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Perché Messi indossava un mantello alla premiazione dei Mondiali: cos’è il Bisht e cosa c’entra l’emiro del Qatar

19 Dicembre 2022 - 09:12 Redazione
L'abito in questione ha diviso il dibattito tra chi ci ha visto un gesto di rispetto e chi un atto di potere

Nella premiazione della finale di ieri, 18 dicembre, Lionel Messi si è trovato a dover mettere sopra la maglietta dell’Argentina un abito nero passato dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Il campione ha così alzato la coppa con addosso una giacca della tradizione qatariota. Ed è iniziata la polemica sui social. Il dibattito si è diviso tra chi sostiene che si tratti di un atto di rispetto nei confronti del calciatore e chi ci vede un gesto di arroganza e potere. L’abito indossato da Messi durante la premiazione dei Mondiali è un Bisht, un mantello tradizionale del golfo Persico – tipicamente maschile – che simboleggia prestigio, regalità e ricchezza. Solitamente, infatti, lo indossano gli uomini di spicco in Qatar.

Cos’è un Bisht e perché ha suscitato clamore

Un simbolo culturale diventato presto un protagonista dei Mondiali, ma tra non poche polemiche. A partire dall’ex calciatore difensore dell’Argentina Pablo Zabaleta che ha commentato la vicenda dicendo: «Mi chiedo solo, perché? Perché? Non c’era motivo per farlo». Così come l’allenatore inglese Alan Shearer: «Nemmeno io pensavo che Infantino glielo avrebbe lasciato fare». E anche sui social il pubblico si è diviso. «Senza vergogna, il Qatar si è spinto a tanto in un momento così», scrive un utente. Ma c’é anche chi lo vede come un gesto di rispetto. «Il Bisht è lo indossavano i guerrieri dopo una vittoria. il re del Qatar ha voluto onorare Messi», scrive un altro. Nel dibattito si è inserito anche Tlon che definisce discutibile il gesto. Per più ragioni.

Una vestizione simbolica per manifestare potere

In primis, l’emiro Al Thani «ha costretto il calciatore più forte del mondo a sottomettersi a una vestizione simbolica a quanto sembra non concordata, al solo scopo di manifestare il proprio potere effettivo sul calcio (basti guardare fino a dove continuava a spingersi dopo aver dato la coppa al capitano) e sull’economia mondiale». A far infuriare gli utenti è che coprendo la maglia dell’Argentina si è voluto inviare un messaggio economico-politico. Ma non solo. Nonostante ci siano stati paragoni tra Maradona e Messi sul campo, questo gesto sembra aver tracciato una distinzione tra i due: «Il primo – spiega Tlon – è contro la Fifa e contro il potere e ci si è spesso messo contro, pagando carissima la propria direzione ostinata e contraria. Il secondo, invece, quel potere lo ha spesso assecondato».

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Omicidio in un bar a Milano in zona Porta Romana: indaga la polizia

19 Dicembre 2022 - 09:06 Redazione
Ucciso il titolare della Caffetteria di via Bessarione

Il titolare del bar Caffetteria Milano, un cittadino cinese di 35 anni, è stato ucciso nel suo esercizio a colpi d’arma da fuoco. L’omicidio è avvenuto poco dopo le 7 in via Bessarione, zona Porta Romana. Sul posto sono stati ritrovati dei bossoli. Le indagini sono condotte dalla Polizia di Stato presente con personale dell’Ufficio Volanti e della Squadra mobile. La dinamica dell’accaduto è per ora frammentaria. Sul posto sono giunti rapidamente i soccorsi. Ma quando il personale sanitario è arrivato l’uomo era già deceduto. Gli investigatori sono al lavoro per raccogliere testimonianze, capire con precisione cosa è accaduto e ricostruire il passato della vittima per comprendere come sia maturato l’omicidio.

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La compagna di Lando Buzzanca: «Lo ha ammazzato la legge 604»

19 Dicembre 2022 - 08:37 Redazione
Francesca Della Valle accusa l'amministratore di sostegno: «Denuncerò chi lo ha abbandonato»

Francesca Della Valle, compagna di Lando Buzzanca, dice che denuncerà chi ha abbandonato l’attore in una casa di cura. Buzzanca è morto ieri al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato. Qualche settimana prima il suo medico personale Fulvio Tomaselli aveva accusato la Rsa dove era ricoverato di averlo trascurato. Mentre Della Valle aveva raccontato ai media che Buzzanca le aveva chiesto di portarlo via. Il figlio Massimiliano aveva smentito tutto e minacciato di portare i due in tribunale. «Lando? È stato ammazzato dalla legge 604, quella sull’amministratore di sostegno», dice oggi la donna a Repubblica. «Denuncerò chi lo ha abbandonato», aggiunge. Buzzanca da tempo combatteva contro la demenza senile. «Lo stanno assassinando, vogliono coprire una morte annunciata», aveva detto sempre la compagna nelle scorse settimane.

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Qatargate, le tangenti nelle buste con l’immagine di Babbo Natale: «Sembriamo quelli di Ocean’s Eleven»

19 Dicembre 2022 - 08:17 Redazione
La "confessione" captata dalle microspie della procura belga

Antonio Panzeri consegnava i soldi dal Qatar in buste con l’immagine di Babbo Natale. Ma la polizia belga aveva piazzato delle microspie nella sua abitazione. E ha registrato gli scambi. Compreso quello con Luca Visentini, numero uno del sindacato europeo. «Sembriamo quelli di Ocean’s Eleven», diceva Panzeri come riporta oggi Repubblica. «Erano cinquantamila euro circa», ha confermato Visentini al giudice Michel Claise. ll sindacalista però ha sostenuto che quei soldi sono stati dichiarati: «Questa somma consisteva in denaro sotto forma di donazione per rimborsare alcuni dei costi della mia campagna per il Congresso della ITUC (Confederazione Internazionale dei Sindacati). L’ho trasferito come tale al Fondo di Solidarietà della ITUC. Per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati che hanno mezzi finanziari limitati o inesistenti. In conformità con le pratiche della ITUC». E ancora: «Ho accettato questa donazione in contanti per la qualità del donatore e per il suo carattere non profit. Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla in cambio del denaro. E non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione. Non è stata collegata ad alcun tentativo di corruzione, né di influenzare la mia posizione sindacale sul Qatar o su altre questioni. Né di interferire con l’indipendenza dell’Ituc». Claise gli ha creduto e lo ha rilasciato. Anche se nel frattempo gli investigatori belgi hanno chiesto agli italiani se ci siano stati movimenti anomali in quel periodo sui conti del rappresentante della Confederazione. Anche l’altro indagato Francesco Giorgi ha confermato agli inquirenti di aver avuto un ruolo di “cassa”. Gli investigatori continuano ad analizzare telefonini e computer degli assistenti.

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«Vuoi sposarti con un gay? Allora tirati giù i pantaloni»: i due genitori condannati per le botte al figlio omosessuale

19 Dicembre 2022 - 07:51 Redazione
Succede a Milano. Il giudice: «Sentimenti di odio per la scelta di genere, c'è l'aggravante»

Due genitori di nazionalità egiziana hanno ricevuto una condanna dal tribunale di Milano per lesioni personali nei confronti del figlio di 15 anni (il padre) e per omissione di soccorso e concorso (la madre). Ma anche con l’aggravante di aver agito «con fini di discriminazione» per motivi che riguardano l’orientamento sessuale o di genere. La storia comincia quando il ragazzo crea un gruppo Whatsapp in cui inserisce anche i telefoni dei genitori. Condivide poi la storia di un ragazzo arabo omosessuale e scrive: «Anche io sono gay». Quando torna a casa viene rimproverato dalla madre, che gli dice che il Corano vieta di legarsi a persone dello stesso sesso. Poi, quando il figlio ribatte, sostiene che sia stata l’istruzione a rovinarlo e gli comunica che dovrà lasciare la scuola. Quando torna a casa, il padre lo prende a calci in faccia. Lo irride: «Vuoi sposarti con un uomo? Allora tirati giù i pantaloni». Intanto la madre riempie una valigia con i libri di scuola. Il padre dice che vuole gettarli nell’immondizia. Il giudice Luca Milani scrive nella sentenza che «è fondata la contestazione dell’aggravante della discriminazione legata all’orientamento sessuale». Perché «l’aggressione perpetrata dal padre è stata nitidamente ispirata da sentimenti di odio verso l’autonomia manifestata dal minore sulle proprie scelte di genere». Mentre la madre «nulla ha fatto per impedire che il figlio fosse picchiato». E alla fine condanna il padre a due anni di carcere e la madre a un anno. Con 10 mila euro di danni non patrimoniali per il figlio.

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Fabrizio Pregliasco si candida alle elezioni regionali in Lombardia con Majorino

19 Dicembre 2022 - 07:29 Redazione
Il virologo correrà contro Moratti e Fontana: «Ma mia moglie è stata assessora di Formigoni»

Il virologo Fabrizio Pregliasco si candida alle elezioni regionali della Lombardia. Il direttore sanitario del Galeazzi-Sant’Ambrogio sfiderà come capolista sia Letizia Moratti che Attilio Fontana. E in un’intervista al Corriere della Sera oggi spiega: «Mi è stato chiesto di farmi avanti da diverse realtà del Terzo settore. Vista la mia esperienza ultra decennale in Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze), prima come volontario poi come presidente. E poi certo, ho parlato a lungo con Pierfrancesco Majorino. Ci ho pensato su un po’ di tempo e alla fine ho deciso». Pregliasco fa sapere di aver votato «sempre il centrosinistra. Il M5s? No, mai votati». E ricorda che la sua compagna Carolina Pellegrini è stata assessora con Roberto Formigoni. Adesso voterà per il compagno? «Non lo so. Lo spero». Il virologo spiega che «Moratti non rappresenta una scelta di discontinuità, Fontana è la continuità vera e propria. Ci sono delle direttrici chiare su cui bisogna lavorare: liste di attesa troppo lunghe, più attenzione ai disabili e anche ai meno abbienti, che spesso rimangono ai margini del sistema pubblico. Mi sono candidato non solo per portare la mia esperienza da medico e di scienziato; ma anche per il mio approccio, diciamo così, di volontario che ha provato a sempre a stare vicino alle urgenze della disabilità». Mentre il governo Meloni «ha preso provvedimenti improntati a un liberi tutti forse eccessivo, che sembrano dettati da una certa attenzione al mondo No-vax. Ha potuto prenderli, e questa finora è stata la fortuna sua e di tutti, grazie ai progressi che sono stati fatti soprattutto con la vaccinazione».

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Bancomat e credito d’imposta: così la resa del governo Meloni sul Pos apre alla soluzione di Conte e Draghi

La marcia indietro del governo dopo l'interlocuzione con Bruxelles. E l'ipotesi dei crediti d'imposta per i pagamenti elettronici. Come avevano fatto i suoi predecessori

La resa del governo sul Pos obbligatorio apre a una soluzione “alla Draghi“. Ieri la norma che introduceva la soglia di 60 euro per i pagamenti elettronici è ufficialmente saltata. A causa dell’interlocuzione con l’Unione Europea sulla Legge di Bilancio. Perché il comma 2 dell’articolo 69 del disegno di legge Bilancio non è coerente con gli obiettivi del Pnrr sull’evasione fiscale. La premier Giorgia Meloni si è detta pronta a trovare altre soluzioni: «Ci inventeremo un altro modo per non far pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti». Mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato più specifico: «Si tratta di trovare soluzioni compatibili con le raccomandazioni e le normative di riferimento anche in sede europea». Quali? L’ipotesi che circola con maggiore insistenza dalle parti di via XX Settembre è quella di tornare ai crediti d’imposta sulle commissioni. Ovvero alla soluzione già varata dai governi Conte e Draghi.

I crediti d’imposta per i pagamenti elettronici

Con ordine. Di fronte alle obiezioni dell’Unione Europea il governo Meloni aveva deciso di percorrere prima la strada della trattativa. L’ipotesi era quella di abbassare la soglia a 30 euro. Anche perché secondo gli studi l’80% dei pagamenti digitali è sotto la soglia di 60 euro. Ma l’esecutivo ha deciso di non forzare la mano per evitare contrasti con Bruxelles. Ecco quindi che sul tavolo del Tesoro, racconta oggi Repubblica, sono finite le prime ipotesi per gli aiuti agli esercenti. Tra le misure allo studio, spiega il quotidiano, anche i crediti d’imposta sulle commissioni. Ovvero lo stesso sostegno che era stato già messo in campo da Giuseppe Conte. E che poi Mario Draghi aveva rafforzato, portando la percentuale dello sconto fiscale per le spese sostenute dagli esercenti dal 30% al 100% con il paletto del fatturato fissato a 400 mila euro.

Le scelte dei governi precedenti

Il Corriere della Sera ricorda oggi che il credito d’imposta al 50% per i distributori di carburante lo ha introdotto il governo di Paolo Gentiloni nel 2018. Ufficialmente proprio perché i margini di guardagno erano troppo bassi. A ottobre 2019 il governo Conte II ha esteso il credito d’imposta al 30% a tutti gli esercenti con i ricavi annui sotto i 400 mila euro. Mentre Draghi lo ha alzato al 100% per tutte le transazioni effettuate tra il primo luglio 2021 e il 30 giugno 2022. L’esecutivo precedente ha anche lanciato il cosiddetto “bonus Pos”, ovvero il credito d’imposta fino a 320 euro per chi acquistava lo smart Pos con la memorizzazione e la trasmissione telematica dei pagamenti elettronici. Mentre il governo Meloni ha varato un credito d’imposta di 50 euro per gli esercenti che acquistano registratori di cassa telematici.

Cosa farà Meloni sui bancomat

Cosa faranno quindi Meloni e Giorgetti sui bancomat? L’ipotesi più logica e più probabile, anche considerando lo scarso tempo a disposizione per l’approvazione della manovra, è quello di riportare il credito d’imposta al 100% per i commercianti e per i taxisti. Probabilmente con una soglia, che potrebbe essere ancora quella dei 400 mila euro di fatturato. Per andare così incontro ai piccoli esercenti, che paiono i destinatari della norma più interessati. Un retroscena su La Stampa sostiene che la premier abbia deciso così sui resa sul bancomat – bocciata anche dai sondaggi – per non perdere il sostegno della Commissione Europea sui dossier più importanti. Anche se quella di oggi somiglia proprio a una resa. La pacchia non è finita.

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Il grave sospetto di Lotito sulla morte di Mihajlovic: «Anche Vialli sta male, forse malattie legate alle cure dei calciatori»

19 Dicembre 2022 - 06:11 Redazione
Il senatore di Forza Italia alla camera ardente: «Bisogna approfondire alcune malattie. E sui vaccini...»

Il senatore di Forza Italia e presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito parla di una relazione tra le cure dei calciatori e la malattia di Sinisa Mihajlovic. L’ex calciatore e allenatore è morto a causa di una leucemia mieloide acuta. Francesca Bonifazi, la dottoressa che l’ha avuto in cura al Sant’Orsola di Bologna, ha spiegato che il paziente ha ricevuto un trapianto di midollo: «Purtroppo in questo caso la malattia è tornata, è stata molto aggressiva ed è stata refrattaria alle cure». Uscito dalla camera ardente in Campidoglio, Lotito ha invece detto tutt’altro, chiamando in causa anche i vaccini: «Bisogna approfondire alcune malattie, mi risulta che anche Vialli stia male, che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all’epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi. Per esempio, i vaccini servono e vanno fatti, ma nessuno sa quello che potranno determinare in futuro».

La leucemia nel calcio

Le parole di Lotito sono state riportate ieri dall’agenzia di stampa Agi. Gianluca Vialli combatte contro un tumore al pancreas da 5 anni. In Italia Mihajlovic ha militato in Roma, Sampdoria, Lazio e Inter dal 1992 al 2006. Vialli ha giocato con Cremonese, Sampdoria e Juventus (prima di trasferirsi al Chelsea) dal 1981 al 1996. Un caso di leucemia (ma di tipo diverso rispetto a quella che ha colpito Mihajlovic) che fece discutere il mondo del calcio è quello di Bruno Beatrice. Il calciatore si ammalò nel 1985, un anno dopo il ritiro, per una leucemia linfoblastica acuta. Nel 1976 aveva trattato una pubalgia cronica con radioterapia a base di raggi X. Anche altri calciatori della Fiorentina, la squadra in cui militava, morirono prematuramente. La procura di Firenze ipotizzò all’epoca il reato di omicidio preterintenzionale nei confronti dell’allenatore dei viola Carlo Mazzone. I giudici archiviarono l’indagine per prescrizione. La vedova di Beatrice parlò ripetutamente di un trattamento con raggi Roentgen alla base della malattia del calciatore. In ogni caso, nulla di collegabile alla morte di Mihajlovic o alla malattia di Vialli. A proposito dei vaccini, va invece segnalato che Mihajlovic si è ammalato prima che il vaccino contro il Coronavirus fosse disponibile. Esattamente come Vialli.

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Don Luca Favarin, prete sospeso a divinis (su sua richiesta): «La chiesa caccia me e non quelli che sniffano e vanno a puttane»

19 Dicembre 2022 - 05:35 Redazione
Ha aperto bar, tavole calde e un villaggio per minori nel suo sistema di accoglienza: «Con cosa pago gli operatori? Con le preghiere?»

Don Luca Favarin è stato sospeso “a divinis” nei giorni scorsi dalla diocesi di Padova. Ha chiesto lui stesso la sospensione: l’ufficialità è arrivata con un post su Facebook pochi giorni dopo la richiesta. Il vescovo Claudio Cipolla ha contestato le modalità del sistema di accoglienza: il prete ha aperto bar, ristoranti, tavole calde e persino un villaggio per minori non accompagnati. Per la Curia il sacerdote ha effettuato scelte «autonome e personali, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza. Proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività». Lui oggi in un’intervista rilasciata a Repubblica va all’attacco: ««La Chiesa mi contesta sul piano metodologico. È il modo in cui si lavora con i poveri che non va. Noi pensiamo che i poveri non siano sono solo destinatari di attenzione e carità, ma sono anche artefici di qualità, con percorsi di autonomia. Per noi i migranti devono essere protagonisti dell’accoglienza».

L’accoglienza e le coop

Secondo Favarin la Chiesa non può «aspettare l’elemosina della gente. La nostra attività deve essere solida, solo così si sostiene. Con cosa pago gli operatori? Le Ave o Maria? Con cosa do da mangiare ai ragazzi? I nostri dipendenti sono tutti pagati con contratti nazionali. È tutto trasparente. È un’attività imprenditoriale? Sì, è un’attività imprenditoriale. Non è la sacrestia, ma credo sia comunque il cortile della chiesa». La diocesi, accusa il prete, voleva «mettere mano sui nostri bilanci che sono trasparenti. Li abbiamo affidati a Confcooperative proprio per non avere problemi con la gestione del denaro». Favarin spiega che le coop sono tre: «Percorso Vita, Percorso Altro e Percorso Terra. Il volume d’affari è di circa 1 milione e 700 mila euro l’anno. I soldi vengono reinvestiti nell’attività. Non ci sono consulenti da pagare o gettoni di presenza, e nemmeno compensi per consiglieri del cda».

I preti, la cocaina, le puttane

Il prete sospeso spiega come funziona il suo meccanismo: «Ogni Comune che affida a noi un minore paga una retta. Ogni anno vogliamo dalla strada 160 ragazzi. Arrivano che sono criminali, analfabeti, abusati. Noi lavoriamo con l’inserimento scolastico e poi lavorativo. Abbiamo aziende amiche che li assumono, che li testano. Alla fine del percorso li inseriamo in società con un loro lavoro e una casa». Infine, Favarin spiega perché ha chiesto lui stesso la sospensione: «Ormai mi avevano estromesso da tutto. Dicevo solo una messa a settimana, la domenica. Altri preti sniffavano e andavano a puttane, e nei loro confronti hanno avuto molto più riguardo. Io faccio accoglienza e per questo sono stato allontanato. Mi sono stancato di sopportare.».

Il parziale dietrofront

Poco fa però Favarin ha pubblicato una nota su Facebook in cui smentisce parzialmente quanto detto nelle interviste di ieri. «Il concetto detto è: è un’attività che può si sembrare imprenditoriale, diciamo che più che essere da sacrestia è da cortile della chiesa. Ma sempre lì si trova», precisa a proposito del sistema di accoglienza. E poi: «Si dice: “Altri preti sniffavano e avevano donne, e nei loro confronti hanno avuto molto più riguardo”. Chi mi conosce sa che non mi permetterei mai di dire una cosa del genere e detta così. Il concetto detto è: magari ci sono preti che vanno a prostitute e tirano di cocaina ma verrebbero trattati meglio». Il riferimento alla cocaina pare diretto a Don Spagnesi. Che ha lasciato la tonaca per iscriversi a Medicina.

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Il gestaccio dell’argentino Martinez dopo il premio come miglior portiere dei Mondiali – Il video

19 Dicembre 2022 - 04:56 Redazione
Si è portato il trofeo all'altezza dei genitali davanti agli organizzatori

“El Dibu” Emiliano Martinez è stato il protagonista di un miracolo su Kolo Muani alla fine dei supplementari e del rigore parato a Coman durante la finale dei Mondiali 2022. Anche per questo ha vinto il premio di “Miglior portiere” della competizione. Ma durante la premiazione ha deciso di compiere un gesto che farà discutere: si è portato il trofeo – una manona che indossa il guanto da portiere – all’altezza dei genitali. «Era destino soffrire, ma quello che ho sempre sognato era vincere un Mondiale e ora non ho parole per descrivere la mia felicità. Rigori? Ero tranquillo, quello che dico sempre ai miei compagni è di stare sereni e anche stavolta è andata bene. Dedico questo trionfo alla mia famiglia e ai miei amici», ha detto a caldo dopo la finale. Damián Emiliano Martínez Romero, 30 anni, gioca nell’Aston Villa in Premier League. Il suo soprannome, abbreviazione di “Dibujo”, viene dalla somiglianza con uno dei protagonisti di un cartone animato argentino. Prima dei Mondiali è stato l’eroe della Coppa America: in semifinale contro la Colombia ha parato 3 rigori su 5, portando l’Albiceleste in finale.

Questa è invece la parata alla fine del secondo tempo supplementare che ha fatto gridare al miracolo.

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Sanremo 2023, l’annuncio di Amadeus: «Il rapper Salmo sarà con noi la prima e l’ultima serata»

18 Dicembre 2022 - 23:16 Redazione
L'annuncio del direttore artistico e conduttore della kermesse al Tg1

Il rapper Salmo sarà ospite nella prima e nell’ultima della serata Festival di Sanremo. Lo ha annunciato Amadeus, direttore artistico e conduttore della kermesse che andrà scena dal 7 all’11 febbraio 2023, durante l’edizione delle 20 del Tg1. «Posso confermare che ci sarà lo splendido parco galleggiante della nave Costa Smeralda e annunciare che Salmo sarà ospite del festival e si collegherà dalla nave la prima e l’ultima sera». Del rapper e produttore discografico sardo ospite a Sanremo si era già parlato nel 2020, ma l’artista aveva rifiutato l’invito: «Io vorrei ringraziare di cuore Amadeus e tutto lo staff di Sanremo per avermi invitato come super ospite della prima serata, ma non sarò presente al Festival di Sanremo. Non me la sento. Mi sentirei a disagio. Vi ringrazio ancora di cuore», aveva confessato su Instagram. Nei giorni scorsi Amadeus, durante la conferenza stampa di Sanremo Giovani, aveva inoltre annunciato la partecipazione al Festival di «alcuni ospiti stranieri», smentendo – però – la notizia circolata qualche mese fa di una possibile partecipazione di Lady Gaga e Britney Spears.

Lo speciale Sanremo 2023

I testi delle canzoni

ANNA OXASali (Canto dell’anima) | ARTICOLO 31 – Un bel viaggio | ARIETE – Mare di guai | COLAPESCE E DIMARTINOSplash | COLLA ZIO – Non mi va | COMA_COSEL’addio | I CUGINI DI CAMPAGNA – Lettera 22 | ELODIEDue | GIANLUCA GRIGNANI – Quando ti manca il fiato | gIANMARIA – Mostro | GIORGIA – Parole dette male | LAZZA – Cenere | LDA – Se poi domani | LEO GASSMANN – Terzo cuore | LEVANTE – Vivo | MADAMEIl bene nel male | MARA SATTEI – Duemilaminuti | MARCO MENGONIDue vite | MODÀ – Lasciami | MR. RAIN – Supereroi | OLLY – Polvere | PAOLA e CHIARA – Furore | ROSA CHEMICAL – Made in Italy | SETHU – Cause perse | SHARI – Egoista | TANANAITango | ULTIMO – Alba | WILL – Stupido

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Manovra: salta la norma sul Pos, Rdc ridotto a 7 mesi e pensioni minime a 600 euro per gli over 75

18 Dicembre 2022 - 22:53 Redazione
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha illustrato in commissione Bilancio della Camera gli emendamenti del governo sulla manovra

«Nell’emendamento che presenterà il governo è prevista l’eliminazione della normativa relativa al Pos». Lo ha confermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo in commissione Bilancio alla Camera dove ha annunciato gli emendamenti definitivi presentati dal governo Meloni sulla legge di Bilancio. L’argomento relativo al Pos, continua Giorgetti, «lo rimettiamo alla valutazione della commissione per quanto riguarda eventuali forme, che noi caldeggiamo, di ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni», ha concluso. Per quanto riguarda invece il tetto del reddito per il taglio del cuneo fiscale, il ministro ha affermato che «passerà da 20 a 25mila», mentre negli emendamenti alla manovra ci sarà l’innalzamento a 600 euro delle pensioni minime per tutti quelli che hanno 75 anni. «Abbiamo previsto – ha detto Giorgetti – la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024, è stata elevata la percentuale della fascia di pensioni da 4 a 5 volte la minima e ridotte conseguentemente quelle a salire per quanto riguarda i redditi».

Confermato, invece, il taglio del Reddito di cittadinanza, con l’assegno che arriverà l’anno prossimo solo per 7 mesi invece degli 8 previsti. Mentre i datori di lavoro che assumono dal primo gennaio al 31 dicembre con contratto a tempo indeterminato i beneficiari del Reddito di cittadinanza «si è aumentato da 6mila e 8mila euro la soglia massima per l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali». Per quanto riguarda invece il Superbonus 110%, il termine per presentare la Cilas è fissato al 31 dicembre. «Negli emendamenti del governo – ha affermato il ministro dell’Economia – è recepita quella che è una volontà emersa in commissione al Senato sul dl quater e recepita qui per motivi di tempo: la possibilità di presentare la cilas per i condomini entro il 31 dicembre 2022 per mantenere il regime di maggior favore al 110%».

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