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«Ho pagato e ho cambiato vita»: dalla condanna per spaccio alla candidatura nel Lazio, il passato di Francesco Rocca

21 Dicembre 2022 - 08:41 Redazione
I conti con la giustizia del candidato governatore del Lazio che ha avuto una condanna per spaccio di droga

«Ero molto sofferente e iniziai a usare gli stupefacenti». A parlare è Francesco Rocca, candidato alla presidenza della Regione Lazio con il centrodestra. Avvocato ed ex Fronte della Gioventù, si è dimesso lo scorso 19 dicembre da presidente della Croce rossa, di cui è stato a capo per 10 anni, per mettersi «a disposizione del territorio». E proprio in questi giorni in cui si parla della sua candidatura emerge un passaggio del suo passato con la giustizia italiana che lo ha visto condannato a tre anni di carcere per spaccio di droga. «Non posso e non voglio nascondere il mio passato. Ma sono trascorsi 38 anni, all’epoca ne avevo solo 19 ed ero pieno di problemi e fragilità», così inizia il suo racconto in un’intervista a La Stampa in cui confida che fa ancora fatica a parlarne. Il candidato del centrodestra sarebbe stato coinvolto nello spaccio di eroina da parte di un clan di persone di origine nigeriana.

Dalla condanna all’avvocatura

Riferisce che era un periodo particolare della sua vita perché aveva la madre in fin di vita a causa di un cancro. «Vivevo ad Ostia, che non è proprio un ambiente tranquillo, e sono finito in un giro di amicizie sbagliate. Ma ho fatto il conto con la giustizia: mi sono fatto un anno agli arresti domiciliari e ho iniziato un proficuo percorso di recupero», spiega Rocca. E in quel periodo di reclusione tra le mura domestiche ha studiato Giurisprudenza e si è laureato in poco più di tre anni. Tornato libero si è dato al volontariato, inizialmente con la Caritas. «E da allora non ho mai smesso di essere in prima linea sul sociale», sottolinea. Nonostante il passato ingombrante, è diventato avvocato penalista, poi presidente della Croce rossa e manager della sanità. Ora è il momento della politica. «Perché? Per mettermi al servizio della collettività. Il mio obiettivo è quello di migliorare la vita dei cittadini laziali, soprattutto sul fronte della mobilità e della sanità, che negli ultimi dieci anni è rimasta congelata»

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La morte di Lando Buzzanca, l’ipotesi omicidio con dolo e la storia dell’eredità contesa tra il figlio e la compagna

21 Dicembre 2022 - 08:20 Redazione
Francesca Della Valle coinvolge la sua associazione. Massimiliano respinge le accuse

Francesca Della Valle, compagna di Lando Buzzanca, ha consegnato una serie di documenti sulla morte dell’attore all’associazione Labirinto 14 luglio. Si tratta di un ente fondato proprio da Della Valle per tutelare i più fragili dall’errata applicazione della legge 604, quella sull’amministratore di sostegno. L’avvocata penalista Maria Rosa Dursi e l’ex giudice tutelare Claudio Reale stanno vagliando le carte. Secondo l’edizione romana di Repubblica si potrebbe configurare l’ipotesi di omicidio con dolo eventuale. Buzzanca è morto il 18 dicembre scorso. Secondo Della Valle ci sono due punti critici su cui si stanno concentrando gli esperti dell’associazione. Il primo è la volontà dell’attore di lasciare la residenza sanitaria assistita. La permanenza è stata decisa dall’amministratore di sostegno. Che, secondo questa ipotesi, non avrebbe così rispettato l’articolo 410 del Codice Civile.

L’ipotesi omicidio con dolo

L’articolo impone all’amministratore di sostegno di avere riguardo «di bisogni e aspirazioni del beneficiario». In più «è risaputo che l’anziano fuori dal proprio ambiente quotidiano decade, perciò chi ha deciso di ricollocarlo era a conoscenza del rischio di morte o dell’accelerazione di questo processo». Per questo, sostiene Reale, «si potrebbe anche configurare l’ipotesi di omicidio con dolo eventuale». Il secondo punto è la vendita della residenza dell’attore a Roma in nuda proprietà con usufrutto e della tenuta di Amelia. Secondo quanto risulta all’associazione la vendita dell’immobile che è sito a ponte Milvio è avvenuta prima della richiesta della perizia per riportare l’attore a casa. Il notaio, secondo Reale, «non si è accertato della volontà di Lando Buzzanca di vendere», trasgredendo quindi «il suo compito di controllo della funzione di legalità». E impedendo a Della Valle di ereditare parte dei beni di Buzzanca: sarebbe successo se la Cassazione avesse dato ragione alla donna che voleva sposare l’87enne.

La difesa del figlio e i debiti di Buzzanca

Il figlio dell’attore, Massimiliano, ha respinto le accuse: «Non ricordo quando è stato fatto il rogito. La scelta di vendere gli immobili è stata presa dal giudice tutelare per sanare dei debiti che mio padre, non sappiamo come, ha maturato all’incirca negli ultimi 5 anni. Davvero qualcuno pensa che sia piacevole per me e per mio fratello Mario vendere la casa dove siamo cresciuti? Non ci siamo intascati i soldi, oltre ai debiti quei fondi sono stati utilizzati per fare in modo che papà potesse mantenersi fino all’ultimo». In più «una sentenza dice che Francesca Della Valle non è mai stata la compagna di mio padre, non è niente per noi. Io non devo giustificarmi con chi vuole utilizzare la questa storia per suoi fini e interessi personali. Quali, non lo so. Lo scoprirò molto presto»

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Zelensky conferma: «Sto andando a Washington. Incontrerò Biden e parlerò al Congresso». Pronto l’annuncio sui Patriot

21 Dicembre 2022 - 07:52 Redazione
Il viaggio del presidente dell'Ucraina e la promessa degli Usa: altri due miliardi di armi

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha confermato ufficialmente il suo viaggio negli Stati Uniti. Su Twitter Zelensky ha fatto sapere di essere «in viaggio verso gli Stati Uniti per rafforzare la resilienza e le capacità di difesa dell’Ucraina. In particolare, il presidente degli Stati Uniti ed io discuteremo della cooperazione tra l’Ucraina e gli Stati Uniti. Terrò anche un discorso al Congresso e una serie di incontri bilaterali». Anche la Casa Bianca ha confermato la visita precisando che il presidente ucraino sarà accolto da Joe Biden alle 14 ora locale, le 20 in Italia, nel South Lawn della residenza del presidente. A seguire, l’incontro tra i due leader nello Studio Ovale e poi alle 16.30 ora locale, le 22.30 da noi, la conferenza stampa congiunta. «Il presidente Biden è ansioso di ricevere il presidente Zelensky alla Casa Bianca», fa sapere la portavoce Karine Jean-Pierre confermando anche che dopo l’incontro con Biden Zelensky interverrà al Congresso «a dimostrazione del grande, bipartisan sostegno per l’Ucraina». Il presidente americano annuncerà in giornata l’invio di un nuovo pacchetto di armi all’Ucraina «di quasi due miliardi» di dollari. Per la prima volta l’invio conterrà i missili Patriot.

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Cuneo fiscale: come cambiano le buste paga con le nuove regole da Draghi a Meloni

21 Dicembre 2022 - 07:40 Redazione
I conti sull'impatto mensile e annuale dei due tagli di Draghi e Meloni

Un risparmio massimo di 493,85 euro all’anno per chi ne guadagna meno di 25 mila. Questo è il prodotto dei tagli al cuneo fiscale dei governi Draghi e Meloni nell’anno 2023. L’impatto del taglio lo calcola oggi il Sole 24 Ore, sommando quello del 2% già previsto dal 2022 e quello dell’1% che si trova nella Legge di Bilancio. Le fasce di retribuzione che ne beneficiano di più sono quella da 22.500 e quella da 25 mila euro annui. Il quotidiano ricorda che il primo sgravio contributivo è stato introdotto dalla Manovra 2022 nella misura dello 0,8% per i contributi previdenziali. Sempre l’esecutivo di Draghi ne ha poi effettuato un altro pari all’1,2% da luglio a dicembre 2022. Infine è arrivato l’1% di Meloni valido a partire dal primo gennaio 2023. In base ai criteri, l’impatto del nuovo taglio del cuneo sarà:

  • pari a 19,25 euro al mese, ovvero a 231 euro l’anno per chi guadagna 10 mila euro;
  • di 24,06 euro mensili e 288,75 annui per chi ne guadagna 12 mila 500;
  • pari a 28.88 euro al mese e 346,50 annui per la soglia di 15 mila euro;
  • di 28,81 euro mensili, pari a 345,69 all’anno per la soglia di 17 mila 500 euro;
  • pari a 32,92 euro al mese, ovvero 395,08 all’anno per la fascia da 20 mila euro;
  • di 37,04 euro al mese, pari a 444,46 annui per chi ne guadagna 22 mila e 500;
  • pari a 41,15 euro mensili, ovvero 493,85 annui per chi guadagna 25 mila euro l’anno.

Le fasce successive fino ai 35 mila euro hanno guadagni minori rispetto alle due soglie precedenti. Sul versante opposto, ricorda il quotidiano, pur beneficiando del taglio del 3%, il conto totale si assottiglia a 10 mila euro di retribuzione (il risparmio è di 19,25 euro mensile e 231 euro annuale) e a quota 12.500 euro (24 euro mensili e 288,75 euro annuali).

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La Legge di bilancio domani in Aula: restano le multe per Pos e Bancomat, l’ultima lite è sulla caccia al cinghiale in città

21 Dicembre 2022 - 07:09 Redazione
Ok al mandato per i relatori di maggioranza. La settimana prossima a Palazzo Madama

La Commissione Bilancio della Camera ha approvato il mandato ai relatori della maggioranza sulla manovra economica emendata. L’ok a Roberto Pella, Dario Trancassini e Silvana Comaroli è arrivato al settimo giorno di convocazione della Commissione per le votazioni. Il testo della legge domani mattina alle 8 approderà nell’aula di Montecitorio. Per venerdì 23 dicembre invece è atteso il voto di fiducia. Dopo Natale la Legge di Bilancio arriverà in Senato per l’approvazione definitiva. Dalla lettura degli ultimi emendamenti emerge il ritorno delle multe per i commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat.

Gli emendamenti

È stato infatti approvato in commissione Bilancio alla Camera l’emendamento alla manovra che sopprime la modifica introdotta nella stessa Legge di bilancio con cui si introduceva un tetto di 60 euro entro il quale i commercianti avrebbero potuto rifiutare transazioni col Pos senza incorrere in sanzioni. Nel frattempo l’ultima lite tra maggioranza e opposizione è scoppiata sui cinghiali. Quando le votazioni erano praticamente terminate e mancava solo il mandato è rispuntato l’emendamento alla manovra che apre alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica anche in città. L’emendamento non è entrato nei fascicoli e l’Alleanza Sinistra-Verdi è andata all’attacco: «Avevate preso un impegno con noi che quei fascicoli erano quelli su cui avremmo fatto la discussione, non l’avete rispettato», ha detto Angelo Bonelli. Il relatore Trancassini ha quindi chiesto la convocazione dell’ufficio di presidenza e la seduta è stata sospesa.

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Manovra, la stretta definitiva sul reddito di cittadinanza: l’offerta non più “congrua” e i limiti per chi non finisce le scuole

21 Dicembre 2022 - 06:48 Redazione
La prima proposta di lavoro potrà essere localizzata su tutto il territorio nazionale

Dal reddito di cittadinanza sparisce l’offerta di lavoro “congrua”. Ma il sussidio si cancella anche ai giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno finito le scuole. Gli emendamenti in commissione sulla Legge di Bilancio 2023 disegnano il quadro del nuovo aiuto. L’emendamento riformulato a firma di Maurizio Lupi (Noi Moderati) sopprime la parola “congrua” dal testo della norma, che attualmente prevede che i beneficiari del reddito decadano dal beneficio qualora non accettino la prima offerta di lavoro congrua. Si reputa “congrua” l’offerta che considera le esperienze e competenze maturate e anche la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento. Ovvero entro 80 chilometri e raggiungibile in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici.

Lo studio e il sussidio

Con la modifica approvata la prima proposta di lavoro potrà essere localizzata in qualunque zona del territorio nazionale. E chi non la accetta vedrà l’annullamento del sussidio. Si restringe anche la platea dei percettori. Con il criterio del titolo di studio. A decorrere dal primo gennaio 2023 l’erogazione del reddito di cittadinanza ai giovani tra i 18 e i 29 anni sarà condizionata al completamento del percorso della scuola dell’obbligo. L’emendamento a firma Sasso è stato approvato in nottata. Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara aveva chiesto di condizionare il sussidio al titolo di studio. Segnalando che 140 mila percettori hanno soltanto la licenza media. Questa stretta si aggiunge alla limitazione temporale: l’assegno che arriverà l’anno prossimo solo per 7 mesi invece degli 8 previsti. Mentre i datori di lavoro che assumono dal primo gennaio al 31 dicembre con contratto a tempo indeterminato i beneficiari del Reddito di cittadinanza «si è aumentato da 6mila e 8mila euro la soglia massima per l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali».

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Non sarebbe in immediato pericolo di vita Gianluca Vialli. La madre rientrata da Londra

21 Dicembre 2022 - 06:15 Redazione
La madre e il fratello sono tornati a Cremona. Nei prossimi giorni altri viaggi. L'inizio delle cure qualche settimana prima dell'annuncio

La mamma e uno dei fratelli di Gianluca Vialli sono tornati ieri a Cremona dopo il viaggio a Londra. La signora Maria Teresa, 87 anni, era partita lunedì sera per raggiungere la clinica dove l’ex calciatore e allenatore è ricoverato e lotta contro un tumore al pancreas con il fratello Nino. Nessuno dei parenti ha rilasciato dichiarazioni sulle condizioni di Vialli. Ma il ritorno in Italia fa pensare che la situazione non stia rapidamente precipitando come sembrava. Nella capitale del Regno Unito il gemello del gol del mister degli Azzurri Roberto Mancini è seguito dal primario David Cunningham. Oncologo e tifoso del Chelsea, il dottore lo ha seguito fin dal primo momento della sua malattia. E, fa sapere Repubblica, gli infermieri sono rimasti nei reparti di oncologia nonostante gli scioperi del settore.

Il tumore al pancreas

Il quotidiano fa sapere che altri familiari dovrebbero raggiungere Londra nei prossimi giorni. Vialli sta lottando contro il tumore al pancreas, anche se un bollettino medico ufficiale non è stato ancora diramato. La Gazzetta dello Sport scrive che il Royal Marsden Hospital, a Londra, è l’ospedale in cui Vialli ha ricevuto le prime cure nel 2017, quando è apparsa la malattia. Si trova nel quartiere di Chelsea, poco lontano da Stamford Bridge, il suo ex stadio. Oltre alla madre Maria Teresa e al fratello Nino, della famiglia Vialli fanno parte il padre Gianfranco, la sorella Mila e gli altri fratelli Marco e Maffo. La moglie di Vialli si chiama Cathryn White Cooper e insieme hanno due figlie: Olivia e Sofia. Anche lei si trova nella clinica dove l’ex calciatore si sta sopponendo a nuove terapie che lo stanno provando a livello fisico. Nei giorni scorsi era arrivato l’arrivederci alla Nazionale proprio per potersi sottoporre alle cure senza altri impegni.

La malattia e le terapie

Vialli ha reso noto di essere malato nel 2018, quando lottava contro il tumore già da un anno. Si è sottoposto a un’operazione e poi a due cicli di chemioterapia. Gli esami del 2020 avevano dato un esito confortante: non evidenziavano più la presenza del cancro. Nel 2019 era tornato in Nazionale per dare una mano a Mancini. Poi si era ammalato di Covid-19, guarendo successivamente. Tanto che si era parlato a più riprese di una sua partecipazione alla cordata che dovrebbe rilevare la Sampdoria. Successivamente «l’ospite indesiderato» si è rifatto vivo. Le terapie sono iniziate qualche settimana prima dell’annuncio. Ma non hanno dato subito i risultati sperati. Per questo Vialli ha lasciato gli altri impegni. La Gazzetta ricorda che il tumore al pancreas rappresenta il 2% dei tumori maligni. Negli Stati Uniti è la quarta causa di morte per tumore. I tassi di sopravvivenza a un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla diagnosi sono pari, rispettivamente, al 27% circa e al 6% circa.

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18app diventa Carta Cultura e del Merito: due bonus da 500 euro per i giovani in base ai voti a scuola e al reddito

21 Dicembre 2022 - 05:22 Redazione
Il governo Meloni raddoppia il premio per chi ha entrambi i requisiti. Ma lo stanziamento totale scende di 40 milioni

Alla fine è arrivato in nottata il via libera della Commissione Bilancio della Camera al restyling di App18. Il bonus per i 18enni da spendere in prodotti culturali raddoppia. E si trasforma in due nuovi bonus basati sui voti a scuola e sul reddito tramite Isee. L’emendamento del governo Meloni prevede che per i maggiorenni arrivino una “Carta della cultura Giovani”, per i residenti nel territorio nazionale appartenenti a nuclei familiari con Isee fino a 35mila euro, assegnata e utilizzabile nell’anno successivo a quello del compimento di 18 anni. E una “Carta del merito” per chi si è diplomato con 100 centesimi. I due bonus valgono 500 euro ciascuno e sono cumulabili. La misura è finanziata fino ad un massimo di 190 milioni di euro annui. L’emendamento prevede anche la creazione di un Fondo nazionale per lo spettacolo in sostituzione del Fus.

La Carta della Cultura Giovani e la Carta del Merito

Cosa cambia rispetto a 18app? Intanto lo stanziamento: in precedenza i fondi ammontavano a 230 milioni. Ora sono ridotti a 190. La scelta del governo ha suscitato molte critiche da parte delle opposizioni. Le somme non spese, ha fatto sapere l’esecutivo, rimarranno comunque al settore. I due nuovi bonus, segnala oggi Repubblica, coprono una platea molto ampia. Il 9,4% degli studenti ha infatti preso 100 agli ultimi esami di maturità. A rientrare nel requisito di reddito sarebbe l’80-85% degli studenti. Il nuovo schema quindi prevede:

  • una Carta della Cultura Giovani o CartaG: sarà limitato a chi ha una famiglia con un Isee fino a 35 mila euro;
  • una Carta del Merito che andrà a chi si è diplomato con 100 centesimi senza limiti di Isee;
  • chi ha appena compiuto 18 anni e possiede entrambi i requisiti avrà il bonus raddoppiato.

Il funzionamento dei due bonus sarà stabilito successivamente, probabilmente attraverso il ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano. Per quanto riguarda i nomi dei due bonus, allo stato – ha spiegato il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone – si è parlato di Carta Cultura e Carta del Merito ma «ci lavoreranno i creativi e faremo una campagna di comunicazione».

«Così finisce l’era Franceschini-Renzi»

Mollicone ha anche fatto sapere che con l’emendamento «finisce l’era Franceschini e Renzi. A gennaio incontreremo tutte le categorie per regolamentare l’intervento e rendere il provvedimento operativo il prima possibile». Il deputato ha anche rivelato che il governo si sta impegnando per far sì che il bonus possa arrivare al diciottesimo anno. Senza scavallare all’anno successivo, come accadeva con il precedente bonus. Proprio il leader di Italia Viva ieri aveva attaccato la scelta del governo: «Toglie i soldi ai 18enni per darli ai presidenti di Serie A». Il riferimento è al Salva-Calcio, che permetterà alle società sportive di rateizzare i debiti con l’Erario. Una linea ribadita da Elena Bonetti, deputata di Azione-Italia Viva-Renew Europe, a Sky TG Economia: «La maggioranza risparmia 230 milioni sottraendoli ai giovani. Trasforma una misura universale e di sostegno alla cultura, come 18App, con una misura che dipende dall’Isee dopo che per anni hanno tuonato contro l’Isee nell’ambito delle politiche familiari». Critiche anche da Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura: «Confermano così l’idea distorta di merito. Ovvero premiare chi già ce la fa, punire chi fa fatica. Una visione paternalista che penalizza solo i più giovani e l’intero comparto culturale».

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Il lanciatore europeo Vega-C si perde nello spazio dopo il decollo: «La missione è fallita» – Il video

21 Dicembre 2022 - 04:26 Redazione
La traiettoria ha deviato dieci minuti dopo il decollo

Il lanciatore leggero europeo Vega-C, che avrebbe dovuto effettuare il suo primo volo commerciale, è andato perso poco dopo il decollo da Kourou. Aveva due satelliti Airbus a bordo. «La missione è persa», ha dichiarato il capo di Arianespace Stephane Israel dal centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Afp.

Dieci minuti dopo il decollo, alle 22.47 ora locale (le nostre 2.47), la traiettoria del lanciatore ha deviato da quella programmata. Da quel momento la telemetria ha smesso di arrivare alla sala di controllo del centro spaziale. Vega-C doveva mettere in orbita due satelliti per l’osservazione della Terra costruiti da Airbus, Pléiades Neo 5 e 6. Inizialmente previsto per il 24 novembre, il volo era stato rinviato di un mese. La causa è stata un elemento di lancio difettoso.

Video da: Chris Bergin – Twitter

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Claudio Locatelli, il giornalista colpito in Ucraina: «Eravamo il bersaglio dei russi, siamo vivi per un soffio»

20 Dicembre 2022 - 23:47 Redazione
Il freelance bergamasco ha raccontato cosa è accaduto in una diretta su Facebook

Non ha dubbi Claudio Locatelli, il giornalista freelance italiano che insieme al collega Niccolò Celesti è stato colpito in un raid missilistico a Cherson, in Ucraina. I russi, racconta, «ci hanno preso di mira», hanno seguito la loro auto e hanno iniziato a sparare colpi di artiglieria. «Abbiamo rischiato la vita molte volte, ma non ci sono mai stati così tanti indicatori che fossimo noi il bersaglio», ha detto in una seguitissima direta su Facebook in cui ha ricostruito l’accaduto. «Hanno continuato a provare a colpirci, ci sono state circa venti esplosioni intorno a noi, finché gli ucraini non hanno risposto ai colpi di artiglieria», sottolinea il giornalista, «nell’area non c’era nessuno, c’eravamo solo noi, a bordo di una macchina ben identificabile con scritto Press, non potevano confondersi». Locatelli è un esperto di territori di guerra, per lavoro è già stato in Siria e in Afghanistan ed è alla sua seconda missione in Ucraina. Dopo che la sua auto è stata sfiorata dai colpi di artiglieria, il gruppo si è allontanato rapidamente dalla zona cercando riparo. «Avevo una scheggia di tre centimetri nel fianco, se avessi aperto la portiera saremmo stati tutti colpiti», ha proseguito il suo racconto, ancora scosso per quanto accaduto, «siamo vivi per un soffio. Magari non saremmo morti ma ce la saremmo vista molto male: è evidente che hanno seguito l’auto».

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«Zelensky incontrerà Joe Biden alla Casa Bianca»: l’indiscrezione della Cnn

20 Dicembre 2022 - 23:23 Redazione
Il presidente statunitense starebbe organizzando la visita a sorpresa a Washington con il suo omologo per domani, mercoledì 21 dicembre

Volodymyr Zelensky potrebbe incontrare il presidente Usa Joe Biden domani, mercoledì 21 dicembre, a Washington. Si tratterebbe della prima visita alla Casa Bianca da quando è iniziato il conflitto a febbraio. L’annuncio è della Cnn che, spiega, l’amministrazione Biden starebbe studiando l’organizzazione dell’incontro. Sarebbe anche la prima volta, sottolinea l’emittente americana, che il presidente ucraino esce dai confini del suo Paese dall’inizio della guerra. Non è sicuro se l’incontro ci sarà, poiché non è stata ancora finalizzato e sarebbe dovuto rimanere strettamente segreto per motivi di sicurezza. Secondo il sito Axios, il leader ucraino interverrà al Congresso Usa per ringraziare dei miliardi di aiuti ricevuti ma anche per chiedere nuovi fondi e altre armi. La Casa Bianca avrebbe preferito non commentare la notizia.

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Manovra, l’approdo in Aula slitta a giovedì mattina. Tempi ancora più stretti: voto finale fino al 24, poi il Senato

20 Dicembre 2022 - 22:50 Redazione
Alla Camera il voto di fiducia può arrivare anche alla vigilia di Natale, poi il passaggio al Senato

Non c’è accordo sulla manovra e la presentazione in Aula slitta ancora. Ad annunciarlo è la conferenza dei capigruppo, dopo una giornata di tensioni e rinvii. La – nuova – scadenza si allunga di un giorno, passando da mercoledì alle 13, a giovedì 22 dicembre alle 8. La discussione generale andrà avanti alla Camera fino alle 11, poi verrà posta la questione di fiducia, mentre il voto di fiducia si terrà nella tarda mattinata di venerdì, con possibilità di proseguire fino a sabato 24. Il termine per gli emendamenti, infine, è stato fissato per giovedì alle 8, quello per gli ordini del giorno alle 10. Il testo passerà poi all’esame del Senato, tra il 27 e il 29 dicembre, dove dovrà essere votato.

La spaccatura con il Terzo Polo

Le opposizioni insorgono contro la gestione dei passaggi parlamentari relativi alla legge di Bilancio. Persino il più collaborativo dei gruppi politici, il Terzo polo, che qualche settimana fa aveva deciso di aiutare il governo portando a Palazzo Chigi alcune proposte, non dà più credito all’esecutivo. «Finché non si chiariranno tra loro, in commissione non siederemo più – annuncia Carlo Calenda -. Ma non intendiamo rivolgerci ai vertici delle istituzioni, come fece Meloni l’anno scorso scrivendo al presidente della Repubblica. Noi lasciamo in pace Mattarella. Ma se Meloni fosse oggi all’opposizione, si andrebbe a incatenare davanti al Quirinale». In una conferenza stampa tenuta al Senato dai rappresentanti di Azione e Italia Viva, era stato Luigi Marattin, membro della commissione Bilancio di Montecitorio, ad annunciare per primo “l’Aventino” del Terzo polo: «I relatori non hanno presentato gli emendamenti, non c’è nessun parere, si rinvia l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio alle 16.30. Per noi la partita finisce qui, siamo esattamente nelle condizioni nelle quali ci siamo lasciati alle 4 di stanotte, non ci sono i pareri, non ci sono le riformulazioni. C’è un limite all’arroganza, c’è un limite alla decenza. Non accettiamo di stare in contesti in cui c’è tutto fuorché la serietà e la responsabilità di governare questo paese».

Le critiche delle opposizioni

Anche Movimento 5 stelle e Partito democratico attaccano la maggioranza. «A 24 ore dall’approdo in Aula della Manovra, la maggioranza e il governo sono nel caos più totale. Non c’è traccia degli emendamenti dei relatori né dei pareri o delle riformulazioni – scrivono in una nota i deputati grillini in commissione Bilancio -. A che gioco stiamo giocando? Di questo passo, l’esercizio provvisorio più che un rischio sembra una certezza, e non per colpa delle opposizioni: la maggioranza sta facendo tutto da sola. Il M5s non è disponibile a ulteriori rinvii: se la maggioranza e il governo non sono in grado di mandare in porto la legge di Bilancio se ne assumano la responsabilità davanti al Paese».

L’emendamento sullo scudo fiscale (poi ritirato)

In giornata c’è stato un altro fronte che ha esasperato le tensioni tra maggioranza e opposizione. Sembrava infatti che il centrodestra volesse presentare un emendamento per introdurre uno per i reati collegati all’evasione fiscale, ma poi c’è stata la marcia indietro. La discussione sulla proposta nei giorni scorsi è stata al centro delle tensioni anche tra Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia dall’altro. Della possibilità di un “perdono” per chi si ravvede e paga aveva parlato il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto smentito poi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che aveva assicurato domenica che non ci sarebbe stato nessun condono.

Il video della conferenza stampa del Terzo polo

Le tempistiche della mattinata (disattese)

Si prolungano i tempi della manovra finanziaria targata Giorgia Meloni in Parlamento. Nella seduta della commissione Bilancio alla Camera – iniziata alle 19.30 di ieri lunedì, 19 dicembre e durata 11 ore – per raggiungere un’intesa tra maggioranza e opposizione sulle ultime modifiche alla legge di Bilancio 2023, non è stato approvato alcun emendamento. Il presidente della commissione, Giuseppe Mangialavori, verso le 6.20 ha riaperto la seduta per comunicarne la chiusura. La convocazione dell’ufficio di presidenza è per oggi, martedì 20 dicembre, alle ore 13, poi la commissione tornerà a riunirsi alle 14. L’obiettivo, spiegano fonti di governo, è chiudere l’esame in commissione nel pomeriggio intorno alle 17. L’approdo in Aula, previsto alle 13 di domani – mercoledì 21 dicembre – potrebbe slittare di qualche ora per poi dare il via alla discussione generale e, il giorno successivo, a una maratona che si protrarrà anche in notturna tra giovedì e venerdì, 23 dicembre. A seguire il voto finale sul provvedimento. La premier Meloni non contempla l’ipotesi dell’esercizio provvisorio: «Mi sento di garantire che ci sarà la legge di bilancio nei tempi previsti», ha assicurato. 

In sei giorni di lavoro zero emendamenti

Dopo sei giorni di lavoro nessun emendamento è stato approvato. Un impasse che si desume dai numeri: finora sono stati messi ai voti circa cento emendamenti di Pd, M5s, Terzo polo e Avs, tutti respinti. Oltre 420 sono stati accantonati, una decina ritirati e ne restano teoricamente da esaminare più di 800, oltre a quelli presentati ieri dal governo Meloni e quelli, sottoscritti dai relatori, che ancora non sono stati depositati. Alle 2.30 i lavori nella Sala del Mappamondo di Montecitorio sono stati sospesi per oltre tre ore, a margine gli incontri tra il governo e i gruppi parlamentari per provare a trovare la quadra. Il governo ha avviato delle trattative, proseguite a rilento, con vari gruppi di maggioranza e opposizione. Dialogo che sembra procedere a rilento con pochi risorse con cui garantire le coperture, poiché il fondo per le modifiche parlamentari si sarebbe ridotto a circa 200 milioni di euro.

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