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Pnrr, Palazzo Chigi: «40 obiettivi raggiunti». I restanti 15 saranno completati «nel rispetto dei tempi»

16 Dicembre 2022 - 12:38 Redazione
Oggi si è tenuta la seconda Cabina di regia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza coordinata dal ministro Fitto

«Su 55 obiettivi da conseguire al 31 dicembre 2022, ne sono stati pienamente raggiunti 40. I restanti 15 sono stati tutti avviati e in corso di finalizzazione». Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi dopo la seconda riunione della Cabina di regia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza coordinata dal Ministro per gli Affari Europei e la Coesione Territoriale e il Pnrr Raffaele Fitto, per valutare lo stato di attuazione degli obiettivi del Piano, che scade il 31 dicembre 2022. Palazzo Chigi ha comunicato che intende rispettare i restanti obiettivi «nel pieno rispetto dei tempi previsti».

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Covid, l’Ema conferma: «Richiamo stagionale con vaccini aggiornati, come con l’influenza». Preoccupa la concomitanza dei due virus

16 Dicembre 2022 - 12:16 Redazione
Il coronavirus «è qui per restare» ed è necessario «muoverci con prudenza verso una nuova normalità, utilizzando al meglio gli strumenti che possono proteggerci», ribadisce l'Agenzia europea del farmaco

«È probabile che dovremo aggiornare regolarmente i vaccini contro il Covid-19 per offrire la rivaccinazione ai gruppi vulnerabili, come facciamo con il vaccino dell’influenza». Lo ha detto stamattina in un punto stampa Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Nonostante il trend di casi attualmente sotto controllo in Europa, come mostra per l’Italia il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità diffuso oggi, venerdì, 16 dicembre, il virus, ribadisce l’Ema, «è qui per restare». Per questo il responsabile della strategia vaccinale sottolinea la necessità di «muoverci con prudenza verso una nuova normalità, utilizzando al meglio gli strumenti che possono proteggerci, a partire dai vaccini», considerato che, ricorda ancora Cavaleri, «i dati suggeriscono che la vaccinazione primaria con vaccini adattati dovrebbe indurre un’ampia risposta immunitaria nelle persone che non sono ancora state esposte o vaccinate».

«Sistemi sanitari sotto stress tra Covid e influenza»

Un’altra ragione cruciale per non abbassare la guardia e proseguire sul sentiero dei richiami vaccinali, ha sottolineato Cavaleri, è legata poi alla necessità di preservare la capacità di reazione dei sistemi sanitari nazionali. «C’è un alto rischio che la circolazione concomitante di virus respiratorio sinciziale, influenza e SarsCov2 metteranno sotto pressione il sistema sanitario europeo nelle prossime settimane. Ciò è già stato riferito in diversi Paesi europei – ha osservato Cavaleri – e per questo è estremamente importante che la popolazione vulnerabile, i più anziani, le donne incinte e i pazienti immunocompromessi vengano vaccinati contro l’influenza e contro il Covid». L’Ema, ha ricordato ancora Cavaleri a proposito di un altro dei virus in circolazione, è diventata «il primo ente regolatore al mondo ad approvare un anticorpo monoclonale per prevenire gravi malattie delle basse vie respiratorie causate dal virus respiratorio sinciziale (Rsv) nei neonati e nei bambini». Le dosi – continua Cavaleri – «dovrebbero essere somministrate prima della stagione del virus sinciziale, quando c’è un rischio di infezione nella comunità, o il prima possibile dopo la nascita per i bambini nati durante la stagione dell’Rsv». E ancora: «I vaccini per l’Rsv sono in fase avanzata di sviluppo e un vaccino per la prevenzione della malattia respiratoria delle basse vie negli anziani è già in fase di valutazione presso l’Ema». Il virus respiratorio sinciziale, che può causare bronchioliti e polmoniti nel periodo invernale, colpisce principalmente i bambini dagli 0 ai 5 anni.

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FACT-CHECKINGFake newsLGBTQ+Pedofilia

No! Questo non è un volantino pro pedofilia diffuso dalle comunità LGBT

16 Dicembre 2022 - 11:53 David Puente
L'immagine circola da anni e non è stata pubblicata da alcuna organizzazione LGBT. Risulta, inoltre, che sia stata modificata

Circola il presunto screenshot di un post Facebook attribuito alla pagina LGBT News dove verrebbe dichiarato come adeguato il rapporto amoroso o sessuale tra una persona di 36 anni e una bambina di 10. Lo screenshot, così come condiviso, punta a collegare la comunità LGBT alla pedofilia, ma l’immagine diffusa non è stata da loro pubblicata e risulta persino modificata.

Per chi ha fretta

  • Circola una presunta locandina per sostenere la campagna LGBT e per insinuare che la comunità professi anche la pedofilia.
  • L’immagine non è stata condivisa dalle comunità LGBT.
  • La datazione del consenso al rapporto tra un uomo di 36 anni e una bambina di 10 è stata modificata, in quanto l’originale indicava i 16 anni.

Analisi

Ecco uno dei post condivisi via Facebook:

Lo stesso giorno, qualche ora dopo, la stessa immagine è stata condivisa via Twitter da Alessandro Meluzzi, noto per diffondere notizie false (ne parliamo qui, qui e qui).

L’immagine circolava già nel 2013, ma a seguito di chiusure di siti e altro è difficile reperire un link funzionante. Ad esempio, l’immagine venne riscontrata in un articolo del 2009 di un sito che oggi non esiste più e di cui non si ha alcuna traccia negli archivi digitali. Grazie a TinEye possiamo notare la sua esistenza con la scritta dei 16 anni (con un’immagine nitida e chiara) almeno dal 2016.

L’immagine, all’epoca, non circolava con lo screenshot di un presunto post Facebook della pagina LGBT News (che ha risposto alle domande di Reuters). Ecco un tweet del 2017 in cui l’immagine veniva ricollegata all’Università di Melbourne.

La manipolazione era stata evidenziata, ad esempio, dalla pagina Facebook australiana “Aussie Angels Against Sharia” (ora non più attiva). L’immagine originale conteneva l’età di 16 anni, non di 10.

L’immagine riportava l’età di 16 anni. Nella nostra legislazione* (Atti sessuali con minorenne” art. 609 quater Codice Penale) viene fissata l’età di 14 anni come “età del consenso” a determinate condizioni: «Ciò significa che avere rapporti sessuali con una persona che ha compiuto i 14 anni è perfettamente legale, se ovviamente c’è il consenso».

Conclusioni

Non si conosce il reale autore dell’immagine, che sia questo un privato o un’associazione. Non è stata rivendicata da alcuna associazione LGBTQ+ mentre viene utilizzata, con la scritta dei 10 anni, per associarle alla pedofilia. L’immagine

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

* L’autore di questo articolo preferisce che l’età del consenso sia alzata ai 18 anni.

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SPORTAustraliaNuoto

Nuoto, ancora un oro per Ceccon: è campione del mondo nei 100 misti

16 Dicembre 2022 - 11:53 Redazione
È la seconda medaglia del metallo più prezioso che il veneto conquista a Melbourne: tre giorni fa, il primo posto insieme a Miressi, Conte Bonin e Deplano nella staffetta 4X100 stile libero

Thomas Ceccon vince ancora. È il 21enne di Thiene a strappare l’ennesima medaglia per la spedizione azzurra ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Melbourne. A tre giorni dall’oro conquistato nella staffetta 4X100 stile libero insieme ad Alessandro Miressi, Paolo Conte Bonin e Leonardo Deplano, Ceccon ottiene il suo primo titolo mondiale individuale in vasca corta. La mattina del 16 dicembre, intorno alle 11 ora italiana, l’atleta delle Fiamme oro ha chiuso al primo posto nella gara dei 100 misti uomini. Ceccon ha polverizzato il suo record personale – di 51”40 – arrivando al traguardo in soli 50”97. Alle sue spalle, il canadese Javier Acevedo, che ha chiuso con il tempo di 51″05, e al terzo posto l’altro canadese, Finlay Knox, terzo con il tempo di 51″10. Il nuotatore veneto, allievo di Alberto Burlina, lo scorso anno, al Mondiale in vasca da 25 metri, aveva conquistato il bronzo nei 100 misti. Con il risultato di oggi, ha mancato per appena due centesimi il primato italiano nella disciplina, detenuto da Marco Orsi. «Sono contento di essere andato sotto il 51, non me l’aspettavo ma mi sentivo bene in acqua. Ho visto che ero già avanti a rana, ho pensato che magari l’avrei anche vinta. Meglio di così non si può. Guardo sempre con un occhio critico, ma ho fatto qualcosa di importante: sono arrivato primo e oggi sono campione del mondo», ha detto Ceccon nel post-gara ai microfoni della Rai. «Ero venuto qui per portarmi la medaglia nei 100 stile, oggi ho avuto l’occasione e ho pensato che sarebbe stata mia. Per una medaglia così non posso che essere soddisfatto».

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Citrobacter: così i 4 bambini uccisi dal batterio killer potevano essere salvati

16 Dicembre 2022 - 10:58 Redazione
L'inchiesta della procura di Verona a una svolta

Alcuni dei bambini uccisi dal Citrobacter all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona potevano essere salvati. Questo è l’esito della perizia affidata un anno fa dalla procura di Verona per la morte tra il 2018 e il 2020 di quattro neonati. E per il contagio di un centinaio, di cui nove diventati disabili. La vicenda, ricorda oggi il Corriere del Veneto, parte nel 2020, quando il batterio killer si annida in un rubinetto utilizzato dal personale della Terapia Intensiva e nei biberon. Il reparto venne chiuso solo il 12 giugno 2020 per procedere alla totale sanificazione degli spazi. A denunciare per prima che qualcosa non andava nell’ospedale era stata la biologa Francesca Frezza, una delle mamme che vide morire il proprio piccolo. Le morti potevano essere evitate, secondo i tecnici, se chi di dovere fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato. La figlia di Frezza era nata l’11 aprile 2019 all’ospedale di Verona. È morta al Gaslini di Genova sette mesi dopo.

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«Summer Job»: arriva il primo reality Netflix, e ha come protagonista la Generazione Z – Le interviste

16 Dicembre 2022 - 10:49 Ludovica Di Ridolfi
10 concorrenti arrivati in Messico con l'idea di fare una vacanza dovranno sfidarsi per il titolo di "miglior lavoratore"

È vero che i giovani non hanno più voglia di lavorare? E, se sì, cosa succede se si trovano costretti a farlo? Otto puntate, dieci giovani concorrenti e una location esotica. Con una sorpresa: anziché una vacanza invidiabile sotto il sole del Messico, li aspettano sei settimane di lavoro. Questo, in estrema sintesi, è quello che vedremo in Summer Job, il primo reality Netflix condotto da Matilde Gioli e prodotto da Banijay Italia. Che oggi, 16 dicembre, debutta sulla piattaforma. È nato con l’intento di «raccontare parte di un mondo che è stato ancora poco raccontato: quello della generazione Z», racconta a Open Romina Ronchi, capoprogetto del format. Una fascia d’età ritenuta interessante anche perché, spiega, «è la prima generazione che può prendere in considerazione l’idea di non avere il lavoro come obiettivo primario nella vita. Ormai ci sono milioni di alternative che possono sostituire il modello che conosciamo: subordinato, dipendente, a tempo pieno». Anche se i ventenni scelti per partecipare al programma non sono ragazzi qualunque.

«È stato uno shock: non avevo outfit adatti»

Per calzare alla perfezione l’identikit del concorrente adatto al format, infatti, dovevano avere caratteristiche precise. Un’età è compresa tra i 18 e i 23 anni, tanto per cominciare, ma soprattutto una collocazione ascrivibile all’universo comunemente conosciuto come quello dei Neet, ovvero i giovani che non studiano né lavorano (e che in Italia, secondo i dati più aggiornati, sarebbero oltre 3 milioni). Il gruppo selezionato, dunque, è chiamato a posare il Margarita e impugnare la scopa: solo dopo 24 ore dall’arrivo in una villa esclusiva in Messico, sulla riviera Maya, viene loro annunciato che la vacanza dovranno guadagnarsela. Se vorranno continuare dovranno impegnarsi in umili mansioni. «Per me è stato uno shock perché non avevo nessun outfit adatto a lavorare», racconta a Open Angelica, 22 anni, laureata alla Cattolica in relazioni internazionali. Sconcerto che riecheggia anche nelle parole degli altri concorrenti: «Io volevo solo andare in vacanza: all’inizio credevo che ci stessero prendendo in giro», racconta Matthias, 19 anni e un diploma conseguito in un college privato londinese. E poi c’è chi, come Marina, 21 anni, racconta di aver realizzato quello che era successo solo quando il proprietario del ristorante dove si era recata le ha detto di iniziare a pulire il locale.

Camerieri, lavapiatti, raccoglitori di alghe

Angelica, Matthias, Marina e Gian Marco, 23enne che ha studiato Fashion Design alla Marangoni, prima di partecipare al programma si stavano godendo il loro anno sabbatico. Quello che li attendeva in Messico li ha messi in una posizione inaspettata: Marina ha vestito i panni di cameriera, lavapiatti (e occasionalmente, di donna delle pulizie). Angelica ha lavorato per un “boutique hotel” a Tulum: «Era una meta che desideravo vedere da tempo. E invece mi sono ritrovata lì a raccogliere alghe e a trascinare sacchi». Matthias ha trovato occupazione in un salone di bellezza, ma anche in un panificio. Il mestiere più esotico è forse toccato a Gianmarco, dipendente d’eccezione di un “monkey sanctuary“, ovvero un santuario faunistico con primati di tante specie da riabilitare e reintrodurre in natura. «Messi continuamente alla prova, continuamente provocati, è interessante vedere i piccoli e grandi cambiamenti che si sono innescati in ognuno di loro», commenta Ronchi. «Io a casa non mi facevo nemmeno il letto, c’era la donna delle pulizie – racconta ad esempio Angelica -. Sicuramente dopo questa esperienza ho imparato ad affrontare meglio i problemi e ad accettare i sacrifici». Ma, d’altro canto, «Ho anche capito che non farò mai la dipendente. Sono figlia di imprenditori, i miei genitori hanno aziende con cui organizzano matrimoni in Puglia. Ho intenzione di lavorare anche io nel mondo del lusso, magari aprendo qualcosa di mio».

«Ho imparato che dietro l’angolo c’è sempre la fregatura»

Anche per Matthias, sporcarsi quotidianamente le mani non sembra una prospettiva allettante: preferisce «tenerle pulite e vivere una vita tranquilla», racconta. Tuttavia, sente che qualcosa in lui è cambiato dal punto di vista umano: «Adesso lascio la mancia a tutti: prima guardavo solo se il cocktail era uscito alla perfezione, adesso empatizzo col barman che me lo prepara e con la tizia che me lo porta», afferma magnanimo. Marina invece ha scoperto, di ritorno dal viaggio, che quella della tour operator potrebbe essere la sua strada. Rimanendo, intanto, sugli effetti di breve termine, afferma che il boost subìto dalla sua autostima a margine dell’esperienza le ha permesso di riuscire «finalmente» a prendere la patente. Gian Marco la butta sull’ironia: «Ho compreso che la vita ti pone davanti a cose nuove che non ti aspetteresti mai di fare, ma soprattutto che dietro l’angolo c’è sempre la fregatura». Poi, tornando serio, osserva come lavorare in settori così distanti dalle sue ambizioni gli abbia «aperto gli occhi su ciò che veramente le persone devono affrontare nel loro quotidiano per poter vivere».

Il meccanismo del gioco

Un bel bagaglio, partendo dal presupposto che, ricorda Ronchi, il programma vuole essere semplice intrattenimento: «Non c’è la volontà di insegnare niente al pubblico, è tutto molto leggero. Ci saranno piccole storie d’amore, piccoli battibecchi, qualche litigata, e tanta spensieratezza. E amicizie che spero continueranno». Sebbene infatti per molti coetanei dei protagonisti i lavori più umili, faticosi e meno pagati siano la normalità, il meccanismo si basa, con un pizzico di sadismo, nel giocare con le contraddizioni e nel vedere come i protagonisti supereranno le sfide, rimanendo nell’ambito del gioco di un programma d’evasione. «Summer Job ha un meccanismo a eliminazione: al termine di ogni settimana il boss consegna ai ragazzi una busta paga – spiega ancora Ronchi -. Se è piena, vuol dire che hanno lavorato bene e si sono guadagnati la vacanza. Se è vuota rischiano l’eliminazione. Questo è il criterio che decreterà il vincitore del montepremi (pari a 100mila euro): chi lavora meglio secondo il boss». Dietro questa veste ludica, però, si nasconde un lavoro mastodontico: «È un programma che ha coinvolto oltre 100 persone e ha impiegato 8 mesi di lavoro, in un periodo difficile come il 2021», racconta Alessio Guetti, produttore esecutivo. Che non esclude il ritorno: Una seconda stagione? «Ci potrebbero essere buone speranze, dipenderà dagli ascolti». Le otto puntate sono state rese disponibili in blocco, e sono ora disponibili su Netflix. Pronte per il binge watching.

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Cambridge, un dottorando trova la soluzione all’enigma storico del sanscrito: «Una rivoluzione nello studio della lingua»

16 Dicembre 2022 - 10:42 Redazione
Dal 5o secolo a.C. gli studiosi cercavano di capire come applicare le regole grammatica della lingua senza errori. Rishi Rajpopat ci è riuscito

Una scoperta che potrebbe rivoluzionare lo studio del sanscrito. Rishi Rajpopat, 27enne dottorando a Cambridge ha risolto un antico enigma sulla grammatica della lingua indiana riuscendo a decodificare una regola istituita da Panini, maestro del sanscrito che visse circa 2.500 anni fa, su cui gli studiosi si interrogavano dal 5o secolo avanti Cristo. Rajpopat ha raccontato alla Bbc di aver avuto un «momento eureka» a Cambridge, dopo aver passato «nove mesi a brancolare nel buio». «Avevo chiuso i libri per un mese e mi stavo godendo l’estate. A nuotare, andare in bici, pregare e meditare. Quando non senza dispiacere mi sono rimesso a lavoro, nell’arco di pochi minuti tutto tornava. I pattern venivano fuori».

Il conflitto tra le regole

La grammatica di Panini, nota con il nome di Astadhyayi, si basa su un sistema che funziona come un algoritmo permette di trasformare la base e il suffisso di una parola in altre parole e frasi grammaticalmente corrette. Tuttavia, spesso due o più regole grammaticali di Panini si applicano allo stesso tempo causando conflitti. Il maestro del sanscrito aveva previsto un sistema per risolvere questi conflitti, ma nessuno finora era riuscito a capire cosa intendesse. L’interpretazione che finora era stata data era: «Nell’evento di un conflitto tra due regole di pari forza, la regola che viene dopo nell’ordine seriale grammaticale vince». Tuttavia, spesso questa regola portava a risultati grammaticalmente scorretti.

La soluzione di Rajpopat 

Rajpopat ha cambiato l’interpretazione di questa regola. Secondo il dottorando Panini intendeva che tra regole che si possono applicare sia al lato destro che al lato sinistro di una parola, bisogna sempre preferire quelle sul lato destro. Usando questa interpretazione, si è reso conto che le parole erano sempre corrette. «Spero che questa scoperta dia fiducia e orgoglio agli studenti indiani come me, e speranza che anche loro possono ottenere grandi risultati».

Foto di copertina: Pa Media / BBC

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Londra, i fans senza biglietto causano una calca al concerto di Asake: 4 feriti gravi – Il video

16 Dicembre 2022 - 10:35 Redazione
Interrotta l'esibizione alla Brixton 02 Academy. Otto i ricoverati

Un concerto del cantante nigeriano Asake alla Brixton O2 Academy di Londra è finito con 8 feriti. Di cui 4 ricoverati in ospedale in condizioni critiche. Una calca che si è scatenata a margine dell’esibizione della star della musica afro-pop ha costretto anche il cantante a interrompere l’esibizione. Stando alla ricostruzione della polizia e alle immagini di vari video amatoriali a innescare il caos è stato l’assalto agli ingressi di oltre mille fan accorsi senza biglietto.

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Covid, cala l’Rt ma crescono i ricoveri. Solo la Puglia a rischio alto – Il monitoraggio Iss

16 Dicembre 2022 - 09:54 Redazione
Cala l'occupazione delle terapie intensive, che passa dal 3,4% al 3,2%

Scende sotto la soglia epidemica dell’unità l’indice Rt in Italia. Se nel precedente monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità si attestava 1,10, nel periodo dal 23 novembre al 6 dicembre cala a 0,98 (range 0,94-1,06). L’indice riflette l’incidenza del Coronavirus nel Paese, anch’essa in calo: passa da a 375 casi ogni 100 mila abitanti della precedente rilevazione a 296 ogni 100 mila di quella attuale. In calo anche il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di terapia intensiva, che arriva al 3,2% contro il 3,4% del monitoraggio della scorsa settimana. Sale, invece, il tasso di occupazione delle aree mediche a livello nazionale, passando dal 14,5% al 14,8%. L’AdnKronos scrive che l’unica regione ad essere considerata ad alto rischio è la Puglia. Il rischio è invece moderato in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna Lazio, Liguria, Marche, Molise e Sicilia. Tutte le altre regioni e province autonome sono considerate a rischio basso. Sono 17 le regioni o province autonome che riportano un’allerta di resilienza, mentre 5 ne riportano più di una.

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Berlino, esplode l’acquario Sea Life dell’hotel DomAquarée con 1500 pesci tropicali: 2 feriti – Il video

16 Dicembre 2022 - 09:50 Redazione
Si trova in centro città. Ha ceduto per cause ancora da accertare. La polizia esclude l'attentato

Un acquario che ospitava 1500 pesci tropicali è esploso a Berlino. L’acquario Sea Life dell’hotel DomAquarée, che si trova in centro città, ha ceduto per cause ancora da accertare. Lo riferisce la Dpa spiegando che «è esploso un grande serbatoio dell’acquario e l’acqua si sta riversando in strada», con conseguente «chiusura della circolazione». Sul posto stanno intervenendo un centinaio di vigili del fuoco. L’edificio DomAquarée ospita l’acquario Sea Life e l’AquaDom. Ovvero una vasca gigante dove si trovano 1.500 specie di pesci tropicali e che rappresenta una popolare attrazione turistica. L’AquaDom è «il più grande acquario cilindrico indipendente del mondo», secondo il sito web di DomAquarée. I vigili del fuoco della città hanno scritto su Twitter che l’acqua fuoriesce ma le cause sono ancora sconosciute.

I pesci dell’AquaDom

Il liquido fuoriuscito dalla vasca verticale sarebbe arrivato fino al terzo piano dell’hotel. La polizia sostiene che non siano ancora note le cause dell’esplosione. Il giornale tedesco Bild parla di «affaticamento del materiale». Molti video pubblicati ne mostrano le attuali condizioni. Come riferisce il settimanale Der Spiegel, l’esplosione ha provocato il crollo di parti della facciata dell’hotel. Ci sarebbero due feriti. Anche la vicina via Karl-Liebknecht è stata parzialmente chiusa perché c’è «una quantità enorme di acqua per strada», ha fatto sapere l’ufficio dei trasporti pubblici di Berlino. La polizia esclude per ora l’attentato. «Al momento non ci sono assolutamente indicazioni in tal senso», ha detto un portavoce alla Dpa. Riguardo le cause del crollo, alcuni media parlano di un cedimento strutturale. I circa 1500 pesci che si trovavano nell’oltre un milione di litri d’acqua dell’AquaDom sarebbero tutti fuoriusciti e secondo alcuni testimoni sarebbero in gran parte morti.

Video di: Julian Wurtzer su Twitter; foto copertina da Twitter

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Femminicidio a Villabate: uccide l’ex compagna e scrive un post d’addio su Facebook prima di suicidarsi

16 Dicembre 2022 - 09:47 Redazione
Salvatore Patinella ha accoltellato Giovanna Bonsignore: i carabinieri hanno trovato entrambi morti

Salvatore Patinella, 41 anni, ha ucciso a coltellate l’ex compagna Giovanna Bonsignore e poi si è tolto la vita a Villabate in provincia di Palermo. Secondo quanto raccontano alcuni conoscenti all’agenzia Ansa i due si erano lasciati. Ma l’uomo non ha accettato la separazione. Ieri è andato a trovare la ex e l’ha uccisa nel corso di una lite. Poi ha scritto un post su Facebook. Alcuni amici lo hanno letto e hanno chiamato i carabinieri che hanno trovato i due morti. «Chiedo SCUSA ai miei genitori, alle nostre famiglie, alle sorelle e fratelli, ai nipoti, ma non di meno ai mie compari, per me come fratelli, persone uniche, meravigliose e speciali e a tutte le persone che ci hanno voluto bene, nonostante il gesto atroce che io sto per compiere», avrebbe scritto l’uomo sul social network. E ancora: «Chiedo in ginocchio umilmente scusa a DIO e a Carlotta, sei stata come una figlia per me, per il dolore atroce che purtroppo, non avrei mai immaginato di recarti, ma è lo stesso dolore che io sto provando da un mese circa, non riesco più a dormire, più a mangiare, consapevole che l’avrei provato per tutta la vita, arrivando alla follia, senza mai darmi una spiegazione per la perdita: del MIO UNICO AMORE MERAVIGLIOSO TESORO MIO GIOVANNA, LA MIA PRINCIPESSA, IL MIO UNIVERSO, IL MIO TUTTO , di te Carlotta cresciuta come una figlia, della mia casa, eravate la MIA FAMIGLIA».

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Sfruttamento e campi di lavoro per gli operai: il lato oscuro dei Mondiali in Qatar

16 Dicembre 2022 - 09:17 Antonio Di Noto
2.100 morti segnalati soltanto dal Nepal. Il debito con le imprese e il meccanismo che li obbliga a lavorare

Alcuni degli operai che hanno lavorato agli stadi dei Mondiali in Qatar hanno potuto visitare le loro famiglie solo tre volte in otto anni. E, se finita la competizione pensavano di tornare a casa, pare non sarà così, dato che molti di loro sono rimasti poveri, e in debito con le imprese che hanno fatto i lavori. Non rimane loro altra scelta che continuare a lavorare in Qatar, in condizioni di sfruttamento. Secondo quanto riporta il New York Times, che cita dati del ministero del lavoro nepalese, almeno 2.100 operai provenienti dal Paese sono morti. Ciononostante, circa 2000 lavoratori migranti continuano a partire ogni giorno dal Nepal per andare a lavorare in Qatar.

Il debito con le imprese

Il Qatar, infatti, ha adottato un particolare sistema di sfruttamento per la costruzione degli stadi del Mondiale. Quando la competizione venne assegnata al Paese del golfo persico, Doha non possedeva la necessaria infrastruttura ad ospitare un mondiale. Per questo le imprese qatariote andarono all’estero, in Paesi come il Nepal, l’India e il Pakistan, a reclutare lavoratori disposti a trasferirsi in Qatar per costruire gli stadi. Lo fecero dicendo ai lavoratori che avrebbero dovuto pagare circa 1500 euro per avere il privilegio di lavorare. A quel punto gli operai erano bloccati. Dovevano lavorare per ripagare il debito, ma questo è avvenuto così lentamente che molti sono rimasti bloccati in Qatar per anni. Alla mercé delle imprese che a malapena garantivano loro diritti e giorni di malattia.

«Siamo obbligati a lavorare»

«Lavorare all’estero non è una scelta, siamo obbligati», ha detto Ganga Bahadur Sunuwar, un operaio nepalese, al New York Times. Sunuwar ha sviluppato un’asma molto grave lavorando in una fabbrica di acciaio in Qatar. «Mi sentivo come se stessi morendo nella mia camera» – ha continuato Sunuwar – «ho chiesto di potermene andare per sette volte prima che me lo concedessero per le mie condizioni di salute. Non potevo scappare perché l’impresa per cui lavoravo aveva sequestrato il mio passaporto». Ciononostante, Sunuwar sta pensando di tornare. «Guadagnavo circa 250-300 dollari al mese, mentre qui in Nepal arrivo a 55. Ma so che potrebbe costarmi la vita». Un altro lavoratore racconta al Times che quando gli operai sono usciti a protestare, lasciando il ghetto dove vengono confinati, lontano dal centro di Doha, sono stati messi in carcere per una settimana, per poi essere riportati nei campi di lavoro. «Ora sono riuscito a tornare a casa, ma non ho ancora pagato il mio debito. Dovrò tornare in Qatar e lavorare ancora lì», conclude.

Immagine di copertina: Collettiva

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