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Argentina, il bus non può più proseguire per la folla. I giocatori sorvolano Buenos Aires in elicottero – Il video

20 Dicembre 2022 - 21:49 Redazione
I media argentini parlano di circa 3,5 milioni di persone per le strade di Buenos Aires

Una folla eccezionale ha attorniato il bus scoperto su cui hanno sfilato i giocatori della nazionale: talmente enorme la marea di tifo e di affetto, che gli eroi del Mondiale del Qatar hanno dovuto prendere un elicottero. I giocatori dell’Argentina si stavano spostando dal centro sportivo della Federazione calcistica del Paese sudamericano Afa su un bus, che avrebbe portato la Selecciòn, a passo d’uomo, verso l’Obelisco di Buenos Aires e poi la Casa Rosada, dove un mare di gente – circa 3,5 milioni di persone secondo La Naciòn – attendeva i giocatori che hanno portato a casa il terzo mondiale dell’Argentina – il primo dopo quello di Maradona del 1986. L’autobus è partito alle 11.30, ma intorno alle 16, spiega il quotidiano argentino, la carovana è stata costretta a fare una deviazione, la folla era troppa, e i giocatori hanno dovuto imbarcarsi su un elicottero che ha poi sorvolato Plaza de la Repùblica, dove si trova l’obelisco. Nei video girati dai giocatori e dalla folla, è possibile percepire l’entusiasmo di un popolo che ha atteso il mondiale per oltre trent’anni.

Il cambio di rotta

Il cambio di rotta era già stato definito poco prima della partenza del corteo, e la squadra non ha potuto raggiungere i due monumenti-simbolo, come riferito dai media argentini. «È importante che tutti possano muoversi con calma per godersi in tranquillità questo momento indimenticabile con i campioni del mondo», ha scritto l’account ufficiale dell’Argentina. Il bus, preceduto da cinque auto della sicurezza e scortato da diverse unità della polizia stradale in moto, si è mosso a passo d’uomo per percorrere i circa 30 chilometri previsti. Il viaggio è partito alle 11.30 (15.30 italiane) e, insieme ai calciatori, c’é anche la Coppa conquistata, la terza nella storia della nazionale argentina, dopo quelle del 1978 e del 1986. Il governo ha disposto che la giornata di oggi sia considerata festiva.

Video di copertina: Enzo Fernandez/Instagram

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Silvia Panzeri chiede lo stop all’estradizione: qual è la condizione delle carceri in Belgio secondo il Consiglio d’Europa

20 Dicembre 2022 - 21:13 Redazione
Gli istituti penitenziari belgi soffrono di un cronico sovraffollamento che per ora ha messo in pausa il processo di estradizione della donna, come chiesto dai suoi legali

Silvia Panzeri, figlia di Antonio, al momento non sarà estradata in Belgio. La donna è indagata per concorso in associazione a delinquere , corruzione e riciclaggio e assieme al padre, che sarebbe al centro delle indagini sulle presunte tangenti che ha preso il nome di Qatargate. I legali della 38enne hanno però presentato istanza ai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Brescia per verificare le condizione delle carceri belghe, alla luce dei problemi di violenza che spesso si sono verificati nelle carceri. La violenza tra detenuti è un problema ricorrente negli istituti penitenziari belgi, come afferma il Cpt, l’organo del Consiglio d’Europa – principale organizzazione di difesa di diritti umani in Europa, slegato dall’Ue – deputato a monitorare la situazione nelle carceri dei suoi 47 Stati membri, in un report dello scorso novembre. Il Cpt, in un rapporto, informa che la violenza tra detenuti è un problema legato principalmente al sovraffollamento, che interessa «l’intero sistema carcerario belga». Inoltre, il Cpt sottolinea come nel complesso «la stragrande maggioranza dei detenuti, in particolare quelli in custodia cautelare, non ha praticamente nessuna attività organizzata fuori dalle celle e quindi trascorre fino a 23 ore al giorno rinchiuso tra quattro mura». Lo stesso rapporto informa delle continue lamentele della polizia carceraria belga e, in generale, del personale delle strutture penitenziarie, che sono gestite con risorse umane minori del necessario. Oltre a ciò vengono segnalate basse retribuzioni e pessime condizioni di lavoro, legate anche alla scarsità di personale.

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Qatargate, sequestrato l’appartamento di Figà-Talamanca a Cervinia

20 Dicembre 2022 - 20:43 Redazione
Il gip ha accolto la richiesta dei magistrati del Belgio, la cui ipotesi è che la compravendita celi il riciclaggio di denaro

Novanta metri quadri al quarto piano di un edificio a Cielo Alto di Cervinia, cinque vani e un’autorimessa. Niccolò Figà-Talamanca lo ha acquistato per 215mila euro attraverso la società Nakaz Development lo scorso aprile e ora è stato posto sotto sequestro preventivo dalle autorità italiane. Il magistrato belga Michel Claise che si sta occupando dell’inchiesta nota con il nome Qatargate, sul presunto giro di tangenti che ha coinvolto figure dentro e fuori l’Europarlamento, ha chiesto l’intervento del gip perché ritiene che dietro la compravendita dell’immobile si celi una il riciclaggio di denaro. L’appartamento si trova a Breuil-Cervinia, in Valle d’Aosta, ed è stato acquistato da una coppia di Lecco a fine aprile, con atto di compravendita davanti a un notaio di Chatillon. Niccolò Figà-Talamanca è il segretario generale dell’ong No Peace Without Justice, il cui fermo è stato convalidato la settimana scorsa dalle autorità del Belgio insieme a quello di Antonio Panzeri, Francesco Giorgi ed Eva Kaili.

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Mascherine in ospedali e Rsa «almeno fino a primavera»: il ministro Schillaci annuncia la proroga

20 Dicembre 2022 - 20:11 Redazione
Il ministro si è detto infastidito dalle voci secondo le quali il governo non avrebbe mantenuto l'obbligo

Obbligo prolungato «almeno fino a primavera». Sarebbe scaduto il prossimo 31 dicembre, ma non è ancora tempo di andare in ospedale, nelle strutture sanitarie e nelle Rsa – dove si trovano i soggetti più sensibili al Covid – senza protezione. Lo ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci, ospite di AdnKronos Live, aggiungendo una critica: «Una delle poche cose che mi ha un po’ infastidito da quando sono diventato ministro – ha detto – è che qualcuno ha scritto, e continua ancora oggi a farlo, che volevamo togliere questo obbligo e poi ci abbiamo ripensato». Invece, «non ci abbiamo mai ripensato. Non abbiamo tolto l’obbligo e lo riprorogheremo: indossare le  mascherine in ospedale è una forma di rispetto verso i pazienti più deboli», ribadisce Schillaci spiegando che la proroga diventerà ufficiale a breve. Si tratta delle seconda proroga all’obbligo da quando si instaurato il governo Meloni, la prima era stata il 31 ottobre.

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Stop alle ricette «digitali» dei farmaci da gennaio. L’allarme dei medici di famiglia: «Chiediamo la proroga, è un passo indietro»

20 Dicembre 2022 - 20:03 Ygnazia Cigna
Il sindacato dei dottori denuncia che potrebbero tornare lunghe attese e affollamenti negli studi

Stop alle ricette dei farmaci via mail e per messaggio. A gennaio scadrà la norma, introdotta con la pandemia da Covid, che rendeva possibile l’invio delle prescrizioni farmaceutiche anche a distanza: dall’1 gennaio, a meno di un intervento, si dovrà tornare dal proprio medico di famiglia. E sono proprio i dottori a denunciare il problema al ministro della Salute, Orazio Schillaci: «Chiediamo la proroga, oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale, così da liberare i medici da impropri carichi burocratici». A parlare è Pina Onotri, segretaria Generale del Sindacato Medici italiani (Smi), che riferisce come già ci sia una mancanza di medici di famiglia in tutta Italia, e caricarli di ulteriore lavoro possa essere rischioso. Il ritorno alla ricetta cartacea – aggiunge – «rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici». Liberare i medici curanti da carichi burocratici «permette di valorizzare la professione, contrastare l’esodo dalla categoria, e dare la possibilità di utilizzare più tempo alla cura e all’assistenza dei pazienti».

Il contesto dell’ordinanza

Una mancata proroga dell’invio telematico o via messaggio delle prescrizioni sarebbe un’occasione sprecata, secondo gli stessi medici, perché la norma ha ridotto la burocrazia e gli affollamenti presso gli studi. La ricetta elettronica in Italia non è mai partita davvero nel nostro Paese. È stata implementata negli ultimi anni, ma fino al 2020 era accompagnata comunque da un promemoria cartaceo da ritirare nello studio medico. Poi, è arrivata l’ordinanza due anni fa che ha dato il via libera alla possibilità di utilizzare strumenti alternativi al promemoria cartaceo e ha previsto che, al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico, l’assistito possa chiedere il rilascio del numero di ricetta elettronica.

«Gli anziani e i fragili saranno in difficoltà»

«La sanità digitale, in generale, e nel suo piccolo anche la ricetta dematerializzata è di enorme beneficio», commenta la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino, che si unisce al coro di chi chiede la proroga dell’ordinanza. A beneficiarne sono soprattutto «le aree interne, in cui la distanza dallo studio del medico, o le condizioni disagiate che talvolta sussistono per raggiungerlo, costringerebbero ad esempio le persone anziane a chiedere aiuto ad un familiare». Ma il sistema è molto utile anche per chi ha bisogno di una prescrizione che non necessita di un incontro con il medico. Ora, se Schillaci non interverrà da gennaio «non si potrà più – spiega la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale – trasmettere il promemoria in allegato al messaggio di posta elettronica, comunicare il numero di ricetta elettronica con sms o altra applicazione per telefonia. come Whatsapp, e nemmeno comunicare telefonicamente i dati della ricetta».

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Milano, nessun divieto ai botti di Capodanno. Il Comune: «Deve intervenire il governo con una legge»

20 Dicembre 2022 - 19:50 Redazione
Il Tar ha stabilito che sull'eventuale divieto serve una legge statale

Nel territorio di Milano si potranno scoppiare i botti di Capodanno e il Comune non potrà emettere nessuna ordinanza per ripristinare il divieto. Il Tar, a settembre, ha accolto le richieste dei commercianti venditori di fuochi d’artificio, che protestavano contro i provvedimenti presi dall’amministrazione Sala per favorire la qualità dell’aria votati nel 2020. La norma di palazzo Marino è stata bocciata dal Tar per una questione di competenza, spiega la Repubblica: a poter produrre una regola simile, spiega il tribunale, può essere solo lo Stato, e non c’è ordinanza comunale che possa superare la decisione del Tar. Al comune, quindi, adesso non resta che affidarsi a campagne di persuasione, senza poter intervenire con strumenti normativi.

La posizione del Comune

«Il Comune ha preso una posizione netta e decisa sui botti, per ragioni di salute degli animali, di inquinamento e di sicurezza», ha spiegato l’assessora all’Ambiente Elena Grandi. Posizione ribadita dall’assessorato al verde: «L’unica cosa che si può fare – ha fatto sapere l’assessorato citato dal Corriere della Sera – è appellarsi ai cittadini per evitare che si sparino i botti che non solo inquinano ma mettono anche a repentaglio la vita delle persone. E, in ultima istanza, sono anche pericolosi per gli animali, che si agitano e si impauriscono». Infine, il comune meneghino si augura che arrivi l’intervento statale: «Facciamo appello al governo perché non si giri dall’altra parte e finalmente intervenga in questa materia. Se ci fosse stata una legge statale, la norma comunale sarebbe rimasta valida. Speriamo, quindi, che arrivi dallo Stato il divieto di botti, una volta per tutte», sottolinea Elena Grandi

Foto di copertina da: Conosci Milano

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Messi batte l’uovo su Instagram: la foto con la coppa dei Mondiali è quella con più like in assoluto

20 Dicembre 2022 - 19:14 Redazione
Lo scatto del campione argentino ha superato i 63 milioni di Mi piace, mentre l'uovo è fermo a 56 milioni

Dopo la Francia, Leo Messi ha battuto l’uovo con più “Mi piace” su Instagram. La foto pubblicata dall’account ufficiale del calciatore con la Coppa del Mondo in mano ha superato i 63 milioni di like e ha raggiunto il record. Si tratta del primo post che il campione ha condiviso dopo la vittoria. A detenere il record in precedenza era l’immagine di un uovo dell’account World_record_egg che la condivise con l’esplicito obiettivo di voler raggiungere il maggior numero di like sul social di Meta. «Stabiliamo insieme un record mondiale e otteniamo il post più apprezzato su Instagram. Battendo l’attuale record mondiale detenuto da Kylie Jenner (18 milioni)!», si legge nel post in questione. Al momento, l’uovo è fermo a 56,9 milioni di like, mentre quello di Messi ha raggiunto quota 63,3 milioni e continua a crescere. Dietro il profilo verificato dell’uovo c’è il pubblicitario Chris Godfrey che ha ottenuto il record nel 2019, superando allora uno scatto di Kylie Jenner e Travis Scott. Il fotografo dell’uovo, invece, è Serghei Platanov che pubbicò l’immagine per la prima volta sulla piattaforma Shutterstock il 23 giugno 2015. Il campione argentino è molto attivo su Instagram, dove conta 404 milioni di seguaci. Al terzo posto nella classifica resta Cristiano Ronaldo in una campagna Louis Vuitton con Messi. Mark Zuckerberg, dopo aver riconosciuto il record di Messi ha sottolineato che Whatsapp ha raggiunto un record di 25 milioni di messaggi al secondo durante la finale.

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Mondiali, la lettera di Messi: «Diego ha tifato per noi dal cielo, meritavamo la vittoria anche nel 2014» – Il video

20 Dicembre 2022 - 18:44 Redazione
La dedica del numero 10 tocca tutti per celebrare il risultato storico dell'Albiceleste

«Ho sempre sognato di diventare campione del mondo, e non avrei mai smesso di provarci, pur sapendo che non era detto accadesse». È questo uno dei passaggi di una lunga lettera che il numero 10 dell’Argentina, Leo Messi, ha pubblicato su Instagram dopo la vittoria dei mondiali di domenica scorsa. Assieme alla lettera, la Pulce pubblica anche un video, che ripercorre tutta la sua carriera, dai tempi del Grandoli, il primo club in cui ha militato, a 4 anni, fino a domenica scorsa. «Sono stati quasi tre decenni in cui il pallone mi ha regalato tante gioie e anche qualche tristezza». Nel testo, il campione dedica la Coppa anche a «tutti coloro che non l’hanno raggiunta nei precedenti Mondiali che abbiamo giocato, come nel 2014 in Brasile, che tutti si sono meritati per come hanno lottato fino alla finale, lavorato sodo e voluto tanto quanto me… E ce lo meritavamo anche in quella maledetta finale».

Messi ricorda poi Maradona, l’ultimo, prima di lui a portare l’Albiceleste sul tetto del mondo, nel 1986, anche a lui è dedicata questa Coppa: «È anche di Diego che ci ha incoraggiato dal cielo. E di tutti quelli che hanno sempre tifato la Nazionale senza guardare tanto al risultato ma piuttosto alla voglia che ci abbiamo sempre messo, anche quando le cose non andavano come avremmo voluto». Continua poi Messi, il Mondiale «è di tutto questo bellissimo gruppo che si è formato e dallo staff tecnico e da tutte le persone della nazionale che, anche rimanendo anonime, lavorano giorno e notte per facilitarci le cose».

Fonte video: Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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Manovra, braccio di ferro nella maggioranza sullo scudo fiscale. Poi lo stop

20 Dicembre 2022 - 18:33 Sara Menafra
Le opposizioni festeggiano. Conte: «Ha pagato il nostro no preventivo», Serracchiani: «Speriamo in un clima diverso»

Sembrava cosa fatta, l’opposizione era in subbuglio e i rinvii confusi della maggioranza quadravano come conferma definitiva. Invece, alla convocazione della Commissione Bilancio che segna il fischio finale per il testo della Manovra di Bilancio 2023, i relatori hanno annunciato che il famigerato emendamento sullo scudo penale per i reati collegati all’evasione fiscale non sarà presentato. Pd e Movimento cantano vittoria, anche se probabilmente tutto si è consumato all’interno della maggioranza. La discussione viaggia sotto traccia da giorni e sarebbe al centro delle tensioni in particolare tra Forza Italia da un lato e Fratelli d’Italia dall’altro. Della possibilità di un “perdono” per chi si ravvede e paga aveva parlato il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto giorni fa, ma poi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti aveva negato tutto: “nessun condono”, aveva detto domenica illustrando gli interventi sulla Manovra.

Poi sembrava esserci stata una svolta. Il Fatto Quotidiano on line, aveva anche ottenuto un testo in anteprima in cui si specificava che lo scudo avrebbe riguardato i reati di omesso versamento, omessa dichiarazione e dichiarazione infedele, cioè la vera e propria evasione fiscale, con un meccanismo premiale per cui il processo spariva se il cittadino pagava e si bloccava – ma senza fermare la prescrizione – se pagava anche solo una prima tranche. Al momento di riunire ulteriormente la commissione, il nuovo stop al testo, che potrebbe essere più che altro un rinvio per non allungare ulteriormente i tempi di approvazione della Manovra.

«Abbiamo chiesto che venisse espunto anche per facilitare i lavori della commissione e per cercare di capire se la manovra può arrivare nei tempi utili e necessari nonostante i ritardi che sta inanellando la maggioranza. Ci hanno ascoltato, questo è estremamente importante. Speriamo che ora si cominci a lavorare in un altro clima», ha dichiarato la capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani. E Conte: «Il nostro atteggiamento preventivo di ferma opposizione ha dato i suoi frutti: il relatore ha appena dichiarato che non porteranno questo condono penale come emendamento. Ovviamente non ci fermiamo qui: è una grande vittoria, per quanto ci riguarda, che otteniamo rispetto al kit dei furbetti dell’evasione». Ma il tema è destinato a tornare.

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Caos Lega, Salvini: «Prima di pensare a Bossi devo portare a casa la Manovra»

20 Dicembre 2022 - 18:08 Felice Florio
La replica del segretario al fondatore del partito, che lo ha accusato di non rispondergli al telefono: «Io un bambino? Lo prendo come un complimento»

L’incursione a sorpresa di Umberto Bossi, alla testa del Comitato Nord, nel palazzo di Regione Lombardia, ha attizzato le braci su cui sfrigola la segreteria di Matteo Salvini. Il senatur ha chiesto al governatore uscente, ricandidato dal centrodestra per le regionali del 12 e 13 febbraio, di riconoscere la lista del Comitato Nord all’interno della coalizione che lo appoggerà. Una lista che, al momento, potrebbe includere sia ex leghisti espulsi, sia politici ancora iscritti al Carroccio, come l’ex deputato Dario Galli, attivo nel Comitato Nord e in rottura con la linea salviniana: messo fuori dai giochi parlamentari nelle scorse elezioni politiche, Galli si sarebbe già autocandidato per un posto da consigliere regionale. Attilio Fontana sta cercando di rimanere lontano dalla disputa: ha bisogno dell’una e dell’altra parte per raggiungere il 40% dei voti, che gli garantirebbe il premio di maggioranza. Bossi, nella visita al presidente lombardo, avrebbe lamentato un atteggiamento «da bambino» di Salvini, il quale ha ridotto al minimo i canali di comunicazione con il fondatore della Lega. «Io rispondo a tutti, nei limiti del possibile», ha replicato il segretario.

Prima di un chiarimento con Bossi, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha ribadito di doversi concentrare «per portare a casa una Manovra da 30 miliardi. Poi mi occuperò del resto». Sorridendo alla stampa, ha anche detto di non essere «sfiorato dalle polemiche». Salvini ha derubricato con una battuta il rischio di una frattura interna al partito: «Macché scissione e scissione, la scissione dell’atomo. La Lega è assolutamente in forze e in forma». Sempre a margine di una conferenza stampa a Milano, ha detto che essere apostrofato come un bambino «è un complimento, io sono come Peter Pan – per poi tornare serio -. Non sono abituato a rispondere alle polemiche che vengono da sinistra, figuriamoci ad altre. A me interessa che il 12 e il 13 febbraio la Lega e il centrodestra vincano in Lombardia e nel Lazio». Infine, rivolgendosi ai giornalisti, ha concluso: «Sono quattro anni che pronosticate la mia dipartita, cosi mi allungate la vita. Va bene così».

Intanto Fontana, dopo l’incontro con Bossi, ha confermato di aver raccolto la richiesta di Bossi e del Comitato Nord di sostenere la sua candidatura: «Trasferirò agli alleati la richiesta, non ho altro da aggiungere nel senso che ho fatto solo da intermediario in questa occasione, ma la mia è sicuramente una candidatura che unisce». L’obiettivo principale per il presidente della Lombardia è evitare una diaspora di candidati e di voti verso il Terzo polo e la loro candidata, Letizia Moratti. Sempre in Palazzo di Regione Lombardia, nella giornata di ieri, è passato in sordina quello che al momento appare come un semplice sgarbo istituzionale, ma che potrebbe nascondere segnali di attrito sulla campagna leghista per l’autonomia differenziata. Il 19 dicembre, il ministro per l’Autonomia e gli affari regionali, Roberto Calderoli, ha tenuto un’audizione nella commissione speciale Autonomia e riordino delle autonomie locali del Consiglio regionale della Lombardia. I rappresentanti di Fratelli d’Italia, per dirla come con le parole del consigliere regionale grillino Dario Violi, «hanno snobbato la visita del ministro Calderoli» e non si sono presentati in commissione.

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Il “Fatto” pubblica stralci dei verbali di Panzeri, che confessa la corruzione e coinvolge Cozzolino

20 Dicembre 2022 - 18:00 Redazione
Davanti al giudice, l'ex eurodeputato italiano cita più volte il parlamentare europeo dem (non indagato) descrivendo il suo ruolo di responsabile delle «risoluzioni urgenti»

Davanti ai magistrati belgi, l’ex europarlamentare Antonio Panzeri ha fatto le prime ammissioni dicendosi disposto a collaborare con gli inquirenti e puntando il dito contro il deputato europeo del Pd Andrea Cozzolino, finora non indagato e neanche mai interrogato. Nel verbale della procura federale di Bruxelles, riportato da il Fatto Quotidiano, Panzeri dice: «L’accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare delle risoluzioni contro i Paesi e in cambio avremmo ricevuto 50mila euro». Panzeri accusa l’ex collega belga Marc Tarabella, per poi invitare i magistrati ad approfondire il ruolo di Cozzolino. Panzeri avrebbe riconosciuto solo una parte delle contestazioni che gli vengono fatte nell’inchiesta che lo vede per gli inquirenti protagonista del traffico di mazzette pagate da Marocco e Qatar per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. Stando a quanto scoperto dal Vsse, il servizio segreto belga che ha dato inizio all’indagine, l’attività di ingerenza di Panzeri a favore del Marocco sarebbe iniziata almeno dal 2014, mentre il rapporto con il Qatar risale al 2018.

Le accuse a Cozzolino

Il verbale di interrogatorio di Panzeri è stato redatto davanti al giudice istruttore Michel Claise il giorno dopo l’arresto del 9 dicembre, quando sono scattate le prime misure cautelari anche nei confronti dell’ex collaboratore Francesco Giorgi, della compagna di quest’ultimo, l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, e del sindacalista Luca Visentini poi rilasciato. Davanti al giudice, Panzeri ha iniziato a fare i primi nomi: «Io aggiungo che non ho prove ma voi dovreste controllare il presidente attuale della delegazione del Maghreb», vale a dire Cozzolino. «È il parlamentare di cui Giorgi è l’assistente… Tra l’altro questo parlamentare è responsabile di chiedere risoluzioni d’urgenza, ma questo non passa da noi, questo passa direttamente quindi non conosco bene la base ma so che è successo».

Gli incarichi di Cozzolino

Panzeri cita le «risoluzioni d’urgenza», cioè quella procedura accelerata che in una settimana può portare un testo al voto dell’aula, evitando così di passare dalle commissioni che potrebbero anche rallentare di mesi l’iter per l’approvazione. L’ex europarlamentare avrebbe quindi spinto gli inquirenti a guardare meglio l’attività di Cozzolino come presidente della delegazione del Maghreb, lo stesso incarico ricoperto dallo stesso Panzeri dal 2009 al 2017. Negli atti dell’inchiesta, gli inquirenti si soffermano anche su un altro incarico di Cozzolino, cioè quello di membro nella commissione speciale del Parlamento Ue che indaga sull’uso di Pegasus, lo spyware di fabbricazione israeliana di cui il Marocco è accusato di aver fatto largo uso anche su leader europei. L’informativa dell’intelligence belga spiega che Cozzolino avrebbe iniziato l’attività di ingerenza per il Marocco dal 2019, ma il suo nome sulle mazzette pagate dal Qatar non compare, se non quando viene citato da Panzeri.

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‘Ndrangheta, a Milano sequestrati otto campi di padel al nipote del boss

20 Dicembre 2022 - 17:54 Redazione
L'imprenditore, secondo l'inchiesta della Dia, sarebbe responsabile di emissione e utilizzo di fatture false e autoriciclaggio

Otto campi da padel del valore di 700mila euro a Milano sono stati sequestrati all’imprenditore Marco Molluso, nipote di Giosofatto e Francesco – condannati entrambi per associazione mafiosa – originari di Platì in provincia di Reggio Calabria ma da anni residenti a Buccinasco. Secondo il gip, Molluso è «gravemente indiziato dei reati di emissione ed utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio». L’uomo era riuscito a ottenere la gestione del bar interno del Centro sportivo sant’Ambrogio, di proprietà del comune e assegnato in concessione ad una società dilettantistica milanese in via De Nicola, e aveva poi finanziato la costruzione dei campi da padel nella struttura. Un investimento redditizio, secondo lo stesso Molluso, che in un’intercettazione ne parla come di un «business infinito sto ca**o di padel, in teoria per i prossimi 8-10 anni è tutto a salire». L’inchiesta della Direzione investigativa antimafia ha radici lontane, frutto degli accertamenti nel 2010 su un’altra persona ascoltata nell’indagine Crimine-Infinito, incentrata sull’infiltrazione delle cosche calabresi in Lombardia. Ora la Dia ha chiesto e ottenuto i domiciliari per Molluso e il sequestro dei campi. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore avrebbe messo in piedi una frode fiscale da 1,5 milioni di euro attraverso un giro di fatture false che vede coinvolta un’azienda di cui è titolare. Parte di quei soldi – questa l’ipotesi degli inquirenti – sarebbe poi stata investita per realizzare i campi da padel. La Dia, con il coordinamento dei magistrati Alessandra Dolci e Silvia Bonardi ha effettuato diverse perquisizioni nella struttura sportiva, rilevando anche che sarebbero stati «edificati abusivamente e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei competenti uffici».

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