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Stesso stipendio, quattro giorni di lavoro: Magister Group tra i primi in Italia a sperimentare la settimana corta

16 Dicembre 2022 - 19:33 Redazione
Il monte orario dei dipendenti scenderà da 40 a 32 ore per settimana. Il responsabile delle risorse umane: «Vogliamo offrire ai dipendenti un lavoro che non confligga con le passioni personali»

Nei Paesi del Nord Europa, la settimana corta è una realtà ben strutturata in diverse aziende. Le prime evidenze di questa nuova interpretazione del lavoro dimostrano che dei dipendenti più felici riescono a riequilibrare la riduzione di ore con una maggiore efficienza e impegno. In Italia, tuttavia, sono rari i casi di società che decidono di riorganizzare le attività aziendali basandosi innanzitutto sul benessere del lavoratore. Tra le rare iniziative in questa direzione, è da segnalare la sperimentazione che il Magister Group ha deciso di lanciare dal prossimo febbraio. I 250 dipendenti delle controllate Ali Lavoro e Repas, per 11 mesi, saranno occupati soltanto quattro giorni a settimana. Gli altri tre giorni potranno dedicarli ai propri hobby, agli affetti, avendo l’opportunità di investire più tempo per se stessi. La riduzione del monte orario, che passerà da 40 a 32 ore settimanali, non comporterà un abbassamento dello stipendio che, anzi, resterà uguale.

«Oggi è tempo di fare riflessioni più approfondite su routine giornaliere flessibili, che favoriscano il benessere delle persone, ma che siano applicabili in modo più trasversale a più tipologie di lavoratori», spiega la corporate italiana nel comunicato che annuncia il progetto. Lo studio della settimana corta è stato guidato da Federica Lombardi, consigliere d’amministrazione del gruppo attivo in Italia da 35 anni e che, nell’ultimo anno, ha fatturato 450 milioni di euro: «Dalla scorsa primavera abbiamo analizzato in dettaglio le schede di ruolo e gli obiettivi di tutte le persone delle nostre società. Abbiamo tenuto in considerazione lo stile di vita che i dipendenti hanno nelle diverse sedi sul territorio italiano. Abbiamo quindi definito un modello organizzativo che favorisse l’armonizzazione fra vita privata e lavorativa, riducendo i rischi che il remote working può comportare e garantendo le performance qualitative e quantitative dei lavoratori per il raggiungimento degli obiettivi aziendali».

Passati gli 11 mesi di sperimentazione, a fine dicembre 2023, si deciderà se continuare a strutturare la settimana lavorativa su quattro giorni. Il team del gruppo dedicato al monitoraggio dell’iniziativa valuterà se la riduzione dell’impegno lavorativo dal punto di vista quantitativo possa liberare tempo di qualità per i dipendenti: una vita personale soddisfacente è la chiave per migliorare le performance in azienda. «Siamo certi che la motivazione di ognuno sarà un motore così potente da portare a una crescita più che proporzionale rispetto alla nuova organizzazione», spiega Andrea Lombardi, presidente e amministratore delegato di Magister Group. «Coltivare interessi e passioni fa grandi gli individui. Serve tempo di qualità, per evolversi personalmente. Personalità ricche ed appagate possono contribuire con un pensiero di valore a ridefinire lo spazio del lavoro, a dare un senso più profondo a ciò che facciamo».

Abbiamo raggiunto al telefono Fabio Falsini, responsabile dell’amministrazione del personale di Magister Group. «Quando l’amministratore delegato ha annunciato l’iniziativa ai colleghi, c’è stata un’onda emotiva indescrivibile. Per intenderci, l’eccitazione era così tanta che mi è sembrato come se la riunione si stesse tenendo nello stadio dei Mondiali di Spagna ’82, sul momento del gol di Paolo Rossi». Falsini, a Open, sostiene che i colleghi abbiano accolto con tale sorpresa la proposta «perché in questo momento storico non ci si aspetta che una società adotti soluzioni così innovative. È stato spiazzante per tutti. Però, siamo sicuri della scelta perché crediamo che, con un’attenzione particolare all’efficienza delle attività lavorative, le performance del gruppo non si fletteranno».

«Il benessere delle persone si riverbera nell’ambiente di lavoro: questa è la visione che ci ha convinti ad adottare la settimana corta», continua Falsini. C’è anche un tema di attrattività nei confronti di risorse esterne? «È indubbio che chi cerca lavoro oggi, oltre alla parte economica, è sempre più attento alle soluzioni organizzative. Diversi studi consolidati ci dicono quanto sia importante il work life balance per i giovani. Ecco, noi vogliamo offrire ai dipendenti un lavoro che non confligga con le passioni personali, con le aspirazioni. Un lavoro che non sia totalizzante e che renda i colleghi più felici: dei dipendenti entusiasti portano un valore all’azienda che non è quantificabile con il tempo lavorato».

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Tragedia a Prato, mamma e figlia travolte mentre attraversano la strada: morta una 12enne

16 Dicembre 2022 - 19:30 Redazione
Stando al racconto di alcuni testimoni, gli inquirenti ipotizzano che al volante ci fosse una donna anziana

Stavano attraversando la strada, quando un’auto le ha travolte: madre e figlia di origini cinesi sono rimaste incastrate sotto il veicolo. La ragazza di 12 anni sarebbe morta sul colpo. Sua madre è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano di Prato e si troverebbe in prognosi riservata. L’incidente è avvenuto poco prima delle 17 a Poggio a Caiano, in provincia di Prato: la dinamica è ancora in corso di accertamento. Dalle prime testimonianze raccolte sul posto dalla pulizia municipale emergerebbe che alla guida della vettura ci fosse una signora anziana, con i nipoti a bordo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno estratto le due donne per affidarle al personale sanitario del 118. Le condizioni della più piccola sono subito apparse drammatiche, e a nulla sono serviti i tentativi di rianimazione.

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Mihajlovic, il ricordo dell’amico Gianni Morandi: «Non ci credo, era troppo presto per andarsene»

16 Dicembre 2022 - 19:24 Redazione
«Ho sempre pensato che avresti vinto questa battaglia» scrive il cantante sui social

«Caro Sinisa, non ci voglio credere» scrive Gianni Morandi dopo aver saputo della scomparsa dell’amico ed ex allenatore della sua Bologna Sinisa Mihajlovic. Il cantante ha pubblicato uno scatto in bianco e nero, illuminato dai sorrisi dei due amici che si abbracciano. Morandi ricorda così Mihajlovic: «Ho sempre pensato che avresti vinto anche questa battaglia, era troppo presto per andarsene… Oltre ad essere un vero campione, sei stato un uomo coraggioso e generoso: lo hai dimostrato in tutta la tua vita. Conoscerti e passare tanti momenti insieme è stato un grande regalo, ti voglio bene e non ti dimenticherò mai». Il rapporto tra Morandi e Mihajlovic era antico e risaliva a ben prima che l’allenatore serbo rivelasse di essere malato. Una battaglia che Morandi era convinto sarebbe stata vinta dall’amico: «Lo sento, ci scambiamo dei messaggi – diceva nelle interviste in occasione della presentazione della terza stagione della fiction Rai L’isola di Pietro – mi dice che lui ce la farà e anche io sono sicuro che ce la farà ma è una battaglia molto dura, è un vero combattente. Lo consideriamo veramente un uomo coraggioso, a parte che ha portato energia straordinaria alla squadra, l’ha salvata l’anno scorso».

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Roma, l’autista dell’Atac ferma il bus e aggredisce un automobilista: «Te sfonno!». Sospeso senza stipendio – Il video

16 Dicembre 2022 - 19:15 Redazione
Scatta il provvedimento disciplinare contro l'autista dopo che le immagini dell'aggressione sono diventate virali sui social

«Te sfonno, io te sfonno». Con queste (ed altre) minacce un autista dell’Atac in servizio sulla linea 64 è sceso dal mezzo, interrompendo la corsa davanti agli sguardi attoniti dei passeggeri. Tra loro, molti turisti, considerando che la tratta del bus fermato collega Termini a San Pietro. Nei video che hanno ripreso la scena e hanno iniziato a circolare sui social, sembra che si rivolga a un altro uomo presente sul posto. Il motivo, non è chiaro, ma l’azienda ha definito l’episodio come un «diverbio per questioni di viabilità». Il conducente, assicurano, è già stato individuato e sospeso «da funzioni e stipendio». Questo perché, a causa delle imprecazioni urlate mentre una folla di gente provava a contenerlo, «si è reso responsabile di comportamenti del tutto inaccettabili per un operatore del servizio pubblico». Che in quanto tale, tra l’altro, per regolamento non potrebbe scendere dal mezzo mentre è in servizio. La segnalazione sarebbe partita nel primo pomeriggio, e avrebbe trovato conferma non solo nelle immagini diffuse via social ma anche nelle telecamere presenti sul posto.

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Agrigento, il racconto shock del 34enne che ha ucciso i genitori con una mannaia: «Ho capito che non respiravano più e ho colpito ancora»

16 Dicembre 2022 - 18:13 Redazione
Salvatore Sedita ha confessato di aver ucciso Giuseppe e Rosa, di 66 e 62 anni, con una mannaia. «Gliel'ho conficcata nel collo e ho continuato anche quando ho capito che erano morti», ha raccontato davanti al gip

«Ho colpito prima mia madre con la mannaia, gliel’ho conficcata nel collo e ho continuato anche quando ho capito che erano morti». Inizia così il racconto dell’orrore del 34enne di Racalmuto, Salvatore Sedita, che il 13 dicembre scorso ha ucciso i genitori Giuseppe e Rosa, di 66 e 62 anni, nella loro abitazione in provincia di Agrigento. Dopo esser stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, l’uomo è apparso più lucido e ha ricostruito la vicenda davanti al giudice per le indagini preliminari. All’origine del duplice omicidio, secondo il racconto dello stesso Sedita davanti al gip, ci sarebbero i contrasti coi genitori, accusati – a suo dire – di non averlo accettato e persino minacciato di buttarlo fuori casa. Durante la confessione Sedita – che dopo la separazione era tornato a vivere con il padre e la madre – ha inoltre ribadito di aver inferto altri colpi, nonostante i genitori fossero già morti. «Quando ho capito che non respiravano più ho inferto altri colpi», ha detto al gip.

A ritrovare i corpi della coppia distesi a terra in salotto in una pozza di sangue, era stata una delle figlie. La sera dell’omicidio per Giuseppe, operaio forestale, doveva essere un giorno di festa. La famiglia, infatti, aveva organizzato una festicciola per celebrare il suo pensionamento. Ora il procuratore facente funzione della Repubblica, Salvatore Vella, ha chiesto un incidente probatorio per accertare in contraddittorio le condizioni psichiatriche del ragazzo che, secondo quanto sostenuto dal suo difensore, era in cura già da diversi anni per problematiche psichiatriche. Fermato dalle forze dell’ordine il 14 dicembre scorso, Sedita durante l’interrogatorio ha accusato inoltre il padre Giuseppe, di non aver voluto accompagnare il 34enne a Canicattì, un comune nell’Agrigentino, per sottoporsi alla somministrazione di un farmaco. Attesa nelle prossime ore la decisione del gip sulla misura da applicare relativa alla richiesta di convalida del fermo. Nel frattempo, la procura e la difesa hanno chiesto che Sedita venga collocato in un reparto di psichiatria. 

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Sinisa Mihajlovic. Le curiosità sul mancino dalla “testa calda”, dalle due nazionali al goal annullato a Corradi – La galleria

16 Dicembre 2022 - 18:11 Redazione
Giocò insieme e contro Totti, con il quale ebbe una "piccola" avventura con la Digos di Roma. Considerato un "bad boy", fu onesto contro il Como

L’ex calciatore di Stella Rossa, Roma, Sampdoria, Lazio e Inter, è morto all’età di 53 anni il 16 dicembre 2022. Giovanissimo vincitore della Coppa dei Campioni con la squadra di Belgrado nel 1991, Sinisa Mihajlovic divenne uno dei giocatori più noti e più amati del calcio italiano, sia come giocatore che poi come allenatore. In questa galleria raccontiamo alcuni curiosi episodi della sua carriera.

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Mattarella: «Dalla Russia impensabili attacchi crudeli. L’Iran? Uno Stato che uccide i suoi figli si condanna da sé»

16 Dicembre 2022 - 18:08 Maria Pia Mazza
«Mai avremmo pensato che un Paese come la Russia, a noi così vicino per cultura e storia, potesse arrivare al punto di attaccare le infrastrutture civili», dice il capo dello Stato all'incontro per gli auguri di Natale con il corpo diplomatico

Prosperità, stabilità e sicurezza «non sono solo valori da tutelare, ma interessi strategici da difendere». Sono le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia per la presentazione degli auguri di Natale e di fine anno al Capo dello Stato da parte del Corpo diplomatico. Il Capo dello Stato ha evidenziato che in un mondo sempre più interconnesso, le sofferenze inflitte dalla guerra della Russia contro l’Ucraina «non stanno colpendo solo Kiev: in ogni angolo del mondo cittadini di Paesi diversi e lontani tra loro, soffrono per le ripercussioni del brutale attacco russo». Sino a un anno fa, nel periodo della pandemia di Coronavirus, «ci dicevamo l’un l’altro che nessuno poteva sentirsi al sicuro finché tutti, ovunque nel mondo, non fossero stati al sicuro dalla malattia. Oggi purtroppo dobbiamo constatare come lo stesso assioma valga anche per quanto sta avvenendo in Ucraina». E Mattarella incalza: «Mai avremmo pensato che un Paese come la Russia, a noi così vicino per cultura e storia, potesse arrivare al punto di attaccare le infrastrutture civili dell’Ucraina al fine crudele di privare la popolazione di luce, acqua e riscaldamento per tutto il lungo e rigido inverno di quei luoghi».

A causa del conflitto in Ucraina, ha proseguito Mattarella, «viene meno la sicurezza alimentare, così come quella degli approvvigionamenti energetici, mentre la crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime colpisce indiscriminatamente in tutti i continenti e, ovunque, le fasce più deboli sono le prime a pagare il prezzo di scelte scellerate». In questo modo, ha proseguito il Capo dello Stato, «vengono così violati insieme ai diritti del popolo ucraino, i diritti fondamentali di milioni di persone nel mondo, diritti che sono le fondamenta delle nostre democrazie: dobbiamo prenderci cura della democrazia, difenderne con vigore quei valori e ideali che sono la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali».

Il presidente Mattarella ha ribadito la propria ferma condanna anche «a ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione». Il riferimento, non esplicitato, è alle repressioni delle proteste dei giovani in Iran, esplose a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda, morta mentre era sotto custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab. E Mattarella ha aggiunto: «Un Paese che respinge e uccide i propri figli si condanna da sé». Da qui l’invito a mantenere alta e vigile il rispetto e la difesa dei diritti e dei valori fondamentali della democrazie, con unità e coordinamento a livello internazionale: «Non dobbiamo rinunciare a rafforzare un ordinamento internazionale che sia capace, alla prova dei fatti, di assicurare certezza del diritto, rispetto dei diritti umani, soluzione pacifica delle controversie. Dobbiamo avere la visione e la determinazione per modellare strumenti in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia».

Mattarella ha osservato che per raggiungere tali obiettivi serve «una governance globale e un rilancio urgente di un multilateralismo efficace portatore di pace e giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili ed efficienti: non dobbiamo consentire che l’affanno delle crisi contingenti ci distragga dall’azione di riforma del sistema multilaterale e delle sue istituzioni». E il Presidente della Repubblica ha dunque concluso con una riflessione e sollecito a difendere la democrazia, non solo nel proprio Paese: «Come possiamo accudire le nostre democrazie? Come possiamo lavorare per una pace giusta? La comunità internazionale dispone degli strumenti per assolvere questo compito, ed è necessario che i Governi ripongano fiducia in quelle organizzazioni, a cominciare dalle Nazioni Unite, che nacquero proprio per rispondere all’esigenza di tutelare pace e democrazia. Oggi la comunità internazionale, noi tutti, dobbiamo prenderci cura della democrazia».

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Lo studio di Bankitalia: con lo stop completo al gas russo Pil in calo per due anni

16 Dicembre 2022 - 17:45 Redazione
Lo scenario negativo delineato da Palazzo Koch. Ma per il 2022 crescita rivista al rialzo al 3,8%

«Incertezza eccezionalmente alta». Sono le parole utilizzate da Bankitalia per descrivere gli scenari economici italiani ipotizzati sulla base delle nuove proiezioni a medio termine nell’ambito delle staff projections della Bce. In particolare, due sono i possibili contesti immaginati da palazzo Koch: uno più avverso e l’altro di base. Nel primo scenario, valutato in relazione a un’eventuale interruzione permanente dei flussi di materie prime energetiche dalla Russia «il Pil è atteso in caduta di circa l’1% sia nel 2023 che nel 2024». «Si ipotizza – si legge nelle proiezioni – che la riduzione nell’offerta di materie prime energetiche comporti un forte aumento delle loro quotazioni sui mercati internazionali, una maggiore incertezza, in particolare nei mesi invernali del 2023 e del 2024, e un marcato indebolimento del commercio mondiale». 

Per quanto riguarda invece lo scenario di base, Bankitalia sottolinea come la crescita del Pil in Italia «sarebbe pari al 3,8 per cento nel 2022, allo 0,4 nel 2023 – contro rispettivamente +3,3% e +0,3% delle stime di ottobre – e all’1,2 per cento sia nel 2024 sia nel 2025». La proiezione base, descritta dall’Istituto, prevede infatti che «in linea con i segnali degli indicatori ad alta frequenza, il Pil si indebolisce nell’attuale trimestre e nel prossimo; l’attività economica tornerà in crescita gradualmente a partire dalla prossima primavera e accelererà dal 2024 grazie all’allentarsi delle tensioni inflazionistiche e dell’incertezza connessa con il conflitto in Ucraina». Il possibile stop totale ai flussi di energia dalla Russia porterebbe inoltre l’inflazione a «salire ulteriormente avvicinandosi all’11% nel 2023 (contro 7,3% nello scenario principale, in discesa poi a 2,6% nel 2024), per scendere gradualmente nei due anni successivi e tornare al 2% solo nel 2025».

Disoccupazione stabile nel 2023

Il tasso di disoccupazione nell’economia italiana, rileva Bankitalia, «rimarrebbe stabile fra il 2022 e il 2023 all’8,2%, per poi scendere gradualmente nei due anni successivi al 7,9% e poi 7,4% anche per via di un’espansione relativamente modesta dell’offerta di lavoro». In tale scenario – che non prevede però nuovi shock sulle forniture energetiche – l’inflazione «dall’8,8% medio del 2022 scenderebbe al 7,3% nel 2023 e al 2,6% nel 2024».

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Dall’annuncio della malattia al trapianto, la battaglia di Mihajlovic: «Sono un uomo con le sue fragilità: ora mi godo ogni minuto» – Il video

16 Dicembre 2022 - 17:41 Redazione
«Ho avuto bisogno di due giorni per riprendermi» diceva l'allenatore serbo il giorno in cui ha rivelato a tutti di essere malato

Era il 2019 quando Sinisa Mihajlovic scoprì di dover affrontare un nemico imprevisto: una forma acuta di leucemia. Un male contro cui ha lottato instancabilmente, e apertamente, per oltre tre anni. A rendere nota la sua condizione fu lui stesso, in una conferenza stampa a Casteldebole che colse di sorpresa il mondo del calcio. Nel 13 luglio 2019, infatti, l’allora allenatore del Bologna raccontò, interrompendosi più volte per la commozione: «Quando l’ho scoperto ho avuto bisogno di due giorni per riprendermi. Ti passa tutta la vita davanti. Vincerò questa battaglia per me, per mia moglie, i miei figli, per chi mi vuole bene». Da quel momento, iniziò la lotta contro la malattia.

Il trapianto

Circa tre mesi dopo, il 29 ottobre 2019, ricevette un trapianto di midollo osseo all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Poi iniziò il ciclo di cure che gli permise di lasciare il nosocomio a novembre. Dopo quattro mesi di ospedale, calzò davanti alle telecamere vesti inedite, considerato il suo noto carattere forte, dichiarando apertamente: «Sono ancora qua. Non sono un eroe ma un uomo con le sue fragilità. Ora mi godo ogni minuto della giornata».

«Non mi piace scappare»

Nel suo intervento per il premio «Leggenda», conferitogli durante i Gazzetta Sports Awards, spiegò che era stato molto aiutato da «l’affetto ricevuto». E aggiunse: «Non mi piace scappare. Ho continuato a fare il mio lavoro perché mi faceva sentire vivo. Non vedevo l’ora di vedere l’allenamento dei miei in diretta in tv dall’ospedale. Sono cose che mi tenevano in vita. Ma soprattutto la mia famiglia, mia moglie Arianna, i miei figli. Le tifoserie, il mondo del calcio, ho sentito tutti vicino. Ringrazio tutti perché mi sono sentito in una grande famiglia. Mi sono sentito perciò in obbligo di far capire alle persone che non bisogna aver paura, ma aver voglia di combattere», raccontò nel suo discorso di accettazione del premio «Leggenda», conferitogli durante i Gazzetta Sports Awards. Ma poi, nel 2022, si manifestarono nuovi campanelli d’allarme.

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Firenze, condannati nove agenti per i pestaggi nel carcere. Ma per il giudice non fu tortura

16 Dicembre 2022 - 17:11 Redazione
Nel processo con rito abbreviato il gup condanna un'ispettrice della polizia penitenziaria e otto agenti per lesioni aggravate: pene fino a 3 anni e 6 mesi

Un’ispettrice della polizia penitenziaria e otto agenti sono stati condannati in primo grado per gli episodi di pestaggio di alcuni detenuti avvenuti nel carcere di Sollicciano (Firenze) tra il 2018 e il 2019. Ma quanto accaduto configura il reato di lesioni aggravate, non quello di tortura. Lo ha stabilito il gup di Firenze Silvia Romeo, derubricando il reato contestato dalla procura, che aveva chiesto 8 anni per l’ispettrice e pene tra 1 e 7 anni per gli altri imputati. Quelle comminate nel processo di primo grado, svolto con rito abbreviato, non superano invece i 3 anni e 6 mesi. Il gup ha lasciato cadere anche le ipotesi di reato collegate di falso e calunnia. A fronte delle nove condanne, un altro agente è stato assolto, così come i due medici in servizio nel carcere, che erano stati accusati di aver coperto i pestaggi nelle loro relazioni.

La vicenda

Ad essere aggredito dagli agenti della penitenziaria di Sollicciano il 27 aprile 2019 era stato un detenuto marocchino, minacciato, preso a calci e schiaffi e infine lasciato senza abiti – secondo la ricostruzione della Procura di Firenze – prima di essere rinchiuso in cella di isolamento. A scatenare la violenza, riteneva la Procura, la richiesta del detenuto di telefonare a dei parenti in Francia, e l’insulto lanciato al rifiuto di quella domanda. Ma anche a un altro detenuto italiano, era poi emerso, era toccata sorte simile appena un anno prima, nel maggio 2018.

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Qatargate, Letta convoca la commissione di garanzia del Pd e sospende Cozzolino. Il Ppe: «Rete di corruzione tra i socialisti»

16 Dicembre 2022 - 17:01 Redazione
«Il Partito Democratico è parte lesa in questa vicenda e agirà di conseguenza in tutte le sedi giudiziarie», ribadisce il Nazareno

Il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto alla Commissione nazionale di garanzia del partito di riunirsi con la massima urgenza. E nell’arco della mattinata, come confermano dal Nazareno, l’europarlamentare Andrea Cozzolino che, sebbene non indagato sarebbe stato coinvolto nella rete di corruzione del Qatargate, è stato sospeso dal partito e da ogni incarico. A una settimana dall’esplosione del caso-tangenti al Parlamento europeo che vede indagati diverse figure di spicco del gruppo dei Socialisti & Democratici (S&D), quello di cui fa parte in sede Ue il Pd, è il primo atto formale del leader Letta. L’indagine, come noto, ha coinvolto prima di tutto l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, con una lunga militanza nel Pd prima di passare ad Articolo 1, e la vicepresidente greca del Parlamento, ora rimossa, Eva Kaili. Ma a preoccupare, appunto, è il possibile allargamento dell’inchiesta, a partire dai sospetti segnalati dal compagno di Kaili, Francesco Giorgi, sull’europarlamentare Cozzolino. La decisione presa nei suoi confronti è considerata, come si legge nel comunicato dello stesso Pd, cautelativa e «la più opportuna a garanzia dell’onorabilità della comunità dei democratici e delle democratiche e a tutela degli stessi esponenti chiamati in causa, affinché siano più liberi di esporre le proprie ragioni e fornire i chiarimenti che saranno richiesti dalle autorità inquirenti». Il Nazareno ribadisce che «Il Partito Democratico conferma di essere parte lesa in questa vicenda e agirà conseguentemente in tutte le sedi giudiziarie».

Nel frattempo, anche il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, candidato a succedere a Letta come nuovo segretario del partito, si è espresso sulla vicenda: «Abbiamo bisogno che l’onestà, la sobrietà e il rispetto delle regole, alla luce di quello che sta accadendo vergognosamente a Bruxelles, tornino al centro dell’azione politica». Proprio da Bruxelles, intanto, il Partito Popolare Europeo (Ppe) – raggruppamento europeo di centrodestra – torna ad attaccare a testa bassa i socialdemocratici, con cui pare condividono il sostegno della stessa maggioranza di larga coalizione al Parlamento europeo: «A quasi una settimana dall’inizio dello scandalo i socialisti non hanno riconosciuto il vero problema: una rete corrotta di politici e assistenti all’interno della propria famiglia politica insabbiata da dubbie Ong. È giunto il momento per loro di affrontare i fatti dello scandalo sulla corruzione del Qatar». Un attacco frontale allo schieramento di centrosinistra motivato dal fatto, fanno sapere dal Ppe, che pur essendo alleati in questa legislatura in Ue «non esiste un patto di non-aggressione tra S&D e Ppe».

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Quando Mihajlovic si emozionò ricordando suo padre: «Il mio grande rimpianto? Non averlo abbracciato un’ultima volta» – Il video

16 Dicembre 2022 - 16:33 Redazione
Nel 2019 l'allenatore serbo ricevette il titolo di «Leggenda», dedicato ai più grandi personaggi sportivi di sempre da parte della Gazzetta dello sport

All’età di 53 anni, si è spento oggi il campione Sinisa Mihajlovic, che da tempo lottava contro una forma acuta di leucemia. L’ex calciatore di Sampdoria, Lazio e Inter nonché allenatore, dopo altre esperienze, del Bologna (fino a pochi mesi fa), è riuscito a distinguersi sia dentro che fuori dal campo, e alla notizia del suo decesso sui social si sono affollati messaggi di affetto e frammenti di ricordi. Come il suo discorso ai Gazzetta Sports Awards, che nel 2019 gli conferirono il titolo di «Leggenda», dedicato ai più grandi personaggi di sempre dello sport. Il suo intervento, inaugurato da un’autentica standing ovation, toccò il cuore di molti: raccontò di suo padre, morto per cancro. Rivelò che «il suo più grande rimpianto» era stato quello di non averlo salutato, di non averlo abbracciato per l’ultima volta. «In quel periodo allenavo il Catania, non lo avevo visto per 5-6 mesi. Finito il campionato avevo promesso ai miei figli che li avrei portati alla finale di Champions. Poi subito dopo volevo andare a Belgrado. Ho chiamato mia madre e le ho chiesto: ‘Come sta papà?’. Lei mi aveva risposto che stava benissimo, in ospedale ma bene. E invece il giorno dopo morì: non l’ho potuto abbracciare per l’ultima volta, e adesso ogni volta che bevo la grappa ne prendo due bicchieri. Uno per me e uno per lui».

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