In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀBambiniDisoccupazioneLavoro e impresaLombardiaMilano

Milano, da mesi senza casa vivono in auto con due bambine e un neonato. «Le amministrazioni diano aiuto concreto»

26 Dicembre 2022 - 16:59 Redazione
Ignazio e Milena hanno trascorso i mesi di gravidanza dormendo sui sedili posteriori della loro macchina. Il piccolo Ethan è in ospedale per complicazioni dopo il parto

Un parcheggio come casa. La loro auto il letto dove dormire insieme a due bambine di 7 e 8 anni e un neonato. È la storia di indigenza e povertà che arriva da Legnano, dove dallo scorso maggio, Ignazio e Milena non hanno più un posto caldo dove stare. Il piccolo Ethan, nato lo scorso 6 dicembre, dalla giovane coppia è al momento ricoverato in un ospedale di Milano per una serie di complicanze mediche sorte dopo il parto. La madre Milena e gli altri tre componenti della famiglia hanno vissuto l’intera gravidanza prima dormendo in un magazzino, poi in macchina. Lei con il reddito di cittadinanza, lui manovale con un contratto a termine scaduto ad aprile, hanno cominciato ad avere grossi problemi per pagare affitto e bollette nell’abitazione in cui vivevano. E così nel giro di poche settimane si sono ritrovati fuori casa, senza un’alternativa stabile se non quel vecchio magazzino con un materasso gonfiabile messo a disposizione da un amico, e poi in auto, in un parcheggio, luogo dove la famiglia si trova tuttora.

La donna ha trascorso tutta la gravidanza vivendo e dormendo sui sedili posteriori della propria auto. Il 6 dicembre Ethan è venuto alla luce con una paralisi alle corde vocali, immediatamente trasferito nella terapia intensiva di un ospedale milanese. Nei mesi difficili di gravidanza Ignazio ha pensato di registrare un video mai diffuso per chiedere aiuto: «Da mesi vivo in questa situazione e nessuno fa niente. Mia moglie è incinta e dormo in macchina con le mie due bambine piccole. Io lavoro, non rubo». L’uomo racconta i momenti più difficili dei suoi ultimi mesi di vita, quando ha dovuto spiegare alle sue bambine il perché si trovassero a vivere in una macchina: «Ho detto loro che era come quando andavamo in campeggio e dormivamo in tenda. La piccola però, che è quella più birichina delle due, non ci ha mai creduto». Poi la speranze vane: «Pensavo che questa situazione sarebbe durata pochi giorni, ma ad oggi siamo ancora senza un tetto sulla testa e mio figlio sta lottando per uscire dall’ospedale».

«In anni di volontariato mai vista una situazione così grave»

Ad accorgersi di questa famiglia è stata l’associazione Il Sole nel Cuore di Legnano: «Appena abbiamo saputo della situazione drammatica in cui era costretta a vivere la famiglia ci siamo attivati per dar loro aiuto», spiegano. «Li abbiamo trovati una notte in un parcheggio, con le bambine al fianco della mamma incinta e completamente rannicchiata. In tanti anni di volontariato e aiuto a famiglie in difficoltà non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere». ha detto Valeria Vanossi, presidentessa dell’associazione. Da parte dell’amministrazione comunale invece l’impegno finora è stato minimo. Sindaco e assistenti sociali hanno provato a intervenire ma senza proposte di collocazione concrete se non quella di un housing sociale che permetterebbe alla donna e ai figli di avere un alloggio, escludendo però papà Ignazio. L’associazione Il Sole nel Cuore attualmente ha deciso di pagare alla famiglia un albergo: «Non volevamo passassero le feste e il Natale senza una casa», spiega ancora Vanossi, «ora però anche per noi diventa difficile continuare a sostenere questa spesa, per questo chiediamo un intervento all’amministrazione per dare definitivamente alla famiglia di Ignazio una casa».

Le condizioni del piccolo Ethan migliorano

Dopo le feste passate in albergo e i regali ai bambini da parte di volontari e cittadini, l’altro grande dono natalizio è arrivato dal piccolo Ethan, le cui condizioni sembrano essere migliorate. Nei prossimi giorni sarà sottoposto ad una tracheoscopia per capire le cause della paralisi alle corde vocali, ma dopo le gravi complicazioni mediche iniziali, il suo stato di salute sta migliorando e presto potrebbe tornare dalla sua famiglia. Poche ore fa era arrivata da Milano una storia analoga di povertà: a pochi giorni dalle feste natalizie, una giovane coppia ha deciso di non riconoscere il proprio figlio, nato lo scorso 2 dicembre nell’ospedale di Melegnano. Vivendo in strada, non hanno la possibilità di farlo crescere in modo dignitoso. «Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio dopo il parto. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?», ha dichiarato la madre.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti
ESTERIRussiaSan PietroburgoVladimir Putin

Putin ospita il vertice delle ex Repubbliche sovietiche: «Ci sono disaccordi, ma siamo pronti a collaborare»

26 Dicembre 2022 - 16:29 Redazione
Il capo del Cremlino, rivolgendosi agli omologhi dei Paesi satellite della Russia, ha invitato a fornire «assistenza amichevole reciproca»

A San Pietroburgo prende il via la due giorni di incontri tra il presidente russo e i capi di Stato di alcune Repubbliche dell’ex Unione sovietica. È il vertice informale della Csi, la Comunità degli Stati indipendenti. Vladimir Putin fa gli onori di casa al vertice, dove il primo ad arrivare è stato il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Nella città degli zar sono attesi anche i leader di Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan e Uzbekistan. All’ordine del giorno, secondo l’agenzia di stampa bielorussa Belta, c’è l’analisi di quanto accaduto nel 2022 e la discussione di un piano per il rafforzamento della cooperazione. «Sfortunatamente, dobbiamo ammettere che ci sono anche disaccordi tra i membri della Csi. Tuttavia, la cosa principale è che siamo pronti a collaborare e coopereremo. Anche se ci sono alcuni problemi, cerchiamo di risolverli insieme, congiuntamente, fornendo un’assistenza amichevole reciproca», ha dichiarato Putin all’arrivo al vertice. Il presidente russo ha osservato anche che la crescente cooperazione all’interno della Csi soddisfa gli interessi fondamentali dei popoli degli Stati membri e contribuisce a rafforzare la stabilità e la sicurezza regionali.

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti
POLITICAColosseoCrescita economicaGennaro SangiulianoGoverno MeloniItaliaLazioPunti di VistaRomaTurismoVideo

Il ministro Sangiuliano al Colosseo: «Italia prima superpotenza culturale del pianeta, usiamo il patrimonio per far crescere il Pil» – Il video

26 Dicembre 2022 - 16:05 Redazione
Il ministro della Cultura sottolinea l'importanza di tenere aperti musei e luoghi d'arte anche nei giorni festivi

Gennaro Sangiuliano, il 26 dicembre, ha provato a dismettere i panni del ministro per andare in giro a Roma da semplice turista. Tentativo durato qualche minuto: ha preso in prestito una macchina fotografica da un reporter al suo seguito, ha scattato qualche foto al Colosseo e poi ha riconsegnato l’apparecchio. Dopodiché, accompagnato dalla direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, ha completato la visita dell’Anfiteatro Flavio. Ringraziando i giornalisti che si sono accodati al suo tour e hanno lavorato anche in una giornata festiva, ha esordito: «La cultura lavora anche oggi 26 dicembre e credo sia doveroso». Sangiuliano ha mostrato entusiasmo per le aperture straordinarie di musei e luoghi della cultura statali, durante questo periodo di festa. Ha rimarcato che «l’Italia è la prima superpotenza culturale del pianeta per l’unicum di civiltà che nella nostra Nazione si sono sedimentate attraverso i secoli. Noi possiamo accrescere il nostro Pil anche utilizzando in maniera efficiente il nostro patrimonio, aumentando i servizi e presentando al mondo questa strepitosa vetrina che possiamo offrire».

Il ministro della Cultura del governo Meloni ha parlato dell’affluenza odierna al Colosseo, «un fatto importantissimo anche perché rappresenta un fattore di crescita civile. Mi raccontava prima la direttrice Russo che il 70% dei visitatori è composto da giovani. Ragazzi che qui si interessano all’archeologia, della storia del Colosseo e poi possono realizzare anche una loro crescita culturale e civile acquistando libri, continuando a documentarsi. Con tutte queste persone qui presenti, tocchiamo con mano l’importanza della cultura in questa Nazione. Oggi i nostri più importanti siti archeologici e museali sono aperti, e lo saranno anche il primo gennaio. La cultura deve essere certamente preservata, tutelata, conservata, ma deve diventare anche un grande volano economico per l’Italia». Sangiuliano ha colto l’occasione per fare un accenno al tema degli stipendi, spesso molto bassi tra gli operatori culturali. «Chi lavora va rispettato e retribuito adeguatamente. Noi dobbiamo assolutamente far crescere i servizi e un intero sistema che vada a ruotare attorno ai nostri siti museali, su questo c’è un grande lavoro da fare. Pian piano lo faremo, queste aperture sono mattoncini nel rinnovamento e potenziamento della cultura italiana».

In chiusura, il titolare del dicastero ha citato il crollo del settore dovuto alla pandemia di Coronavirus. Conscio di ciò, Sangiuliano è certo che «nei prossimi anni aumenterà il numero delle persone che nel mondo viaggeranno, che hanno sete di conoscenza. Noi dobbiamo predisporci con un sistema efficiente per recepire tutto ciò». Tra i campi su cui intervenire, «dobbiamo puntare anche alla modernità, il che significa servizi multimediali, che vanno migliorati e portati a target elevati. Anche se il livello dei nostri musei e parchi archeologici è molto cresciuto – ha ricordato il ministro -, non ci possiamo lamentare. Da turista mi è capitato di visitare altri luoghi del mondo e possiamo dire che come abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, abbiamo anche uno dei migliori sistemi museali».

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti
FACT-CHECKINGFake newsKamala HarrisNancy PelosiNazismoUSAVolodymyr ZelenskyWashington

No! Non ci sono rune delle SS nella bandiera ucraina consegnata da Zelensky a Nancy Pelosi e Kamala Harris

26 Dicembre 2022 - 15:36 David Puente
L'immagine risulta manipolata per far apparire quelli che sembrerebbero dei simboli nazisti

Secondo diversi utenti, nella bandiera consegnata da Volodymyr Zelensky alla vicepresidente Usa Kamala Harris e alla presidente della Camera Nancy Pelosi ci sarebbero delle «rune delle SS». Per dimostrarlo, gli utenti stanno condividendo una foto dove sembra leggere qualcosa del genere, ma non risulta affatto.

Per chi ha fretta

  • Si sostiene che la bandiera dei soldati ucraini a Bakhmut, la stessa consegnata al Congresso americano, contenga due «rune delle SS».
  • Dalle foto al Congresso non risultano affatto due «rune delle SS» nella bandiera.
  • Dalle foto al Congresso si legge un numero 4 e quello che sembra essere un numero 6.
  • L’immagine usata per diffondere la narrazione risulta modificata, doppiando il numero 4 formando quelle che sembrerebbero due «rune delle SS».

Analisi

Ecco uno dei tweet riportante la narrazione falsa:

USA: si è scoperto che Zelensky ha consegnato una bandiera con le rune delle SS al vicepresidente Harris e al portavoce Pelosi.

L’immagine con la foto e le indicazioni sulle presunte rune naziste è stata condivisa anche tramite Facebook:

In altri casi viene accompagnata con una nuova versione del fotomontaggio che vede Joe Biden mentre palpeggia Zelensky (ne parliamo qui). Nel post della pagina Facebook “IL Guardiano” leggiamo: «L’ebreo Zelensky regala la bandiera dell’Ucraina con due rune a zig alla donna ebrea Pellosi ad Hanukkah. Repin. 2022 Olio su tela, Casa Bianca».

Immagine manipolata

Troviamo una foto estremamente simile su Getty Images, mentre quella diffusa online per diffondere la narrazione sulle fantomatiche rune naziste è invertita. Riportiamo di seguito un dettaglio della scritta.

La scritta è evidentemente al contrario, per questo motivo è stata “girata” l’immagine. Ciò che si legge non sono delle «rune delle SS», piuttosto notiamo un numero 4 e un numero 6.

Si nota, inoltre, che una scritta sottostante va a toccare quello che sembra essere un numero 6. Di fatto, in nessun caso ci troviamo di fronte a due «rune delle SS». Non solo, scopriamo che nell’immagine diffusa per diffondere la narrazione c’è un carattere di troppo aggiunto evidentemente in un secondo momento:

Da dove proviene la bandiera

La bandiera consegnata a Nancy Pelosi e Kamala Harris è stata firmata e consegnata a Zelensky dai militari ucraini a Bakhmut. Ecco un fotogramma del video che testimonia la presenza del presidente ucraino mentre sta per ricevere la bandiera:

L’incontro viene riportato dal portale ucraino Ukrinform.net il 20 dicembre 2022, due giorni prima dell’intervento di Zelensky al Congresso americano.

Conclusioni

Non risulta affatto la presenza di «rune delle SS» nella bandiera ucraina consegnata da Zelensky al Congresso americano. L’immagine diffusa online per sostenere la narrazione risulta manipolata.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche:

Articoli di FACT-CHECKING più letti
ESTERICremlinoInformazioneLibertà di stampaMoscaRussia

Russia, il Cremlino inserisce tra i ricercati il giornalista di “Bellingcat” Christo Grozev. Il reporter: «Hanno paura del nostro lavoro»

26 Dicembre 2022 - 15:09 Ygnazia Cigna
Da sempre una spina nel fianco di Mosca, Grozev è specializzato in minacce alla sicurezza e operazioni clandestine extraterritoriali

Il Ministero degli affari interni russo ha inserito nella lista dei ricercati il giornalista investigativo Christo Grozev, che scrive per la testata d’inchiesta Bellingcat. A darne notizia è l’agenzia russa Ria Novosti, che riferisce dell’apertura di un caso nell’ambito di una diffusione di «notizie false» sulle forze armate russe. Ma, in linea con le precedenti liste di ricercati, il ministero non ha in realtà specificato di quale reato Grozev sia sospettato. Lo scorso luglio, l’Fsb – il servizio di sicurezza federale della Russia – aveva riferito che il reporter Grozev sarebbe stato coinvolto in un’operazione di intelligence militare ucraina – poi sventata – che tentava di dirottare le forze aerospaziali di Mosca. Successivamente, Kiev – stando sempre alle accuse dell’Fsb – avrebbe cercato di reclutare piloti russi con lo stesso compito. Il giornalista ha sempre negato le accuse dei servizi sostenendo che avrebbero «falsificato le prove». Grozev è stato a lungo una spina nel fianco del Cremlino. «Non ho idea su quali basi il Cremlino mi abbia inserito nella sua “lista dei ricercati”, quindi non posso fornire alcun commento in questo momento. In un certo senso non mi importa: per anni hanno fatto capire che hanno paura del nostro lavoro e che non si fermerebbe davanti a nulla per farlo fuori», ha twittato il reporter.

Chi è Christo Grozev

Christo Grozev è un giornalista investigativo di origini bulgare. Nella bio della testata per cui scrive, Bellingcat, è definito come il principale investigatore russo che si occupa di minacce alla sicurezza, operazioni clandestine extraterritoriali e armamento delle informazioni. Ha vinto diversi riconoscimenti nel mondo dell’informazione, tra cui il Premio europeo per il giornalismo investigativo ricevuto nel 2019. Scrive per Bellingcat dal 2015 e da subito si è specializzato nell’utilizzo di inchieste tramite strumenti open-source e social media. Una delle indagini più rilevanti riguarda il caso dell’avvelenamenti di Sergei e Yulia Skripal. Quest’ultimo risale al 4 marzo 2018 quando un ex ufficiale militare russo e doppio agente delle agenzie di intelligence britanniche e sua figlia sono stati avvelenati a Salisbury, in Inghilterra. Allora il governo britannico aveva accusato Mosca di omicidio. E Bellingcat, grazie alla firma di Grozev, ebbe un ruolo fondamentale nelle indagini perché riuscì a dentificare il secondo sospettato responsabile dell’avvelenamento degli Skripal.

Foto di copertina: Moscow Times

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti
ATTUALITÀCarcereLazioRoma

Roma, le bombe molotov lanciate nel parcheggio del carcere femminile di Rebibbia

26 Dicembre 2022 - 14:22 Redazione
La denuncia da UilPa polizia penitenziaria dopo l'evasione di sette detenuti dal "Beccaria" di Milano: «Urgente un decreto carceri»

Bombe molotov sono state lanciate durante la notte tra il 25 e il 26 dicembre nel parcheggio per il personale del carcere femminile di Rebibbia. A farlo sapere è il segretario generale della UilPa polizia penitenziaria Gennarino De Fazio, specificando che il gesto intimidatorio non ha riportato gravi conseguenze. «Sono già in corso le indagini del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di polizia penitenziaria», continua De Fazio. La notizia arriva a poche ore di distanza dall’evasione di sette detenuti avvenuta il giorno di Natale nel carcere minorile Beccaria di Milano. «La Polizia penitenziaria, per troppo tempo abbandonata dai governi e dalla politica “che conta”, continua a essere attaccata su più fronti», spiega il segretario della UilPa, «mentre a Milano evadevano sette detenuti del circuito ancora impropriamente definito per minorenni, visto che l’età dei reclusi può spingersi fino ai 25 anni, e venivano appiccati incendi, a Roma si attentava alla sicurezza degli operatori con bottiglie molotov lanciate nel parcheggio a loro riservato».

Un decreto carceri

L’appello urgente è per un decreto carceri che «affronti l’emergenza e potenzi la Polizia penitenziaria mancante di 18mila unità». Ma De Fazio continua: «E’ necessaria anche una legge delega per riforme complessive che reingegnerizzino il sistema d’esecuzione penale, ristrutturino il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e riorganizzino il Corpo di polizia penitenziaria». Poi il riferimento alle promesse del governo: «Lo stesso Matteo Salvini, oggi vicepresidente del Consiglio dei Ministri, nel 2017 sottoscrisse con firma autografa in segno di condivisione e impegno un nostro documento rivendicativo: adesso è il momento di adempiervi».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti
ATTUALITÀBrindisiGravidanzaPapa FrancescoPugliaSanitàVaticano

Viviana Delego muore dopo un parto gemellare: il marito scrive una lettera ai medici per ringraziarli lo stesso. E il Papa gli telefona

26 Dicembre 2022 - 14:01 Redazione
La donna, 41 anni, è morta all'ospedale "Perrino" di Brindisi. A rendere pubblica la chiama Don Donato Liuzzi, vicino alla famiglia

Papa Francesco ha telefonato a Giacomo Cofano, il marito di Viviana Delego, la 41enne di Pezze di Greco di Fasano (Brindisi) morta in ospedale lo scorso 22 dicembre qualche giorno dopo aver partorito due gemelli. «Le sue sono state parole di conforto davanti a tanta sofferenza. Ma anche di speranza pensando alle piccole due creature, nate prematuramente, e che ora si trovano ancora in ospedale», gli ha detto in chiamata. A rendere pubblica l’inaspettata chiamata è stato Don Donato Liuzzi, molto vicino alla famiglia, e che aveva scritto al Pontefice per affidare nella preghiera la giovane mamma scomparsa e la famiglia addolorata. L’ospedale che ha preso in cura la donna e dove sono ricoverati i due gemelli è il Perrino di Brindisi. Quest’ultimo è stato omaggiato dal padre dei gemelli per l’umanità che i medici e il personale sanitario hanno avuto nei suoi confronti e di tutta la famiglia.

I ringraziamenti di Giacomo al personale

La 41enne era arrivata in ospedale lo scorso 17 dicembre, già in condizioni critiche: «Con un quadro di eclampsia, distacco di placenta e rottura delle membrane». Oltre ai gemelli e al marito Giacomo, la 41enne ha lasciato anche un’altra figlia.  Prima della chiamata, il padre Giacomo aveva inviato una lettera di ringraziamento al personale medico e sanitario del reparto di rianimazione dell’ospedale Perrino «per l’impegno e l’umanità riservata a Viviana che vi rendono veri e propri angeli custodi». Il testo inizia raccontando chi era Viviana: «Una donna, una moglie, una mamma fuori dal comune. Mi spiace che non abbiate avuto la possibilità di conoscerla. Amava la vita ma soprattutto amava la famiglia tanto da sacrificare la sua vita per darla a due fantastiche creature: Edoardo Maria ed Emilia Maria. In realtà tutte queste sue caratteristiche non moriranno mai».

FACEBOOK / Lettera di Giacomo ai medici dell’ospedale di Brindisi, 26 dicembre 2022

Nonostante il triste epilogo e il conseguente dolore, Giacomo ci tiene a riconoscere un aspetto positivo della tragedia: «Aver conosciuto tutti voi, di cui non ricordo i nomi, ma che per cinque lunghi e speranzosi giorni siete stati gli angeli custodi di mia moglie, della mamma dei miei figli. Aver visto le lacrime nei vostri occhi mi ha fatto capire tutta la vostra umanità e quanto abbiate sudato, studiato per cercare di dare una speranza a Viviana».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti
ESTERIBryanskInchiesteMoscaOmicidiRussiaSabotaggiUcraina

Mosca, i servizi di sicurezza: «Abbiamo liquidato 4 sabotatori ucraini nella regione russa di Bryansk»

26 Dicembre 2022 - 13:49 Redazione
«Avevano armi da fuoco straniere tra cui fucili mitragliatori di fabbricazione tedesca e ordigni per 40 chili di tritolo», riferiscono gli agenti federali

Un gruppo ucraino di quattro sabotatori è stato ucciso mentre tentava di entrare nella regione russa di Bryansk. A riferirlo è il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (Fsb) parlando di un uno scontro a fuoco avvenuto al confine della regione sud-occidentale della Russia europea. «Quattro sabotatori che cercavano di entrare nella regione di Bryansk dall’Ucraina sono stati liquidati in uno scontro armato il 25 dicembre 2022. Erano muniti di armi da fuoco straniere, tra cui fucili mitragliatori SIG Sauer di fabbricazione tedesca e munizioni, dispositivi di comunicazione e navigazione». Secondo ancora quanto riferito dai servizi di sicurezza il gruppo ucraino sarebbe stato dotato anche di attrezzatture «per commettere atti di sabotaggio e terrorismo», in particolare di «quattro ordigni esplosivi improvvisati equivalenti in totale a circa 40 chili di tritolo».

Gli incidenti in Russia

Negli ultimi mesi la Russia è stata vittima di una serie di incidenti, tra cui esplosioni, in siti militari e importanti infrastrutture, che Mosca ha sempre attribuito all’Ucraina. «Abbiamo abbattuto un drone ucraino mentre mentre si avvicinava a una base aerea nel sud della Russia, nella regione di Saratov, situata a più di 600 km dall’Ucraina», ha annunciato poche ore fa il ministero della Difesa russo. Un attacco che avrebbe provocato la morte di tre persone, uccise dai detriti del drone distrutto. Di pochi giorni fa è la legge dei legislatori russi che prevede «lunghe pene detentive per i sabotatori». Intanto l’agenzia di stampa russa Ria Novosti fa sapere che nella regione di Bryansk è stata prolungata «l’allerta gialla per minaccia terroristica fino al 4 di gennaio».

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti
CULTURA & SPETTACOLOLazioLibriRoma

Roma, dopo 25 anni chiude la storica libreria Odradek: «Sempre meno lettori comprano libri, non è più sostenibile»

26 Dicembre 2022 - 13:31 Ygnazia Cigna
L'attività ha registrato un continuo crollo degli incassi giornalieri, in media sotto i 300 euro

Il 6 gennaio chiuderà la storica libreria di Roma, Odradek. Dopo 25 anni di attività. Il motivo risiede nel crollo dell’ultimo anno degli incassi giornalieri: «sotto i 300 euro», fanno sapere i gestori. «I numeri di questo 2022 sono implacabili: 9.000 euro di incassi mensili in libreria equivalgono a 2700 euro di guadagni (il 30% di media è il guadagno sui libri). Con 2.000 euro di affitto non rimane nulla», scrivono sulla loro pagina Facebook. «In agosto abbiamo incassato 4.000 euro contro i 6500 dell’anno precedente, a settembre incassiamo 6.500 euro contro i 10.700 del 2021», sottolineando che ogni mese si sono trovati ad affrontare un calo del fatturato di 2.000 euro. In questi mesi, gli aiuti non sono mancati. Ma non sono neanche bastati. Le istituzioni nazionali si sono mobilitate tramite i contributi alle Biblioteche per l’acquisto nelle librerie indipendenti. La Regione Lazio ha dato vita a diversi bonus per progetti culturali orientati a più librerie. E anche la cittadinanza: «Il sostegno di privati cittadini ci ha permesso di pagare ricevute bancarie di 10.000 euro nel mese di agosto, ma questi contributi non sono stati sufficienti a invertire la tendenza», spiega la libreria che annuncia una svendita totale dei libri dal 27 dicembre al 6 gennaio.

Il “peso” della digitalizzazione sull’editoria

«Sempre meno lettori entrano in Libreria. Muoiono anziani e accaniti lettori e non c’è il ricambio. Le nuove generazioni non vivono più nella “civiltà della carta”. Il processo irreversibile di digitalizzazione impone a tutti un ripensamento sulle forme di accesso alla conoscenza e ai saperi che una volta venivano trasmessi esclusivamente su carta», riconoscono Katia e Davide di Odradek. Questo, ci tengono a specificare, non significa che i libri scompariranno ma che non sono più l’unico strumento di alfabetizzazione. «Lo sviluppo delle reti rende sempre più complicata la costruzione di progetti economici sostenibili intorno al Libro. Le forme della lettura cambiano velocemente e con loro anche i costumi e gli atteggiamenti nella vita quotidiana», spiegano. Da un lato, infatti, molti scrittori emergenti iniziano a fare affidamento ad altre piattaforme per vendere i propri libri. Dall’altro, anche i lettori – nuovi e passati – continuano ad essere raggiunti più velocemente da altre realtà. Basti pensare a come il fenomeno BookTok – la sezione di TikTok che ospita i contenuti di centinaia di utenti che raccontano le loro letture – stia rivoluzionando l’editoria.

«Abbiamo lottato tanti anni. Ora dobbiamo dare retta ai numeri»

A tal proposito, il pensiero dei gestori va anche alle edicole: «Sono diventate purtroppo un’entità democratica ed economica sempre più marginale nella vita di tutti i giorni, i quotidiani si acquistano sempre di meno», commentano. Infine, riferiscono che l’attuale situazione economica sociale li preoccupa. Pertanto, rimanere incastrati nei debiti non può essere più un’alternativa accettabile. «Abbiamo rinunciato a tante cose in questi 25 anni di attività. Ci siamo testardamente autosfruttati perché abbiamo creduto che bisognasse contribuire alla costruzione di una città diversa, soprattutto nei Rioni antichi di Roma. Ma ora – concludono – è il momento di dar retta ai numeri che sono implacabili. Abbandoniamo il campo con il cuore in mano. Ma dobbiamo dare retta ai numeri».

Leggi anche:

Articoli di CULTURA & SPETTACOLO più letti
SPORTCalcioCalciomercatoInchiesteJuventus FCPiemontePlusvalenzePrismaSerie ATorino

Juventus, arriva il nuovo Cda (senza Del Piero): chi sono i cinque scelti per rappresentare il club dopo l’inchiesta plusvalenze

26 Dicembre 2022 - 13:05 Redazione
Dopo le dimissioni di massa dello scorso novembre, la società si prepara a una nuova fase. Elkann: «Profili di grande professionalità tecnica e giuridica»

Dopo le dimissioni di massa dello scorso 28 novembre, ora la Juve si prepara a un nuovo cda. L’azionista di maggioranza Exor ha depositato la lista di candidati per il nuovo consiglio d’amministrazione del club bianconero. E no, Alessandro Del Piero non c’è. Al contrario di quanto prevedevano le quotazioni degli ultimi giorni, nella lista del nuovo cda juventino non compare il nome dell’ex campione juventino né di nessun altro grande nome preso dal campo come era successo per Pavel Nedved. Tagliato al 50% il numero dei componenti, passati da dieci a cinque, il nuovo consiglio d’amministrazione sarà composto da Maurizio Scanavino come amministratore delegato, Gianluca Ferrero in qualità di presidente, Fioranna Vittoria Negri, Diego Pistone e Laura Cappiello.

Il consiglio di amministrazione dei bianconeri

I nuovi entreranno in carica il prossimo 18 gennaio. Nel frattempo nella giornata di domani 27 dicembre invece verrà approvato il nuovo bilancio del club bianconero. «Sono figure di grande professionalità sotto il profilo tecnico e giuridico», ha detto John Elkann commentando le scelte. I cinque candidati avranno subito da lavorare per affrontare i problemi con la giustizia del club bianconero e nella delicata opera di riavvicinamento con la Uefa dopo la questione della SuperLega. Dal 1° gennaio poi l’impegno sarà quello del calciomercato che molto dipenderà dalle possibilità di manovra del club in entrata e in uscita.

L’identikit dei nuovi cinque

Il nuovo cda arriva in un passaggio molto delicato della storia della Juventus, ora nel pieno dell’inchiesta sulle plusvalenze e sulle manovre stipendi portate avanti dalla Procura federale e da quella di Torino. Chi sono i prescelti per affrontare una situazione così delicata e quali competenze saranno chiamati a mettere in campo?

  • Gianluca Ferrero, 59 anni, scelto per la presidenza, è un commercialista, revisore e consulente tecnico del giudice presso il Tribunale di Torino. In casa Agnelli è di casa: da molti anni assiste diverse società e organizzazioni legate alla famiglia. Sua è anche la vicepresidenza della banca del Piemonte e un posto nel cda di Italia Independent Group. Ricopre incarichi in molte società tra cui Fincantieri, Luigi Lavazza, Biotronik Italia, Praxi Intellectual Property, Nuo e Lifenet.
  • Maurizio Scanavino, 49 anni, è da poco il direttore generale della Juventus. Dal 18 gennaio sarò anche amministratore delegato. Ingegnere delle telecomunicazioni, ha partecipato al rilancio del Gruppo Fiat guidato da Sergio Marchionne. Attualmente ricopre lo stesso incarico anche per Gedy, la media company editrice di oltre 10 testate tra cui La Repubblica e La Stampa, e ancora di RFadio Deejay e della la piattaforma audio digitale OnePodcast.
  • Fioranna Vittoria Negri, 64 anni, è una commercialista, revisore iscritta all’albo dei Consulenti Tecnici d’ufficio del tribunale di Milano, con più di 35 anni di esperienza in società di vari settori. Esperta in bilanci e in controllo rischi, sarà chiamata a difendere il club bianconero insieme agli quattro colleghi. Attualmente svolge incarichi in società come Satispay, Wikimedia, Guala Closures, Fincantieri e Autostrade per l’Italia.
  • Diego Pistone, 53 anniè laureato in Economi e per 48 anni si è dedicato all’area finanza e controllo di molte società sia nazionale che internazionali. Si è occupato di sistemi di fornitura, after sales, sviluppo reti commerciali, controllo di gestione, e amministrazione per diverse società del Gruppo Fiat. Dal 2022 è diventato consigliere e cfo di Finde, la società holding del Gruppo Denegri, e membro del cda di Diasorin.
  • Laura Cappiello è un’esperta di diritto e degli organismi di vigilanza. Laureata in giurisprudenza e iscritta all’Albo degli Avvocati di Milano, è Senior Counsel presso il dipartimento di corporate law dello studio legale Orrick. Si è occupata di fusioni e acquisizioni, diritto societario e diritto penale d’impresa, assistendo società come il Fondo Atlante, Microsoft Corporation, Enel, Enel Green Power e Leonardo.

Leggi anche:

Articoli di SPORT più letti
ATTUALITÀBeccariaCarcereGiovaniGiuseppe SalaLombardiaMilano

Evasione dal Beccaria, la “sveglia” di Giuseppe Sala: «I lavori lì vanno avanti da 15 anni»

26 Dicembre 2022 - 12:51 Redazione
Il sindaco di Milano riferisce che assieme a don Gino Rigoldi sono stati fatti continui richiami ai governi

«Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di ‘sconcerto’. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un Direttore, e ce la si è cavata con dei ‘facente funzione’. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai». Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, su Facebook va all’attacco dopo l’evasione di sette ragazzi ieri. Nel frattempo, due di loro si sono consegnati e uno è stato arrestato. Sala dice di aver fatto insieme a don Gino Rigoldi «continui richiami ai governi che si sono succeduti per mettere mano a questo problema ormai fin troppo evidente. Il Beccaria – ha sottolineato Sala – lo conosco bene. L’ultima mia visita risale a poco tempo fa, per la precisione a settembre. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto – ha concluso – è libero di farlo. Ma la realtà va guardata in faccia».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti
CULTURA & SPETTACOLOEmilia-RomagnaModenaMusicaNataleSuoni e VisioniVasco RossiVideo

Natale a Zocca, Vasco Rossi canta “Albachiara” alla scuola di musica intitolata a Massimo Riva – Il video

26 Dicembre 2022 - 12:41 Redazione
La scuola è stata fondata dal rocker. Sul palco con lui la prima laureata della scuola

Vasco Rossi ha partecipato ai festeggiamenti di Natale della scuola di musica Massimo Riva di Zocca, per l’occasione della «prima “laureata chitarrista”». A diffondere il video è stata la pagina Facebook Noi siamo i soliti quelli così, in cui si vede Vasco cantare Alba chiara assieme ai presenti. La scuola in questione è stata fondata proprio dal rocker, che è originario di Zocca, in provincia di Modena, e dalla famiglia Riva in memoria del chitarrista scomparso a fine anni ’90. Sul palco, alla chitarra, c’è la prima laureata della scuola.

Leggi anche:

Articoli di CULTURA & SPETTACOLO più letti