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La storia di Don Luca Favarin, il prete di migranti, gay e pro eutanasia: «Rompo con la diocesi, è un luogo di potere»

18 Dicembre 2022 - 16:58 Ygnazia Cigna
Il prete è stato al centro di uno scontro con le istituzioni ecclesiastiche: «Creava disagio alla diocesi»

Don Luca Favarin, il prete che gestisce nove comunità a Padova ospitanti 140 migranti, è stato sospeso a divinis dalla Curia. Questo tipo di sospensione viene applicata ai sacerdoti colpevoli di gravi mancanze disciplinari, a coloro che contraggono un matrimonio o che accedono a cariche politiche. E così Don Luca non potrà più amministrare i sacramenti o celebrare la messa. La notizia circolava già da qualche giorno, e sarebbe stato lo stesso Favarin a chiedere la sospensione dal suo ministero. L’ufficialità è arrivata ieri con un post su Facebook dall’account del prete. «Da oggi sono sospeso. Ma resta e resterà sempre la felicità e la forza di una vita che ci coinvolge per servire e amare con serenità», scrive. «Umiliazione? Frustrazione? Io oggi mi sento come Mosè che, spalle a un luogo diventato ormai di potere e oppressione, guarda in avanti alla ricerca di una terra promessa», dichiara. Non si dice arrabbiato, ma denuncia come tutto questo sia accaduto «senza che una sola volta, in 20 anni, l’istituzione ecclesiastica sia venuta in comunità, mi siano state chieste le ragioni, abbiano ascoltato le radici cristiane, ecclesiali e comunitarie con cui facciamo le cose.. Senza guardare ma solo vedendo dalla finestra del palazzo».

La posizione della Curia

A confermare la sua sospensione è stata anche la Curia, precisando che nei suoi confronti «non c’è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l’attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili». Già qualche giorno fa, Don Luca aveva fatto intendere che c’era qualcosa che non andava. «Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo. Io mi sono davvero stancato. Dopo 20 anni in cui accogliamo disgraziati di giorno e di notte, ragazzetti che arrivano nelle nostre case con la pancia piena di ovuli di droga o con la faccia dilaniata dalle risse di strada io non voglio giocare all’eroe di turno o al profetuncolo emarginato dall’istituzione ecclesiastica», aveva denunciato sui suoi social.

«Creava disagio alla diocesi»

La chiesa gli aveva riferito che quello che faceva «creava disagio alla diocesi e che doveva farlo a titolo personale e non della chiesa». In una nota, la curia ha puntualizzato che l’agire in campo sociale del prete e la sua decisione di esonero sarebbero due cose distinte. «Per quanto riguarda l’agire in campo sociale, le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova». Per la Curia le scelte del sacerdote si sono infatti rivelate «autonome e personali, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività. Una richiesta – spiegano – legittimata dal fatto che le azioni e le attività di un prete naturalmente coinvolgono l’intera Diocesi».

Le sue posizioni su gay, migranti e fine vita

Don Luca è noto per aver spesso preso posizioni “politiche” in contrasto con quelle attuali del Vaticano. In primis, i matrimoni Lgbt e l’eutanasia. «Credo nell’inclusione e questo significa il diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso. Credo nei diritti delle persone indipendentemente dai loro orientamenti sessuali o dai loro credi. Credo fermamente in una legge sul diritto del fine vita». Di fronte alla posizione assunta dalla Chiesa nei suoi confronti, Don Luca ha replicato: «No cara istituzione ecclesiastica. Quello che facciamo è creare inclusione, solidarietà, accoglienza, umanità, e anche qualità e cultura. Lo chiamate disagio? È considerato incompatibile? Ne prendo atto, ma non rinuncio a fare quello che stiamo facendo: la cosa più bella della vita. E se suscita disagio in qualche benpensante ben venga!», aveva replicato il prete.

Foto di copertina: Facebook / Luca Favarin

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È morto Lando Buzzanca. Il figlio dell’attore: «Ieri voleva dirmi qualcosa. Non mi sembra vero»

18 Dicembre 2022 - 16:35 Redazione
Solo poche settimane fa era stato dimesso dal Policlinico Gemelli

«Ancora non mi sembra vero. Ma dai messaggi che mi stanno arrivando sto capendo che non è più qui». Con queste parole il figlio Massimiliano ha confermato la morte del padre Lando Buzzanca, 87enne. Il decesso è avvenuto a Roma presso Policlinico Gemelli, nel quale era già stato ricoverato. Ricovero che era stato oggetto di una dura polemica tra il figlio, il medico e la compagna. «Sì è addormentato. Dopo un quarto d’ora ha fatto gli ultimi due respiri e intorno alle due del pomeriggio se ne è andato», racconta il figlio dell’attore. Massimiliano riferisce che Buzzanca ha avuto la febbre fino a lunedì, ma poi sembrava che fosse tornato in salute. «Aveva voglia di “lallare”, come se volesse dire qualcosa», racconta. Negli ultimi due giorni, però, «era più affaticato, come se non avesse più forze. Ieri quasi si stava per alzare dal letto, come se mi volesse salutare, come se mi avesse riconosciuto. Sembrava volermi dire qualcosa. Gli ho detto ‘papà stai fermo, stai seduto. Secondo te tra noi c’è bisogno di parlare?’. Gli ho fatto una carezza e l’ho lasciato dormire», conclude il figlio dell’attore.

Le polemiche sul ricovero

Solo poche settimane fa, l’attore era stato dimesso dal Policlinico Gemelli per essere trasferito in un centro di riabilitazione. Sono diversi mesi che lo stato di salute di Buzzanca è al centro delle cronache. Era stato portato in una Rsa dopo che era già stato ricoverato per 40 giorni al Santo Spirito a causa di una caduta avvenuta nell’aprile dell’anno scorso. Ma in questa Rsa, secondo il suo medico curante Fulvio Tomaselli e la sua compagna, avrebbe avuto il declino. «Rannicchiato in un letto scheletrico, sfinito e drammaticamente lucido», così Tomaselli aveva descritto lo stato di salute dell’attore puntando il dito contro la struttura curante. «Le amorevoli cure dichiarate nel ricovero in Rsa dal 27 dicembre dell’anno scorso, hanno travolto un uomo, che un anno fa camminava e parlava, nella tragica ombra di sé stesso, sempre rannicchiato in un letto, scheletrico, sfinito e drammaticamente lucido», aveva denunciato il suo medico lo scorso 24 novembre. A seguito di questa narrazione, il figlio Massimiliano aveva dichiarato l’intenzione di voler denunciare Tomaselli e la compagna di Buzzanca «per tutelare il padre e la sua privacy». Poi, il 29 novembre il figlio aveva dichiarato che il padre si trovava in condizioni stazionarie. Era tornato a mangiare e a riprendere i chili persi. Ma non era molto cosciente: non riconosceva più il figlio. Massimiliano aveva anche preso in considerazione di fare un esposto contro la negligenza della Rsa, ma non poteva farlo perché a prendere le decisioni per l’attore era il suo amministratore di sostegno.

La carriera di Buzzanca

Nato nel 1935 a Palermo, Lando Buzzanca è stato un attore e un cantante. Ha compiuto i suoi studi in Sicilia per poi trasferirsi a Roma a 17 anni dove ha iniziato a frequentare corsi di recitazione all’Accademia di Sharoff, di cui poi divenne presidente onorario. Poi ha esordito in teatro e, successivamente, nel cinema. Al centro della commedia all’italiana degli anni ’60 e ’70, ottenne un grande successo tra il pubblico soprattuto con Il merlo maschio del 1971, diretto da Pasquale Festa Campanile. Spesso ha vestito i panni dello stereotipo dell’italiano meridionale medio, furbetto e provinciale. Rimase attivo sugli schermi degli italiani fino agli anni 2000, con la serie Il restauratore e poi nel 2016 con la partecipazione a Ballando con le stelle. In più occasioni denunciò di essere stato boicottato da produttori e registi di sinistra per via delle sue simpatie a destra.

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Firenze, morta coppia di 80enni. Ipotesi omicidio-suicidio: trovato un biglietto con le scuse

18 Dicembre 2022 - 15:05 Redazione
È stato il figlio a scoprire i due genitori senza vita

Una coppia di 80enni, uomo e donna, sono stati trovati morti a Firenze. Secondo le prime informazioni, lui sarebbe un italiano, mentre lei sarebbe di origini francesi ma vivrebbe nel capoluogo toscano da diverso tempo. A trovarli è stato il figlio della coppia. Stando a quanto si apprende, è emerso che l’uomo è stato trovato riverso sulle scale di casa, mentre la moglie era dentro l’appartamento, in zona Coverciano. L’anziana sarebbe stata gravemente malata. Al momento, gli inquirenti ipotizzano che si possa trattare di un omicidio-suicidio. Opzione che sarebbe avvalorata da un biglietto che è stato trovato in casa, in cui l’80enne si scusava per il gesto. Sembra che in mattinata il figlio li avesse sentiti al telefono e poi sarebbe andato a fargli visita, scoprendo i cadaveri. Nelle prossime ore, sarà disposta l’autopsia dalla procura di Firenze sui corpi dei due anziani, per accertare le cause dei decessi. Allertato dal figlio, sul posto è arrivato il personale medico del 118 che non ha potuto fare altro che constatare la situazione. Sul luogo sono arrivati poi gli uomini della polizia scientifica e della squadra mobile. Gli inquirenti sono al lavoro per capire l’esatta dinamica dei fatti.

Foto di copertina: polizia scientifica da archivio

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Ferragni si mostra in lingerie sui social e mostra gli insulti degli hater: «Mi fate schifo» – Il video

18 Dicembre 2022 - 14:55 Redazione
L'influencer ha condiviso gli screen dei commenti negativi che ha ricevuto e ha risposto: «Sto crescendo i miei figli con una visione diversa»

«Commenti misogini, in cui mi si prende in giro per il mio aspetto fisico, o perché sono mamma». Così Chiara Ferragni denuncia la valanga di critiche e insulti che si è trovata sotto un suo video in cui sfilava in intimo per pubblicizzare una marca di lingerie. Su Instagram ha fatto gli screen dei commenti ricevuti e li ha diffusi tra le sue stories per fare un appello. «Li leggo da quando avevo 19 anni, sono cresciuta con l’idea che la gente spara schifezze tutto il giorno. Non fate finta che questa sia libertà di pensiero, questa è maleducazione sotto tutti i punti di vista. Cosa state insegnando agli altri? Secondo me fate schifo», dice l’influencer. «Ma non credi di mettere in imbarazzo i tuoi figli, soprattutto Leo che ormai si sta interfacciando con gli altri bambini e tu continui con queste apparizioni mezza nuda?», scrive un utente. «Per fortuna che sto crescendo i miei figli con una visione diversa da questa», gli risponde Ferragni. Racconta poi di essersi abituata mentre un tempo soffriva per questo tipo di attacchi. Si sente, però, in dovere di denunciare la questione perché «tantissime altre ragazze quando leggono commenti del genere» ne soffrono. «Tutti vediamo cose che non ci piacciono, sui social o anche nel mondo normale. Abbiate un po’ di educazione», conclude l’imprenditrice.

INSTAGRAM / Chiara Ferragni | Screenshot stories Ferragni, 18 dicembre 2022

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Zelensky, il discorso negato dalla Fifa per la finale dei Mondiali: «In guerra non ci sono campioni o pareggio» – Il video

18 Dicembre 2022 - 14:25 Maria Pia Mazza
Il presidente ucraino: «Gli stadi restano vuoti dopo le partite, le città restano vuote dopo le guerre: per questo la guerra deve finire e la pace deve vincere»

«Un caro saluto dall’Ucraina a tutti i fan del calcio, della vita e della pace. Oggi assisteremo alla celebrazione della natura umana dello sport. Questi Mondiali hanno dimostrato più volte che diversi Paesi e nazionalità possono decidere chi è il più forte nel fair play, ma non giocando con il fuoco. Si deve giocare sul campo verde, non sul campo di battaglia rosso. Questo è il sogno di tante persone, quando le squadre scendono in campo circondate da persone che vivono in pace». Inizia così il video-messaggio «di pace» che il presidente ucraino Zelensky aveva preparato per la finale di oggi della Coppa del Mondo, nell’attesissima sfida tra Francia e Argentina. Una richiesta che però è stata respinta dalla Fifa. E nel suo discorso, il presidente ucraino prosegue: «Ogni padre del mondo vorrebbe portare i propri figli allo stadio a guardare una partita e ogni madre vorrebbe vedere tornare indietro i propri figli indietro dalla guerra: l’Ucraina vuole la pace più di qualsiasi altra cosa al mondo. Abbiamo offerto la formula della pace al mondo, perché non ci sono campioni in guerra e non ci può essere un pareggio». E così il leader ucraino ha lanciato la proposta di organizzare questo inverno un «vertice per unire tutte le nazioni del mondo attorno alla causa della pace globale, il Global Peace Formula Summit». E Zelensky ha dunque concluso: «Gli stadi restano vuoti dopo le partite, le città restano vuote dopo le guerre: per questo la guerra deve finire e la pace deve vincere. Un Mondiale, non una guerra mondiale. È possibile! Vi invito a sostenere l’Ucraina per ripristinare la pace, a partecipare al Global Peace Formula Summit e assistiamo insieme alla finale del Mondiale, e alla fine della guerra in Ucraina. Buona finale». E a corredo del messaggio, da Kiev rilanciano: «C’è ancora tempo affinché la FIFA ci ripensi e sblocchi la visualizzazione di questo messaggio. La FIFA non dovrebbe temere che durante le celebrazioni mondiali del calcio, che rappresentano la pace, vengano ascoltate parole di pace».

Video in copertina: Facebook /  MFA of Ukraine

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Blitz anarchico nella notte a Roma, assalto a bancomat e vetrate: le scritte per Cospito. A Bologna militanti su una gru – Il video

18 Dicembre 2022 - 14:21 Redazione
La protesta in solidarietà all'anarchico condannato al 41bis è andata in scena anche vicino alla due torri di Bologna con uno striscione su una gru

Nella notte, intorno all’una un gruppo di anarchici ha fracassato sportelli del bancomat e vetrine delle attività a Roma. I fatti sono avvenuti nel quartiere Appio Latino. Gli anarchici, completamente incappucciati hanno anche imbrattato muri e bancomat e dato fuoco ad alcuni cassonetti per mostrare la loro solidarietà ad Alfredo Cospito, anarchico condannato al carcere duro con il 41bis. Su uno degli sportelli imbrattati appare la scritta «No 41 bis», riferisce Canaledieci, che cita alcuni testimoni oculari. La polizia ha confermato di essere intervenuta per l’incendio della spazzatura. Tra i residenti c’è chi sospetta che il gruppo abbia partecipato alla manifestazione contro il decreto anti-rave alle terme di caracalla, tenutosi ieri sera. Le vie interessate sono state riaperte al traffico.

A Bologna questa mattina due ragazzi si sono arrampicati su una gru in Piazza della Mercanzia, accanto alle due torri, e da lì hanno srotolato uno striscione con su scritto: «Il 41 bis uccide». Sul posto sono giunte le forze dell’ordine per monitorare la situazione.

Immagini e vide da: Canaledieci

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Firenze, il caso del 38enne accusato di molestie e minacce alla moglie: assolto per «i traumi subiti da piccolo»

18 Dicembre 2022 - 13:46 Redazione
L'uomo aveva conosciuto l'ex moglie proprio nella comunità dove avvenivano abusi psicologici e sessuali

Soffrirebbe ancora dei traumi subiti da bambino, quando viveva nella comunità del Forteto del Mugello, dove avvenivano sistematicamente abusi sessuali e psicologici. Per questo il 38enne, che era stato arrestato per minacce e molestie alla ex moglie non può vautare correttamente la gravità delle proprie azioni. Così ha stabilito il tribunale di Firenze, riporta La Nazione. Il perito Gemma Brandi ha messo nero su bianco che «l’uomo presenta un disturbo post traumatico da stress cronico ritardato, connesso al suo vissuto infantile». Questo riale sia al periodo vissuto nel Forteto, dove l’uomo è entrato a 11 anni, nel 1996 ed è rimasto fino ai 31, nel 2016. Poiché, continua il perito «la vittima di abusi se non adeguatamente sostenuta, assume su di sé la colpa dell’abusante», l’uomo non era in grado, all’epoca dei fatti di comprendere quanto gravi fossero. L’uomo conobbe in comunità quella che poi avrebbe sposato. I due continuarono a vivere al Forteto per alcuni anni e lì ebbero una figlia. L’uomo ha testimoniato in tribunale, parlando degli abusi da parte del padre affidativo: «Se eri fortunato una volta al giorno». Inoltre, l’uomo sostiene di essere stato a sua volta minacciato dall’ex moglie: «Guarda che ti stai separando, tu dovresti stare calmino. Se tu vieni a testimoniare in favore nostro, ti si dà una mano e si cerca di sistemare le cose, sennò noi ancora abbiamo potere e ti possiamo anche mettere nelle condizioni di allontanarti dalla bambina»

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Sci, Elena Curtoni seconda nel superG a St. Moritz: l’azzurra resta leader in classifica. Quinta Sofia Goggia

18 Dicembre 2022 - 13:19 Redazione
È il decimo podio in carriera per l'azzurra, finita dietro l'americana Shiffrtin

Elena Curtoni chiude in seconda posizione nel superG di Coppa del mondo a St. Moritz sulla pista Corviglia, che l’azzurra ha sempre preferito. Si tratta per lei del decimo podio individuale conquistato con un tempo di 1’13”74”’, dopo la vittoria della discesa di venerdì scorso. Da ormai due gare, Curtoni indossa il pettorale rosso da leader del superG con 120 punti. Torna a vincere nella disciplina l’americana Mikaela Shiffrtin con 1’13”62”’, al settantasettesimo successo in carriera. Terza la francese Romane Mirandoli, mentre Sofia Goggia ha chiuso in quinta posizione, nonostante la mano fratturata. La Coppa del mondo femminile si fermerà per la pausa natalizia e ripartirà dalla tappa austriaca di Semmering, vicino Vienna, con due gigante e uno speciale dal 27 al 29 dicembre. Il recupero di Soelden, gara sospesa a inizio stagione per maltempo, sarà recuperata al primo gigante.

Foto:  EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT | Elena Curtoni in azione nel superG di Coppa del Mondo a St.Moritz

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Mihajlovic, la camera ardente in Campidoglio: l’addio dei tifosi, poi Spalletti e La Russa – I video

18 Dicembre 2022 - 13:01 Maria Pia Mazza
Domani 19 dicembre alle 11 i funerali presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza Esedra a Roma

Roma rende omaggio a Sinisa Mihajlovic, scomparso venerdì scorso all’età di 53 anni a causa di una forma acuta di leucemia. È stata aperta oggi, 18 dicembre, nella Sala Protomoteca del Campidoglio a Roma la camera ardente, per consentire ai tifosi e agli estimatori di salutare per l’ultima volta il campione serbo. I funerali di Mihajlovic si celebreranno lunedì alle 11 a Roma presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza Esedra. Presente tutta la famiglia Mihajlovic: la moglie Arianna e i figli, la mamma Viktorija e il fratello Drazen. Presente anche l’amico, nonché ex compagno di squadra, collaboratore e vice, Miroslav Tanjga. Sin dalle prime ore del mattino, all’esterno del Campidoglio si è creata una lunghissima fila di persone per rendere omaggio a mister Mihajlovic. Sul feretro sono state deposte corone di fiori della Lazio e della Roma, oltre alle sciarpe del Torino e del Bologna. In mattinata, la signora Arianna, moglie di Sinisa Mihajlovic, ha condiviso una foto di famiglia su Instagram, scrivendo: «Amore te l’ho promesso… mi prenderò io cura di loro non preoccuparti. Il nostro capolavoro più grande! Non smetteremo mai di amarti».

Meloni: «La vita è una battaglia e Mihajlovic sapeva combattere»

Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata alla camera ardente allestita in Campidoglio per rendere omaggio a Sinisa Mihajlovic. «Il significato che lascia nel mondo, non solo quello del calcio, una figura come quella di Sinisa Mihajlovic è il coraggio», ha detto la premier aggiungendo – inoltre – che «il coraggio porta con sé un insegnamento che Mihajlovic sapeva dare ed è la ragione per la quale era rispettato dalle persone che tifavano per le sue squadre e da quelle che tifavano contro le sue squadre». «La vita – ha sottolineato Meloni parlando con i giornalisti – è una battaglia, devi saperla combattere. Lui l’ha fatto con onore, nel rispetto delle regole, nella sua vita calcistica, nella sua vita da uomo e nella sua lotta contro la malattia, fino all’ultimo. E questo vale la pena di sottolinearlo, perché è un grande insegnamento, al di là del ruolo che aveva nella società. Puoi essere un allenatore, un calciatore, qualsiasi cosa. Il punto è che quando hai un’influenza sugli altri il modo in cui conduci la tua vita lo trasferisci agli altri e lui questo lo sapeva fare. È il motivo per cui vale la pena di ringraziarlo», ha concluso.

L’omaggio dei tifosi e il ricordo di La Russa: «L’uomo ha sovrastato lo sportivo»

Tra i presenti alla camera ardente in Campidoglio anche alcuni tifosi del Milan, e l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha voluto rendere omaggio a Mihajlovic, dichiarando: «È un combattente, lo è stato dal primo giorno all’ultimo. Lui ha dimostrato che questo è possibile. Ha tirato calci di punizione contro le porte avversarie, ma anche contro le avversità della vita, ed erano sempre calci vincenti». «Ho un ampio arco di ricordi che mi legano a lui – ha proseguito il presidente del Senato -. Il primo club dove di è affermato come allenatore, dopo una piccola parentesi, è stato il Catania, la mia seconda squadra, e poi è stato all’Inter come giocatore. Ha iniziato da calciatore all’Inter e ha finito come allenatore al Catania: è stato un modo in più per sentirlo vicino a me. Ma credo che oggi lui sia vicino agli sportivi, qualunque sia la loro fede calcistica, perché l’uomo ha sovrastato lo sportivo».

Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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TECNOLOGIAIntelligenza artificialeInterviste

Intelligenza artificiale, parla l’italiano che sta conquistando il settore: «Il controllo e il guizzo restano degli esseri umani»

18 Dicembre 2022 - 12:52 Antonio Di Noto
Con la piattaforma V7, Alberto Rizzoli ha appena ottenuto il suo secondo round di finanziamenti di venture capital. A Open racconta il suo percorso, il futuro e i problemi dell'intelligenza artificiale

Alberto Rizzoli è nato a Roma, 29 anni fa. Vive a Londra e dal 2018 è amministratore delegato di V7, compagnia che opera nel campo dell’intelligenza artificiale che recentemente ha ottenuto il suo secondo finanziamento di venture capital: 33 milioni di dollari. «Dovrebbero darci spazio per far crescere la compagnia nell’arco dei prossimi due anni» – spiega a Open – «sono fiducioso, è un grande risultato soprattutto in questo inverno delle compagnie tech che si vedono costrette a ridimensionare». V7 è una piattaforma che consente ai modelli di intelligenza artificiale (AI) di lavorare molto più in fretta. La computer vision è quella branca dell’AI che si occupa di riconoscere gli oggetti all’interno delle immagini. Se normalmente degli operatori umani devono spiegare all’AI la natura di ogni oggetto in un’operazione chiamata etichettatura, V7 permette di velocizzare questo processo lasciando che sia l’AI stessa a etichettare gli oggetti, per poi far controllare il tutto agli esseri umani, che devono così svolgere solo una minima parte del lavoro.

Come è nata la tua passione per l’AI?

«Ho sempre avuto la passione di smanettare i computer. Nel 2013 sono andato a fare la Business School a Londra: un corso inutile sia per il business, sia per la tech. Però qui a Londra ho conosciuto Simon, il mio socio svedese. Con lui ho fatto un hackathon, una sorta di maratona per programmatori: ci si mette tutti assieme e si scrive un programma in 24 ore senza pause. Noi abbiamo sviluppato un piccolo programma per usare le tv dei pub come dei videogiochi arcade. La cosa bella era che il telefono diventava il controller del gioco. Ci siamo divertiti moltissimo, da lì è nata la nostra amicizia, e abbiamo sempre collaborato. Dopo sono andato a Mountain View, in California, per partecipare a un programma internazionale al NASA Ames Research Center. Lì ho iniziato a lavorare con l’AI. Era il 2015, quindi tante applicazioni che oggi diamo per scontate all’epoca non c’erano»

E qui è nato il tuo primo progetto?

«Sì, con Simon ho fondato Aipoly. Un’app per ipovedenti che inquadrando un oggetto con la fotocamera del telefono lo riconosce e lo descrive ad alta voce a chi la usa. Ora l’app non è più disponibile ma era simile al Google Lens di adesso. Sapeva individuare il colore di un oggetto e riconoscere 5 mila categorie. Molte persone lo usavano per fare la spesa. Presto ci siamo resi conto che per fare la differenza dovevamo puntare ad altro, a immagini che su internet non ci sono».

In che senso?

«Se pensi a un grande medico o un grande avvocato, la loro forza sta nel vedere quello che gli altri non vedono, che sia una massa tumorale nascosta o un cavillo che ti permette di vincere una causa. Noi dovevamo fare lo stesso: ai professionisti non interessa che l’AI sappia riconoscere cani e gatti. Serve vedere quali parti di un motore sono uscite difettose da una fabbrica, capire quale dente è cariato, trovare le cellule cancerogene in un tessuto. Gli usi sono i più disparati. Quando carichi una foto su Airbnb, un sistema di AI la analizza per capire se corrisponde alla descrizione che hai dato dell’alloggio. Se hai scritto che c’è la vasca, e invece nella foto c’è una doccia, vieni segnalato. La nostra piattaforma è usata anche nell’analisi degli sport. Le squadre usano per definire le performance dei giocatori in quella determinata partita: ad esempio se stanno correndo o passando la palla più del solito. Il grande vantaggio che abbiamo rispetto ai nostri competitor è che riusciamo a identificare gli elementi con il 98% di accuratezza».

È l’accuratezza la sfida più grande dell’AI?

«La sfida più grande dell’AI è farle capire che non sa tutto. L’AI non sa di non sapere, quindi anche quando è in torto marcio, presenterà una data informazione come se fosse fattuale e verificata. Per questo, ora si sta puntando sulla generalizzazione. Significa imparare da tutto internet e non da una specifica attività. Prima l’AI imparava da un’immagine, ora da uno o anche numerosissimi siti interi. Con tanto di commenti che le danno contesto. E imparano a simulare il pensiero umano».

È questo quello che c’è dietro ai problemi di razzismo e sessismo dei ritratti AI di Lensa?

«L’AI sbaglia perché quello che si trova su internet è contestualizzato male. Il problema di Lensa è che non hanno ancora avuto il tempo di rietichettare questi dati. Hanno usato un crawler – un software che scandaglia le pagine web – che salva le immagini da tutti i siti di arte che trova. Chiaramente l’AI è più propensa a fare quello che trova nel dataset. La maggior parte degli artisti è uomo e bianco e dipinge donne mezze nude. Quelle sono le informazioni che ha ricevuto. La chiave è etichettare in maniera imparziale».

C’è chi teme che certi lavori cambieranno in maniera drastica o addirittura diventeranno inutili a causa dei progressi dell’AI: scrittori, artisti, giornalisti. Nel 2022 esistono applicazioni in grado di ricercare un argomento e scrivere un testo, o di disegnare un’immagine a partire da un comando. Come pensi si evolverà questa situazione?

«Si parla spesso di rimpiazzare il lavoro. ChatGPT – che scrive testi – è molto bravo nella grammatica ma non è fattuale. Se gli chiedi qual è l’animale acquatico più veloce ti risponderà “falco pellegrino”. Insomma, secondo me l’AI diventerà una sorta di copilota. Il volante sarà in mano a un essere umano che ci mette il genio e controlla tutto, mentre l’AI ci mette il minimo comune denominatore tra i prompt (così si definiscono i comandi dati all’AI per farle creare qualcosa) che riceve. Sarà il creatore della brutta copia, ma restano gli umani a doverci mettere il guizzo e renderla la bella copia».

Immagini nell’articolo: V7 Labs

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Nuoto, altra medaglia per gli azzurri ai Mondiali di Melbourne: bronzo nella staffetta 4×100 mista – Il video

18 Dicembre 2022 - 12:15 Redazione
Mora, Martinenghi, Rivolta e Miressi hanno stabilito il nuovo record europeo con un tempo di 3'19"06. Battuti da Stati Uniti e Australia che hanno chiuso la gara primi ex aequo in 3'18"98

Nuovo record per gli Azzurri durante i Mondiali in vasca corta di nuoto in corso Melbourne, in Australia. L’Italia ha vinto la medaglia di bronzo nella finale della staffetta 4X100 mista, stabilendo il nuovo primato europeo, con un tempo di 3’19″06. Gli Azzurri Mora, Martinenghi, Rivolta e Miressi, che in precedenza si erano imposti sugli Stati Uniti e sulla Russia, questa volta hanno conquistato il terzo gradino del podio, a soli 8 centesimi dall’oro. A salire sui due gradini più alti del podio sono stati Stati Uniti e Australia, che hanno chiuso la gara prime ex aequo, ritoccando entrambe il record del mondo in 3’18″98.

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Il doxxing non c’entra niente con la sospensione dei giornalisti su Twitter. Le critiche di Bari Weiss sulla censura di Musk

18 Dicembre 2022 - 12:04 David Puente
Secondo una degli autori di Twitter files, il miliardario si comporta come i suoi predecessori e pone il quesito suoi poteri. Abbiamo analizzato alcuni casi di sospensione degli account

Elon Musk si sarebbe comportato come coloro che lui stesso criticava, ossia la precedente gestione della piattaforma con il caso New York Post raccontato attraverso i Twitter Files. Secondo la personale opinione del suo nuovo proprietario, Twitter aveva sospeso diversi giornalisti senza alcuna prova che questi avessero violato le regole, ossia quella del doxxing legata al caso @ElonJet. Parliamo di Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell del Washington Post, Matt Binder di Mashable, Micah Lee di Intercept. Nello frattempo, vennero sospesi anche il reporter Aaron Rupar e la giornalista Linettte Lopez, forse la più scomoda in quanto da anni pubblica le sue indagini riguardo le attività di Tesla. Musk non ha risposto alle domande delle varie testate e non ha portato alcuna prova a sostegno delle sospensioni.

Secondo la nuova regola introdotta nel dicembre 2022, non è consentito condividere le informazioni private senza il suo permesso. La piattaforma fa specifico riferimento al doxxing, ossia pubblicare informazioni personali private relative a un individuo («You may not publish or post other people’s private information» spiega Twitter). Nel caso dei giornalisti sospesi, tutto ciò non risulta neanche per le informazioni pubbliche dell’aereo personale di Elon Musk. Dopo due sondaggi pubblici lanciati da Musk, dove in entrambi i casi gli utenti votarono per l’immediata riabilitazione degli account dei giornalisti sospesi, solo alcuni dei tanti sono stati ripristinati.

Le informazioni pubbliche sul jet di Musk

Le informazioni relative agli spostamenti dell’aereo privato di Elon Musk sono pubbliche, non private. Gli spostamenti del velivolo, il jet Gulfstream, sono reperibili tramite diverse piattaforme come ADS-B Exchange. Queste informazioni sono fornite legalmente per i voli aerei commerciali o provate in tutto il mondo. Altri miliardari americani, per evitare di essere tracciati, hanno venduto i loro jet preferendo quelli a noleggio.

Si sostiene che Elon Musk abbia usufruito di un altro servizio noto con la sigla PIA (Privacy ICAO Address), il quale impedirebbe di tracciare il codice del velivolo. Come spiegato da Aric Toler di Bellingcat, se Musk avesse usato tale servizio nessuno sarebbe stato in grado di cercare il codice e trovare la sua posizione. Tale codice, infatti, viene mascherato fornendo uno temporaneo. Resta il fatto che, pur usando tale servizio, la ricostruzione dei viaggi del jet potrebbe essere comunque effettuata in base ai viaggi abitudinari di Musk, ma sarebbero comunque ricostruzioni in tempi successivi.

I casi di O’Sullivan

Prima della sospensione, O’Sullivan (CNN) aveva raccontato che le attività di @ElonJet proseguivano su Mastodon. Twitter ha chiesto, al fine di ripristinare l’account, di rimuovere il tweet ritenuto responsabile della sospensione, ma O’Sullivan ha preferito appellarsi piuttosto che cancellarlo. Nello screenshot, condiviso in un thread del giornalista Oliver Darcy (CNN), sono presenti due link: il primo reindirizza all’account Twitter di Mastodon su WebArchive, il secondo a un altro tweet di O’Sullivan dove contesta la sospensione.

Il caso di Drew Harwell

Per quanto riguarda il caso di Drew Harwell del WP, intervenne direttamente Elon Musk partecipando nello spazio hostato dalla giornalista di BuzzFeed Katie Notopoulos, dove a causa di un “bug” potevano ancora partecipare gli account sospesi. Il proprietario di Twitter accusò in diretta il giornalista del WP di aver pubblicato un link violando le regole, ma Drew gli fece notare che aveva semplicemente taggato l’account già sospeso di @ElonJet, oltre a quello di Mastodon per raccontare della sua sospensione da parte della piattaforma. Musk accusò ugualmente Drew di doxxing per poi abbandonare la discussione. Poco dopo, lo spazio della giornalista Notopoulos (con oltre 30 mila persone all’ascolto) venne interrotto bruscamente e alla stessa venne impedito di partecipare o aprire nuovi spazi (almeno fino al 17 dicembre).

La sospensione di Drew Harwell riguarda questo tweet.

Al fine di rimuovere la sospensione, Twitter ha chiesto a Drew Harwell di rimuovere il suo tweet. Non lo ha fatto, preferendo appellarsi al fine di mantenerlo.

Il 13 dicembre, qualche giorno prima della sospensione, Drew Harwell aveva contattato via email Elon Musk per avere una dichiarazione in merito alle attività della setta QAnon dopo il suo tweet contenente l’emoji di un coniglio bianco (uno dei loro “simboli”). La risposta di Musk è stata solo una: «lol».

La risposta di Musk all’email di Drew Harwell (WP)

Il caso di Aaron Rupar

Aaron Rupar racconta della sospensione attraverso il suo spazio su Substack, valutando che l’unica motivazione potrebbe riguardare l’aver riportato il link del profilo Facebook di ElonJet in un tweet del 14 dicembre 2022 mattina. Twitter Safety aveva annunciato le nuove regole il 15 dicembre. mentre l’aggiornamento della pagina dedicata risalirebbe al 14 dicembre in tarda serata: questa risulta ancora aggiornata al mese di aprile 2022 nei salvataggi del 14 dicembre 2022 alle ore 18:45 secondo gli orari forniti da WebArchive. Rispetto agli altri, Aaron Rupar ha cancellato il tweet contestato senza fare appello.

Il caso di Matt Binder

Matt Bindervenne sospeso dopo aver riportato della sospensione di O’Sullivan. Rispetto agli altri, Matt sostiene di non aver ricevuto alcun avviso con una richiesta di cancellazione da parte di Twitter.

Nella timeline di Matt Binder risulta un tweet rimosso dalla piattaforma. Nel messaggio leggiamo «Questo tweet ha violato le regole di Twitter».

Attraverso WebArchive, abbiamo recuperato il tweet rimosso. Aveva taggato l’account sospeso di @ElonJet.

La censura e il potere di Musk

Un’azione censoria, dove non sono state pubblicate prove che motivino la sospensione e dunque la violazione della nuova regola di Twitter del dicembre 2022. Bari Weiss, una delle giornaliste a cui Musk ha dato la possibilità di scrivere sui cosiddetti “Twitter Files”, ha contestato l’azione del proprietario di Twitter definendola identica a quella della passata gestione. Tale presa di posizione non è stata chiaramente apprezzata da Musk, come dimostrato da un tweet di risposta al thread di Weiss. Quest’ultima si è posta un problema, riportandolo in un articolo a sua firma sul The Free Press: «Se la storia degli ex proprietari di Twitter riguardava i loro pregiudizi, la domanda è cosa farà ora Elon Musk con i potenti strumenti che hanno creato?». Secondo la stessa Weiss, Musk non è apolitico e che questa condizione potrebbe riportare Twitter a dove era prima, ma c’è un punto ancora più critico: «Il vecchio Twitter era moderato dalla morale e dai costumi di un gruppo. Ora è moderato dalla morale e dai costumi di un uomo».

Base foto di copertina da Pixabay.

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