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I Maroc-Leaks dietro il Qatargate: così Rabat influenzava l’Ue con «l’amico intimo» Panzeri

17 Dicembre 2022 - 06:05 Redazione
L'ex eurodeputato faceva parte di un piano d'azione della diplomazia del paese africano, Nelle carte spuntano anche Giorgi e Kaili oltre a Cozzolino

Ci sono i Maroc-leaks dietro il Qatargate. Una serie di documenti confidenziali del governo di Rabat pubblicati su Internet delinea la rete della diplomazia marocchina per esercitare pressioni sul Parlamento Europeo. E sulla commissione mista Ue-Marocco, di cui presidenti sono stati Antonio Panzeri dal 2011, Abderrahim Atmoum nel 2017 e successivamente l’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino nel frattempo sospeso dal partito. Dai documenti emerge la nascita del rapporto decennale tra il Marocco e Panzeri. E, scrive oggi il Fatto Quotidiano, un “Piano d’azione per il Parlamento europeo” in cui un diplomatico propone al ministero di Rabat un’operazione per promuovere gli interessi del paese. Attraverso informazione, promozione e lobbying. Il documento è del 4 gennaio 2013. Le indagini del Belgio cominciano nel 2019. Panzeri è citato più volte nei cablogrammi. E c’è anche Francesco Giorgi, il suo ex assistente parlamentare finito agli arresti con la compagna, Eva Kaili, ex vicepresidente dell’Europarlamento. Il piano era quello di influenzare le scelte dell’Ue. E Panzeri viene definito «amico intimo del Marocco». Si pensa a una “coalizione” parlamentare marocchina-europea che “possa operare come rete di pressione”. Infine la creazione di un’agenzia di lobbying in house.

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Caso Soumahoro: gli stipendi da 4 mila euro nella coop di Murekatete e Mukamitsindo

17 Dicembre 2022 - 05:18 Redazione
Il consorzio Aid ha pagato emolumenti sontuosi alla suocera del deputato e ad altre persone collegate all'inchiesta di Latina

L’indagine sulla cooperativa Karibu che coinvolge Liliane Murekatete e Maria Therese Mukamitsindo ipotizza i reati di evasione fiscale e false fatturazioni. Per la procura di Latina e il pm Andrea D’Angeli la coop della compagna e della suocera di Aboubakar Soumahoro ha utilizzato fatture emesse per operazioni inesistenti del Consorzio Aid e dell’associazione Jambo. Che dagli inquirenti sono considerati «schermi fittizi» che servivano per l’esecuzione di «un meccanismo fraudolento a gestione familiare». Ma c’è anche altro. Perché per il presidente di Aid fino al 2020 era previsto un compenso di 4.400 euro lordi al mese. A rivestire la carica proprio Mukamitsindo fino al 2017. E poi Michel Rukundo. Anche lui nella lista degli indagati a Latina.

I bonifici verso il Ruanda

A raccontare gli emolumenti delle cariche nel consorzio è oggi l’edizione romana di Repubblica. Nel 2020 la carica è passata ad Aline Mutesi. Cognata del deputato e non indagata. E qui è arrivato un primo taglio: lo stipendio è sceso a 4 mila euro lordi. Ma in quell’anno il consorzio ha deciso di pagare uno stipendio anche a un consigliere: 1.400 euro per Rukundo. Che si trovava nel Cda della Karibu insieme a Murekatete. Il verbale che approva il bilancio di Karibu nel 2015 lo firma invece l’allora moglie di Richard Mutangana, anche lui indagato dalla procura di Latina. Proprio lei è tra i beneficiari insieme al marito dei bonifici fatti dalla coop verso il Ruanda. Nello stesso anno la cooperativa ha speso 64.315 per prestazioni occasionali. Tra queste anche quelle di Mutangana e della moglie. La coop all’epoca aveva ottenuto dal comune di Roma 354 mila euro.

La Karibu stava portando avanti un progetto di internalizzazione e cooperazione con gli Stati africani. Nel frattempo la prefettura di Latina ha tolto la gestione dei centri d’accoglienza alle coop. La Karibu è stata messa in liquidazione. Nell’indagine si parla anche prelievi in contanti e bonifici verso l’estero. Mentre la Jambo non risulta avere dipendenti né ha presentato la dichiarazione dei redditi. Ma ha ricevuto bonifici dalla Karibu e ha speso i soldi. Gli importi «sembrerebbero addirittura strumento per veicolare il trasferimento di denaro da Karibu a Jumbo e da quest’ultima all’estero».

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Il Salva-calcio nella Legge di Bilancio: l’emendamento del governo che permette alle società di pagare le tasse a rate

17 Dicembre 2022 - 04:42 Redazione
La norma si applica a tutte le società sportive. Ma a beneficiarne sarà soprattutto la Serie A. Maggiorazione del 3% per chi rateizza

Il Salva-Sport «ci sarà perché esistono misure per le imprese e verranno usate quelle». Parola del ministro dello Sport Andrea Abodi. Che in prima battuta aveva bocciato l’emendamento presentato su ispirazione del senatore di Forza Italia e presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito. E quindi oggi nel maxiemendamento che il governo presenterà per chiudere la partita della Legge di Bilancio ci sarà anche la norma che interessa le società sportive. Tutte, e non solo quelle della Serie A. Nello stesso provvedimento sarà presente la proroga per il Superbonus 110% al 31 dicembre. E la capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli difende la norma: «Pensiamo a tante società sportive, anche dilettantistiche. Nuoto, basket, o pallavolo: senza la rateizzazione fallirebbero».

L’articolo 51 bis

Il nuovo articolo 51 bis che entrerà nella Legge di Bilancio, spiega oggi La Stampa, prevede che i versamenti e le ritenute possano essere diluiti in 60 rate mensili. Sarà possibile rateizzare le addizionali regionali e comunali, l’Iva e le imposte sui redditi. Non i contributi Inps, che per ora non compaiono nel testo. I pagamenti saranno considerati tempestivi se effettuati entro il 31 dicembre 2022. Altrimenti si potranno pagare a rate. Le prime tre andranno saldate entro la fine di gennaio 2023. Con il pagamento rateale c’è una maggiorazione del 3% delle somme da versare già dentro la prima rata. L’emendamento Lotito invece non prevedeva il pagamento di interessi. Attualmente, tra Irpef, Inps e Iva il calcio deve all’Erario 800 milioni di euro. E di questi circa 600 sono in carico alla Serie A. In testa, scrive il quotidiano, c’è l’Inter con 50 milioni di arretrati. Seguono Roma e Lazio (40 e 38), Juventus (30), Napoli (25) e Milan (10).

Le sanzioni sospese

Le sanzioni si sospendono a chi è in regola con i pagamenti. Il testo recita esattamente: «In caso di mancato versamento delle somme dovute in tutto o in partealle scadenze fissate dalle nuove norme non solo si decade dal beneficio della rateazione ma si applicano anche le ordinarie disposizioni in materia di sanzioni e di riscossione». In caso di mancato versamento delle ritenute Irpef sopra la soglia dei 150 mila euro e di mancati pagamenti dell’Iva sopra quota 250 mila euro scatta la rilevanza penale a carico degli amministratori delle società inadempienti.

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Sanremo 2023, ecco i titoli delle canzoni in gara alla 73esima edizione del Festival

17 Dicembre 2022 - 01:13 Maria Pia Mazza
I giovani che saliranno sul palco dell'Ariston assieme ai 22 big sono gIanmaria, Olly, Sethu, Shari, Will, Colla zio

Prosegue la strada verso la 73esima edizione del Festival di Sanremo. Il direttore artistico Amadeus e Gianni Morandi hanno deciso di dedicare l’apertura della serata della finale di Sanremo Giovani a Sinisa Mihajlovic, l’ex calciatore e allenatore morto a 53 anni dopo una lunga lotta contro la leucemia, ricordando che «Sinisa, da allenatore, ha sempre investito molto sui giovani», mandando in onda una clip della terza serata del Festival del 2021, quando Mihajlovic salì sul palco dell’Ariston con a Fiorello e a Zlatan Ibrahimovic per cantare Io vagabondo dei Nomadi. Nel corso della finalissima dei Giovani, Amadeus e Morandi hanno svelato i titoli delle 28 canzoni in gara della kermesse. Come già anticipato durante l’annuncio dei 22 big in gara, infatti, quest’anno gli organizzatori del Festival della Canzone italiana hanno deciso che a salire sul palco dell’Ariston ci saranno anche i primi sei classificati della competizione giovanile. Tra i 12 finalisti di Sanremo Giovani che calcheranno dunque il palco dell’Ariston dal 7 all’11 febbraio 2023, assieme ai grandi della canzone italiana contemporanea scelti da Amadeus, ci saranno anche gIanmaria, Olly, Sethu, Shari, Will, Colla zio. Ma non solo. Amadeus ha anche annunciato i titoli delle 28 canzoni in gara, che comprendono sia quelle dei big sia gli inediti dei sei giovani “promossi”, che presenteranno un brano inedito diverso rispetto a quelli portata in gara nella competizione giovanile.

Le 28 canzoni in gara

  • Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)
  • Articolo 31 – Un bel viaggio
  • Ariete – Mare di guai
  • Colapesce e DimartinoSplash
  • Colla Zio – Non mi va
  • Coma_Cose – L’addio
  • ElodieDue
  • gIANMARIA – Mostro
  • Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato
  • Giorgia – Parole dette male
  • I Cugini di Campagna – Lettera 22
  • Lazza – Cenere
  • LDA – Se poi domani
  • Leo Gassmann – Terzo cuore
  • Levante – Vivo
  • Madame – Il bene nel male
  • Mara Sattei – Duemilaminuti
  • Marco Mengoni – Due vite
  • Modà – Lasciami
  • Mr. Rain – Supereroi
  • Olly – Polvere
  • Paola & Chiara – Furore
  • Rosa Chemical – Made in Italy
  • Sethu – Cause perse
  • Shari – Egoista
  • TananaiTango
  • Ultimo – Alba
  • Will – Stupido

Lo speciale Sanremo 2023

I testi delle canzoni

ANNA OXASali (Canto dell’anima) | ARTICOLO 31 – Un bel viaggio | ARIETE – Mare di guai | COLAPESCE E DIMARTINOSplash | COLLA ZIO – Non mi va | COMA_COSEL’addio | I CUGINI DI CAMPAGNA – Lettera 22 | ELODIEDue | GIANLUCA GRIGNANI – Quando ti manca il fiato | gIANMARIA – Mostro | GIORGIA – Parole dette male | LAZZA – Cenere | LDA – Se poi domani | LEO GASSMANN – Terzo cuore | LEVANTE – Vivo | MADAMEIl bene nel male | MARA SATTEI – Duemilaminuti | MARCO MENGONIDue vite | MODÀ – Lasciami | MR. RAIN – Supereroi | OLLY – Polvere | PAOLA e CHIARA – Furore | ROSA CHEMICAL – Made in Italy | SETHU – Cause perse | SHARI – Egoista | TANANAITango | ULTIMO – Alba | WILL – Stupido

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Sanremo, l’omaggio di Amadeus e Gianni Morandi a Mihajlovic: «Un grande uomo che ha sempre puntato sui giovani»

17 Dicembre 2022 - 00:22 Maria Pia Mazza
«Oggi è una giornata triste per la scomparsa di un grande amico, un grande uomo, un grande campione, un grande allenatore, una grande persona. Era un uomo duro ed era un uomo di una simpatia pazzesca», ha ricordato il direttore artistico del Festival

Non solo il mondo del calcio piange Sinisa Mihajlovic. Anche Amadeus e Gianni Morandi, in apertura della finalissima di Sanremo Giovani, hanno voluto ricordare l’ex calciatore e allenatore, morto a 53 anni dopo una lunga lotta contro la leucemia mieloide acuta, che lo colpì per la prima volta nel 2019 e, successivamente, nel marzo di quest’anno. «Dobbiamo essere sinceri – ha esordito il direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo – io e Gianni avevamo in mente un altro inizio per questo programma. Ma per noi e per milioni di persone, oggi è una giornata triste per la scomparsa di un grande amico, un grande uomo, un grande campione, un grande allenatore, una grande persona. Quindi, volevamo iniziare, dedicando questa serata a Sinisa. Siamo molto vicini alla sua splendida famiglia». Morandi, oltre che da amico di Mr. Sinisa, nonché da tifoso e da ex presidente onorario del Bologna, l’ultima squadra allenata da Mihajlovic, ha espresso il proprio cordoglio: «Pensare che siamo qui, nel paese della musica, insieme a questi giovani che sperano di diventare importanti nell’ambito musicale, quando è arrivata questa notizia, sono stato male. L’avevo sentito da poco. L’ultima squadra che aveva allenato era il Bologna, si era curato a Bologna. Speravo che vincesse questa battaglia perché lui era veramente forte». E nel rendere omaggio a Mihajlovic, Amadeus, dopo aver ricordato che, «Sinisa, da allenatore, ha sempre investito molto sui giovani», ha lanciato una clip tratta dalla terza serata del Festival di Sanremo 2021, quando Mr. Sinisa salì sul palco dell’Ariston assieme a Fiorello e a Zlatan Ibrahimovic per cantare Io vagabondo dei Nomadi. «Lo vogliamo ricordare così. Era un uomo duro ed era un uomo di una simpatia pazzesca», ha concluso Amadeus.

Lo speciale Sanremo 2023

I testi delle canzoni

ANNA OXASali (Canto dell’anima) | ARTICOLO 31 – Un bel viaggio | ARIETE – Mare di guai | COLAPESCE E DIMARTINOSplash | COLLA ZIO – Non mi va | COMA_COSEL’addio | I CUGINI DI CAMPAGNA – Lettera 22 | ELODIEDue | GIANLUCA GRIGNANI – Quando ti manca il fiato | gIANMARIA – Mostro | GIORGIA – Parole dette male | LAZZA – Cenere | LDA – Se poi domani | LEO GASSMANN – Terzo cuore | LEVANTE – Vivo | MADAMEIl bene nel male | MARA SATTEI – Duemilaminuti | MARCO MENGONIDue vite | MODÀ – Lasciami | MR. RAIN – Supereroi | OLLY – Polvere | PAOLA e CHIARA – Furore | ROSA CHEMICAL – Made in Italy | SETHU – Cause perse | SHARI – Egoista | TANANAITango | ULTIMO – Alba | WILL – Stupido

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Elezioni regionali in Lombardia, rinasce l’asse giallorosso. Arriva l’ok della base M5s all’accordo con il centrosinistra per sostenere il dem Majorino

16 Dicembre 2022 - 23:53 Maria Pia Mazza
Al voto hanno partecipato 4866 iscritti al Movimento 5 Stelle: 3.078 voti favorevoli e 1.788 contrati. E +Europa si sfila: «Prenderemo un'altra strada»

Rinasce l’asse giallorosso. E lo fa in Lombardia, in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023. La base del M5s lombardo ha dato il proprio via libera all’accordo con il centrosinistra per sostenere la candidatura al Pirellone del Partito DemocraticoPierfrancesco Majorino. Alla votazione online sulla piattaforma Skyvote hanno partecipato 4866 iscritti al Movimento 5 Stelle, che con 3.078 voti favorevoli e 1.788 contrati hanno dunque deciso di far parte della coalizione con le forze di centrosinistra e liste civiche a sostegno dell’attuale eurodeputato del Pd. Majorino, nei giorni scorsi, dopo settimane di incontri con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, aveva annunciato che il programma dell’alleanza giallorossa sarebbe stato fondato «sulle principali questioni legate al welfare, allo sviluppo, alle politiche attive del lavoro, alla tutela dell’ambiente e del patrimonio agricolo nel tempo della crisi climatica, alla cultura delle pari opportunità, della trasparenza e della legalità e a tanto altro, rappresenti una svolta radicale. Una svolta che questa regione aspetta da 28 anni». Tra gli esponenti “di spicco” del M5s che si erano opposti alla ricostruzione dell’asse giallorosso in vista delle elezioni regionali era presente anche l’ex ministro Danilo Toninelli, che con un post su Facebook aveva preso una posizione netta: «Io dico “no” all’accordo con il Pd in Lombardia». Nel frattempo, +Europa si è sfilata dal sostegno alla candidatura di Majorino verso la presidenza della regione. «Abbiamo sempre detto che il nostro era un sostegno nei confini della coalizione che lo ha scelto: noi prenderemo un’altra strada», aveva dichiarato nelle scorse ore da Benedetto Della Vedova. La strada di +Europa potrebbe portare o alla presentazione di un candidato del proprio partito, o al sostegno di Letizia Moratti, sostenuta dal Terzo Polo, da cui «sono arrivate sollecitazioni molto forti», come dichiarato da Della Vedova.

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Cristiano Ronaldo chiede nuovamente di accedere agli atti dell’inchiesta Juve per trovare la “carta segreta”. In gioco circa 20 milioni di euro

16 Dicembre 2022 - 23:14 Maria Pia Mazza
La Procura di Torino ha accolto la richiesta e si attende la decisione finale del Gip

CR7 torna all’attacco del club bianconero. Dopo il rigetto della sua prima richiesta di accedere agli atti dell’inchiesta sul presunto falso in bilancio della Juventus, Cristiano Ronaldo ha richiesto nuovamente di poter accedere agli atti d’inchiesta in corso contro il club bianconero, nella speranza di poter arrivare alla presunta «carta segreta» che «non si sarebbe dovuta trovare» e lo riguarderebbe. Si riaccende dunque la speranza del fuoriclasse portoghese di riuscire a recuperare i 20 milioni di euro che ha richiesto alla Juve, dopo aver indossato la maglia bianconera dal 2018 al 2021. La prima richiesta venne respinta perché ritenuta troppo generica e contraddittoria, perché l’ex giocatore della Juve sarebbe dovuto essere a conoscenza di quanto stesse accadendo nel club, dato che avrebbe dovuto rinunciare a parte del suo stipendio assieme ai suoi ex compagni di squadra e, di conseguenza, avrebbe dovuto firmare gli accordi con i dirigenti della Vecchia Signora. Ma questa volta, dopo aver presentato una nuova richiesta più dettagliata e redatta con una doppia procura in inglese e in italiano dai suoi legali, la Procura di Torino ha dato parere favorevole alla richiesta degli avvocati di CR7. Ora spetta al Gip dare il via libera all’accesso agli atti dell’inchiesta condotta dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello, che indagano sui dirigenti della squadra bianconera con l’accusa di falso in bilancio, aggiotaggio, false fatturazioni e ostacolo all’autorità di vigilanza. Ma non c’è solo Cristiano Ronaldo a richiedere di accedere agli atti dell’inchiesta: altri 16 azionisti con azioni singole o attraverso associazioni di consumatori si sarebbero rivolti agli inquirenti per poi costituirsi parte civile.

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«Kadyrov doveva assassinare Zelensky prima dell’invasione», il retroscena dagli Usa sul piano fallito di Putin

16 Dicembre 2022 - 22:11 Maria Pia Mazza
Il portavoce del Cremlino Peskov ha «respinto categoricamente le affermazioni» riportate dal Wsj, secondo cui il leader ceceno avrebbe ricevuto l'ordine di uccidere il presidente ucraino già tre settimane prima dell'inizio della guerra

La guerra della Russia contro l’Ucraina non si ferma. E anzi, sembra più il preludio di una nuova escalation. E mentre Mosca continua a bombardare diverse città ucraine, inclusa la capitale Kiev, colpendo le infrastrutture strategiche essenziali, facendo mancare acqua, elettricità e riscaldamento alla popolazione ucraina, da Oltreoceano arrivano notizie relative a un’ipotesi che era circolata già nei mesi scorsi, ossia che tra gli obiettivi del Cremlino ci fosse l’omicidio del presidente ucraino Zelensky. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, che cita funzionari dell’intelligence e della sicurezza ucraini, tre settimane prima dell’inizio dell’offensiva russa contro l’Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe ordinato al leader ceceno Ramzan Kadyrov di occupare la sede del governo di Kiev e di assassinare il presidente Zelensky. Secondo quanto riferito dai funzionari ucraini, Kadyrov venne convocato dal Cremlino tre settimane prima dell’inizio del conflitto per «studiare una strategia» per uccidere Zelensky.

Kadryov, lo scorso 14 marzo su Telegram pubblicò un messaggio rivolgendosi direttamente a Zelensky e alla «sua banda»: «Ovunque tu vada, ovunque ti nascondi, i nostri combattenti ti raggiungeranno. Inceneriranno con il napalm tutti i tuoi scagnozzi, chiunque abbia mai invaso la vita della popolazione civile ucraina. I soldati delle forze speciali cecene daranno una bastonata a qualsiasi rappresentante della spazzatura di Bandera. Chiunque osi entrare in uno scontro frontale imparerà sicuramente sulla propria pelle cos’è una severa punizione cecena. Mentre Zelensky e la sua banda sono rintanati nei loro bunker sotto uno strato di cemento e ferro lungo un metro, le aspettative più terribili stanno già col fiato sul collo!».

Il leader leader ceceno e fedelissimo del presidente russo, sin dall’inizio del conflitto, ha ricoperto ruoli chiave e strategici, sino a essere promosso generale colonnello dell’esercito russo, lo scorso 5 ottobre. Attualmente gli uomini di Kadyrov sarebbero al lavoro per «disciplinare» i soldati di Mosca, sfiancati da mesi di guerra e da una lunga serie di sconfitte e perdite. Dopo la pubblicazione dell’indiscrezione del Wsj, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha «respinto categoricamente le affermazioni» pubblicate dal quotidiano statunitense, bollando la notizia come «falsa e totalmente assurda», come riportato dall’agenzia russa Tass.

© Wall Street Journal | Il signore della guerra ceceno che fa il lavoro sporco per Putin in Ucraina

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«Esci le canzoni belle non la fi**», bufera su Nina Zilli. Accuse a Elodie? La cantante chiarisce

16 Dicembre 2022 - 21:43 Redazione
Con un post su Instagram ha puntualizzato che il vero bersaglio delle sue critiche era Billie Eilish

Un post pubblicato da Nina Zilli ha scatenato una tempesta di polemiche social. Che involontariamente ha travolto anche la sua omologa Elodie. Tutto nasce da una frase che la Zilli ha rilanciato sui suoi profili: «Consiglio a chi volesse mai intraprendere la carriera da cantante e/o cantautrice: esci le canzoni belle, non la pheega». Un suggerimento che secondo molti sarebbe stata una frecciatina all’artista romana, che lo stesso giorno aveva annunciato con una foto su Instagram l’uscita dei biglietti per il suo show al Mediolanum Forum di Milano, previsto per venerdì 12 maggio 2023. Una supposizione partorita dalla mente di «piccoli maligni» e «gossippari malefici», a detta della Zilli stessa. Che, dopo il putiferio scatenato dall’ipotesi, accorre a ribadire che non ce l’aveva con Elodie. Ma con Billie Eilish: racconta infatti di aver visto un concerto in cui la cantautrice statunitense era «vestita tipo palombaro», dopo il quale era accorsa a pubblicare lo sfogo su Twitter.

Il contrattacco dopo le voci

E a chi nella sua riflessione ha colto un riferimento all’autrice di Ok.Respira rivolge un pensiero: «Analfabeti funzionali vittime di clickbaits vi scatenaNO e fomentano, COME ULTRAS. Senza che vi rendiate conto che è TUTTO MONTATO TUTTO FINTO!». Si lancia poi in riflessioni di più ampio respiro: «Vivere di numeri e di click sta portando questa società alla deriva. E l’arte infatti soffre di mancanza di contenuti è spesso solo marketing e mercificazione». Ma conclude senza rimangiarsi il concetto di base: «CONFERMO E SOTTOSCRIVO: GIOVANI CANTANTI E/O CANTAUTRICI USCITE LE CANZONI BELLE!!!!!!! LA MUSICA VUOLE BUONA MUSICA PRIMA DI TUTTO!!!!!!!».

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Dagli Usa missili Patriot per Kiev, Biden verso l’annuncio: cosa può cambiare nella guerra

16 Dicembre 2022 - 21:08 Maria Pia Mazza
Nelle scorse ore l'ambasciata russa a Washington ha lanciato un avvertimento contro l'invio del sistema missilistico all'Ucraina: «Enorme danno per le relazioni-russo-americane e creerebbe ulteriori rischi per la sicurezza globale»

«Lo saprete tra pochi minuti». Risponde così il presidente statunitense Joe Biden ai giornalisti che gli hanno chiesto se gli Stati Uniti intendono inviare sistemi Patriot all’Ucraina. L’inquilino della Casa Bianca ha dunque lasciato intendere che a breve ci sarà un annuncio ufficiale. Si fa dunque sempre più insistente l’invio dei missili Patriot da Washington a Kiev. Negli ultimi mesi, infatti, l’Ucraina ha più volte richiesto agli Stati Uniti i inviare questa tipologia di armi per rendere più efficiente la difesa ucraina contro gli attacchi aerei de parte di Mosca. Il sistema di difesa missilistico Patriot è considerato uno dei più efficaci sistemi contro i missili balistici e da crociera, come quelli utilizzati dalla Russia nei bombardamenti contro le infrastrutture ucraine. Nelle ultime ore diverse fonti dell’amministrazione Biden, tra cui il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, hanno spiegato che l’invio era in fase di finitura e mancasse solo il via libera da parte del presidente Joe Biden. Nella giornata di ieri, 15 dicembre, l’ambasciata russa a Washington ha lanciato un monito contro l’ipotesi dei missili Patriot statunitensi a Kiev: «Se fosse confermato, assisteremo a un altro passo provocatorio dell’amministrazione Biden che potrebbe portare a conseguenze imprevedibili: la strategia di Washington causa un enorme danno non solo alle relazioni russo-americane ma crea anche ulteriori rischi per la sicurezza globale».

Cosa sono i missili Patriot

I Patriot sono missili terra-aria impiegati a partire dagli Stati Uniti all’inizio degli anni Novanta, per contrastare i missili Scud, di fabbricazione russa, durante la prima guerra del Golfo. Il sistema missilistico è in grado di colpire aerei, missili da crociera e missili balistici a corto raggio. Nel corso degli anni, la società produttrice del sistema missilistico Patriot, la Raytheon Technologies, ha progressivamente aggiornato e riprogrettato i missili. Questa particolare tipologia di arma viene fornita in batterie che includono un centro di comando, un generatore di energia elettrica, una sensore radar per rilevare le minacce in arrivo e otto lanciatori, da cui possono partire quattro razzi con una gittata compresa tra i 40 e i 160 chilometri, a seconda dei missili caricati sulla batteria. I Patriot sono infatti generalmente progettati per difendere aree particolari come città o infrastrutture altamente sensibili e dunque strategiche. Trattandosi di armi ad altissima tecnologia hanno anche un costo decisamente elevato. Secondo le stime il prezzo di una singola munizione si aggira intorno 4 milioni di dollari, mentre le batterie con i lanciatori di missili costano 10 milioni di dollari. Attualmente, secondo le informazioni più recenti, gli Stati Uniti dispongono di 16 battaglioni Patriot. Questi sistemi missilistici, però, non possono essere messi in azione dall’esercito statunitense o della Nato a partire territorio ucraino. Ed è per questo motivo che oltre all’invio dei missili, dovranno essere addestrate delle apposite truppe ucraine che siano in grado di poterle utilizzare. La gestione di una singola batteria di Patriot, infatti, richiede l’impiego di almeno 90 soldati specializzati. Inoltre, il loro addestramento non potrà avvenire sul suolo ucraino. Trattandosi di sistemi ad alta precisione, però, i Patriot non sono in grado di garantire la difesa di vaste aree, come di un’intera città come Kiev.

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Papa Francesco dona tre frammenti del Partenone alla Grecia. Atene torna in pressing su Londra – Le foto

16 Dicembre 2022 - 20:50 Redazione
Il gesto del pontefice è stata l'occasione per il governo greco di tornare a insistere con il Regno Unito perché riconsideri la restituzione delle sculture custodite dal British Museum

Tre frammenti del Partenone sono tornati in Grecia grazie a Papa Francesco. Il pontefice ha infatti deciso di restituire alla terra natìa i 3 reperti archeologici esposti ai Musei vaticani. Si tratta di una testa di cavallo che proveniva dal frontone occidentale del tempio, della testa di un fanciullo e di una testa maschile barbuta, che probabilmente deriva dalla rappresentazione della lotta dei Centauri contro i Lapiti. Sono arrivati nel Vaticano nel corso del XIX secolo, quando confluirono nelle collezioni del Museo Gregoriano Profano, voluto da Papa Gregorio XVI. Secondo quanto reso noto dalla sala stampa della Santa Sede, «il Santo Padre Francesco ha deciso di donare a Sua Beatitudine Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, i tre frammenti del Partenone, da secoli custoditi con cura presso le Collezioni Pontificie e nei Musei Vaticani», quale segno concreto «del sincero desiderio di proseguire nel cammino ecumenico di testimonianza della Verità».

La diatriba con Londra

Un’iniziativa di natura gratuita, accolta con soddisfazione dal ministero della Cultura ellenico, che nel ringraziare lo «spirituale e amichevole gesto papale» ha colto l’occasione per insistere sull’obiettivo di ottenere la restituzione di altri manufatti del Partenone che sono ancora custoditi a Londra. Il gesto, ha proseguito infatti in una nota ufficiale, «viene in aiuto al solerte sforzo compiuto dal governo greco e dal premier greco Kyriakos Mitsotakis personalmente, dal luglio 2019, per il ritorno delle sculture del Partenone dal British Museum e la loro riunificazione con quelle esposte nel Museo dell’Acropoli».

Il terzo dei tre frammenti del Partenone donati dal Papa a Sua Beatitudine Ieronymos II, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia

Il museo inglese, infatti, conserva molte sculture appartenenti a un fregio che correva all’esterno del tempio, scolpito da Fidia. Sono arrivate nella Capitale britannica all’inizio del diciannovesimo secolo, dopo che un diplomatico britannico se ne appropriò in seguito al bombardamento che colpì il Partenone, circa duecento anni prima. Un patrimonio storico che la Grecia rivendica al Regno Unito insistendo con crescente intensità da quando fu completato nel 2009 il museo dell’Acropoli, ai piedi del Partenone.

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Un giorno di festa in meno per finanziare l’esercito, il piano del governo in Danimarca: «C’è la guerra in Europa»

16 Dicembre 2022 - 19:49 Maria Pia Mazza
Nonostante le critiche della Chiesa luterana e degli imprenditori, la premier socialdemocratica danese non intende far marcia indietro

Il nuovo governo danese, guidato dalla prima ministra socialdemocratica Mette Frederiksen, ha deciso di eliminare un giorno di festa nazionale per aumentare il budget della Difesa. L’esecutivo è nato dopo 42 giorni dalle elezioni parlamentari e, per la prima volta dagli anni Settanta, è costituito dalla grande coalizione guidata dai Socialdemocratici che governeranno assieme agli storici rivali del partito dei Liberali di centrodestra di Jakob Elleman-Jensen e dai Moderati centristi dell’ex premier Lars Løkke Rasmussen. Nell’accordo politico di formazione del governo, visti i pericoli dell’attuale situazione politica ed economica globale, i leader delle tre forze al governo hanno proposto di rimuovere dal calendario una delle 11 festività nazionali della Danimarca per aumenterà l’attività economica e la produttività, aiutando il Paese a rispettare l’impegno preso con la NATO di destinare il 2% del proprio PIL alla Difesa, tre anni prima del previsto. La festività soppressa è il Store Bededag, ossia il “Giorno della grande preghiera” che si celebra il quarto venerdì dopo Pasqua sin dal 1686, per volontà del vescovo luterano Hans Bagger da Roskilde e durante il quale i danesi sono soliti celebrare cresime o allungare il fine settimana. Una proposta, quella del governo, che ha sollevato critiche sia dall’estrema sinistra sia dall’estrema destra, così come dalla Chiesa luterana e dagli imprenditori. Secondo l’Associazione Danese dei Sacerdoti, l’abolizione del Giorno della Grande Preghiera lascerebbe sia il clero sia le persone in attesa della cresima «in un incubo logistico», perché le date delle cresime vengono programmate con anni d’anticipo. Ma anche gli imprenditori, i ristoratori, gli organizzatori di eventi e rappresentanti delle associazioni turistiche hanno protestato contro la decisione dell’esecutivo. Ma la premier Frederiksen non intende ritirare la proposta, e ribadisce: «C’è la guerra in Europa, e dobbiamo rafforzare la nostra Difesa: questo richiederà il piccolo contributo di tutti».

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