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Ricette mediche digitali, il governo ci ripensa: verso la proroga di un anno

21 Dicembre 2022 - 12:26 Redazione
Lo stop alle impegnative via mail e per messaggio sarebbe dovuto arrivare da gennaio 2023, ora il dietrofront nel decreto Milleproroghe sul tavolo del Cdm

Lo stop alle ricette dei farmaci via mail e per messaggio sarebbe dovuto arrivare a fine 2022, ora la notizia del dietrofront con la proroga di un anno contenuta nel prossimo decreto Milleproroghe sul tavolo in queste ore del Consiglio dei ministri. La misura era stata introdotta con ordinanza della Protezione civile durante l’emergenza sanitaria Covid-19, quando le uscite di casa per andare dal medico rappresentavano un forte pericolo di contagio. Sulla scadenza prevista a fine anno il governo sembra ora fare dietrofront, favorendo un meccanismo che ha velocizzato non poco le comunicazioni tra medico e paziente. Fino a pochi giorni fa erano stati gli stessi dottori a chiedere un passo indietro sul termine della norma: «Chiediamo la proroga, oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale, così da liberare i medici da impropri carichi burocratici», aveva detto la segretaria Generale del Sindacato Medici italiani (Smi), Pina Onotri. «Il ritorno alla ricetta cartacea rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici. Liberare i medici curanti da carichi burocratici permette di valorizzare la professione, contrastare l’esodo dalla categoria, e dare la possibilità di utilizzare più tempo alla cura e all’assistenza dei pazienti». La denuncia rivolta direttamente al ministro della Salute Orazio Schillaci ora sembra essere stata accolta.

Medici e pediatri: «Puntare sul fascicolo sanitario elettronico la vera soluzione»

Il segnale verso un maggiore digitalizzazione del sistema sanitario potrebbe rappresentare un passo ulteriore verso l’obiettivo definitivo ribadito dallo stesso presidente della Federazione degli ordine dei medici, Filippo Anelli: «Credo sia necessario ora avviare il confronto con le regioni per migliorare sempre di più l’attivazione del fascicolo sanitario elettronico, che sarebbe la vera soluzione del problema». Anche secondo Anelli, già con l’introduzione delle ricette digitali «il sistema ha risparmiato milioni di tonnellate di carte e i servizi sono migliorati nettamente». Una norma che è stata capace di sgravare moltissimo i medici «da quel tipo di pressione che avveniva durante lo svolgimento del suo lavoro in ambulatorio, perché si poteva dedicare finalmente alle visite e le ricette le poteva fare in un secondo momento». Ma si può andare oltre. A dirlo anche i pediatri, nelle ultime settimane impegnati ad arginare la grande ondata di influenze che ha colpito i più piccoli. «Per evitare di affollare ulteriormente gli studi dei pediatri di famiglia in questo periodo di alta circolazione di infezioni virali è necessario, nell’immediato, trovare il modo di prorogare il promemoria o ricetta dematerializzata», aveva dichiarato sulla questione delle ricette digitali Luigi Greco, consigliere consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (Sip) e pediatra di famiglia a Bergamo. Poi anche in questo caso l’appello sull’urgenza del fascicolo elettronico: «Per trasferire in modo sicuro le informazioni dal prescrivente al paziente bisogna puntare sul fascicolo sanitario elettronico, come avviene oggi in Veneto». Greco parla quindi di una condizione alla proroga sulle ricette dematerializzate: «Dovrebbe essere vincolata all’impegno, da parte delle regioni, a una effettiva implementazione del fascicolo sanitario elettronico, attraverso la tessera sanitaria o specifiche App».

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Bonus psicologo, l’aiuto sale a 1.500 euro: sarà permanente

21 Dicembre 2022 - 12:09 Redazione
Lo prevede un emendamento del Pd approvato in commissione Bilancio della Camera. il tetto Isee resta a 50mila euro

Il bonus psicologo diventerà permanente, con l’aiuto che salirà da 600 a 1.500 euro, secondo l’agenzia Ansa. È quanto prevede un emendamento del Pd approvato in commissione Bilancio della Camera in merito alla misura nata lo scorso anno con il precedente decreto Milleproroghe. Le risorse stanziate ammontano a 5 milioni di euro per il 2023, mentre dal 2024 raggiungeranno quota 8 milioni di euro. È stato, invece, confermato, il tetto dell’Isee – la cui presentazione è necessaria per richiedere il bonus – a 50mila euro per accedere al sostegno dello Stato. Per l’anno in corso le risorse arrivavano a 25 milioni di euro. Prima dell’emendamento del Partito Democratico, la cifra a cui si poteva accedere andava dai 200 ai 600 euro, a seconda del reddito del beneficiario, ed è stata calcolata tenendo conto che per ogni seduta di psicoterapia la tariffa minima è in media di 50 euro. Per i prossimi anni però sarebbero state ridotte le risorse stanziate per il bonus psicologo: dagli attuali 25 milioni di euro, si passerebbe a 5 milioni per il 2023 e 8 milioni dal 2024.

Come funziona il bonus e come richiederlo

Il Bonus psicologo è un contributo dello Stato che permette di sostenere le spese di assistenza psicologica dei cittadini relative alle sessioni di psicoterapia. Il bonus è fruibile rivolgendosi a specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi. Per quanto riguarda i beneficiari, il documento pubblicato in Gazzetta Ufficiale spiega che possono usufruire del contributo tutte quelle persone che «a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, si trovano in una condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica». Per richiedere il sostegno bisogna accedere al sito dell’Inps e, nello specifico, il percorso da compiere è: Prestazione e servizi > Servizi > Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche. Per arrivare all’ultimo punto è consigliabile scrivere “non pensionistiche” nel pannello dei filtri di ricerca, così da trovare subito velocemente il link in questione. A questo punto va fatta l’autenticazione con lo Spid o la Carta di identità elettronica. Nella compilazione dei dati verrà chiesto l’Isee. Si può richiedere la prestazione sia per sé che per conto terzi.

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Manovra, smart working prorogato fino al 31 marzo per i fragili: esclusi i genitori di figli under 14

21 Dicembre 2022 - 12:06 Redazione
La misura riguarda i dipendenti del settore pubblico e di quello privato. Potranno usufruire delle modalità di lavoro agile anche esercitando mansioni diverse da quelle ricoperte in sede

Dall’emendamento riguardante la proroga dello smart working fino al 31 marzo scompare la possibilità di lavoro agile per i genitori di figli con meno di 14 anni. L’emendamento alla legge di Bilancio 2023, approvato in commissione Bilancio a Montecitorio, prevede che possano usufruire dello strumento solo i dipendenti fragili. Non compaiono discriminanti tra lavoratori che operano nel pubblico o nel privato: la misura varrà per entrambi i settori. Inoltre, i dipendenti potranno accedere alle modalità di lavoro agile anche esercitando mansioni diverse da quelle eseguite nella tradizionale sede lavorativa. Nel testo, infatti, si legge che il datore di lavoro assicura lo svolgimento della prestazione lavorativa in smart working «anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento».

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Asia Argento dopo la condanna di Weinstein, gli insulti dopo le denunce e la liberazione: «Oggi sono serena: ho trasformato il veleno in medicina»

21 Dicembre 2022 - 12:02 Redazione
«Ci sono volute due decadi e 16 anni di analisi per liberarmi di questo critico interiore in primis - scrive l'attrice su Instagram - e per imparare a farmi scivolare le insinuazioni dei detrattori poi, che facevano ancora più male perché ero stata io la prima a incolparmi»

Era il 2017 quando Asia Argento denunciò tra le prime a Hollywood gli abusi subiti dal produttore Harvey Weinstein, condannato dal tribunale di Los Angeles per altri tre reati: uno stupro e due aggressioni sessuali. Il produttore era stato già condannato a New York per violenza sessuale e sta scontando 23 anni di carcere, a cui si aggiunge l’ultima condanna di 24 che potrebbero aumentare quando la corte emetterà la sentenza sulle aggravanti. In un lungo post su Instagram, Argento torna su quella che per lei è stata una lunghissima e dolorosissima parte della sua vita, ma di cui oggi dice di esserne uscita come una «donna serena, una sopravvissuta», riuscendo a «trasformare il veleno in medicina e so che la mia esperienza ha aiutato innumerevoli donne in tutto il mondo a uscire dallo stigma delle violenze sessuali, a liberarsi di questo enorme fardello. E per questo sono e sarò sempre eternamente grata».

Le denunce

L’attrice ricorda come nel 2017 assieme ad altre donne rivelò quel che avevano subito, dando di fatto il via al movimento MeToo: «Ci fu un vero e proprio tsunami mediatico, subii da parte dei media e degli haters quello che viene chiamato “victim blaming”. Vennero dette pubblicamente frasi come “se l’era cercata, poteva dire no, l’ha fatto per farsi pubblicità”, perché la colpa del predatore in qualche strana maniera ricade sempre sulla donna, sulla vittima, anche se detesto questa parola. La vittima di stupro, di molestie, viene sempre, prima di tutto, giudicata. Prima ancora dello stupratore».

Lo stigma

Nella bufera di quei momenti, l’attrice ricorda di aver fatto i conti anche con gli scrupoli e i sensi di colpa, interrogandosi su «come mai non fossi riuscita a scappare, perché non gli avessi dato un calcio nelle palle come mi aveva insegnato mia madre, perché non avessi urlato e chiamato le forze dell’ordine. M’incolpavo dicendomi che davo troppa confidenza agli uomini. O che forse era colpa dei ruoli che interpretavo, le pose sexy sulle copertine dei giornali. Se qualcosa di irrisolto dentro di me non mi aveva mai permesso di amarmi completamente, dopo essere stata violentata iniziai a disprezzarmi. Continuavo a ripetermi che ero una puttana e che me l’ero cercata. Non riuscivo a fuggire da questi pensieri. Allora ero ventenne, non avevo gli strumenti per capire cosa mi era successo».

La liberazione

Finché la consapevolezza è arrivata con il tempo: «Ci sono volute due decadi e 16 anni di analisi per liberarmi di questo critico interiore in primis, e per imparare a farmi scivolare le insinuazioni dei detrattori poi, che facevano ancora più male perché ero stata io la prima a incolparmi. Ieri Weinstein è stato condannato (dopo la sentenza di 23 anni a New York) a Los Angeles per stupro e violenze sessuali, potrebbe scontare 47 anni in carcere. Quarantasette anni è la mia età. Oggi sono una donna serena, una sopravvissuta, amo la vita, amo me stessa, ho trasformato il veleno in medicina, e so che la mia esperienza ha aiutato innumerevoli donne in tutto il mondo ad uscire dallo stigma delle violenze sessuali, a liberarsi di questo enorme fardello. E per questo sono e sarò sempre eternamente grata».

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Suicida un 30enne in carcere a Rebibbia: sarebbe uscito tra sei mesi

21 Dicembre 2022 - 11:39 Redazione
Si tratta dell'82esimo suicidio dall'inizio dell'anno, un numero mai così alto negli ultimi 10 anni

Un uomo di 30 anni si è suicidato nel carcere di Rebibbia a Roma. Tra sei mesi sarebbe tornato in libertà. Era di origine bengalese e sulle spalle aveva una condanna di circa due anni per concorso in rapina. Era stato rilasciato fuori dal carcere nella sentenza di primo grado, ma poi in appello per un residuo di pena di un anno era stato portato nella prigione romana. E il prossimo luglio avrebbe finito di scontare la pena. Si tratta dell’82esimo suicidio dall’inizio dell’anno, un numero mai così alto negli ultimi 10 anni. Dato rilevato dal rapporto del Garante delle persone private della libertà personale che già a inizio dicembre segnalava come la situazione sia ancora più preoccupante se rapportato al numero totale dei detenuti. Il rapporto del Garante, che considera il periodo da gennaio a novembre 2022, puntualizza che su 79 casi di suicidio rilevati 33 riguardano persone riconosciute con fragilità personali o sociali, come nel caso di senza fissa dimora o persone con disagio psichico. Di questi, 74 erano uomini e 5 donne a cui si aggiungono altri tre suicidi rilevati nel mese corrente. Negli ultimi dieci anni, negli istituti penitenziari nazionali si sono verificati almeno 583 suicidi, di persone di età compresa tra i 18 anni e gli 83 anni e quasi la metà era in attesa di una sentenza definitiva. E il report sottolinea che: «Troppo breve è stata in molti casi la permanenza all’interno del carcere, troppo frequenti sono anche i casi di persone che presto sarebbero uscite». E, spesso, l’elemento cruciale che spinge al gesto estremo è lo stigma dell’essere entrati in carcere.

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Conte furioso per l’eliminazione dell’offerta “congrua” dal reddito di cittadinanza: «Follia pura»

21 Dicembre 2022 - 10:52 Redazione
Il leader M5s: così si distrugge l'ascensore sociale

«Hanno fatto saltare il concetto di congruità che è fondamentale per tutelare la dignità del lavoro e degli studi». Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è furioso per l’ultima modifica al reddito di cittadinanza nella Legge di Bilancio. «Qui non riguarda il reddito di cittadinanza: dire che i più indigenti devono accettare qualsiasi proposta significa distruggere l’ascensore sociale, riguarda tutti e siamo alla follia pura. Hanno fatto saltare il concetto di congruità che è un concetto fondamentale per tutelare la dignità del lavoro e degli studi», ha detto l’ex Avvocato del Popolo all’assemblea di Coldiretti. Conte si è detto anche sorpreso per «l’incompetenza che questo governo e questa maggioranza stanno dimostrando. Hanno presentato un testo per la manovra il 15 dicembre, lo stanno riscrivendo a pezzi, ma lo stanno riscrivendo male. C’è un problema sia da un punto di vista tecnico su come scrivono le norme, poiché si sono contraddetti più volte, ma anche da un punto di vista politico e culturale».

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TECNOLOGIAWebWhatsApp

Whatsapp, la nuova funzione in arrivo: si potrà annullare la cancellazione dei messaggi

21 Dicembre 2022 - 10:41 Redazione
L'opzione avrà un timing di 5 secondi per poter tornare sui propri passi e non eliminare più la chat

Nuova funzione in arrivo su Whatsapp. A breve si potranno recuperare i messaggi cancellati per errore, grazie ad Accidental Delete che permetterà agli utenti di avere 5 secondi per tornare indietro. L’operazione potrà essere compiuta cliccando sul pulsante «Annulla» che comparirà a breve sul fondo dello schermo. L’azienda ha riferito che sarà disponibile a tutti gli utenti di Android e IOS e sarà introdotta a livello globale in modo graduale. Il sito WABetaInfo riferisce che già ad agosto scorso è stata testata una versione beta, ovvero di prova. Nel 2017 il colosso aveva introdotto la funzione «Elimina per tutti» che consente di cancellare un messaggio per tutte le persone di una conversazione, mittente e destinatari. Venne progettata per permettere agli utenti di intervenire tempestivamente laddove inviino per errore messaggi in determinate chat personali o di gruppo. Inizialmente l’opzione prevedeva un limite di sette minuti, poi è stato esteso il tempo. Gli utenti ora si chiedono se l’estensione del limite di tempo sarà applicata anche a questa nuova funzione in arrivo. Lo scorso 15 novembre, Whatsapp ha introdotto nell’ultimo aggiornamento anche la possibilità di messaggiare con se stessi.

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ATTUALITÀInchiesteLeccePugliaSupermercatiViolenza sessualeViolenza sulle donne

«Con il dorso della mano non è violenza»: così il tribunale di Lecce archivia il caso di un cliente che ha toccato il sedere a una commessa

21 Dicembre 2022 - 10:19 Redazione
Secondo la sentenza il contatto è avvenuto con il dorso e perché è durato una frazione di secondo

«Col dorso della mano non è violenza». Così ha deciso il Tribunale di Lecce accogliendo la richiesta di archiviazione per un uomo accusato di violenza sessuale per aver toccato il fondoschiena di una giovane commessa di un supermercato di cui era cliente. Sono due i motivi della sentenza: non può essere considerata molestia perché il contatto è avvenuto con il dorso della mano e perché è durato molto poco, una frazione di secondo. L’episodio risale al 22 giugno 2022 quando l’accusato venne denunciato ai carabinieri dalla 25enne. E allora venne iscritto al registro degli indagati. A supporto dei difensori della ragazza c’erano i filmati delle telecamere di sicurezza del supermercato che ripresero la scena incriminata. L’uomo, infatti, mentre percorreva la corsia dei prodotti da frigo sfiorò velocemente il dorso della mano sul fondoschiena della commessa che stava sistemando della merce su uno scaffale. Il cliente era noto nel negozio e conosceva la commessa in questione, in quanto frequentatore abituale dell’esercizio.

Le motivazioni

Il pm aveva condannato il gesto definendolo «immorale, volgare e irrispettoso», ma aveva chiesto l’archiviazione del caso. «Non si tratta di un palpeggiamento, facendosi in tal caso riferimento al toccamento con il palmo delle mani e non si tratta neppure di un toccamento lascivo, facendosi in tal caso riferimento a quei toccamenti che manifestano libidine», ha dichiarato il pubblico ministero. Poi ha precisato: «Sul punto la giurisprudenza è univoca nel ricondurre ad ‘atti sessuali’, in virtù del principio di oggettività e tassatività della fattispecie, non ogni contatto corporeo con zone erogene della persona offesa, ma solo quei palpeggiamenti o quei toccamenti a connotazione lasciva. Pertanto non può qualificarsi come lascivo il toccamento del gluteo attuato con il dorso della mano».

La condanna di Serrani

La vicenda arriva a meno di 24 ore dalla condanna a un anno e sei mesi a carico di Andrea Serrani, il ristoratore marchigiano accusato di violenza sessuale nei confronti della giornalista Greta Beccaglia. Una vittoria, a suo avviso, che non è solo sua «ma di tutte le donne». E ha aggiunto: «Nessuno ha il diritto di violare i nostri diritti, di considerare il nostro corpo come un trofeo; nessuno deve più umiliarci, denigrarci, considerarci un oggetto. Nessuno».

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Il fratello di Liliana Resinovich non crede al suicidio e accusa il marito: «Mi ha sempre preso in giro»

21 Dicembre 2022 - 09:56 Redazione
La donna è stata ritrovata morta. L'ipotesi soffocamento

«Voglio che mi dimostrino scientificamente che Liliana si è suicidata. Solo allora avrò un po’ di pace e farò i conti con la mia coscienza per non aver capito nulla di mia sorella». Sergio, il fratello di Liliana Resinovich, parla oggi con il Corriere della Sera del caso della sorella. La donna è scomparsa un anno fa a Trieste. 22 giorni dopo la polizia l’ha trovata morta nel bosco di un ospedale psichiatrico a due chilometri da casa sua. Secondo le indagini della Procura si sarebbe suicidata. Ma il fratello non ci crede: «La conoscevo molto bene. Non aveva turbe. Era felice». Per lui la sorella una settimana prima della scomparsa «era di buon umore. Aveva le idee molto chiare. E c’era il progetto di andare a vivere con un altro uomo, Claudio Serpin. Ho chiesto a Serpin di vederci. Mi ha raccontato tutto. Che avrebbe voluto iniziare una nuova vita con Liliana e che lei era disponibile». Credo, dice Sergio, «che l’atto del suicidio sia stato montato, come una sceneggiata, per farlo sembrare tale. Il marito (Sebastiano Visintin) li ha male instradati. Ha parlato di allontanamento spontaneo. Così si è perduto tempo. Il giorno della scomparsa avevo chiamato al telefono mia sorella. Ha risposto il marito. “È uscita e ha lasciato il telefono in casa”. Era una donna precisa. Figurarsi se usciva senza telefono, soldi e Green pass». E il Dna che lo scagiona? «Non era completo. Non si è riusciti a capire a chi appartenesse. Io credo che sia morta il giorno della scomparsa». Il marito «mi ha sempre preso in giro. Quando dicevo ‘andiamo a cercarla’ rispondeva di aspettare». Mentre e il suicidio dovesse diventare verità ufficiale della procura «chiederemo la riesumazione del cadavere per altre analisi».

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Pechino, Xi Jinping incontra a sorpresa Medvedev. Il presidente cinese: «Auspico una soluzione pacifica a Kiev» – Il video

21 Dicembre 2022 - 09:33 Redazione
Le due parti hanno discusso di collaborazioni bilaterali e di questioni internazionali, compreso il conflitto in Ucraina

Il presidente della Cina, Xi Jinping, ha incontrato a Pechino Dmitry Medvedev, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo e leader di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Ad annunciarlo è l’agenzia di stampa Tass che cita la tv di stato. «Medvedev ha reso noto di aver discusso con Xi Jinping di collaborazioni bilaterali con la Federazione russa e di questioni internazionali, compreso il conflitto in Ucraina», spiegano. «Medvedev e il leader cinese – aggiunge Tass – hanno riscontrato un’ampia coincidenza di vedute e Xi ha auspicato che si arrivi una soluzione politica pacifica alla crisi ucraina». Inoltre, il numero due del Consiglio di sicurezza russo ha passato al presidente cinese un messaggio di Putin, che «rileva un livello senza precedenti di dialogo politico russo-cinese e cooperazione bilaterale pratica». Stando al comunicato stampa del segretariato di Medvedev, nel suo messaggio Putin «esprime fiducia nello sviluppo continuo e progressivo dei legami interstatali e interpartitici in stretta collaborazione con la nuova dirigenza del Partito сomunista сinese». Sul suo account Telegram, Medvedev ha condiviso diffuso un video che lo ritrae durante l’incontro con Xi e a colloquio con funzionari cinesi.

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Renzi: «La manovra? Piena di marchette. La stampella del governo Meloni sono i grillini»

21 Dicembre 2022 - 09:25 Redazione
Il leader di Iv: «Il ministro Lollobrigida è l'ufficiale di collegamento tra l'esecutivo e il M5s»

«Non hanno sfasciato i conti. Questo è il risultato migliore. Sul resto vedo una collezione di marchette da far impallidire le manovre della prima repubblica. Almeno lì c’era un’idea di Paese». In un’intervista a La Stampa oggi Matteo Renzi va all’attacco della Legge di Bilancio del governo Meloni. «Dare i soldi alle società di Serie A, che si sono dimostrati incapaci, togliendo gli interventi culturali per i diciottenni, è il simbolo della follia di questa manovra», premette l’ex premier. Che poi punta il dito su 18App: «L’hanno proprio azzerata. Nel 2022 c’erano 230 milioni, nel 2023 zero. È la cosa peggiore perchè tradisce una visione di paese priva di speranza. Si tolgono i soldi ai ragazzi che entrano in libreria, ma si stanziano 890 milioni per gli indebitati presidenti delle società di Serie A. Io adoro il calcio, ma se in Inghilterra i diritti televisivi sono pagati dieci volte di più è perché c’è una cultura dell’industria sportiva. In Premier League il calcio regala emozioni alla gente, in Serie A il governo regala emendamenti a Lotito». Renzi aggiunge che Meloni «non è Draghi e ce ne stiamo accorgendo tutti». E conclude: «La vera stampella di questo governo sono i grillini, l’abbiamo visto anche sulla pregiudiziale di costituzionalità del Decreto Rave. E il ministro Lollobrigida è l’ufficiale di collegamento con i grillini, lo sanno tutti».

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Abusi nella ginnastica, la confessione di una coach: «Ho sbagliato sapendo di sbagliare: avevo l’autostima sotto i piedi»

21 Dicembre 2022 - 09:10 Ygnazia Cigna
La testimonianza di Irene Castelli, atleta azzurra di ginnastica artistica alle Olimpiadi di Sidney 2000: «Alle colleghe dico: cercate aiuto all’esterno, accettatelo perché il rischio di provocare traumi e dolore nelle vostre bambine è forte»

«Ho sbagliato sapendo di sbagliare». Inizia così la confessione di Irene Castelli, 39enne e atleta azzurra di ginnastica artistica alle Olimpiadi di Sidney 2000. È la prima coach che fa autocritica e analizza il fenomeno degli abusi dal punto di vista di un’allenatrice che con l’aiuto della terapia ha preso consapevolezza dei suoi traumi ed errori. «Ho sbagliato perché alla fine della mia carriera di atleta avevo l’autostima sotto i piedi ed ero traumatizzata nel corpo e nella mente», ha raccontato ieri nel corso di un incontro a Roma dell’associazione Change The Game. Quest’ultima, coordinata da Daniela Simonetti, è un organizzazione di volontariato che si impegna a proteggere le atlete e gli atleti da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici. Castelli ha poi precisato a Open che «non si trattava di violenza ma di mancanza di empatia con le ginnaste»: «Quando ho iniziato ad allenare, la metodologia di allenamento non era sicuramente corretta: ora grazie al lavoro che ho fatto su me stessa è tutto cambiato», ci scrive.

L’appello alle colleghe: «Cercate aiuto o fate danni»

Nell’incontro di ieri l’associazione ha presentato 197 denunce di tante atlete su presunti abusi nel mondo della ginnastica ritmica. Castelli racconta che la dinamica delle violenze è un circolo vizioso: prima di diventare carnefice è stata vittima. «Mandata in pedana sotto antidolorifici anche quando stavo male – spiega -, per non sottrarre tempo agli allenamenti dovevo scegliere se pranzare o andare dal fisioterapista. Le Olimpiadi non sono state un traguardo, ma un incubo». Poi ha iniziato un percorso di terapia con una psicologa che l’ha «guarita» e ora lancia un appello alle colleghe: «Cercate aiuto all’esterno, accettatelo perché il rischio di provocare traumi e dolore nelle vostre bambine è forte».

La testimonianza di un altro coach

Non solo Castelli. Il Corriere della Sera riferisce anche di un secondo allenatore che ha raccontato la sua testimonianza nell’incontro di ieri. «Una mia atleta promettente ma esuberante veniva umiliata davanti a tutti dal capo allenatore che la costringeva a decine di trazioni punitive alla fune», ha detto. Un giorno lei, per la vergogna e lo sfinimento, si fece la pipì addosso: lui si trattenne dal darle uno schiaffo dicendo che le faceva schifo». Abusi di cui il coach rivela di rendersi conto della gravità solo ora. Il dossier di Change the Game riferisce di episodi accaduti nelle palestre di 15 regioni italiane che toccano atlete dagli 8 ai 22 anni vittime di body shamingprivazioni alimentaridiscriminazioni, percosse e allenamenti estenuanti.

Una Federazione immobile

Ma non solo allenatori e sportive, nella vicenda sono coinvolti anche i genitori delle giovani che spesso – pur sapendo – non hanno denunciato per non impedire alla figlia di fare carriera. O in altri casi hanno riferito che le denunce non hanno avuto efficacia. Il mondo della ginnastica attende una risposta da Federginnastica che continua a chiamare esperti per passare a setaccio le palestre, ma non ha ancora emanato un solo provvedimento restrittivo nei confronti delle istruttrici. Intanto, l’avvocato Patrizia Pancanti annuncia che «sul fronte penale sono accertati fatti trasversali a livello nazionale su cui stanno lavorando molte procure».

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