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È morto Benedetto XVI: a 95 anni è stato il papa più longevo della storia

31 Dicembre 2022 - 10:40 Felice Florio
Dalle umili origini al tentativo di rimuovere "la sporcizia che c'è nella Chiesa" fino al ritiro, vita e morte di un intellettuale diventato Papa emerito

«Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati». Joseph Aloisius Ratzinger, che dopo l’elezione a pontefice scelse il nome di Benedetto XVI, è morto a Roma oggi 31 dicembre. Papa emerito da quando, il 28 febbraio 2013, ha rinunciato al ministero petrino, è stato il pontefice più longevo della storia: Leone XIII morì a 93 anni agli inizi del secolo scorso, Clemente XII a 87 e Clemente X a 86. Ma a parte l’età, sono altri i “record” che hanno caratterizzato il pontificato del 265esimo successore di san Pietro. Negli otto anni di soglio pontificio, il suo magistero ha alternato fasi di profondo conservatorismo a spinte innovatrici riconosciutegli di rado. Indiscusse, però, le sue qualità intellettuali, così come il merito di aver tenuto unita la chiesa nel passaggio tra la scomparsa del carismatico Karol Józef Wojtyła e l’elezione del primo papa sudamericano, Jorge Mario Bergoglio.

Le origini

Creato cardinale a 50 anni, Ratzinger nacque a Marktl, in Baviera, nel 1927. «Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste – si legge nella biografia ufficiale del Vaticano -. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi». Trascorre l’adolescenza nei pressi della frontiera tra Germania e Austria, a pochi chilometri da Salisburgo: un contesto che lo stesso papa definirà «mozartiano» e nel quale svilupperà la passione per la musica classica. Abile pianista, Ratzinger ha amato, sopra tutte le altre, le composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart: «Quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo». Nella musica mozartiana, per Ratzinger, «risuona la grazia della creazione, così come doveva essere all’origine e come dovrà essere alla fine dei tempi; risuona la semplice trasparenza di qualcosa che non deve essere cercato né edificato, ma è semplicemente donato».

Gli scandali

Il suo pontificato, iniziato il 19 aprile 2005, è stato subito animato dall’intento di rimuovere «la sporcizia che c’è nella chiesa»: Benedetto XVI, poche settimane prima dell’elezione, aveva denunciato gli scandali del clero durante la via Crucis. Negli anni successivi, Ratzinger volle incontrare personalmente alcune vittime di preti pedofili, ad esempio durante i viaggi del 2008 negli Stati Uniti e in Australia, e nel 2010 in Inghilterra e a Malta. Celebre è la lettera indirizzata alla comunità irlandese, Paese particolarmente colpito dallo scandalo della pedofilia. «Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa lettera pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione».

Con il documento De delictis gravioribus, Benedetto XVI ha reso più efficaci le procedure giudiziari per i casi di abuso sessuale, rimarcando anche l’importanza di «dare sempre seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte». Il 16 maggio 2011, in una lettera circolare, il pontefice pubblicava delle linee guida contro la pedofilia dei chierici, sollecitando azioni di monitoraggio e intervento da parte dei vescovi diocesani. Azioni che arrivano dopo secoli di silenzio e ipocrisia, ma che rappresentano una responsabilità troppo grande per un pontefice simbolo di un’istituzione che deve cambiare ma non ha ancora le condizioni – e le gerarchie – per farlo.

Sotto l’aspetto della trasparenza finanziaria dello Stato del Vaticano, Ratzinger ha anche impresso un cambio di direzione per far aderire gli enti e le persone collegate alla Santa Sede alle norme internazionali contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Tra i record citati in apertura, è da segnalare che Ratzinger è stato il primo papa ad aprire un account Twitter, nel 2012: @Pontifex. Iconica, dopo l’abdicazione – evento molto raro nella storia del papato – la fotografia scattata il 23 marzo 2013 a Castel Gandolfo, quando il successore Bergoglio fece visita a Ratzinger. Per la prima volta nel corso di secoli, due papi si incontravano. Già prima che compisse 95 anni, monisgnor Gaenswein, segretario di Ratzinger, aveva reso pubblico il lento declino fisico che stava colpendo il papa emerito. Seppure con una «testa lucia», Benedetto XVI «è come una candela che si consuma lentamente».

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Migranti, l’attacco da destra a Meloni: «Cambia il governo, continuano gli sbarchi». Spunta lo striscione al porto di Ravenna

31 Dicembre 2022 - 10:38 Redazione
La scritta della Rete dei patrioti è apparsa al porto ravennate dove è attesa la Ocean Viking con 113 persone a bordo

«Governo che cambia, cattive frequentazioni (europee) che perdurano» recita il comunicato del Movimento nazionale Romagna – La rete dei patrioti che oggi 31 dicembre ha esposto uno striscione con la scritta «Porti chiusi per città sicure» al porto di Ravenna, dove è atteso lo sbarco della nave Ocean Viking con a bordo 113 migranti. Un attacco da destra contro il governo Meloni e al decreto che introduce le nuove regole per le navi delle Ong, secondo il movimento di estrema destra insufficiente e inefficace visto che «gli sbarchi continuano e le nuove sanzioni per le ong che disobbediscono alle linee guida non servono praticamente a nulla». E poi continuano: «Il problema immigrazione è una priorità che anche l’attuale Governo non vuol prendere in considerazione. L’idea di una società multietnica e cosmopolita è fallita». Perciò gli attivisti della rete dei patrioti dicono di volersi opporre «strenuamente allo sbarco su Ravenna dei migranti dell’Ocean Viking e rilanciamo con forza le nostre richieste per una politica seria e centrata sulla tutela dell’interesse nazionale, la difesa dei confini e la sicurezza dei nostri connazionali»

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Tutta la disinformazione su Russia e Ucraina nell’anno della guerra, e non solo

31 Dicembre 2022 - 10:22 David Puente
Attraverso 10 schede, riportiamo i fact-check di Open pubblicati nel corso del 2022 con uno sguardo al passato

Il russo Ilya Yashin, oppositore di Vladimir Putin, è stato condannato a 8 anni di carcere con l’accusa di aver «diffuso false informazioni sull’esercito russo» sulla strage di Bucha. Di fatto, Yashin negava la versione del Cremlino secondo cui i rapporti della strage stessa fossero state fabbricate contro Mosca. La narrazione del Cremlino è stata a lungo sostenuta anche in Italia, mettendo in dubbio i video e le foto scattate a Bucha, sostenendo addirittura la presenza di attori che si fingevano morti. Teorie del complotto che abbiamo trattato in diverse occasioni, in particolare nello nostro speciale di Open Fact-checking, ulteriormente smentite da un video girato da un drone reso noto dalla Cnn e dalle inchieste del New York Times, riuscendo a identificare gli autori del massacro: il 234° regimento di Mosca. Questa è solo la punta dell’iceberg dell’information war russa contro l’Ucraina e l’occidente, un’attività di disinformazione costante che risulta operativa al di fuori della Russia. In questo articolo, in formato galleria, riporteremo i fact-check di Open sulle fake news diffuse dai canali della disinformazione filorussa, e non solo.

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Maternità surrogata, solo il padre biologico è genitore: la sentenza della Cassazione

31 Dicembre 2022 - 10:21 Redazione
Per l'altro membro della coppia non resta che la strada dell'adozione: la decisione annulla quanto stabilito dai giudici d'Appello di Venezia nel 2018

In caso di maternità surrogata, soltanto il genitore biologico può essere riconosciuto come tale all’anagrafe. Ciò significa che al partner del donatore del seme non resta che la strada dell’adozione. Lo ha deciso la Cassazione a sezioni riunite, annullando di fatto una sentenza del 2018 dei giudici d’Appello di Venezia, che avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato in Canada grazie alla donazione di ovuli. Il piccolo è stato concepito nel 2015 con il seme di uno dei due uomini veneti, sposati in Canada, e l’ovulo di una donatrice. «Al di là dell’esito non auspicato, la sentenza dimostra una nuova grande sensibilità per il tema», secondo il legale dei due padri, l’avvocato Alexander Schuster, del foro di Trento. Carolina Varchi, deputata di FdI, plaude alla decisione: «Bene ha fatto la Corte a decidere in questo senso. Mi riservo di leggere le motivazioni. Resto convinta che la maternità surrogata sia un crimine».

Canada e Italia: leggi a confronto

La legge sulla maternità surrogata canadese permette il riconoscimento della doppia paternità in due tempi. Nel caso in esame, infatti, un primo atto di nascita era stato redatto con il solo padre biologico. Ad esso aveva poi fatto seguito una sentenza della Corte Suprema della British Columbia, per riconoscere ad entrambi i membri della coppia il loro status di genitori. L’anagrafe di Verona, che aveva prodotto l’atto di nascita poi modificato secondo le indicazioni dei giudici canadesi, si era però rifiutata di correggere il documento italiano che indicava il solo padre biologico. Come ricordano a Repubblica i Cassazionisti, dal primo presidente Curzio ai giudici Amendola, Manna, De Masi, Sestini, Manzoni, Patti, Mercolini e Giusti relatore, «è pacifico che l’ordinamento italiano non consente il ricorso ad operazioni di maternità surrogata. L’accordo con il quale una donna si impegna ad attuare e a portare a termine una gravidanza per conto di terzi, rinunciando a “reclamare diritti” sul bambino che nasce, non ha cittadinanza nel nostro ordinamento». Sebbene, precisano gli ermellini, «le istanze di genitorialità si rivelano difficilmente comprimibili». E dunque il «divieto di gestazione per altri non argina il progetto di diventare genitori». Che dovrà passare comunque attraverso la valutazione e il percorso delle toghe minorili. Una via che, sottolinea ancora Schuster, «obbliga a procedure costose e ai tempi dilatati»: «Sta ai legislatori offrire uno strumento migliore, come richiesto dalla Consulta nel 2021. Anche se, confesso, ho poca fiducia che il nostro Parlamento sappia discutere e arrivare a sintesi su temi così complessi».

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L’addio al 2022 di Lorenzo Baglioni, da Putin alla Juve ai contanti del Qatargate: «Per pagare senza pos» – Il video

31 Dicembre 2022 - 09:59 Redazione
La rassegna dei 12 mesi appena trascorsi del cantante fiorentino dei principali fatti dell'anno

Con la fine del 2022, il cantante Lorenzo Baglioni torna con la tradizionale canzone che prova a riassumere i 12 mesi appena trascorsi con i fatti più significativi dell’anno. Dalla rielezione di Sergio Mattarella «che era già pronto per la pensione», si passa a febbraio con l’invasione russa in Ucraina, dopo due anni di pandemia di Coronavirus: «Ah che bello anche quest’anno si comincia in allegria», canta Baglioni che passa poi in rassegna Sanremo, il tormentone del gabbiano che ha perduto la compagna, il pugno di Will Smith a Chris Rock alla premiazione degli Oscar. E poi ad aprile la separazione di Francesco Totti e Ilary Biasi, fino alla sentenza sul caso Cucchi arrivata dopo 13 anni: «Stai a vedere che lo sponsor del processo era Trenitalia». Tra sanzioni contro la Russia che fanno «restare Putin senza libreria» con il ritiro anche di Ikea, si arriva alla campagna elettorale con lo sbarco di Silvio Berlusconi su TikTok. «Non potrebbe andare peggio di così – continua Baglioni – ma alla fine il dibattito si alza e si concentra su un orsetto con due mamme e Peppa Pig». Il brano ricorda anche le grandi scomparse dell’anno, dalla Regina Elisabetta a Piero Angela. E quindi la vittoria di Giorgia Meloni alle Politiche: «Chi lo avrebbe detto mai contro la leadership di Letta». E c’è spazio anche per i miliardi spesi da Elon Musk per comprare Twitter: «Sempre meno di quello che ho pagato per il gas». In rassegna anche le dimissioni del Cda della Juventus: «Che è la tipica reazione di chi non ha fatto niente». E dopo la vittoria dell’Argentina con Messi che alza la coppa «con la vestaglia della zia», si passa allo scandalo al Parlamento europeo: «Panzeri dice è tutto un qui pro quo, i milioni in contanti mi servivano per pagare nel caso in cui il governo non mi avesse fatto usare più il pos».

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Usa, l’ondata di gelo ghiaccia anche le cascate del Niagara: l’incredibile spettacolo invernale – Il video

31 Dicembre 2022 - 09:33 Redazione
Da giorni gli Stati Uniti sono flagellati dal maltempo, che ha causato anche decine di morti

Il maltempo e il gelo che si sono abbattuti sugli Stati Uniti nella seconda metà di dicembre hanno portato a un evento storico: il congelamento di una parte delle cascate del Niagara, avvenuto soltanto cinque volte nella storia. Le più famose cascate del mondo sono state infatti colpite dalla tempesta artica, dopo che New York ha dovuto affrontare quella che è stata definita la «bufera del secolo». Le cascate non si possono congelare del tutto, a causa dell’immenso volume di acqua riversato (3.160 tonnellate al secondo), ma le immagini che hanno iniziato a circolare riprendono il ghiaccio che si insinua attorno a diverse parti della loro base. Nonostante le temperature gelide, racconta Cbs News, i turisti continuano ad accorrere sul posto per ammirare la meraviglia naturale. Che adesso si è trasformata in uno sbalorditivo spettacolo invernale.

Fonte Video: utente Twitter @bozakrowka80

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Brusaferro: «Perché anche con le nuove varianti ora siamo preparati»

31 Dicembre 2022 - 09:13 Redazione
Grazie alla copertura immunitaria, dovuta ai vaccini o a pregresse infezioni, adesso la popolazione è «ben immunizzata»

Bisognerà mantenere un occhio di riguardo per le persone anziane e i fragili, attraverso la mascherina nei luoghi affollati e il vaccino, ma per questo capodanno «non c’è ragione di preoccuparsi e di rinunciare a programmi di vacanze». Lo assicura Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Intervistato dal Corriere della Sera, dipinge un quadro rassicurante: «I casi di positività stanno scendendo. I ricoveri in ospedale sono stabili nei reparti di terapia intensiva mentre si stanno riducendo nelle aree mediche». La «maggiore serenità» con cui siamo adesso in grado di affrontare il futuro, spiega, è dovuta a «una copertura immunitaria piuttosto alta. La popolazione è bene immunizzata, perché ha ricevuto le dosi o per aver contratto l’infezione». Quando poi la vaccinazione si combina a una pregressa infezione, si ottiene la cosiddetta immunità ibrida, altamente protettiva. «Si è visto che, assieme ai cicli completi di vaccinazione, garantisce la massima protezione contro l’infezione da Sars-CoV-2», spiega il presidente dell’Iss.

Le varianti non spaventano

I risultati del sequenziamento del virus, prosegue, non hanno partorito segnali di «nuove varianti capaci di destare timori, al momento»: «La rete di sorveglianza italiana, collegata a quella internazionale, sta rilevando sottotipi della variante Omicron, che circola in Italia da circa un anno. Niente di nuovo, finora, per noi». Anche la sotto variante Gryphon, conosciuta come BXX, che nel corso del 2021 ha colpito duramente gli Stati Uniti, a detta di Brusaferro non dovrebbe allarmare: «Questo ceppo è stato segnalato già da qualche tempo a livello internazionale e anche da noi è stato isolato. Appartiene alla famiglia del virus Omicron ed è in fase di studio l’impatto che potrebbe avere dal punto di vista sanitario. Da noi comunque la copertura immunitaria è elevata e non dobbiamo scordare che i nuovi vaccini disponibili contengono anche la variante Omicron oltre a quella originaria di Wuhan».

La quarta dose e i vaccini anti-influenzali

Il miglioramento, dunque, è da imputare prevalentemente ai vaccini: per questo, ricorda Brusaferro, non va sottovalutata l’importanza della quarta dose. «Purtroppo non si è ben compresa l’importanza di ripetere una dose di richiamo a quattro mesi dall’ultima dose o dall’infezione naturale, come raccomandato alle persone anziane e fragili – commenta – Questo semplice gesto ci mette al riparo soprattutto dal rischio di sviluppare forme di Covid gravi». E l’attenzione deve riguardare non solo i vaccini contro il Coronavirus, ma anche quelli influenzali: «La stagione non è finita, siamo nel mezzo. Anche in questo caso devono proteggersi anziani e fragili», sebbene anche in questo caso «la curva dell’epidemia sembra mostrare cenni di discesa».

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Udine, incendio in una comunità per ragazzi: morto un 17enne, grave un 16enne

31 Dicembre 2022 - 09:11 Redazione
La vittima è un ragazzo albanese ospite della struttura da circa un anno. Ferito anche un educatore, che ha riportato ustioni in varie parti del corpo

Un ragazzo di 17 anni è morto nell’incendio scoppiato la notte scorsa in una comunità per ragazzi a Santa Caterina di Pasian di Prato, in provincia di Udine. Ferite altre due persone, un ragazzo di 16 anni, trasportato con l’eliambulanza al centro grandi ustionati di Verona e un educatore, ferito in modo non grave e ricoverato all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine con ustioni in varie parti del corpo. Il rogo è divampato alle 2.30 per cause ancora in fase di accertamento.

La vittima

La vittima è un giovane albanese da circa un anno ospite della struttura, come ha spiegato il responsabile della comunità all’Ansa, Michele Lisco: «Era proprio un bravissimo ragazzo – ha detto – siamo tutti affranti. Ora si sta cercando di capire quali siano state le cause dell’incendio». Sua figlia Lucrezia ha raccontato ai giornalisti: «Abbiamo sentito urla durante la notte, siamo usciti io e il mio compagno, era pieno di fumo, sentivamo le urla dei ragazzi ma non potevamo intervenire. Qualcuno si è lanciato dalle finestre». La giovane, infatti, vive in un appartamento attiguo alla struttura: a svegliarla sono state le urla degli ospiti del centro. «Siamo sconvolti, non sappiamo cosa sia accaduto», ha aggiunto. Mentre l’incendio è stato domato dopo alcune ore dai vigili del fuoco, i carabinieri di Udine stanno raccogliendo le testimonianze per ricostruire la dinamica dei fatti.

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Il film del 2022, in tre minuti – Il video

31 Dicembre 2022 - 08:42 OPEN
La guerra in Ucraina, il secondo mandato di Mattarella e il primo di Giorgia Meloni. Il mondiale di Bagnaia e dell'Italvolley e quello mancato degli azzurri. Una selezione dei momenti che hanno segnato questi dodici mesi, secondo la redazione di Open

Il 2022 è stato l’anno della morte del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, dello scandalo partygate, che ha segnato l’inizio della fine del governo di Boris Johnson nel Regno Unito, sostituito prima da Liz Truss e poi da Rishi Sunak. A inizio anno c’è stata la rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, con il suo duro discorso d’insediamento. A fine febbraio la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina che continua ancora oggi. La nazionale di calcio italiana ha perso contro la Macedonia del Nord e non si è qualificata per il Mondiale, ma l’Italvolley ha vinto la coppa del mondo e Francesco Bagnaia ha vinto il mondiale di MotoGp. È stato l’anno dello schiaffo di Will Smith a Chris Rock e dell’addio al Tennis di Roger Federer. L’Ucraina ha vinto l’Eurovision, mentre Internet Explorer ha lasciato per sempre i computer Windows. L’ex presidente del Giappone Shinzo Abe è stato vittima di un attentato; abbiamo detto addio a Piero Angela e alla Regina Elisabetta. Il mondo è rimasto in apprensione per il caro energia e per le sorti delle donne iraniane, che protestano per i loro diritti. Giorgia Meloni è diventata presidente del Consiglio, mentre Elon Musk ha comprato Twitter. Ci sono stati i Mondiali di Calcio in Qatar, vinti dall’Argentina di Leo Messi e le proteste in Cina, che alla fine ha allentato le restrizioni della politica zero Covid. Infine, la morte di Papa Emerito Benedetto XVI.

Open ha raccolto alcuni dei momenti che hanno segnato questi dodici mesi, in tre minuti.

Video editing: Vincenzo Monaco

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«Il dito medio alla Camera? Dovevo fare chiarezza», la versione del deputato M5s Pellegrini – Il video

31 Dicembre 2022 - 08:34 Giovanni Ruggiero
Il gesto del parlamentare grillino nel bel mezzo della bagarre alla Camera dove si votava per il decreto anti rave

«Nessuno si è preso la briga di andare a vedere questo benedetto video» si lamenta il deputato M5s Marco Pellegrini intervistato dal Corriere della Sera a proposito del dito medio sfoggiato a notte fonda durante il dibattito infuocato a Montecitorio sul decreto Rave. Eppure quel gesto rimbalzato ovunque sui social per parlamentare grillino è chiaro e limpido: «Gli aggrediti siamo stati noi, invece è passato il messaggio opposto». Certo un dito medio verso governo e maggioranza rischia di prestarsi a una sola interpretazione. E invece per Pellegrini la risposta non è quella più scontata: «C’era il caos. Dovevamo fare chiarezza», perché spiega il deputato grillino «Stavo stigmatizzando i gestacci che provenivano dai banchi della destra: un dito medio, appunto. Stavo spiegando al presidente della Camera Lorenzo Fontana ciò che stava accadendo. Ma lo avete sentito bene cosa ci dicevano dagli scranni della maggioranza? “Statti a sede, animale!” e poi “Vieni qui che facciamo i conti!”. Le pare normale?».

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Autostrade più care dal 1° gennaio, risalgono le tariffe: quali sono le tratte senza rincari

31 Dicembre 2022 - 08:09 Redazione
Congelate dal 2018, le tariffe autostradali tornano a salire dall'inizio del 2023, ma con gradualità e su circa la metà della rete

Anno nuovo, nuovi rincari: come stabilito dal decreto del ministero che adegua i pedaggi, infatti, da domani viaggiare in autostrada sarà più costoso. Non si tratterà tuttavia di un incremento secco: i pedaggi aumenteranno con gradualità, e l’aumento non riguarderà il 50% delle tratte. E, a detta del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, sarà un aumento inferiore alle previsioni. In una nota del Mita, infatti, spiega che «un aumento che sfiorava il 5% è stato scongiurato: dal 1 gennaio si fermerà al 2%, con aggiunta di un altro 1,34% solo dal primo luglio 2023».

Aumenti: dove si verificheranno e dove no

Gli aumenti non riguarderanno le Autostrade A24 /A25 Roma L’Aquila Teramo e Diramazione Torano Pescara. Il Mit, inoltre, starebbe facendo approfondimenti per una eventuale riduzione. Non si registrano, invece, rincari per le società con aggiornamento del piano economico in corso, così come gli incrementi saranno pari a zero per le società con concessione scaduta. Rientrano nel primo caso l’Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova S.p.A., Milano Serravalle, Società Autostrada Ligure Toscana p.A. – Tronco Autocisa, Società Autostrade Valdostane S.p.A., Tangenziale di Napoli S.p.A., Autostrada dei Fiori S.p.A. – A6, Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus S.p.A., Società Autostrada Tirrenica p.A., Raccordo Autostradale Valle d’Aosta S.p.A, Concessioni Autostradali Venete S.p.A.. A fronte delle concessioni scadute, non ci saranno aumenti anche sull’Autostrada del Brennero S.p.A, Società Autostrada Ligure Toscana p.A. – A12 Tronco Ligure Toscano -, Autovie Venete S.p.A., SATAP S.p.A. – Tronco Torino, Alessandria, Piacenza, Autostrada dei Fiori S.p.A., Società per Azioni Autostrada Torino-Ivrea-Valle D’Aosta. Inalterate infine la BreBeMi, la Pedemontana Lombarda, la Strada dei Parchi Spa, il consorzio per le autostrade siciliane.

Addio sconto benzina

Oggi 31 dicembre è l’ultimo giorno anche per lo sconto su benzina e diesel, introdotto dal governo Draghi prima e rinnovato poi fino a fine anno dal governo Meloni. La riduzione di circa 18 centesimi – inizialmente di 30 centesimi – sul prezzo dei carburanti, infatti, pensata per mitigare gli affetti del caro energia, scadrà anch’essa l’ultimo giorno dell’anno.

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«Basta lockdown, chiusure e Green pass», la linea Meloni sulla gestione della pandemia

31 Dicembre 2022 - 07:50 Redazione

La pandemia di Coronavirus è «imprevedibile», recita l’ultima circolare del ministro della Salute Orazio Schillaci, diffusa nelle ore in cui l’asticella dell’attenzione nei confronti del Covid è cresciuta, con un occhio alla situazione in Cina. E sempre in quella circolare, il ministro lanciava una sorta di monito: «Il Paese di prepari». Sono così tornate le ipotesi di indossare le mascherine nei luoghi chiusi, così come il ripristino dello smart working nel caso in cui il quadro epidemiologico dovesse davvero peggiorare. Difficile però che, almeno per il momento, le misure anti Covid vadano oltre. Di certo non rientra nelle intenzioni della premier Giorgia Meloni, come racconta in un retroscena sul Corriere della Sera Tommaso Labate. Palazzo Chigi avrebbe fissato una linea da non varcare nella gestione della pandemia: niente lockdown e nessun ritorno del Green pass. E se la situazione dovesse peggiorare, la regia sarà nelle mani della premier, che al ministero della Salute ha voluto fortemente una persona di fiducia come Schillaci. Una nomina che le era costata sfibranti fibrillazioni con Forza Italia in fase di costruzione del governo, quando Silvio Berlusconi spingeva per piazzare Licia Ronzulli su quella poltrona.

Nella conferenza di fine anno, era stata la stessa premier a ribadire in sostanza quale fosse la linea che avrebbe voluto seguire nella gestione della pandemia. E cioè quando, a proposito della situazione cinese, Meloni aveva detto come «il modello di privazione della libertà non mi è parso così efficace, come dimostra la Cina». E nonostante le polemiche sul reintegro dei medici No vax, norma infilata nel decreto Rave, la linea del governo che emerge dal retroscena del Corriere risponde di fatto alle proteste delle opposizioni, che accusano il governo di voler silenziare il Covid: «Seguiremo le indicazioni che ci darà la scienza, così come abbiamo cominciato a fare con gli aeroporti – indica la premier Meloni citata dal Corriere – E di certo non neghiamo l’esistenza del Covid. Siamo stati tra i primi paesi Ue ad adottare misure di prevenzione, prenderemo provvedimenti adeguati all’evoluzione del quadro ma ci sono due punti ai quali non torneremo mai. E sono il Green pass e il lockdown. Non ci saranno più, né l’uno né l’altro. Quella storia è finita».

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