle conversazioni di lunedì veniva lamentato, non solo da parte dei ragazzi ma anche da parte degli operatori, una difficoltà nel funzionamento dell’istituto legata alla carenza di personale». Così come negli altri istituti: su 375 posti a disposizione, ci sono 389 ragazzi detenuti e l’occupazione è superiore alla capienza in 6 istituti su 15, tra i quali Milano, Roma e Nisida, a Napoli.

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