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Qatargate, Visentini dopo il rilascio: «Da Panzeri 50mila euro senza nulla in cambio: io mai influenzato da nessuno»

19 Dicembre 2022 - 18:26 Redazione
«Ho collaborato con Fight Impunity sapendola una realtà onesta e con personalità specchiate. Poi la scoperta di un'organizzazione criminale», spiega a Repubblica il segretario Ituc dopo essere stato rilasciato dai magistrati belgi

A poche ore dal rilascio, Luca Visentini, segretario del sindacato europeo Etuc e da alcune settimane da quello mondiale Ituc (Confederazione sindacale internazionale), spiega le ragioni del suoi coinvolgimento nel Qatargate e della successiva caduta delle accuse contro di lui. I giudici lo hanno rilasciato dopo due giorni di carcere. «Sono finito in questa indagine perché ho collaborato con questa fondazione, Fight Impunity, riconosciuta e finanziata dal Parlamento Europeo e che, da quel che si sapeva, si occupava della difesa dei diritti umani», racconta a Repubblica. «Ne facevano parte parlamentari europei, ex parlamentari ed ex commissari, personalità specchiate. Era una ONG rispettata che agiva in difesa dei diritti umani, con diverse personalità di alto livello nel suo cda, come Denis Mukwege (Premio Nobel per la Pace), Bernard Cazeneuve (ex primo ministro francese), Emma Bonino (senatrice italiana, ex commissario europeo)». Poi, secondo la versione del segretario, la scoperta: «Ho partecipato ad alcune conferenze, e invece è saltato fuori che sarebbe una organizzazione criminale, che ha messo in campo iniziative di corruzione in nome e per conto del governo del Qatar e, sembrerebbe, del Marocco, per cercare di ottenere condizioni più favorevoli da parte del Parlamento Europeo». Il segretario annuncia un comunicato ufficiale della confederazione internazionale previsto nella giornata di domani 20 dicembre, confidando anche le «giornate pesanti e drammatiche» appena trascorse.

«Sono stato accusato di essere stato corrotto da loro, perché ammorbidissi le mie posizioni, e quelle del sindacato internazionale, nei confronti di questi Paesi», spiega in riferimento alla situazione personale. «Ho fornito le informazioni necessarie alla magistratura, e sulla base di questo sono stato rilasciato nella mattinata di ieri, con alcune condizioni minime». Le condizioni a cui Visentini fa riferimento sono quelle di non dover parlare con nessuno degli indagati, «come è noto su sei persone interrogate, quattro sono state arrestate e due rilasciate, il sottoscritto e un’altra», di poter viaggiare liberamente all’interno dell’Unione europea ma di dover avvisare i magistrati per destinazioni extra Ue. Il segretatio Ituc ci tiene a precisare che né la conferazione internazionale che quella europea sono state «minimamente coinvolte» nello scandalo delle tangenti e che le accuse rivolte dalla magistratura hanno riguardato solo la sua persona. Poi le indagini sono andate avanti «e non sono neanche state trovare evidenze che io fossi in qualche modo collegato con questa vicenda».

«Ho detto sì alla donazione per la Confederazione ma senza condizioni»

L’altro punto fondamentale del presunto coinvolgimento del segretario Ituc è la donazione ricevuta dalla fondazione per un importo complessivo inferiore ai 50mila euro. Denaro che il segretario spiega di aver ricevuto «sotto forma di donazione per rimborsare alcuni costi della campagna per il Congresso della Ituc» e che ha trasferito al Fondo di Solidarietà Ituc «per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati». Il segretario chiarisce anche di non aver ricevuto alcuna richiesta in cambio della somma e dell’assenza «di condizioni di alcun tipo per la donazione». Nessun tentativo di corruzione dunque né di influenza sulla posizione del segretario Ituc nei confronti del Quatar. «Respingo apertramente tutte le accuse mosse contro di me», continua. «Sono innocente e rimango a disposizione delle autorità investigative belghe, pronto a fornire qualsiasi ulteriore chiarimento o informazione qualora fosse richiesto da parte mia».

«I miei interventi sul Qatar? Mai influenzato da nessuno»

Alcuni interventi sul Qatar pronunciati da Visentini hanno alimentato i dubbi su un possibile sostegno delle politiche del Paese da parte del segretario. Ma lui ribadisce: «Quello che ha convinto il giudice sulla mancanza di fondamento di queste accuse è invece proprio il fatto che le mie posizioni nei confronti del Qatar sono sempre state molto chiare. Ho detto per esempio che era positivo che avesse messo in campo alcune riforme, a cominciare dall’abolizione della Kafala, questa forma di schiavitù del lavoro che esiste anche in altre zone del mondo arabo, ma ho anche detto che non erano sufficienti». E ancora: «Ho sottolineato che rimanevano ancora problemi legati al rispetto dei diritti umani e all’implementazione delle riforme messe in campo. E in ogni caso la mia posizione non è mai stata influenzata da nessuno». Che peso avessero quegli inviti a incontri e conferenze da parte della Fight Impunity a Visentini sembra non essere ancora chiaro: «Le indagini continueranno probabilmente ancora per anni, è un’organizzazione complessa, internazionale, che riguarda moltissimi Paesi, e ci vorrà moltissimo tempo prima che questa vicenda venga chiarita. Per quello che mi riguarda, io condanno nel modo più assoluto qualunque forma di corruzione».

Il sindacalista ha infine annunciato che farà tutto ciò che è in suo potere «per proteggere la reputazione e l’indipendenza del movimento sindacale globale, che è sempre stata la battaglia di tutta la mia vita». Per queste ragioni ha comunicato anche la decisione di farsi da parte dalla posizione e dalle funzioni di Segretario generale della ITUC fino alla riunione del Consiglio generale della ITUC del prossimo 21 dicembre, quando la questione sarà valutata». Fino a quando «questo processo non sarà concluso, sono pronto a rimanere lontano dalla posizione di Segretario generale, e allo stesso tempo sono a disposizione di ITUC per fornire qualsiasi ulteriore chiarimento necessario», ha concluso.

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Depp vs Heard, l’attrice rinuncia all’appello: «Decisione difficile, non è un atto di ammissione»

19 Dicembre 2022 - 18:06 Redazione
Amber Heard era stata condannata dal tribunale della Virginia al risarcimento di oltre 10 milioni di dollari nella causa di diffamazione con Johnny Depp

A poche settimane dalla richiesta di appello dei suoi legali contro la sentenza di condanna a un risarcimento di 10,4 milioni di dollari a favore dell’ex marito, Amber Heard ha annunciato su Instagram di aver rinunciato a procedere e di aver raggiunto un accordo con condizioni che la soddisfano, ma difende quanto in questi anni ha portato avanti. «Dopo una lunga riflessione ho preso una decisione molto difficile per risolvere il caso per diffamazione intentato contro di me dal mio ex marito in Virginia», ha scritto l’attrice, sposata con Johnny Depp per 15 mesi tra il 2015 e il 2016, «ho difeso la mia verità e così facendo la mia vita è stata distrutta». Heard sottolinea che non ha fatto «nessuna ammissione», e che «la denigrazione che ho affrontato sui social media è una versione amplificata dei modi in cui le donne vengono nuovamente vittimizzate quando si fanno avanti». L’accordo raggiunto tra Heard e Depp, i cui dettagli non sono ancora noti, dovrebbe metter fine alla vicenda giudiziaria che ha visto l’uno contro l’altra i due divi di Hollywood ed ex coniugi. Depp aveva denunciato l’attrice per diffamazione in seguito a un articolo pubblicato sul Washington Post in cui la donna raccontava di essere stata vittima di violenze domestiche.

Foto di copertina: EPA/EVELYN HOCKSTEIN

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Pd, l’ombra di Cuperlo sulla corsa alla segreteria: piace a Orlando, non lo esclude Bettini

19 Dicembre 2022 - 17:39 Felice Florio
Nello stesso giorno, due interviste che ventilano l'ipotesi di una discesa in campo del deputato triestino: è lui l'uomo che la sinistra dei Dem aspettava?

L’ultimo segretario dei giovani comunisti, prima che il Pci si liquefacesse, può diventare l’ultimo candidato della corsa per la segreteria del Partito democratico. Il nome di Gianni Cuperlo, deputato alla quarta legislatura, sta circolando come papabile successore di Enrico Letta. Nel caso decidesse di scendere davvero nell’agone congressuale, la sinistra del Nazareno tirerebbe un sospiro di sollievo: a parte Beppe Provenzano, nessuno dei rappresentati di quell’area si è scaldato per sostenere Elly Schlein. Non è un problema di ideologie, è un problema di gestione del partito che con lei rischia di sfuggire ai vecchi capi corrente. Si era tentata la carta Matteo Ricci, ma il sindaco di Pesaro non ha trovato abbastanza appoggi per sperare di competere davvero contro la “coraggiosa” emiliana e Stefano Bonaccini, il braccio armato delle correnti più strutturate sia a livello nazionale che territoriale. E allora il gentleman triestino, considerando anche Paola De Micheli – a cui va riconosciuta l’audacia di essersi autocandidata per prima alla segreteria -, potrebbe essere il quarto giocatore schierato nella partita delle primarie del Pd. Una partita di ritorno per Cuperlo, dopo la sonora sconfitta infertagli da Matteo Renzi, nel 2013.

«Tu, Matteo, non hai la statura del leader, ma coltivi l’arroganza dei capi», disse, tre anni dopo, colui che fu il ghost writer di Massimo D’Alema, suo padrino politico. Ma la rottura sancita con l’area renziana, che si riverbera ancora oggi con i cosiddetti riformisti, non è un limite per Cuperlo. Quell’area del partito è già schierata con il presidente dell’Emilia-Romagna, i punti di riferimento dell’ex dirigente di Pds e Ds sono altri. Uno di questi è visibile riavvolgendo il nastro delle primarie Dem. Nel 2017, Cuperlo si spese in prima persona per sostenere la candidatura di Andrea Orlando. Con il quale, poi, condividerà la stessa sorte, ovvero essere più che triplicato nei voti dal rottamatore fiorentino.

Oggi, 19 dicembre, una coincidenza quantomeno curiosa appare sulle pagine di due quotidiani del gruppo Gedi. Da una parte c’è Goffredo Bettini, che definisce Cuperlo «dirigente e intellettuale di prim’ordine» e, con rammarico, sembra dispiacersi perché dalla sinistra del Pd non è arrivata «una propria candidatura». Forse «è troppo tardi», dice a Repubblica, ma non esclude l’ipotesi. Su La Stampa, poi, Orlando è ancora più esplicito: «Gianni è una persona alla quale mi legano le battaglie di questi anni e di cui apprezzo rigore e onestà intellettuale, condividiamo l’esigenza di mettere al centro il tema dell’identità del partito – e su una possibile candidatura del triestino aggiunge -. Con lui mi sto confrontando per valutare insieme quale sia il modo migliore per farlo».

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Pd, l’ex leader delle Sardine Mattia Santori scende in campo: pronto a prendere la tessera (per sostenere Elly Schlein)

19 Dicembre 2022 - 16:56 Redazione
Mercoledì sarà formalizzata l'iscrizione del fondatore del movimento civico, già in quota Pd dal 2021 con l'elezione al Comune di Bologna

Dai movimenti al partito: il passo è compiuto. L’ex leader delle Sardine Mattia Santori si iscriverà nei prossimi giorni al Partito democratico. Lo ha annunciato la segretaria del circolo Pratello di Bologna, Mery De Martino, precisando che Santori formalizzerà l’iscrizione mercoledì 21 dicembre alle 18.30, alla presenza della presidente del partito Valentina Cuppi. Tre anni fa, alla fine del 2019, lanciò insieme ad alcuni amici il movimento delle Sardine per sostenere dal basso la campagna elettorale del centrosinistra alle elezioni regionali in Emilia-Romagna (poi vinte dal Pd con Stefano Bonaccini): ma la mobilitiazione si estese di piazza in piazza in tutta Italia e divenne un silenzioso movimento civico contro l’allora governo gialloverde e in particolare le politiche dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Terminata con successo l'”operazione-Emilia” e rifluita l’onda delle Sardine, Santori si era progressivamente avvicinato al Pd, candidandosi da indipendente nelle sue liste alle elezioni per il Comune di Bologna: eletto, da ottobre 2021 è consigliere comunale del capoluogo emiliano con delega a turismo, politiche giovanili, scambi internazionali ed eventi sportivi. Ora il passo in avanti con la tessera del partito, con un occhio al rinnovo delle cariche nazionali: Santori ha già annunciato che sosterrà la conterranea (e quasi coetanea) Elly Schlein, in corsa per la segreteria proprio contro l’attuale governatore Stefano Bonaccini, oltre che Paola De Micheli (anche lei emiliana).

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Nella manovra le nuove regole per le intercettazioni degli 007: così i servizi potranno piazzare le cimici

19 Dicembre 2022 - 16:47 Giovanni Ruggiero
La novità sembra ricalcare la pratica di cui hanno potuto godere i Servizi belgi che hanno portato agli arresti in flagranza di reato anche europarlamentari come Eva Kaili

Nel pacchetti di emendamenti del governo alla manovra spuntano anche nuove regole che regolano le intercettazioni preventive per attività di intelligence. Le modifiche chieste dall’esecutivo non riguardano i fondi destinati ai servizi segreti, che formalmente passano in capo alla presidenza del Consiglio dal ministero della Giustizia. Gli emendamenti in realtà porterebbero anche alcune sostanziali innovazioni nelle procedure dell’uso delle cimici da parte degli 007. Stando alla bozza delle modifiche, si darebbe la possibilità ai servizi di piazzare le cimici per esempio in un’abitazione privata, anche in deroga all’art. 614 del codice penale, cioè la violazione di domicilio. Una possibilità finora esclusa dal dl n.144 del 27 luglio 2005 e successivi, di cui appunto l’emendamento del governo andrebbe a sostituire il comma 1 dell’art.4. Una svolta sulle tecniche di indagine preventive dell’intelligence italiana che sembra ricalcare parecchio quelle sfruttate nell’inchiesta belga sul Qatargate, che ha portato a diversi arresti in flagranza di reato anche di europarlamentari come Eva Kaili, oltre che del suo compagno Francesco Giorgi. I due infatti sarebbero finiti nella rete dell’intelligence belga, che ha potuto ascoltare le conversazioni casalinghe tra i due e scoprire i sacchi pieni di soldi le cui foto hanno fatto il giro del mondo.

Il Presidente del Consiglio dei ministri può delegare i direttore dei servizi di informazione per la sicurezza di cui all’articolo 2, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n.124, a richiedere l’autorizzazione all’intercettazione di comunicazioni o conversazioni, anche per via telematica, nonché all’intercettazione di comunicazioni o conversazioni tra presenti, anche se queste avvengono nei luoghi indicati dall’articolo 614 del codice penale, quando siano ritenute indispensabili per l’espletamento delle attività loro demandate dagli articoli 6 e 7 della legge 3 agosto 2007, n.124

A dare il via libera alle cimici deve essere il procuratore generale della Procura di Roma. Le intercettazioni non possono durare oltre 40 giorni, salvo una proroga «per periodi successivi di 20 giorni». È poi necessario redigere «un verbale sintetico» che dovrà essere depositato entro un mese dalla fine delle intercettazioni, che dovranno essere distrutte una volta comunicate al premier e al Copasir.

La protesta delle opposizioni

La mossa del governo ha scatenato le prime durissime reazioni dall’opposizione. A partire dall’ex ministro della Giustizia, il dem Andrea Orlando, che su Twitter denuncia: «Attenzione a emendamento governo su intercettazioni preventive che la sgancia completamente da ogni ancoraggio dalle intercettazioni investigative e le pongono sotto il controllo politico con la scusa del finanziamento Mef! Stato di polizia?». Sul piede di guerra anche il vicepresidente della commissione Bilancio, il grillino Gianmauro Dell’Olio, che parla di «ennesima cosa mai vista», giudicando poi «gravissimo che si intervenga alle nove di sera con un emendamento ordinamentale su una materia così delicata».

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Lo sviluppatore di Fortnite dovrà pagare 520 milioni di dollari: violata la privacy sui minori

19 Dicembre 2022 - 16:42 Redazione
Epic Games ha inoltre patteggiato per aver utilizzato «pratiche manipolative» dopo aver indotto gli utenti di tutte le età a fare acquisti indesiderati

Epic Games, sviluppatore di videogiochi come Fortnite e Rocket Legue, ha ricevuto una multa milionaria e dovrà pagare una multa da 520 milioni di dollari. Secondo il New York Times, la compagnia avrebbe patteggiato con la Federal Trade Commission – l’organo antitrust americano – per le accuse di violazione della privacy sui minori e, separatamente, per aver ingannato milioni di utenti con acquisti indesiderati. L’intesa – riporta il quotidiano americano – è stata raggiunta in due casi separati e prevede sanzioni record. Epic Games avrebbe infatti accettato di pagare 275 milioni di dollari per le accuse di aver violato una legge federale, il Children’s Online Privacy Protection Act, raccogliendo informazioni personali da bambini sotto i 13 anni che giocavano a Fortnite senza richiedere il consenso informato da parte dei genitori. La società, scrive il Nyt, avrebbe anche costretto i genitori dei bambini «a fare i salti mortali» per far cancellare da Fornite i dati dei proprio figli. Come parte dell’intesa, la Federal Trade Commission richiederà a Epic Games di adottare un sistema automatico di alta privacy per bambini e adolescenti, cosa che costringerà la compagnia a rimuovere i «live text» e le «voice chat» per gli utenti più giovani. Ma non solo. Oltre all’accusa di violazione della privacy sui minori, Epic Games avrebbe anche concordato di pagare 245 milioni di dollari per rimborsare i consumatori per aver utilizzato pratiche manipolative online, utilizzate per indurre gli utenti di tutte le età a fare acquisti involontari.

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La Commissione avverte Meta: «Abuso di posizione dominante con Marketplace». L’azienda: «Accuse prive di fondamento»

19 Dicembre 2022 - 16:09 Redazione
Il parere preliminare della Commissione: distorce la concorrenza nei mercati pubblicitari online

Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp, torna nel mirino della Commissione europea. L’esecutivo di Bruxelles ha informato l’azienda del suo parere preliminare secondo cui avrebbe violato le norme antitrust dell’Ue distorcendo la concorrenza nei mercati pubblicitari online. Ciò che la Commissione non accetta è il fatto che Meta leghi il suo servizio di annunci, Facebook Marketplace, al suo social network personale. «Ciò significa – si legge in una nota della Commissione – che gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Facebook Marketplace, che lo vogliano o meno». Inoltre, la Commissione teme che imponga condizioni commerciali sleali ai concorrenti del servizio di compravendita a proprio vantaggio. E, se venissero confermate, queste pratiche violerebbero l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) che norma e vieta l’abuso di posizione dominante. L’altro motivo è che il colosso «impone unilateralmente condizioni commerciali sleali ai servizi di annunci online concorrenti che fanno pubblicità su Facebook o Instagram». Questi termini sono considerati dalla Commissione «ingiustificati, sproporzionati e non necessari per la fornitura di servizi di pubblicità online sulle piattaforme di Meta». Il 4 giugno 2021, la Commissione ha avviato un procedimento formale su un possibile comportamento anticoncorrenziale di Facebook.

La difesa di Meta

A poche ore dall’affondo di Bruxelles è arrivata la risposta dell’azienda tecnologica: «Le affermazioni della Commissione europea sono prive di fondamento. Continueremo a lavorare con le autorità di regolamentazione per dimostrare che l’innovazione dei nostri prodotti è favorevole ai consumatori e alla concorrenza», ha commentato Tim Lamb, responsabile della concorrenza Emea di Meta.

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Manovra, scontro sui tempi di discussione. Spuntano nuovi finanziamenti alle scuole paritarie

19 Dicembre 2022 - 15:01 Redazione
La commissione Bilancio della Camera è convocata per stasera alle 18.30. La maggioranza vuole chiudere l'esame in settimana per poi passare al Senato

Si accende la tensione tra maggioranza e opposizione sui tempi di discussione e approvazione della prima manovra finanziaria targata Giorgia Meloni. Dopo l’arrivo dei pacchetti di emendamenti firmati dal governo, gli appuntamenti in commissione Bilancio e in Aula alla Camera sono stati rivisti più volte ma al momento non c’è accordo, tanto che l’ultima riunione della capigruppo è stata aggiornata a stasera o domani mattina. La commissione Bilancio è convocata per oggi 19 dicembre alle 18.30, tra i malumori dell’opposizione che proponeva di riprendere alle 14. La maggioranza ha comunque ribadito che occorre chiudere l’esame nell’aula di Montecitorio al più tardi nella notte tra il 23 e il 24 dicembre. «Usano i tempi della commissione per farsi i fatti loro», attacca Debora Serracchiani del Pd. «La verità è che la manovra non è pronta», sottolinea Marco Grimaldi di Avs. «Questa notte è stata presentata una manovra sostitutiva, che contiene norme ordinamentali, chiaramente inammissibili», insiste Matteo Richetti di Azione.

Le novità

Dai pacchetti di emendamenti presentati dalla maggioranza continuano ad emergere novità non previste nella prima stesura. Arriva, ad esempio, un incremento di 30 milioni a decorrere dal 2023 del contributo per le scuole paritarie. In tema di introiti, c’è invece la proroga di un ulteriore anno, fino al 31 dicembre 2024, delle concessioni per la raccolta a distanza dei giochi pubblici, in scadenza al 31 dicembre 2022. Per giochi «a distanza» si intendono bingo, apparecchi da intrattenimento e scommesse. Il settore dovrebbe generare entrate pari per oltre 275 milioni in due anni (98,67 milioni nel 2023 e 176,68 milioni nel 2024) per le casse dello Stato.

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Caso Soumahoro, il legale di Liliane Murekatete: «Presentati documenti che escludono la responsabilità»

19 Dicembre 2022 - 14:12 Redazione
L'avvocato Lorenzo Borrè chiede tempo per dimostrare l'estraneità della sua assistita, compagna del parlamentare

«Stamattina abbiamo presentato della documentazione che riteniamo adatta a riqualificare le contestazioni mosse a Liliane Murekatete: confidiamo già da ora che si escluderanno le responsabilità». A dichiararlo è Lorenzo Borrè, legale che difende la compagna di Aboubakar Soumahoro nell’inchiesta che coinvolge le coop nelle quali hanno lavorato la donna e sua madre, Maria Therese Mukamitsindo. Per la mattina di oggi, 19 dicembre, era previsto l’interrogatorio di Murekatete presso la procura di Latina. La donna è sottoposta, insieme a Mukamitsindo, a misure interdittive. Il suo avvocato ha voluto ribadire alla stampa di «non conoscere il compendio probatorio e, fermo restando che fin d’ora escludo responsabilità, chiediamo il tempo di poterlo dimostrare. Io comunque, pur non potendo anticipare nulla, ho già una idea molto chiara», ha concluso Borrè. Murekatete, stando a quanto disposto dalle autorità giudiziarie, non potrà ricoprire incarichi societari e contrattare con la pubblica amministrazione per un anno.

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De Luca smonta il Pd: «Per 15 anni nelle mani di miserabili, seppelliamo queste anime morte» – Il video

19 Dicembre 2022 - 13:22 Felice Florio
Il presidente della Regione Campania attacca pesantemente il suo partito, ma non si candida al congresso: «È meglio lavorare sulle cose serie»

Indignazione, vergogna: sono le parole che Vincenzo De Luca usa per commentare lo scandalo Qatargate che sta sconquassando la sinistra europea. «Al di là dell’indignazione di questa vicenda da sola, quello che mi colpisce rispetto al Partito democratico è la verifica che il partito è stato nelle mani per 15 anni di un gruppo dirigente di miserabili». Il presidente della Campania non lesina giudizi pesantissimi sulla classe dirigente del centrosinistra italiano: «Miserabili sul piano politico, costituito al 99% di presuntuosi e all’1% di nullità politiche, salvo qualche rara eccezione. Indigna che chi ha governato il partito continua a dare le carte, a fare interviste a assumere incarichi, pur essendo totalmente al di fuori della società italiana, anime morte, seppelliamole». A margine di un evento alla stazione di Napoli, in cui sono stati presentati dei nuovi treni, De Luca spiega anche di non nutrire molte aspettative dal percorso rifondativo avviato dal Nazareno. «Mi auguro che dal congresso possa arrivare un rinnovamento del Pd, ma è un’impresa quasi impossibile. C’è da augurarsi per l’equilibrio della vita politica italiana che ci possa essere un rinnovamento radicale e totale di tutta la classe dirigente, un’impresa al limite».

«Il presupposto – continua il campano – è mettere da parte tutti quelli che in 15 anni sono stati in organismi dirigenti del Pd e nei governi nazionali. Tutti, nessuno escluso. È l’unica possibilità di creare una vitalità di democrazia italiana e una forza progressista che garantisca dialettica politica seria nel Paese». Insiste nel definire «miserabili» i vertici del partito, anche per come è stata impostata la fase congressuale, «costruita su regole demenziali e autoreferenziali. Mi hanno detto che il tesseramento al Pd si paga con la carta di credito, con il Pos, con la motivazione di evitare pacchetti di tessere. Ma non era più semplice obbligare ognuno a fare la tessera di persona? Mi dicono anche di 28 euro per il tesseramento, ma dove vive questo gruppo di miserabili? Un gruppo dirigente miserabile che ha lavorato per anni per creare correnti, e sottocorrenti, gruppi e sottogruppi, del tutto indifferenti al lavoro in territori, a militanza, sacrificio e risultati. Abbiamo avuto dirigenti cooptati, gente senza il voto neanche di loro madre, solo anime morte».

De Luca spiega le motivazioni per cui ha scelto di non correre in prima persona per la successione di Enrico Letta: «Se ho pensato di candidarmi al congresso Pd? Sì e no. Ma con queste regole congressuali credo che davvero ci sia tanto tempo da perdere e quindi è meglio lavorare sulle cose serie. Vediamo ora cosa succede, servirebbe un miracolo e vediamo se accade. Ma per le condizioni di oggi è un’impresa quasi disperata. Il presupposto resta che vadano a casa i governanti da 15 anni. Io sono l’unico esponente del Pd a fare critiche sulla linea politica da anni – conclude -, non ne conosco altri chiari e pronti anche a farsi nemici su temi come il Mezzogiorno, il piano per sviluppo del Sud, io per anni l’ho ripetuto ai miserabili».

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Thailandia, nave militare si capovolge: 31 marinai dispersi – Il video

19 Dicembre 2022 - 12:54 Redazione
Sull'imbarcazione erano presenti 106 persone: 75 sono state salvate dalla marina di Bangkok

Un nave militare si è capovolta questa notte nel Golfo di Thailandia, al largo di Bang Saphan. Attualmente, risultano disperse 31 marinai, secondo quanto riferito da un portavoce della marina militare del luogo. «Stiamo ancora cercando 31 dei 106 membri dell’equipaggio dell’Htms Sukhothai», ha dichiarato l’ammiraglio Pogkrong Montradpalin. L’imbarcazione è affondata a seguito di una tempesta nelle acque del Golfo di Siam, nell’oceano Pacifico. Le autorità di Bangkok fanno sapere che sono riuscite a trarre in salvo sinora 75 membri dell’equipaggio, soccorsi da un’altra nave della marina militare. «Sono passate più di 12 ore, ma continueremo a cercare», ha spiegato Montradpalin riferendo che è stata aperta un’indagine perché «non era mai accaduto un disastro simile a una nave della nostra flotta».

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Orsini cita il giornalista “Broad” che diventa “Ampio”: così il professore è inciampato sulla traduzione automatica – Il video

19 Dicembre 2022 - 12:41 Redazione
La gaffe del docente in un suo video YouTube in cui parlava del memorandum di Budapest del 1994

Gaffe di Alessandro Orsini. In un video registrato su YouTube ieri, 19 dicembre, sul memorandum di Budapest del 1994, il professore di sociologia del terrorismo è inciampato in un errore del traduttore automatico. Nel filmato in cui spiega se la Russia abbia violato gli accordi o meno, al minuto 1:15 cita un articolo del New York Times di un certo «William J. Ampio». Nel voler sottolineare che si tratta di un pezzo internazionale fa anche lo spelling dell’autore: «A-m-p-i-o». In realtà non esiste alcun William Ampio. Il giornalista in questione fa di cognome «Broad» e, probabilmente – accusano osservatori online – Orsini ha utilizzato Google Translate che ha tradotto in italiano anche il nome dell’autore. La gaffe del professore non è passata inosservata agli utenti che hanno già iniziato a diffonderla sui social. E c’è già chi utilizza l’errore come strumento per mettere in discussione le sue competenze. È il caso del giornalista Antonio Talia, uno dei primi ad accorgersi della questione, che si chiede: «Se Orsini non ha gli strumenti cognitivi per capire l’errore nella traduzione automatica di un articolo, come potrà riuscire a decifrare e poi spiegare il contenuto dell’articolo stesso?». Un altro utente fa notare: «Gli “esperti” che si sentono migliori di tutti: il prof Orsini ci erudisce sul memorandum di Budapest con Google translate, dicendo anche scusate che sto traducendo quindi mente».

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