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Il tribunale di Roma dà ragione a Facebook: «Aveva il dovere di rimuovere i contenuti di Casapound». E la pagina adesso è oscurata

23 Dicembre 2022 - 19:15 Antonio Di Noto
Un'ordinanza cautelare di segno opposto era stata emessa dallo stesso tribunale nel 2019, ma la sentenza la ribalta

«Questo contenuto non è al momento disponibile». E’ il messaggio che appare se si prova a consultare la pagina Facebook di Casapound, che è completamente oscurata. Il tribunale di Roma, infatti, nei giorni scorsi ha riconosciuto il diritto di Meta a nascondere la vetrina social del movimento neofascista, poiché questo istiga all’odio sociale e non rispetta i diritti fondamentali della persona, tra cui, ad esempio, la dignità umana. Secondo i giudici, «i discorsi d’odio, poiché in grado di negare il valore stesso della persona così come garantito agli articoli 2 e 3 della Costituzione, non rientrano nell’ambito della tutela della libertà di manifestazione del pensiero». In sostanza, secondo il tribunale, Casapound istiga all’odio e così facendo, oltre alla costituzione, viola il contratto che tutti gli utenti stipulano quando si iscrivono a Facebook che quindi «aveva il dovere di rimuovere i contenuti», prosegue la sentenza. Dopo tre anni, si arriva dunque all’ultimo atto della diatriba tra Casapound e Meta. La compagnia di Mark Zuckerberg, infatti, a settembre 2019 aveva rimosso le pagine Instagram e Facebook di Casapound, Forza Nuova, Gianluca Iannone, Simone De Stefano e Roberto Fiore, spiegando che «chi diffonde odio non trova posto nelle nostre pagine gli account che abbiamo rimosso violano la nostra poolicy a tutela della libertà individuali». Un‘ordinanza cautelare provvisoria di segno opposto era stata emessa nel 2019 dallo stesso tribunale di Roma, ma è stata ribaltata dall’ultima sentenza.

Screenshot della pagina Facebook di Casapound, censurata

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Qatargate, congelati 240mila euro sui conti di Panzeri e della figlia

23 Dicembre 2022 - 18:42 Redazione
Duecentomila euro erano sul conto corrente di Silvia Panzeri. Bloccati anche gli accediti bancari dell'ex segretario generale dell'Ilo Luca Visentini e di Francesco Giorgi

Sono stati congelati con un decreto di sequestro preventivo, firmato dal gip di Bergamo su richiesta della procura della Repubblica, i conti correnti italiani intestati ad Antonio Panzeri. La procura italiana ha dato esecuzione ad un ordine di investigazione europeo proveniente dalla magistratura belga nell’indagine sul Qatargate, ovvero sulla presunta corruzione che proverrebbe da Qatar e non solo nei confronti di parlamentari Ue. I conti correnti interessati sono sei, intestati a Panzeri, alla figlia Silvia, all’ex segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini e a Francesco Giorgi, ex collaboratore dell’ex eurodeputato Panzeri e compagno di Eva Kaili. Una nota del procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, specifica che sono stati bloccati circa 200mila euro su un conto di Silvia Panzeri e 40mila euro su uno del padre. «In data odierna – si legge nel comunicato – su delega della Procura della Repubblica di Bergamo, i militari della sezione di pg della Guardia di Finanza di Milano hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Bergamo che dispone il congelamento e il sequestro preventivo di sei conti correnti intestati a Pier Antonio Panzeri, Silvia Panzeri, Luca Visentini e Francesco Giorgi». Chiappani spiega poi che «si evidenzia che sono stati rinvenuti» e bloccati «oltre 40mila euro riferibili a Panzeri e circa 200mila euro riferibili a Silvia Panzeri». Tutto nasce dalla «richiesta di assistenza giudiziaria internazionale emessa dal giudice istruttore presso il Tribunale di prima istanza di Bruxelles che sta procedendo per i delitti di corruzione pubblica, associazione per delinquere e riciclaggio di denaro». La Gdf nei giorni scorsi aveva trovato e sequestrato somme in contanti nella casa di famiglia di Panzeri nella Bergamasca (17mila euro) e in quella di Abbiategrasso di Francesco Giorgi (20mila euro) ed era stata acquisita documentazione su sette conti correnti riferibili a Panzeri, alla figlia, a Giorgi e a Visentini. Tutto è stato trasmesso in Belgio e Bruxelles ha poi proceduto con l’ordine di sequestro eseguito oggi.

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Pd, Gianni Cuperlo si candida alla segreteria: «Le mie idee in campo per scongiurare la deriva francese»

23 Dicembre 2022 - 18:19 Simone Disegni
L'esponente della sinistra del partito rompe gli indugi: come anticipato da Open, sfiderà Bonaccini, Schlein e De Micheli per la guida del partito

C’è un quarto incomodo nella corsa a raccogliere l’eredità di Enrico Letta come nuovo segretario del Pd. È Gianni Cuperlo, che – come anticipato da Open nei giorni scorsi – ha sciolto la riserva e annunciato la sua candidatura. «Ci sarò con umiltà, nella chiarezza delle idee, fuori dai trasformismi che hanno impoverito l’anima della sinistra», ha detto Cuperlo in un’intervista a Repubblica con la quale ha annunciato la sua “discesa in campo”. La seconda, nella storia del Pd. Cuperlo infatti, già ghost-writer di Massimo D’Alema ed esponente dell’ala sinistra del partito, si era già candidato alla segreteria alle primarie del 2013 – quelle che avrebbero visto il successo travolgente dell’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi. Cuperlo sa che i due candidati favoriti per la guida del partito sono l’attuale governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e l’ex leader di Occupy Pd, Elly Schlein. E anche che una terza outsider è già in campo: Paola De Micheli. Ciononostante, dopo attenta riflessione, lancia anche il suo nome e il suo progetto nell’iter congressuale. «Ci ho riflettuto, so benissimo che ci sono due candidature favorite, ma è un congresso talmente importante che nella prima fase, quella dove a votare saranno gli iscritti, chi ha delle idee sul dopo credo abbia persino il dovere di esporle e discuterle», ha spiegato Cuperlo all’Huffington Post, aggiungendo di vedere il rischio di «una deriva greca o francese» per il Pd – ossia quello di uno “stritolamento” del partito nella tenaglia di centro moderato e sinistra populista. Nei giorni scorsi, diversi segnali erano sembrati anticipare la possibile mossa di Cuperlo. Proprio all’inizio di questa settimana, lunedì 19 dicembre, due interviste su due diversi quotidiani parevano prefigurare lo scenario. Quella di Goffredo Bettini a Repubblica, nella quale definiva Cuperlo «dirigente e intellettuale di prim’ordine», rammaricandosi che dalla sinistra del Pd non fosse arrivata «una propria candidatura». E quella di Andrea Orlando a La Stampa, nella quale l’ex ministro lodava il «rigore e onestà intellettuale» di Cuperlo e menzionava l’esigenza condivisa di «mettere al centro il tema dell’identità del partito», aggiungendo esplicitamente che «con lui mi sto confrontando per valutare insieme quale sia il modo migliore per farlo». La strada per farlo ora è decisa, e la partita per la prossima segreteria del Pd si giocherà – a meno di ulteriori annunci – con quattro candidati in campo.

Foto: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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TikTok licenzia 4 dipendenti per aver tracciato i dati di 2 giornaliste: cosa sta succedendo all’app accusata di «sorveglianza segreta»

23 Dicembre 2022 - 18:11 Ygnazia Cigna
La decisione si inserisce nel lungo dibattito avviato da qualche anno negli Usa sulla scarsa sicurezza dei dati degli utenti

ByteDance, la società cinese a capo di TikTok, ha licenziato quattro dipendenti accusati di aver fatto accesso in modo illegale ai dati degli utenti di due giornaliste: Cristina Criddle del Financial Times e Emily Baker-White di Forbes. Due dei licenziati erano cinesi, gli altri due statunitensi e per l’azienda si occupavano di monitorare il comportamento del personale. Sono finiti nel mirino della società perché avrebbero attuato un piano di ricerca illegittimo per trovare determinati dati, al fine di capire se le due reporter si trovassero nello stesso posto di alcuni dipendenti sospettati di essere l’origine di una fuga di notizie avvenuta a inizio anno, e che è stata raccontata in un’inchiesta di Forbes a ottobre. Ricevuta la notizia sulle loro dipendenti, le testate delle giornaliste hanno rilasciato alcune dichiarazioni. «Spiare i giornalisti, interferire con il loro lavoro o intimidire le loro fonti è del tutto inaccettabile. Indagheremo su questa storia in modo più approfondito prima di decidere la nostra risposta formale», ha fatto sapere il Financial Times. Mentre Forbes ha riferito che ByteDance avrebbe rintracciato diversi suoi giornalisti nell’ambito di una «campagna di sorveglianza segreta», volta a scoprire chi ci sia dietro le fughe di notizie. Un pericoloso «attacco diretto all’idea di una stampa libera e al suo ruolo fondamentale in una democrazia funzionante».

La risposta di TikTok: «Un caso isolato»

TikTok, però, prende le distanze. Il Ceo della piattaforma, Shou Zi Chew, ci ha tenuto a sottolineare con una nota che la cattiva condotta dei 4 dipendenti «non è rappresentativa dei principi dell’azienda». E ha annunciato che «la società continuerà a migliorare i protocolli di accesso, che sono già stati migliorati e rafforzati» da quando è scoppiato il caso dei licenziamenti.

La crociata contro l’app va (in realtà) avanti da tempo

Questi licenziamenti rientrano nel lungo dibattito in merito alla presunta scarsa sicurezza dei dati degli utenti della piattaforma. Nelle ultime settimane, infatti, diversi Stati americani hanno vietato l’uso di TikTok sui dispositivi governativi per motivi di sicurezza nazionale. Lo scorso martedì, 20 dicembre, il senatore repubblicano Marco Rubio ha presentato un disegno di legge bipartisan per vietare l’app. Proposta normativa seguita poco dopo da un’altra del parlamentare repubblicano Mike Gallgher e del democratico Raja Krishnamoorthi. Secondo Gallagher, continuare a permettere a TikTok di operare negli States «sarebbe come aver permesso all’Urss di acquistare il New York Times, il Washington Post e le principali reti radiotelevisive durante la Guerra fredda». Il primo ad avviare la crociata americana contro la piattaforma è stato l’ex presidente americano Donald Trump che nel 2020 ha provato a bloccare sia WeChat che TikTok ai cittadini statunitensi, ma senza riuscirci.

L’università che ha bannato TikTok

ByteDance pensava di essersi lasciata alle spalle i tentativi di ban dell’era trumpiana. Ma la questione è tornata al centro del dibattito e in questo clima di scetticismo iniziano a mobilitarsi anche le università. In particolare, un istituto dell’Oklahoma ha di recente inviato una circolare agli studenti e al personale annunciando che non potranno più accedere all’app con la rete wi-fi dell’istituto e con i loro dispositivi.

E in Europa?

Scetticismo anche dalll’Ue. La Commissione europea, lo scorso mese, ha fatto sapere che si è messa in allerta per alcune pratiche poco trasparenti della piattaforma. A confermarlo la stessa presidente Ursula von der Leyen, dopo essere stata sollecitata con una lettera da alcuni eurodeputati, tra cui gli italiani Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia e Susanna Ceccardi della Lega. Nel testo venivano segnalati alla presidente alcuni trasferimenti di dati dei cittadini europei alla Cina. E von der Leyen ha spiegato che la piattaforma è stata sottoposta ad alcune inchieste interne per capire la conformità di questi trasferimento con il GDPR. Mentre in Norvegia, nelle scorse settimane, erano piovute critiche sulla ministra della Giustizia, Emilie Enger Mehl, accusata di scarsa cautela per essere sbarcata sulla piattaforma da oltre un miliardo di utenti senza prima consultarsi con le autorità di sicurezza del Paese.

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Londra pronta a bloccare la legge scozzese che liberalizza il cambio di genere. Edimburgo: «Non sabotare la volontà democratica»

23 Dicembre 2022 - 17:36 Redazione
Il Gender Recognition Act votato ieri dal parlamento scozzese consente a ogni cittadino dai 16 anni di cambiare genere con la semplice iscrizione in un registro ad hoc

Torna a salire la tensione politica tra Scozia e Regno Unito: questa volta sul tema dei diritti civili e in particolare della possibilità di cambiare genere. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha lasciato intendere infatti che il suo governo, a guida conservatrice, è pronto a impugnare il Gender Recognition Act, la legge approvata ieri dal parlamento di Edimburgo su impulso dell’esecutivo nazional-progressista. La nuova legge mira a facilitare in Scozia il cambiamento di genere sessuale, dando la possibilità a qualsiasi cittadino al di sopra dei 16 anni di operare la modifica anagrafica con la semplice iscrizione in un registro ad hoc. Secondo alcune interpretazioni, la nuova legge – al di là delle contestazioni di ordine politico – potrebbe essere giudicata non in linea con la cornice costituzionale del Regno Unito. «Io credo che moltissime persone siano preoccupate per questa nuova legge – ha detto oggi Sunak -. Pertanto ritengo sia completamente ragionevole che il governo del Regno Unito l’approfondisca, in modo da capire quali conseguenze essa possa avere per le donne e la sicurezza dei ragazzi, e decidere in maniera appropriata come comportarsi». In base alle norme sulla devolution dal Regno alle diverse nazioni che lo compongono, l’esecutivo di Londra ha il diritto di bloccare leggi locali che siano a suo giudizio in conflitto con la normativa generale. La ministra della Giustizia di Edimburgo, Shona Robison, ha ribattuto tuttavia di essere certa della legittimità del Gender Recognition Act, avvertendo che Edimburgo è pronta a «contestare vigorosamente» qualsiasi tentativo del governo centrale di «sabotare la volontà democratica del Parlamento scozzese».

Foto: EPA/MATT FROST – La premier scozzese Nicola Sturgeon con quello del Regno Unito Rishi Sunak, in un dibbatito tv registrato a Londra il 1° dicembre 2019

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Roma, ritrovato Danilo Valeri: il ragazzo di 20 anni rapito in un locale a Ponte Milvio

23 Dicembre 2022 - 17:00 Redazione
Il fatto è avvenuto nella zona della movida romana. Un gruppo di 6 o 7 persone sarebbe entrato all'interno del locale e avrebbe portato fuori a forza il giovane caricandolo su un'auto

Ritrovato dalla squadra mobile di Roma Danilo Valeri, il ragazzo sequestrato questa notte nella zona di Ponte Milvio. In base a quanto comunica la polizia, il giovane si troverebbe ora in commissariato e – come riporta Ansa – sarebbe in buone condizioni di salute. Sulla vicenda i magistrati di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione. Il rapimento era avvenuto nella zona della movida romana. Un gruppo di 6 o 7 persone avrebbe sequestrato il ragazzo in un locale di Ponte Milvio a Roma ieri notte. Secondo le prime informazioni il giovane proviene da una famiglia di San Basilio. Il gruppo avrebbe fatto irruzione nel locale e avrebbe portato via il ragazzo, secondo quanto hanno raccontato alcuni testimoni a Repubblica. La famiglia del giovane sarebbe nota per reati di spaccio in zona. L’agenzia di stampa Agi riferisce che il locale si trova in via Tor di Quinto. A indagare sono gli agenti del commissariato di zona. Alcuni testimoni hanno raccontato che il rapimento è avvenuto nel ristorante giapponese Moku Ponte Milvio, che si trova in viale Tor di Quinto 29. Il ragazzo sarebbe stato costretto con la forza ad entrare in una auto dopo essere stato bloccato da alcuni uomini. I testimoni presenti avevano parlato di rapimento con gli inquirenti.

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Needle spiking a Roma, rintracciato l’uomo che ha punto l’attrice Livia Cascarano – Il video

23 Dicembre 2022 - 16:57 Redazione
Martedì scorso la donna aveva denunciato di aver subito una iniezione a tradimento da parte di un uomo con una folta cresta che si era poi allontanato nel centro della capitale

È stato identificato e convocato in caserma dai Carabinieri dei Parioli, a Roma, l’uomo sospettato di aver ha colpito con una iniezione a tradimento, martedì scorso in via Brunetti, una donna di 40 anni che ha poi denunciato l’accaduto. Pare che l’uomo sia stato interrogato oggi, 23 dicembre. Si tratta di un 42enne romano con precedenti di reati contro la persona. Da giorni i carabinieri coordinati dal comando provinciale dell’Arma, indagano per risalire all’identità dei carnefice. La vittima è Livia Cascarano, attrice e madre di due figli, che dopo aver sentito uno strano bruciore nella parte bassa della schiena mentre slegava la sua bicicletta, ha notato un uomo con una folta cresta, uno smanicato su una felpa beige e dei pantaloni chiari che si allontanava. A quel punto Cascarano ha deciso di seguire l’uomo filmandolo. Nella zona sono presenti anche numerose telecamere di sicurezza che hanno ripreso l’individuo e sono state fondamentali per risalire all’individuo di cui attualmente si sta verificando l’identità e il coinvolgimento nei fatti. Il 42enne è stato portato in caserma dove è stato interrogato dalle forze dell’ordine che stanno valutando la sua posizione. Non si esclude che possa essere denunciato per lesioni personali aggravate.

Il needle spinking

Non è ancora chiaro per quale motivo l’uomo abbia “punto” la donna, che pare essere stata colpita da un caso di needle spiking a tutti gli effetti, anche se i Carabinieri frenano su questa ipotesi. Si tratta di un tipo di aggressione che generalmente si verifica in contesti sociali affollati, come feste in discoteca e nei locali notturni. Questa estate si è diffuso, dal Regno Unito, in diversi Paesi Europei, soprattutto Francia e Spagna. In seguito alla puntura Cascarano si è sottoposta ai test per Hiv ed epatite. Pare che i casi di questa estate siano slegati da quello di Roma.

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Casamicciola, Natale in hotel per centinaia di sfollati della zona rossa

23 Dicembre 2022 - 16:13 Redazione
Il capo della Protezione civile Campania ha puntato il dito contro il cambiamento climatico: «Gli eventi dello scorso 26 novembre si ripeteranno»

A un mese dal nubifragio e dalla frana che ha sconvolto Casamicciola lo scorso 26 novembre – e provocato 12 vittime -, gli sfollati della zona rossa non potranno tornare a casa e saranno costretti a trascorrere il Natale in hotel, lontano dalle loro abitazioni. L’annuncio è arrivato durante la conferenza stampa con il commissario all’emergenza Giovanni Legnini, la Protezione Civile regionale, la commissaria prefettizia di Casamicciola Simonetta Calcaterra e il prefetto Claudio Palomba, in cui sono stati presentai gli esiti dello studio sulla fragilità del territorio e sulle zone a maggior rischio. Troppo presto però per dare il via libera al rientro in casa degli sfollati – circa 400 quelli ospitati nelle strutture alberghiere nei giorni successivi alla tragedia: è necessario che venga prima eseguita l’elaborazione dell’indice di pericolosità del territorio per poter decidere chi di loro potrà tornare a casa e chi invece dovrà restarne lontano, operazione che potrebbe avvenire entro la fine dell’anno. Subito dopo Natale è prevista la valutazione finale anche per le scuole rimaste chiuse poiché in zone a rischio. Altra questione da affrontare, è poi lo smaltimento e risistemazione della massa fangosa che ha travolto le abitazioni e riempito le strade, che avverrà solamente quando verrà elaborato un piano di riutilizzo.

L’allarme della Protezione civile regionale

Durante la conferenza stampa è stata anche presentata la valutazione della Protezione civile regionale. In alcuni punti la frana ha scavato solchi profondi fino a 7,5 metri sui fianchi dell’Epomeo ed in altre zone si è registrato un innalzamento del suolo, per effetto del fango, pari a tre metri di altezza. «Gli eventi dello scorso 26 novembre si ripeteranno», ha scandito il capo della Protezione civile campana Italo Giulivo, che ha puntato il dito contro il cambiamento climatico, «la zona alta di Casamicciola è chiaramente a rischio e non è sicuro abitarci».

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Olanda-Argentina, Wout Weghorst risponde a Messi: «Io scemo? Se mi conosce vuol dire che ho fatto qualcosa di giusto»

23 Dicembre 2022 - 16:03 Redazione
La Pulce aveva definito Weghorst «uno scemo» nel post partita, sebbene l'attaccante olandese abbia segnato una doppietta che aveva quasi ribaltato il match

Era Wout Weghorst, autore di una doppietta nella partita vinta ai rigori dall’Argentina contro i Paesi Bassi lo scorso 10 dicembre il bobo – lo «scemo» – a cui Leo Messi aveva chiesto: «Qué miras?» («Cosa guardi?»). Un gesto aggressivo da parte del neo campione del mondo che pare non aver infastidito particolarmente l’attaccante degli Oranje. A distanza di due settimane dall’evento, Weghorst, il cui ingresso in campo aveva quasi ribaltato la partita contro l’Albiceleste, portandola dallo 0-2 al 2-2, ha chiarito gli eventi di quel post partita qatariota: «Io volevo solamente rendergli omaggio dopo la partita, ma evidentemente non era pronto a questo. Mi ha dato dell’idiota? Beh, lo vedo come un bel complimento: se ora sa il mio nome significa che ho fatto qualcosa di giusto», ha dichiarato Weghorst. L’olandese ha poi specificato: «Ho giocato contro Messi e ci sono stati alcune tensioni tra di noi, penso che non l’abbia apprezzato e ne sia rimasto un po’ sorpreso. Ma ho molto rispetto per lui, perché è il migliore, o uno dei migliori giocatori di sempre» ha raccontato Weghorst al termine della partita di coppa turca giocata lo scorso 21 dicembre con la sua squadra di club, il Besiktas, nella quale ha anche segnato. «Quando si scende in campo per me tutti sono uguali, non importa se gioco contro Messi o qualcun altro, darò sempre il massimo e questo è ciò che ho fatto anche nei quarti di finale della Coppa del Mondo», ha continuato l’attaccante classe 1992.

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ESTERICapitol HillColpo di statoDonald TrumpInchiesteUSAUSA 2020Washington

Donald Trump, nel rapporto su Capitol Hill la richiesta di escluderlo da incarichi pubblici. Lui replica: «Caccia alle streghe»

23 Dicembre 2022 - 15:16 Redazione
Secondo il Comitato che si è occupato dell'insurrezione a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, l'ex presidente Usa fu responsabile di quanto accadde

Oltre 18 mesi di indagini e quasi 900 pagine di report finale, in cui si chiede di considerare l’esclusione di Donald Trump da futuri incarichi pubblici. Il Comitato ristretto della Camera Usa che ha analizzato cosa accadde prima, durante e dopo l’insurrezione del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill è giunto alle sue conclusioni e l’ex presidente Usa è stato ritenuto, dai sette Democratici e dai due Repubblicani della Commissione, responsabile per quanto accadde. Donald Trump ha contestato le loro conclusioni: «È una caccia alle streghe! Si sono dimenticati di menzionare che Pelosi non diede ascolto alla mia raccomandazione di utilizzare i militari a Washington». Nel dossier di 845 pagine, l’ex presidente viene accusato di aver cercato di ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, «supervisionando» il tentativo di presentare le false liste di elettori in sette stati. Secondo la commissione Trump si è impegnato attivamente per «trasmettere false schede elettorali del Collegio elettorale al Congresso e agli archivi nazionali», nonostante i suoi avvocati lo avessero avvertito che era illegale. Ma Trump nega e sul social Truth si è difeso: «Ho usate le parole in “pace e in modo patriottico” e ho invitato a esaminare il motivo della protesta».

Il rapporto si basa su un migliaio di interviste e documenti come email, messaggi, tabulati telefonici. Dopo un anno e mezzo di indagini con nove audizione pubbliche la commissione ha chiesto che Trump venga incriminato per aver «incitato, assistito e sostenuto» una insurrezione. La deputata democratica Bennie Thompson, una dei membri della commissione, ha detto che Trump «ha perso le elezioni del 2020 e lo sapeva. Ma ha scelto di tentare di restare in carica attraverso un piano articolato per ribaltare il risultato. E bloccare il trasferimento dei poteri. Alla fine, ha sollevato la folla a Washington pur sapendo che era armata e alterata, l’ha indirizzata al Campidoglio e l’ha incitata a combattere furiosamente. Su questo non c’è dubbio». I repubblicani hanno pubblicato un contro-rapporto stilato da una commissione ombra composta da cinque eletti del partito. Tra cui Kevin McCarthy, Jim Banks e Jim Jordan. Nei confronti degli ultimi due Nancy Pelosi ha opposto il veto personale alla partecipazione alla commissione. Nella difesa di Trump del Gop si sottolinea che l’ex presidente ha fatto appelli alla calma nei confronti della folla di Capitol Hill. E che invece il responsabile della sicurezza del Campidoglio ha chiesto di rafforzare la sicurezza in più occasioni. Senza ottenere l’autorizzazione.

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Coronavirus, 798 morti (+11%) e 137.572 contagi (-21,2%) nell’ultima settimana

23 Dicembre 2022 - 14:34 Redazione
Calano di 9 unità le terapie intensive

Salgono a 798 i morti da Covid, secondo quanto riporta l’ultimo bollettino settimanale della Protezione Civile e del ministero della Salute. La scorsa settimana erano stati 719. Sul fronte dei decessi si registra un aumento dell’11%. Ancora in discesa, invece, i nuovi contagi che nei sette giorni dal 16 al 22 dicembre raggiungono quota 137.599 con una variazione di -21,2% rispetto alla settimana precedente (174.652). Calano di nove unità le terapie intensive e anche i ricoveri che registrano una diminuzione di 686 persone. Il tasso di positività si attesta al 13,5% in calo del 2,5% rispetto all’ultima rilevazione (16%). I tamponi effettuati sono 1.019.362. La Protezione civile segnala, sul fronte dei vaccini, una variazione di -6,8% rispetto alla settimana precedente (1.093.207). Le dosi somministrate in totale arrivano a quota 143.303.386.

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Chi è Danilo Valeri, il 20enne rapito a Roma su cui indaga l’antimafia

23 Dicembre 2022 - 14:02 Redazione
Non si esclude possa trattarsi di un regolamento di conti della 'ndrangheta dietro il rapimento del giovane, figlio di Maurizio Valeri, noto alle forze dell'ordine

Si chiama Danilo Valeri, il 20enne rapito in un locale di Ponte Milvio a Roma questa notte, 23 dicembre e ritrovato nel tardo pomeriggio dalla squadra mobile della Capitale. Il sequestro è avvenuto attorno alle 2.30 da parte di un gruppo di sei o sette persone che lo hanno costretto con la forza a salire su un’auto. Da allora è stata persa ogni traccia del giovane, che non ha più fatto ritorno a casa. L’ultima cella agganciata dal suo cellulare è quella dove è avvenuto il rapimento: il ristorante giapponese Moku di Tor Di Quinto dove aveva cenato con alcuni amici. Qui è stato anche trovato il cellulare del ragazzo. Un sequestro dai contorni ancora misteriosi, ma avvenuto sotto gli occhi di diversi testimoni. Il fascicolo dell’indagine è stato affidato ai magistrati dell’antimafia di Roma. Stando a quanto si apprende, le autorità hanno tentato di ricostruire quanto avvenuto all’esterno del pub, attraverso l’analisi delle immagini riprese dalle telecamere della zona con l’obiettivo di individuare l’auto su cui è stato fatto salire il giovane.

I dubbi sul padre del giovane e sula ‘ndrangheta

L’attenzione si era focalizzando sul padre di Danilo, Maurizio Valeri. Conosciuto come «il sorcio», scrive Il Messaggero, sarebbe un nome noto alle forze dell’ordine. Secondo il giornale romano, Valeri gestirebbe due piazze di spaccio nel quartiere di San Basilio e, nel tempo, si sarebbe fatto diversi nemici. E tra questi, il clan Marando, ndrina della ‘ndrangheta calabrese trapiantata a Roma che controllerebbe lo spaccio di droga nel quadrante nord-est capitolino. Il padre di Danilo sarebbe entrato in conflitto con il gruppo malavitoso. Non si esclude, quindi, che dietro il sequestro del giovane possa esserci proprio il clan in questione. Già lo scorso maggio Maurizio Valeri era stato vittima di un regolamento di conti a mano armata – per motivi anche legati alla droga – nel quartiere Tiburtino che lo portò a presentarsi all’ospedale Sandro Pertini con una ferita d’arma da fuoco a una gamba.

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