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La versione di D’Alema sul suo “aiuto” negli affari con Colombia, Qatar e i ventilatori dalla Cina. La delusione sullo scandalo Ue: «Stimavo Panzeri e Cozzolino: quei soldi un’indecenza»

18 Dicembre 2022 - 07:58 Redazione
L'ex premier e leader della sinistra italiana prova a spiegare perché la sua attività di «consulente» dopo una lunga carriera politica non può essere paragonato a quel che sta emergendo dallo scandalo al Parlamento europeo. E sui più discussi casi in cui è emerso il suo nome è ormai deciso a querelare

«Non avrei mai potuto sospettare una cosa del genere e infatti la trovo un’indecenza» dice l’ex premier Massimo D’Alema commentando in un’intervista al Corriere della Sera di Tommaso L’Abate le scene di contanti trovati nelle case dei primi indagati nello scandalo al Parlamento europeo. Tra questi ci sono personaggi considerati un tempo vicini a D’Alema, persone che lui stesso ammette di conoscere da anni e che ricorda L’Abate erano definiti «D’Alemiani», cioè Panzeri e Cozzolino: «aggettivo che – ribatte D’Alema – il cui utilizzo, com’è noto, ho sempre contestato». Lo scandalo ha inevitabilmente tirato in ballo il nome di D’Alema per la sua attuale attività di «consulente» e i suoi rapporti proprio con i Paesi coinvolti nelle presunte pressioni sull’Europarlamento, Marocco e Qatar. Situazioni molto diverse tra loro, spiega l’ex premier: «In Marocco, in cui è in corso un processo di democratizzazione che non si vede certo in Qatar, un socialista a un certo punto è arrivato addirittura alla carica di primo ministro. La nostra azione è sempre in difesa dei diritti umani e della democrazia, per cui in quel mondo abbiamo avuto sempre relazioni importanti con le forze che si muovono in queste direzioni». Il nome di D’Alema era emerso anche per il caso della raffineria di Priolo, che potrebbe essere rilevata dal fondo sovrano qatarino che lui stesso starebbe aiutando: «Anche qui (sorride, ndr), “aiutare il Qatar…”, quante bugie. Una cordata di investitori internazionali, tra cui è presente un imprenditore qatariota, si è rivolta anche me per l’acquisizione della raffineria. A loro ho dato un consiglio: vi interessa? Bene, come prima cosa andate a parlare col governo. Cosa che abbiamo fatto prima col governo Draghi, attraverso il ministro Cingolani, e ora col governo in carica. Massima trasparenza».

Le accuse sugli affari internazionali

Di accuse e inchieste giornalistiche D’Alema ne ha accumulate diverse nel corso degli ultimi anni. Dai presunti affari in Colombia per vendere armi italiane al governo all’acquisto di ventilatori dalla Cina durante la pandemia di Coronavirus, D’Alema spiega: «Ho dato una mano a un imprenditore con una qualche imprudenza, lo ammetto. Ma se avessi partecipato a una compravendita di armi sarei stato oggetto di attività giudiziaria. Parliamo di reati. Reati che, non a caso, nessuno mi contesta». E sui ventilatori, l’ex premier ricorda come il suo intervento sia arrivato su richiesta di Palazzo Chigi: «C’era una corsa disperata ad acquistare questi prodotti sul mercato cinese, perché si producono soprattutto lì, e tutti andavano e pagavano in anticipo. E visto che l’Italia non poteva farlo per le nostre regole amministrative, a me fu chiesto di trovare qualcuno che comprasse in vece nostra, mettendoci i soldi. Io ho trovato un’associazione che l’ha fatto. Ma attenzione (mostra l’email di richiesta col logo della presidenza del Consiglio, ndr): il modello del ventilatore fu scelto, su indicazione del Comitato tecnico scientifico, dalla Protezione civile italiana non da D’Alema, che non c’entrava nulla. Presumo, prima di pagarli, che abbiano verificato che funzionassero. Ma lo presumo, visto che io ho solo fatto un favore e non ho venduto niente a nessuno».

La nuova stagione

Quel che fa oggi D’Alema, dopo essere stato premier e ministro degli Esteri oltre che leader della sinistra, non avrebbe insomma nulla a che fare con quel che sta emergendo da Bruxelles. E risponde così al dirigente dem Provenzano che lo ha tirato in ballo: «Io non sono più in Parlamento dal 2013, mi sono dimesso dagli organismi dirigenti del partito a cui sono iscritto, poi ho creato una società, collaboro con società internazionali, presento bilanci. Tra l’altro concorro in questo modo largamente a finanziare la mia fondazione e la rivista. Non faccio un’attività sotterranea. È tutto trasparente, tutto controllabile. Qualcuno dice che non è opportuno? Be’, in tutti i Paesi del mondo ci sono persone che hanno avuto un ruolo istituzionale e che poi continuano a dare un contributo utilizzando le loro competenze al servizio dello sviluppo economico. Le aggiungo un’altra cosa visto che ci siamo. Persino una persona solitamente mite come il sottoscritto arriva al punto in cui non ne può più di leggere certe menzogne. Infatti mi sono rivolto agli avvocati per discutere della questione nelle sedi preposte».

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La resa del governo sul pos: restano le multe per i commercianti. Sconti sulle case green nel 2023: le novità della manovra

18 Dicembre 2022 - 06:59 Redazione
Verso la conferma sullo stop al Reddito di cittadinanza dopo sette mesi per chi può lavorare, con l'obbligo di frequentare corsi di formazione in assenza di un nuovo lavoro. Ancora da risolvere i nodi sulle pensioni

Niente pace fiscale per le cartelle esattoriali sotto i 1000 euro entrate per multe e tasse non pagate fino al 2015, niente stop alle sanzioni per gli esercenti che si rifiutano di accettare pagamenti elettronici con pos sotto i 60 euro. Sono i due dietrofront più rumorosi del primo pacchetto di emendamenti presentato dal governo solo ieri 17 dicembre in commissione Bilancio alla Camera, con il secondo atteso oggi che sarà illustrato direttamente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per chiudere almeno questa tappa della legge di Bilancio e correre verso l’approvazione del Parlamento da raggiungere necessariamente entro fine anno. La trattativa con Bruxelles, che aveva ammonito il governo Meloni sul nodo dei pagamenti elettronici legato al raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, finisce con una resa strategica di Roma davanti all’impegno già preso dal governo Draghi di mantenere le multe sui rifiuti del pos senza soglie per ricevere la rata del Recovery fund da 19 miliardi entro il 31 dicembre.

Le pensioni

I nodi ancora da sciogliere riguardano invece il macropacchetto fiscale e le pensioni. Sulle minime il Tesoro punta a portare alla soglia di 600 euro almeno per gli over 75, sempre che si trovino le coperture, in base anche a soglie Isee da definire. All’orizzonte anche una nuova modifica di Opzione Donna, con l’idea di permettere alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni se in possesso almeno di uno dei tre requisiti previsti dall’ultima modifica alla norma, come ricorda Repubblica: essere caregiver, avere un’invalidità di almeno al 74%, essere state licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Verrebbero meno i requisiti a 59 anni, ma si tratta ancora sulle agevolazioni in presenza di figli.

Il Reddito di cittadinanza

Il governo non intende «usare l’accetta» nel togliere il Reddito di cittadinanza a chi può lavorare, ha ricordato la ministra del Lavoro Marina Calderone. Ma la direzione presa sembra ormai irreversibile: nel 2023 chi riceve il sussidio ed è nelle condizioni di lavorare continuerà a farlo per sette mesi, non più otto, con l’obbligo di frequentare corsi di formazione. Sempre che non riesca a farsi assumere nel frattempo.

Sconto sulle case green

Tra le novità nella manovra è emersa la detrazione per chi compra una casa in classe energetica A o B, ceduta direttamente dall’impresa costruttrice. Chi acquista potrà godere della detrazione dall’Irpef del 50% sull’Iva versata senza alcun limite. Lo sconto varrà per gli acquisti avvenuti entro il 31 dicembre 2023. La detrazione sarà spalmata nel corso dell’anno in «dieci quote costanti», spalmata nei nove periodi di imposta successivi.

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Eurovision, a Kiev le selezioni in un rifugio antiaereo. Il duo pop Tvorchi rappresenterà l’Ucraina – Il video e le foto

17 Dicembre 2022 - 23:27 Redazione
La stazione della metropolitana, diventata bunker nei mesi di guerra, è stata trasformata in uno studio televisivo. «Grazie a quelli che combattono in prima linea»

A Kiev le selezioni del cantante che dovrà rappresentare il Paese all’Eurovisioni Song Contest si sono tenute in un bunker antiaereo. Dalle immagini diffuse dalla Bbc si vede il duo pop Tvorchi aggiudicarsi l’importante compito, premiati nella stazione della metropolitana di Kiev, diventata un rifugio antiaereo nei mesi di guerra e trasformata per l’occasione in uno studio televisivo. Il brano che sarà eseguito sul prestigioso palco di Eurovision 2023 si intitola Heart of Steel, prima canzone in assoluto ad essere confermata per la prossima edizione della gara che si terrà a Liverpool. «Cercheremo di fare di tutto per presentare l’Ucraina con dignità», ha detto uno dei membri della band, Andrew Hutuliak. «Non pensavamo di vincere, ma vogliamo ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto, che ascoltano la nostra musica e che stanno combattendo in prima linea». Nel corso dell’esibizione i ballerini sul palco hanno indossato maschere antigas mentre sugli schermi sono apparsi segnali di allarme nucleare e frasi come: «Non abbiate paura di dire quello che pensate». La scorsa edizione dell’Eurovision Song Contest è stata vinta proprio dall’Ucraina con il brano Stefania della Kalush Orchestra. Sarebbe quindi spettato a Kiev il compito di ospitare la successiva edizione. «La faremo a Mariupol», aveva detto il presidente Zelensky sperando nella fine del conflitto con Mosca. Poi, lo scorso 22 luglio, la rinuncia e la presa in carico del Regno Unito.

ANASTASIIA MANTACH / SUSPILNE UCRAINA
ANASTASIIA MANTACH / SUSPILNE UCRAINA

Foto di copertina: BBC/ANASTASIIA MANTACH / SUSPILNE UCRAINA

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Ginnastica, dopo le denunce nasce il Codice per i tecnici federali. Alle atlete una Carta dei diritti

17 Dicembre 2022 - 22:51 Redazione
Nell'Agenda Safeguarding Office 2023 anche percorsi di formazione sulle patologie legate ai disturbi alimentari e un tavolo di lavoro per la tutela dei minorenni

Sono passate settimane dalle denunce delle Farfalle di Desio. Le indagini sulle presunte vessazioni subìte dalle giovanissime atlete vanno avanti e intanto la Federginnastica pensa a un nuovo codice per tecnici ed atleti, «con l’obiettivo di tutelare la loro salute psicofisica». Dopo l’introduzione della duty officer, figura inviata a Desio incaricata di gestire i rapporti tra allenatori e atlete, la Federazione tenta un ulteriore passo avanti sui livelli guardia e garanzia per le atlete della ginnastica, istituendo l’Agenda Safeguarding Office 2023, rivolta a ogni livello agonistico e sull’intero territorio nazionale. Tra i provvedimenti la call “Atleti per gli Atleti” per il consolidamento della cultura dello sport sano, un tavolo di lavoro con Terre des Hommes per la tutela degli atleti minorenni e la partnership con l’Istituto Auxologico Italiano per la prevenzione e la sensibilizzazione sulle patologie legate ai disturbi alimentari. Le prime misure saranno attuate a partire dal mese di gennaio 2023. Ogni tecnico federale inoltre dovrà sottoscrivere un testo dal valore disciplinare ed etico mentre ai ginnasti, al momento del tesseramento, sarà consegnata una Carta dei Diritti. Cambiamenti anche sul sito della Federazione dove comparirà uno spazio specifico dedicato esclusivamente al tema della tutela psicofisica degli atleti. «La nuova Agenda Safeguarding Office 2023 testimonia il nostro impegno e la volontà di essere sempre al fianco degli atleti e delle atlete», ha commentato il presidente della FGI Gherardo Tecchi, «la salute psicofisica dei nostri ragazzi e ragazze è una priorità». Intanto pochi giorni fa la denuncia dell’ex atleta Anna Basta è arrivata in procura mentre continuano le testimonianze di famiglie e giovani ginnaste sulle pressioni psicologiche e fisiche subìte dai tecnici. A supporto delle indagini il Coni ha istituito un pool investigativo sotto richiesta dello stesso procuratore federale Rossetti, nei giorni scorsi al centro di polemiche per una presunta insabbiatura di maltrattamenti ai danni di atlete minorenni.

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Migranti, assegnato porto di Gioia Tauro a nave Rise Above con 27 persone a bordo. «Stiamo arrivando»

17 Dicembre 2022 - 21:59 Redazione
Tra i messi in salvo dalle acque del Mediterraneo anche 9 donne, 2 bambini e un minore non accompagnato

«Sorprendentemente in fretta, poche ore dopo il salvataggio, ci è stato assegnato un porto sicuro. Il Rise Above è già in arrivo!». Festeggia così su Twitter la Ong Mission Lifeline, associazione di Dresda, fondata nel 2016, con lo scopo di salvare le persone in mare nel Mediterraneo. Le autorità italiane hanno assegnato il porto di Gioia Tauro per lo sbarco di 27 persone a bordo della nave Rise Above, recuperate poche ore fa dalle acque e messe in salvo. La Ong ha fatto salire a bordo 27 siriani, di cui 9 donne, 2 bambini, 3 anziani e 1 minore non accompagnato. Poche ore fa il governo Meloni ha fatto intendere di di voler pensare a sanzioni «ancora più efficaci» contro le navi Ong. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, parlando alla festa per il decennale della nascita Fratelli d’Italia, ha confermato che l’esecutivo è al lavoro su una «traccia normativa per rendere più efficace la non rassegnazione che l’Italia sia l’unico punto di sbarco». E ancora: «Ci sarà un quadro di regole sulle Ong come navi private, che ora sono senza regole e ci impongono le loro azioni». 

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Alice Neri, il presunto assassino indagato per tentata estorsione con video hard a un’altra donna

17 Dicembre 2022 - 21:22 Redazione
Mohamed Gaaloul avrebbe minacciato di diffondere filmati dei loro rapporti sessuali se la vittima non avesse rinunciato al credito di duemila euro prestati tempo prima al 29enne

Ricercato e poi arrestato dalla polizia in Francia, il 29enne tunisino accusato dell’omicidio della giovane Alice Neri è indagato anche per tentata estorsione ai danni di un’altra donna, sempre della Bassa Modenese. Nel corso delle indagini sulla morte della 32enne trovata bruciata nella sua auto il 18 novembre scorso a Concordia, in provincia di Modena, gli inquirenti sarebbero arrivati ad ipotizzare la tentata estorsione perché Mohamed Gaaloul avrebbe minacciato la donna in questione di diffondere a parenti e colleghi di lavoro video che ritraevano i due nel corso di rapporti sessuali. La vittima si sarebbe potuta salvare dalla minaccia solo se avesse rinunciato a riavere indietro i duemila euro prestati tempo prima al 29enne. Per ora però non risulterebbe che Alice Neri e la donna in questione si conoscessero. Sul caso di omicidio invece la novità sarebbero le ricerche su Google effettuate sul cellulare della giovane, nelle ore tra la notte e la mattina del delitto, per una località di nome via Vallalta, che corrisponde proprio a quella del domicilio di Mohamed Gaaloul, indagato per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Il perché la ragazza avrebbe cercato quel posto è ancora da chiarire, così come il movente che avrebbe spinto l’indagato a compiere l’efferato delitto.

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Multe stradali, la retromarcia sullo stralcio delle cartelle sotto i 1000 euro: l’ipotesi che esclude i Comuni

17 Dicembre 2022 - 20:54 Redazione
Secondo la bozza di un emendamento del governo Meloni le amministrazioni locali potranno decidere di non applicare la norma. Il condono delle cartelle slitterebbe comunque a fine marzo 2023

Nello stralcio delle cartelle fino a mille euro fra il 2000 e il 2015, previsto per il 2023, potrebbero fare eccezione le multe. A dirlo è la bozza di un emendamento del governo Meloni secondo il quale i comuni possono decidere di non applicare la norma con l’introduzione di «una differente applicazione per i crediti affidati dagli enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali». In buona sostanza le multe potrebbero non entrare a far parte dell’operazione di governo che nei prossimi mesi annullerà automaticamente i debiti di importo residuo fino a 1.000 euro. Sulle sanzioni amministrative, incluse quelle per violazioni del codice della strada, lo stralcio verrebbe applicato invece solo sugli interessi.

Verso lo slittamento di tre mesi per l’attuazione della norma

Per ciò che riguarda le tempistiche, l’emendamento del governo alla manovra, prevede una proroga dell’attuazione dello stralcio delle cartelle esattoriali: atteso per il 31 gennaio 2023, ora potrebbe essere rimandato al 31 marzo 2023. Tra i capitoli più importanti della nuova legge di bilancio, l’attuazione dello stralcio prevederà l’intervento dell’agente della riscossione che da marzo 2023 dovrà quindi trasmettere agli enti interessanti l’elenco delle quote annullate. Fino al loro annullamento, la riscossione dei debiti in questione è sospesa. Oltre alla possibilità di escludere le multe, la norma non verrà sicuramente applicata a eventuali somme dovute per il recupero degli aiuti di Stato; ai crediti di condanna della Corte dei Conti, all’Iva riscossa all’importazione. Altra importante agevolazione, prevista dalla Legge di Bilancio 2023, è la possibilità di estinguere, senza corrispondere gli interessi, i debiti affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022. I debitori potranno beneficiare di uno sconto su interessi, sanzioni e interessi di mora.

La preoccupazione degli enti comunali

La tregua fiscale promessa dal governo Meloni aveva negli ultimi giorni preoccupato gli amministratori locali soprattutto sull’impatto pesante che lo stralcio avrebbe potuto avere sulle casse comunali. considerato che il 90% dei crediti comunali non supera la soglia dei 1.000 euro. Nella maggior parte dei casi si tratta proprio di multe, le stesse che ora il governo sta pensando di escludere dal provvedimento.

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Soumahoro, il siluro di Striscia la notizia a Fratoianni. Spunta una lettera: «Era stato informato di tutto per tempo»

17 Dicembre 2022 - 19:58 Redazione
Secondo quanto scoperto dal programma di Antonio Ricci, due dirigenti pugliesi di Sinistra italiana avevano avvertito sulla «gestione opaca delle raccolte fondi» del sindacalista dei braccianti, prima che venisse candidato alle Politiche

l segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni era da tempo a conoscenza di alcune informazioni compromettenti sul conto di Aboubakar Soumahoro? Secondo Striscia la notizia, la risposta sarebbe: “sì”. Nella puntata andata in onda venerdì 16 dicembre, infatti, l’inviato “Pinuccio” (Alessio Giannone) sostiene di avere «la prova che Fratoianni sapeva». Il riferimento è a «una lettera» di cui sarebbero venuti in possesso, scritta il 25 novembre e firmata da due membri pugliesi della Direzione Nazionale di Sinistra Italiana, Marco Barbieri e Mario Nobile. In essa, secondo l’inviato, «i due spiegano che Fratoianni era stato informato di tutto prima della candidatura di Soumahoro alla Camera». Nel documento si sottolineerebbe come «l’onorevole Soumahoro si era circondato di un gruppo di fedelissimi, tra cui dei caporali». E si denuncerebbe «la gestione a un po’ opaca delle raccolte fondi dell’associazione Lega Braccianti», il cui timone era tenuto appunto dall’ex deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Italiana. Viene inoltre menzionata una presunta richiesta alla prefettura in merito a una riduzione dei controlli sui mezzi che trasportavano i migranti nei campi. Stando a quanto scritto, i due avrebbero ribadito queste incongruenze anche durante l’assemblea nazionale del partito, tenutasi il 17 agosto 2022, dove vennero discusse le candidature in vista delle elezioni di settembre.

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Meloni alla festa di FdI: «Screzi con Macron? Non siamo alle elementari. Non mi pento di nulla di questi due mesi» – I video

17 Dicembre 2022 - 19:49 Redazione
Meloni è arrivata alla festa per i dieci anni di Fratelli d'Italia accolta da applausi e cori da stadio. «Non guardo al consenso ma alla curva di Pil e occupazione»

È arrivata alla festa dei dieci anni di Fratelli d’Italia tra grandi applausi e cori da stadio. Giorgia Meloni ha salutato i suoi con grandi sorrisi e tenendo in mano ormai il noto quadernino degli appunti. Seduta al centro del palco la presidente del Consiglio ha risposto a numerose domande, ribadendo più volte la lunga prospettiva della sua azione politica. «Non mi sono pentita di niente di quanto ho fatto in questi due mesi. Politicamente in futuro farò tutto quello che devo fare, non guardo al consenso, ai sondaggi ma alla curva del Pil, dell’occupazione, della ricchezza, di quanti figli si fanno. Quando fra cento anni morirò vorrò essere sicuro di aver fatto quello che dovevo per migliorare questa nazione. Questo mi basta». Dai migranti all’economia, la premier ha affrontato molti dei temi più caldi delle ultime settimane. «L’Italia ha smesso di accettare supinamente qualcosa di inaccettabile e ha alzato la testa: il risultato è che si parlerà del problema», ha detto sulla questione immigrazione, riferendosi anche alla reazione del governo francese, al centro di una delicata crisi diplomatica. «Ora partiamo dalla difesa del nostro interesse nazionale», ha continuato la presidente. «Come è andata con la Francia? Mi fa sorridere come certa stampa racconta la vicenda: ma con Macron Meloni è vista, si è parlata? Non stiamo alle elementari. I rapporti sono meno personali e più politici. Italia e Francia difendono gli interessi nazionali consapevoli che poi si deve trovare una soluzione».

«Confindustria si lamenta? Mi dica dove prendere le risorse»

Sulla questione economia Giorgia Meloni ha voluto rispondere alle critiche mosse da Confindustria pochi giorni fa: «Più della metà delle risorse le abbiamo usate per mettere in sicurezza le imprese», ha spiegato la premier. «Quando, come fa Confindustria, mi si dice che devo fare di più mi si dica anche dove prendere le risorse. Quando queste realtà legittimamente fanno le loro osservazioni, sono legittimi portatori di interessi, poi non hanno come noi la responsabilità di far quadrare il cerchio». Pil e occupazione saranno secondo la presidente del Consiglio le due stelle polari a cui far riferimento per il prossimo futuro e in quanto al Reddito di cittadinanza Meloni chiarisce ancora: «Intervenire sulla misura non è un modo di odiare i poveri come dice la sinistra. Questa scelta si fa proprio perché non non si vogliono sfruttare i poveri per fare campagna elettorale».

«Con Salvini e Berlusconi rapporti ottimi»

La leader di Fratelli d’Italia si è anche espressa sui rapporti che attualmente intercorrono tra lei e gli altri due capi di partito della maggioranza. «I rapporti con Salvini e Berlusconi sono ottimi», ha detto confermando quanto dichiarato dal leader del Carroccio poco prima in un video-messaggio. «Sono molto contenta della maggioranza e del Consiglio dei Ministri, orgogliosa di questo Cdm e del clima che c’è, il quale riflette il clima che c’è tra i partiti della coalizione».

L’omaggio a Fabio Altruda: «La madre mi ha detto “Sarò forte come lei”»

Prima ancora di cominciare il suo discorso su temi e azioni politiche, la presidente del Consiglio ha voluto dedicare un ricordo al pilota Fabio Antonio Altruda, morto pochi giorni fa dal suo Eurofighter precipitato durante ilvolo di ritorno alla base siciliana di Trapani Birgi. «Io ho parlato con la mamma e il papà. La mamma mi ha molto commosso, mi ha detto: “Guardi, sarò forte come lei'”», ha raccontato Meloni. «A questa famiglia mandiamo le condoglianze del governo italiano e di questa piazza, per Fabio, un ragazzo straordinario che si batteva per questa nazione e la bandiera tricolore che noi faremo sventolare alta».

«Non ritirerò la querela a Saviano»

Tra le decine di domande anche quella che riguarda la querela di Meloni allo scrittore Roberto Saviano. «No, non la ritiro la querela a Saviano», ha detto la presidente, «l’ho querelato non da premier ma da presidente dell’unico partito di opposizione. Non si trattava di critica, ripetutamente mi ha dato della bastarda affibbiandomi la responsabilità della morte di un bambino in mare, quando ero all’opposizione e neanche lontanamente potevo avere responsabilità. Io non politicizzo, lui sta cercando di farlo».

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Zelensky, la provocazione del duello per finire la guerra: «Pronto al corpo a corpo contro Putin, anche domani»

17 Dicembre 2022 - 19:32 Redazione
In una lunga intervista al canale francese Lci, il presidente ucraino ha parlato anche delle condizioni del suo Paese dopo gli attacchi ai siti energetici

Uno scontro corpo a corpo tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin? Fosse per il presidente ucraino, «anche domani». In un’intervista al canale televisivo francese LCI, il leader di Kiev ha infatti dichiarato: «Un vero uomo, se vuole dire qualcosa a qualcuno, o, per esempio, dare uno schiaffo a qualcuno, lo fa lui stesso, e non manda mediatori. Se fossi vicino a me, non cercherei mediatori». L’affermazione dopo che l’intervistatore gli aveva chiesto se Putin stesse cercando di trasmettergli alcuni messaggi attraverso intermediari, come ad esempio il capo della Francia, Emmanuel Macron. Quando poi gli è stato chiesto se fosse pronto a impegnarsi in un «combattimento singolo» fisico con il leader di Mosca, Zelensky non ha esitato: «Sempre pronto. Anche domani, ma questo sarebbe l’ultimo vertice del presidente Putin». Nel resto dell’intervista, ha parlato a lungo delle difficili condizioni di vita in cui versano gli ucraini, soprattutto dopo gli attacchi russi ai siti energetici che stanno mettendo in pericolo le forniture elettriche del Paese.

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È morto il giornalista Mario Sconcerti, addio al decano dei cronisti sportivi: aveva 74 anni

17 Dicembre 2022 - 19:03 Redazione
Tra le firme più autorevoli del giornalismo sportivo italiano, stimato commentatore tv, da alcuni giorni era ricoverato in ospedale

È morto oggi 17 dicembre il giornalista sportivo Mario Sconcerti. L’editorialista del Corriere della Sera aveva 74 anni, negli ultimi giorni sarebbe stato ricoverato in ospedale e le sue condizioni sarebbero peggiorate nelle ultime ore. Nato a Firenze nel 1948, era cresciuto nel mondo dello sport innanzitutto in famiglia, grazie al padre Adriano che era procuratore nella boxe. Sconcerti inizia la sua carriera di cronista sportivo al Corriere dello Sport a Firenze, passando poi a Milano e infine a Roma. Appassionato di ciclismo, nel 1978 passò a Repubblica, dove creò le pagine sportive del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Nel 1987 è stato vicedirettore della Gazzetta dello sport. Nel 1992 ha diretto il Secolo XIX a Genova, poi è stato chiamato a guidare dal 1995 al 200 il suo primo giornale, il Corriere dello Sport. È stato anche dirigente sportivo, ricoprendo il ruolo di direttore generale alla Fiorentina. Stimato commentatore televisivo per Sky e Rai, ha avuto anche una prolifica produzione letteraria. A cominciare da «Con Moser da Parigi a Roubaix» nel 1978, «Storia delle idee del calcio» nel 2009, «Il calcio dei ricchi» nel 2012, «Storia del gol» nel 2015. Sconcerti ha scritto anche due romanzi, il primo nel 2003 intitolato «Se ha torto Dio» e nel 2011 il secondo «L’alba di Roma da riscrivere».

I messaggi di addio sui social

A ricordare la sua figura in questo giorno di cordoglio è anche la pagina social della Fiorentina: «Tutta la Fiorentina si unisce al dolore per la scomparsa di Mario Sconcerti, una delle figure più importanti del giornalismo sportivo italiano e grande tifoso e appassionato di Fiorentina. Il club esprime le più sincere condoglianze alla Famiglia e a tutte le persone a lui vicine», si legge in un messaggio pubblicato su Twitter dal club.

Anche Aurelio de Laurentiis, presidente del Napoli e produttore cinematografico, parla di «vera perdita per il giornalismo italiano»: «La notizia della morte di Mario Sconcerti lascia attoniti. Mario era stato uno dei primi giornalisti sportivi che ho conosciuto. Spesso non eravamo d’accordo su argomenti anche importanti, ma il confronto era sempre di alto livello».

Ai volti noti uniti nel lutto si aggiungono anche quelli di due donne dello spettacolo che lavorarono insieme a Sconcerti: Simona Ventura e Antonella Clerici.

Mentre la prima lo definisce «il faro di un mestiere con il quale ho cominciato e che ho molto amato», la seconda gli rivolge un ultimo ringraziamento, «per la sua gentilezza».

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Alta tensione alla fine di Croazia-Marocco, Hakimi urla in faccia a Infantino nel tunnel: la furia contro l’arbitro del Qatar

17 Dicembre 2022 - 18:57 Redazione

Saltano i nervi al marocchino Achraf Hakimi, ex Inter oggi al Psg, subito dopo la sconfitta nella finale per il terzo e quarto posto contro la Croazia ai Mondiali in Qatar. Hakimi avrebbe aggredito il capo della Fifa Gianni Infantino protestando per l’arbitraggio del qatarino Abdulrahman Al-Jassim. Non appena era finita la partita, i marocchini avevano accerchiato l’arbitro, protestando per la gestione della gara, mentre il ct Walid Regragui a fatica allontanava i suoi. Nel tunnel poi l’incrocio fatale: Hakimi vede Infantino e gli si avvicina a pochi centimetri urlandogli in faccia. Tra gli episodi contestati ci sarebbe la mancata assegnazione di una punizione in posizione pericolosa per i marocchini nella fase finale, quando l’arbitro ha invece lasciato correre scatenando la furia del terzino marocchino. Sulla gestione di Al-Jassim ne avrebbero da rivendicare anche la Croazia, per un rigore solare negato a Gvardiol letteralmente sgambettato in piena area. Ma per i croati a fine gara c’era solo spazio per la festa.

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