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Harvey Weinstein condannato a Los Angeles: colpevole di uno stupro e due aggressioni sessuali

20 Dicembre 2022 - 04:12 Redazione
L'ex produttore sta già scontando una pena di 23 anni. Qui la giuria non ha creduto ad altre tre testimonianze

Harvey Weinstein è colpevole di uno stupro e di due aggressioni sessuali. La giuria di Los Angeles si è divisa sui sette capi d’imputazione. E non ha trovato l’unanimità sull’accusa in carico all’ex produttore. Ovvero quella di essersi approfittato delle donne che lo avevano avvicinato e di aver fatto sesso con loro senza consenso. Weinstein sta già scontando una pena di 23 anni per una condanna a New York. Ne rischiava altri 60, ma adesso si parla di una pena tra i 18 e i 24 anni. «Siete le nostre eroine contro un mostro», ha mandato a dire l’attrice premio Oscar Mira Sorvino alle donne che hanno testimoniato contro di lui.

Dieci ore in camera di consiglio

Dieci ore in camera di consiglio non sono bastate ai giurati per trovare l’accordo «contro ogni ragionevole dubbio» su un capo di imputazione per stupro e altri due per aggressione sessuale. Il verdetto ha concluso un processo cominciato a fine ottobre e che aveva visto le deposizioni di 44 testimoni tra cui la modella italo-filippina Ambra Battilana Guterres: E della moglie del governatore della California Gavin Newsom: Jennifer Siebel Newsom è attrice e documentarista. Come a New York, Weinstein si è rifiutato di farsi interrogare durante l’istruttoria. La giuria ha creduto alla testimonianza di “Jane Doe 1”, ovvero una modella famosa all’epoca in Italia. Aveva accusato Weinstein di averla stuprata in un albergo di Los Angeles nel febbraio 2013.

L’unanimità mancata

L’ex produttore, che si era in tutti i casi dichiarato non colpevole, è stato invece scagionato dalle accuse di aggressione contro la massaggiatrice “Jane Doe 3“, che avrebbe confidato le molestie a un altro cliente famoso, Mel Gibson. Mentre i giurati si sono divisi sulle altre due accusatrici una delle quali è la moglie di Newson. Su di lei il verdetto è stato di otto a quattro, non sufficiente a dichiarare l’unanimità. «Sono orgoglioso di lei per aver testimoniato», ha dichiarato il marito a verdetto annunciato. Nel 2023 la Corte d’Appello di New York dovrà decidere su un ricorso dei legali dell’ex produttore.

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Francia, i Bleus tornano a casa: migliaia in Place de la Concorde a ringraziare per le emozioni del mondiale – I video e le foto

19 Dicembre 2022 - 23:19 Redazione
Dopo la sconfitta della finale, atterrata all'aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle, la Nazionale francese è stata consolata dai tifosi in festa

Atterrati all’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle di Parigi, i Bleus si sono diretti a Place de la Concorde dove sono stati accolti in un clima da stadio. Dopo la sconfitta in finale con l’Argentina, i tifosi hanno festeggiato comunque la squadra che ha lottato fino all’ultimo secondo del match per portare a casa il prestigioso titolo. Arrivati in bus nella piazza, i giocatori della Nazionale francese hanno trovato migliaia di persone ad attenderli. Tra cori e fumogeni, il gruppo capitanato da Mbappé si è affacciato dai balconi dell’hotel Crillon, salutando e ringraziando la folla. «Dopo il dolore di ieri un po’ di consolazione», ha commentato il capitano Hugo Lloris, uscito per primo con Didier Deschamps sul balcone.

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Assalto a Capitol Hill, il verdetto della Commissione: «Trump deve essere incriminato»

19 Dicembre 2022 - 22:21 Redazione
La Commissione 6 gennaio 2021 ha chiesto al dipartimento di Giustizia di presentare quattro accuse penali contro Donald Trump

Una mossa senza precedenti nella storia americana. La commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, riunita oggi lunedì 19 dicembre nell’ultima udienza pubblica, ha chiesto al dipartimento di Giustizia di presentare quattro accuse penali contro Donald Trump: aver assistito o aiutato un’insurrezione, aver ostruito il Congresso nella certificazione della vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 2020, aver cospirato per rendere false dichiarazioni (al governo federale) e per frodare gli Stati Uniti. Dopo 18 mesi di indagini, dunque, la commissione – formata da 9 membri, di cui sette democratici e due Repubblicani – ha approvato all’unanimità la relazione finale dell’inchiesta che sarà diffusa mercoledì e con cui ha deciso di deferire alla giustizia oltre al tycoon, anche il suo ex avvocato John Eastman, uno degli «architetti» del tentativo di ribaltare il voto nel 2020 ed altri stretti alleati di Trump. Quattro parlamentari repubblicani (Kevin McCarthy, speaker in pectore della Camera, Jim Jordan, Scott Perry e Andy Biggs) saranno inoltre deferiti alla commissione etica della Camera per non aver ottemperato alle citazioni. La commissione non ha, però, il potere di mettere sotto inchiesta nessuno: i suoi membri, in sintesi, hanno votato all’unanimità le raccomandazioni al dipartimento di Giustizia che sta già portando avanti una propria indagine sulla vicenda come pure in quella del sequestro di documenti classificati nella sua residenza di Mar-a-Lago. E per questo motivo non è obbligato a intraprendere alcuna azione ma manda un segnale potente sulle responsabilità di Trump nell’assalto al Campidoglio.

«Trump è inadatto per qualsiasi incarico pubblico»

Donald Trump è «inadatto per qualsiasi incarico pubblico». A dirlo è Liz Cheney, vicepresidente della commissione parlamentare americana cha ha indagato sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, aprendo l’ultima udienza pubblica dove si voterà il rapporto finale dell’inchiesta. «Tra le cose più vergognose» – continua Cheney – scoperte dalla commissione «c’è il fatto che Trump restò seduto nella dining room fuori dall’Ufficio Ovale a guardare alla tv la violenza sommessa al Campidoglio». E poi ancora: «Per ore non fece una dichiarazione pubblica per ordinare ai suoi supporter di disperdersi e di lasciare Capitol, nonostante le sollecitazioni dello staff della Casa Bianca e di decine di altre persone», ha detto in apertura dei lavori. La commissione del 6 gennaio, che sta ricostruendo alcune fasi della vicenda con video relativi all’assalto e diversi testimoni, sostiene che il comportamento di Trump sia stato «illegale ma anche un completo fallimento morale e una chiara inadempienza del dovere», sia perché – continua la presidente della commissione – il «conteggio dei voti (delle elezioni presidenziali che hanno visto trionfare Joe Biden) fu bloccato» e «le vite di coloro che stavano in parlamento furono messe a rischio», ha concluso.

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Harry e Meghan, nuovo documentario in arrivo su Netflix: il trailer sulle sette interviste ai leader del nostro tempo – Il video

19 Dicembre 2022 - 22:03 Redazione
Si chiama "Live To Lead" e uscirà sulla piattaforma streaming la notte del 31 dicembre. «Un progetto ispirato a Nelson Mandela per diffondere messaggi di coraggio e compassione», ha spiegato il duca di Sussex

Dopo l’uscita della loro docuserie Harry&Meghan, i duchi del Sussex tornano su Netflix la notte del 31 dicembre con un nuovo documentario. Live to Lead debutterà sulla piattaforma in streaming proponendo al pubblico sette interviste a leader del nostro tempo tra cui la premier neozelandese Jacinda Ardern, l’attivista del clima Greta Thunberg, la femminista Gloria Steinem e la defunta giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg. I Sussex sono comparsi come voci fuori campo nel trailer in cui anticipano che la serie permetterà agli intervistati di «condividere messaggi di coraggio, compassione, umiltà, speranza e generosità». Harry spiega anche che il progetto è stato ispirato da Nelson Mandela, la cui fondazione è stata coinvolta nella realizzazione della stessa serie. Protagonisti della docu-serie sulla loro vita, attualmente su Netflix, i duchi del Sussex hanno ricevuto non poche critiche per la modalità con cui hanno scelto di raccontare il loro divorzio dalla famiglia reale britannica.

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Regionali Lazio, Francesco Rocca è il candidato del centrodestra come governatore: l’annuncio ufficiale

19 Dicembre 2022 - 21:08 Redazione
Il dirigente si era appena dimesso da presidente nazionale di Croce rossa italiana per «mettersi a disposizione del territorio»

«I partiti del centrodestra hanno indicato nell’avvocato Francesco Rocca il candidato per la per la Presidenza della Regione Lazio». Lo annunciano in una nota congiunta i leader della coalizione di centrodestra. Stamattina Rocca aveva lasciato la guida di Croce Rossa italiana per «mettersi a disposizione del territorio». «Tra le autorevoli proposte pervenute, Francesco Rocca rappresenta una sintesi di grande esperienza amministrativa della quale la Regione Lazio ha urgente bisogno», fanno sapere da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, «con l’esperienza maturata da presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa, Francesco Rocca rappresenta una garanzia di assoluta capacità e competenza per i cittadini del Lazio». Alle elezioni del 12-13 febbraio prossimo, Rocca sfiderà il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato, attuale assessore alla Sanità. Nel messaggio di dimissioni, Rocca spiegava che «come esperto di sanità pubblica, penso di poter portare un valore aggiunto: ho accettato una nuova sfida in cui credo fortemente». Il nome di Rocca è stato avanzato da Fratelli d’Italia – al quale spettava indicare il candidato governatore nel Lazio – che ha poi prevalso nella rosa di quelli proposti alla coalizione: a giocare a suo favore, la competenza in tema di sanità e i veti incrociati, anche interni a FdI, che avevano bloccato candidature più “politiche”.

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Lukashenko accoglie Putin in Bielorussia: «Pronti a dispiegare i missili S-400 e Iskander consegnati dalla Russia»

19 Dicembre 2022 - 20:44 Redazione
I due presidenti si sono detti pronti «a continuare le esercitazioni militari congiunte»

Il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato oggi, lunedì 19 dicembre, a Minsk il leader bielorusso Alexandr Lukashenko. Un incontro durato due ore e mezza e organizzato con uno scopo: «fare un buon bilancio delle questioni più urgenti, commerciali e naturalmente militari, vista la situazione turbolenta e caotica che ci circonda». Ad affermarlo era stato nel pomeriggio il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, smentendo – inoltre – la notizia che il presidente della Federazione russa sarebbe pronto a coinvolgere la Bielorussia nella guerra in Ucraina. Durante il faccia a faccia, Lukashenko e Putin – che non metteva piede a Minsk da oltre tre anni – si sono detti pronti «a continuare le esercitazioni militari congiunte», mentre il presidente bielorusso ha affermato che il suo Stato «dispiegherà i sistemi missilistici S-400 e Iskander consegnati dalla Russia». Difficile dire se sia cambiato o meno qualcosa durante i colloqui tra i due, ma su una cosa Putin è certo: «la Federazione russa non ha interesse ad assorbire nessuno, non c’è convenienza in questo», ha detto lo zar commentando in conferenza stampa con Lukashenko le voci su un possibile assorbimento della Bielorussia da parte della Russia. Insieme i due Paesi continueranno però «a combattere» contro un nemico comune, ovvero «le sanzioni». «E lo stiamo facendo – ribadisce Putin – in modo efficace». «Insieme – continua – resistiamo alla pressione delle sanzioni da parte di stati ostili, ai tentativi di isolare la Russia e la Bielorussia dai mercati globali, coordiniamo le misure per ridurre al minimo l’impatto delle misure restrittive illegali sulle economie dei nostri paesi. Devo dire che lo stiamo facendo in modo abbastanza sicuro ed efficace», ha concluso.

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Giorgia Meloni si commuove alla cerimonia per l’Hannukkah: «Ebrei resilienti nonostante l’ignominia delle leggi razziali» – Il video

19 Dicembre 2022 - 20:30 Redazione
Al termine del suo intervento al museo ebraico di Roma, la premier ha abbracciato la presidente della comunità ebraica nascondendo il volto tra le sue braccia

Commossa fino alle lacrime. È stata la reazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la cerimonia per la festa di Hannukkah, al museo ebraico di Roma. Dopo l’intervento della presidente della comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, che le ha augurato di «accendere non solo un lume stasera, ma tutti i giorni della sua vita in una luce forte dentro di sé per affrontare il grande compito che ha davanti», la premier si è commossa affermando: «Noi femmine ogni tanto facciamo questa cosa un po’ così… di essere troppo sensibili, noi mamme in particolare». Al termine del suo intervento, Giorgia Meloni ha poi abbracciato la presidente della comunità ebraica, e – visibilmente commossa – ha nascosto il volto tra le sue braccia.

«Ebrei resilienti nonostante ignominia leggi razziali»

Durante il suo intervento, Meloni ha ricordato che «che senza quello che ci definisce e che da profondità alle nostre esistenze, non possiamo avere né la forza né la consapevolezza né le ragioni giuste per affrontare adeguatamente le sfide». E questo, continua la premier, «il popolo ebraico l’ha sempre saputo, più di tanti altri e questa è la ragione per cui la sua identità e le sue tradizioni sono ancora così vive ed è stata proprio questa capacità che ha reso il popolo ebraico così resiliente, pur avendo attraversato tante difficoltà atrocità, compresa l’ignominia delle leggi razziali, per quello che ci riguarda». Un altro grande insegnamento per la presidente del Consiglio «è che l’identità non è escludente: il fatto di essere fieri delle nostre tradizioni non ci impedisce di contaminare e contaminarci. Questa è l’altra grande forza che voi rappresentate – continua Meloni, rivolta ai partecipanti al museo ebraico a Roma – perché siete parte fondamentale dell’identità anche italiana. Il vostro valore aggiunto è diventato parte di quello che tutti siamo». E ha continuato: «Questo significa che l’identità non esclude ma è qualcosa che aggiunge, che rafforza tutti. In fondo la parola rispetto deriva dal latino “respicere” che significa guardare in profondità: solamente quando sono consapevole di chi sono, guardo senza paura a quello che ho intorno», ha concluso.

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Qatargate, la decisione dei giudici di Brescia: «La moglie di Panzeri può essere consegnata a Bruxelles»

19 Dicembre 2022 - 20:12 Redazione
Maria Dolores Colleoni, 67 anni, è stata arrestata insieme alla figlia e si trova ai domiciliari

La Corte d’appello di Brescia ha accolto la richiesta dei magistrati belgi – che stanno indagando sul presunto caso di corruzione e riciclaggio a Bruxelles – dando il via libera al mandato di arresto europeo nei confronti di Maria Dolores Colleoni, la moglie di Antonio Panzeri. La donna, 67 anni, è stata arrestata insieme alla figlia Silvia e si trova ai domiciliari. Davanti ai giudici, ha negato di aver speso 100mila euro per una vacanza e di non saper nulla degli affari di suo marito. In mattinata, la procuratrice di Brescia, Giovanni Benelli aveva chiesto che venisse accolta la richiesta relativa al mandato d’arresto europeo del giudice Michel Claise. I giudici hanno posto la condizione in base alla quale «qualora la signora dovesse essere condannata definitivamente, espierà la pena o la misura di sicurezza in Italia».

La posizione di Avramopoulos

Intanto oggi a parlare dello scandalo Qatargate è stato anche Dimitris Avramopoulos il cui nome è stato accostato da alcuni giornali allo scandalo tangenti provenienti dal Qatar. Il politico greco ha un curriculum di primissimo livello: sindaco di Atene, vicino al partito di centrodestra Nuova Democrazia, è stato ministro del Turismo, della Salute, degli Esteri, della Difesa e poi, dal 2014 al 2019, sotto la presidenza di Jean-Claude Juncker ha ricoperto il ruolo di commissario europeo per le Migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza. Oggi, tra i vari articoli in cui è comparso il nome di Avramopoulos, uno, de La Stampa, fa riferimento a documenti dell’Unione europea in cui si parla di compensi ricevuti da Fight Impunity, l’ong fondata da Antonio Panzeri e al centro dell’inchiesta Qatargate. «La mia partecipazione all’organizzazione Fight Impunity è stata fin dall’inizio senza responsabilità esecutive o manageriali. Il comitato a cui ho partecipato, con personalità come Federica Mogherini, l’ex premier francese Bernard Cazeneuve e la senatrice Emma Bonino, era del tutto onorario». Così Avramopoulos all’agenzia di stampa greca Ana-Mpa. L’ex commissario europeo spiega anche che per la partecipazione al comitato e il relativo compenso, «ho chiesto l’approvazione della Commissione europea, che mi è stata data per iscritto dalla presidente Ursula von der Leyen».

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Manovra, ora è ufficiale: aumenta il prezzo del tabacco trinciato. Dimezzate le accise previste sulle sigarette

19 Dicembre 2022 - 19:52 Redazione
L'aumento doveva essere di 20 centesimi sulle sigarette tradizionali, ma ora scenderà a 10-12 centesimi

Le indiscrezioni di pochi giorni fa ora sembrano confermate. Secondo un emendamento del governo, calano ufficialmente le accise sulle sigarette e aumenta il prezzo del tabacco trinciato. L’innalzamento del costo di un pacchetto di sigarette – con un prezzo medio di 5 euro -, previsto inizialmente di 20 centesimi ora scende a circa 10-12 centesimi. Un vero e proprio dimezzamento a cui il governo rimedia con un’altra stretta: il mancato gettito di circa 48 milioni verrà coperto aumentando il prezzo del tabacco trinciato, quello venduto in pacchetti sfusi per le sigarette «fai-da-te» e che ora costerà fino a 40 centesimi in più. Gli avvantaggiati dunque saranno i fumatori delle sigarette tradizionali: l’aumento previsto dal 1° gennaio 2023 doveva inizialmente partire dalla quota di 36 euro per mille sigarette nel 2023 a quella di 36,50 nel 2024 fino ai 37 euro del 2025. Ora la somma per ogni mille sigarette prevista nei prossimi tre anni scende di circa otto euro: 28 euro per il 2023, 28,20 nel 2024 e 28,70 nel 2025.

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Caos Perù, le quattro ragazze bloccate tornano in Italia: «Stiamo bene, ci stanno rimpatriando»

19 Dicembre 2022 - 19:08 Redazione
Le giovani, bloccate nel paese andino dal 14 dicembre scorso, sono in viaggio da Cuzco a Lima e da lì torneranno in Italia

«Stiamo bene, ci stanno rimpatriando». È il messaggio inviato all’Ansa da Giulia Opizzi, una delle quattro ragazze rimaste bloccate per tre giorni su un bus nel villaggio di Checacupe – l’area turistica del Machu Picchu – a causa delle proteste antigovernative scoppiate in Perù dopo il tentato golpe e l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo. Il 15 dicembre scorso, le giovani tra i 21 e 31 anni erano riuscite a lasciare l’autobus per poi raggiungere due giorni dopo la città di Cusco e in queste ore, ha confermato l’agenzia, si troverebbero sulla via del ritorno in Italia. «Le quattro ragazze – oltre a Giulia Opizzi, Martina Meoni e le sorelle Federica e Lorenza Zani – stanno per prendere l’aereo per tornare a Lima e da lì direttamente in Italia», ha confermato all’Ansa una fonte a conoscenza della situazione e che «si può dire che tutti i turisti stanno gradualmente tornando a casa». La notizia del rimpatrio dei turisti italiani arriva in un contesto di proteste antigovernative che hanno provocato almeno 25 morti tra i civili, centinaia di feriti e ingenti danni alle infrastrutture nel Paese.

Foto copertina: ANSA/GIULIA OPIZZI | Le quattro ragazze bloccate in Perù

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Ue, trovato l’accordo sul tetto al prezzo del gas: 180 euro al megawattora. Mosca: «Inaccettabile, reagiremo»

19 Dicembre 2022 - 19:00 Redazione
Sull'accordo politico, raggiunto a maggioranza qualificata, la soddisfazione della premier Giorgia Meloni: «Una battaglia che molti davano per spacciata e l'abbiamo portata a casa»

Dopo mesi di dibattiti, tavoli tecnici e discussioni politiche, i ministri dell’Energia dei 27 Paesi membri dell’Ue hanno trovato l’accordo sul tetto al prezzo del gas. Il prezzo sul quale si è trovata l’intesa al Consiglio Energia, oggi 19 dicembre, è di 180 euro al megawattora, ben più basso dei 275 euro proposti a novembre dalla Commissione europea. Un’intesa – quella raggiunta a Bruxelles – giudicata «inaccettabile» da Mosca. Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, infatti si tratterebbe di una «distorsione del mercato» che provocherà da parte russa «una reazione». Per il ministro italiano dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, invece si tratta di una «vittoria dei cittadini italiani ed europei che chiedono sicurezza energetica. È la vittoria dell’Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo». L’accordo politico sul price cap, raggiunto a maggioranza qualificata, ha ricevuto – dopo ore di trattative – anche l’approvazione decisiva della Germania, che aveva espresso timori e perplessità per lunghi mesi. Contraria invece l’Ungheria, mentre Austria e Paesi Bassi si sono astenuti. A quanto si apprende da fonti europee, citate da Ansa, l’intesa entrerà in vigore il 15 febbraio prossimo. Mentre il differenziale del prezzo al Ttf (Title Transfer Facility) – il mercato di Amsterdam di riferimento per il prezzo del gas – con gli indici di riferimento globali viene fissato, come previsto nell’ultima proposta della presidenza ceca, a 35 euro. I giorni necessari in cui il prezzo deve superare i 180 euro a megawattora perché scatti il meccanismo di correzione restano invece tre. Uno dei punti inseriti nell’intesa prevede inoltre che «la Commissione europea possa, se appropriato, proporre anche modifiche» al regolamento sul price cap sul gas «per includere i derivati negoziati sui mercati non regolamentati (over-the-counter, Otc), oppure per rivedere gli elementi presi in considerazione per il prezzo di riferimento” del gas».

Meloni rivendica il successo

Sorride per l’accordo politico sul price cap anche la premier Giorgia Meloni, che ha proseguito il negoziato politico impostato dal precedente esecutivo guidato da Mario Draghi: «Vengo qui con una piccola, grande vittoria, più grande che piccola: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto del prezzo del gas. E’ una battaglia che molti davano per spacciata e l’abbiamo portata a casa. La volontà e la consapevolezza parte sempre da una cosa: essere consapevole di chi sei ed essere fiero di chi sei. Quando hai quella consapevolezza, hai la capacità di raccontare qualcosa di più e di insegnare e di imparare dagli altri», ha detto la premier alla cerimonia per la festa ebraica Channukkà, al museo ebraico di Roma.

La soddisfazione delle istituzioni Ue

A pochi giorni dal termine del suo mandato (semestrale), la presidenza ceca del Consiglio Ue ha rivendicato l’importanza dell’intesa: «È stato l’accordo più difficile da trovare. Una volta ancora abbiamo dimostrato che l’Ue è capace di arrivare ad un’intesa. Il negoziato non è stato facile, ma credo che siamo arrivati ad un compromesso equilibrato» tra un prezzo troppo elevato per cittadini ed imprese e “le salvaguardie necessarie” per le forniture, ha detto in conferenza stampa Jozef Sikela, ministro dell’Industria della Repubblica Ceca. «Il meccanismo non metterà a rischio l’approvvigionamento di gas e la stabilità dei mercati», ha poi rassicurato Sikela. Soddisfazione anche da parte della commissaria Ue per l’Energia, Kadri Simson, per la quale «con questo meccanismo in atto l’Europa sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per il nuovo round di riempimento degli stock, che sarà più impegnativo di quest’anno».

Prezzi dell’elettricità sotto controllo

Tra i primi a commentare la decisione dell’Ue è stato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini: «Rimane un prezzo alto rispetto a quello industriale, ma sicuramente è più basso di quello con cui si era cominciata la discussione. Un prezzo deve inevitabilmente confrontarsi con i mercati internazionali, e trovare un equilibrio non era facile». A margine del consiglio generale di Assolombarda, Besseghini ha anche rassicurato sul prezzo dell’energia elettrica: «Direi tutto sommato che non ci saranno aumenti perché il trimestre è stato con prezzi medi relativamente bassi». «Per il gas – ha anticipato invece il presidente di Arera – l’inizio della fase invernale porterà sicuramente a un aumento. Tra quindici giorni c’è la formazione del prezzo».

Foto: EPA/JULIEN WARNAND

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Manovra, torna la possibilità di convertire i mutui da tasso variabile a tasso fisso. Ecco a quali condizioni

19 Dicembre 2022 - 18:59 Redazione
Prevista anche la possibilità di allungare di cinque anni extra la durata della restituzione del finanziamento

Il governo rispolvera una norma pensata e varata nel 2011 che consentiva il passaggio del mutuo da un tasso variabile a uno fisso. Tramite un emendamento alla legge di Bilancio 2023, la possibilità verrà reintrodotta per i titolari di finanziamento che, in origine, non sia stato superiore a 200 mila euro. Inoltre, potranno presentare richiesta solo i cittadini con una soglia Isee inferiore a 35 mila euro e che non hanno mai avuto ritardi nel versamento delle rate del mutuo. L’emendamento dell’esecutivo, depositato in commissione Bilancio alla Camera, prevede infine che il beneficiario del finanziamento possa concordare con l’istituto di credito anche un allungamento del piano di rateizzazione, per un massimo di cinque anni extra e a patto che la durata residua del mutuo non superi i 25 anni. «Oltre ad avere un impatto per la finanza pubblica – ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, illustrando la norma che ripristina la legge 106 del 2011 – riguarda tanti mutui a tasso variabile per le famiglie».

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