Il presidente del Senato ha incontrato la stampa parlamentare per scambiarsi gli auguri natalizi. E ammette: «Il taglio dei parlamentari è stato un buco nell'acqua»
È iniziata la settimana di Natale ed è tempo per chi lavora tra Camera e Senato di scambiarsi gli auguri. Ma non i saluti: nei prossimi giorni, ad attendere parlamentari, addetti dei palazzi e giornalisti ci sarà un tour de force per approvare la legge di Bilancio 2023 e scongiurare l’esercizio provvisorio. Lo dice anche Ignazio La Russa: il presidente di Palazzo Madama, in un incontro conviviale con i giornalisti, ribadisce che «l’esercizio provvisorio va evitato non perché danneggia una parte politica o il governo, ma perché sarebbe un danno di immagine per l’Italia». La seconda carica dello Stato, comunque, è fiducioso che non si sfori la deadline del 31 dicembre: «Ci sono dei momenti – aggiunge – in cui maggioranza e opposizione, ferme nelle loro idee, debbono però avere come stella cometa l’interesse nazionale, il bene dell’Italia e quello di non arrivare all’esercizio provvisorio fa parte di quello che io ritengo un dovere per tutti i parlamentari».
A proposito di parlamentari, La Russa approfitta dello scambio con la stampa per ammettere che anche il suo partito ha commesso un errore sostenendo il taglio del numero di deputati e senatori: «Ridurre il numero dei parlamentari, sulla base di giuste considerazioni di risparmio, visti i risultati non penso sia valsa la pena. Penso che abbiamo fatto un mezzo buco nell’acqua». Si sofferma anche sugli aspetti logistici che riguardano l’Aula del palazzo che presiede: «Dobbiamo trovare un modo per far sembrare piena l’Aula che invece sembra vuota. Abbiamo tolto la prima fila e forse toglieremo le estreme laterali accorpando al centro i parlamentari». L’esponente di Fratelli d’Italia parla anche di modiche regolamentari, non ancora attuate, ma necessarie per adeguare il funzionamento delle Camere al taglio dei parlamentari: «Per ovviare a qualche disfunzione sono state fatte delle modifiche al regolamento, ma c’è ancora il problema delle bicamerali. Mi aspetto che anche la Camera faccia dei passi per rendere più facile e compatibile e agevole il bicameralismo. Sicuramente un risparmio ci sarà pur se ridotto. Poteva essere più ampio vista la riduzione dei parlamentari, ma come struttura probabilmente ci si aspettava qualcosa di più».
Il presidente del Senato coglie l’occasione offerta dalla cronaca, l’approvazione della Manovra, per approfondire il capitolo riforme: «Sono anni ormai che la legge di Bilancio prima la fa la Camera o il Senato. Allora facciamo una legge costituzionale in cui si dice c’è il bicameralismo, ad eccezione della legge finanziaria, è più serio piuttosto che farla rimbalzare tra Camera e Senato, offrendo a chi tocca la seconda lettura l’occasione per saltare un pezzo di vacanze. Personalmente credo che prima o poi una riforma della seconda parte della Costituzione possa e debba toccare il modo con cui il bicameralismo è inteso, senza arrivare a un monocameralismo. C’è però tutta possibilità che il parlamento si interroghi su come migliorare questa doppia lettura». I vari passaggi affrontati da La Russa rivelano una certa nostalgia dell’attività da parlamentare, dismessa da quando è assurto a seconda carica dello Stato. Manca essere operativo? «Un casino! Però sul mio ruolo, come ho già detto, credo che se avessero voluto un presidente che dirige solo il traffico, potevano metterci un semaforo».
«Al di là della leggera parzialità che avrò a favore dell’opposizione, che ha bisogno sempre di essere tutelata e su questo credo nessuno abbia potuto lamentarsi, penso che fuori dal ruolo, un minimo di spazio per esprimere le proprie opinioni debba essere riconosciuto anche a chi ha compiti come il mio. Non è che uno debba smettere di pensare», afferma. Durante la conversazione con i giornalisti, La Russa dà la sua opinione sull’intervento italiano in difesa di Kiev: «Chi si illude che la pace in Ucraina sia più vicina lasciando gli ucraini in balia dell’invasione russa sbaglia. Potrebbe anzi arrivare una pace più rapida, quella del cimitero – e sottolinea che la scelta di fornire armi – è del governo, ma soprattutto del parlamento. Ho verificato che rimanesse anche nell’ultimo decreto un impegno a che nulla sia fatto senza un passaggio da parte del parlamento, che rimane sovrano».
La Russa si dilunga anche sul tema della Festa della Liberazione, tema sul quale la sua personale posizione ha sempre provocato polemiche. «Cosa succederebbe se io andassi in un corteo come quello dove hanno spintonato il padre di Letizia Moratti o contestato la Brigata ebraica? Come celebrerò il 25 aprile allora? L’ho già fatto: sono andato al cimitero di Milano dove c’è una statua dedicata ai partigiani, ci sono andato da ministro della Difesa a portare un enorme mazzo di fiori, un omaggio a chi ha dato la vita per la libertà». Poi, parlando da «politico», La Russa ricorda il congresso di Fiuggi e dice che «lì in maniera molto chiara facemmo i conti con il fascismo e riconoscemmo il valore della riconquista della libertà e della democrazia come essenziali. Poi facemmo dei distinguo tra partigiani cosiddetti bianchi e chi lecitamente, ma con un riconoscimento diverso, aveva votato contro il fascismo per creare una situazione istituzionale forse non migliore, anzi, che era quella dell’allora Unione sovietica ma io i fiori ai partigiani li ho portati».
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