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L’ex dipendente di Twitter faceva la spia per l’Arabia Saudita, la condanna negli Usa: così faceva scoprire i dissidenti

15 Dicembre 2022 - 22:01 Ygnazia Cigna
Il 45enne avrebbe ricevuto quasi 300mila euro da funzionari sauditi per localizzare utenti di loro interesse, tra cui diversi dissidenti del regime di Riad

Ahmad Abouammo, un ex dipendente di Twitter, è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere con l’accusa di aver spiato per conto dell’Arabia Saudita. Ad annunciarlo è il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. I pubblici ministeri, che hanno supervisionato le relazioni di Twitter con giornalisti e potenti di Medio Oriente e Nord Africa, sostengono che l’uomo ha fatto trapelare informazioni sensibili dai sistemi dell’azienda per aiutare i funzionari sauditi a identificare e localizzare gli utenti di Twitter di loro interesse. Li avrebbe così esposti a potenziali persecuzioni e pericoli in cambio di quasi 300mila dollari dalle autorità di Riad. In particolare, è emerso che avrebbe ricevuto un orologio da 42mila dollari da un funzionario saudita e un paio di bonifici da 100mila dollari.

Chi è Ahmad Abouammo

Il 45enne è un cittadino californiano residente a Seattle che ha lavorato nel social di Elon Musk dal 2013 al 2015 gestendo i rapporti con i media e gli utenti di alto profilo in Medio Oriente e in Nord Africa. Ad agosto venne giudicato colpevole da una giuria di San Francisco che aveva chiesto sette anni di detenzione, affermando di «volere una sentenza abbastanza forte da dissuadere altri nel settore della tecnologia e dei social media dal vendere i dati degli utenti vulnerabili». Anche dopo che aveva lasciato Twitter nel maggio 2015, il 45enne avrebbe comunque continuato ad aiutare il governo saudita contatattando ex colleghi e incoraggiandoli a verificare particolare account sauditi o a rimuovere determinati post. Sollecitati dalla stampa statunitense, i difensori di Abouammo, Twitter e l’ambasciata saudita a Washington non hanno risposto alle richieste di commento.

Foto di copertina: Ahmad Abouammo lascia il carcere di Santa Rita nel 2019 – REUTERS/Kate Munsch

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Scontro Roma-Bce sull’aumento dei tassi, Salvini dopo Crosetto durissimo contro Lagarde: «Sconcertante bruciare così miliardi di risparmi»

15 Dicembre 2022 - 21:34 Maria Pia Mazza
Prima del vicepremier leghista era stato il meloniano Crosetto ad attaccare la Banca centrale europea parlando con sarcasmo di «regalo di Natale deciso con leggerezza»

Il dibattito sul Mes rievocato quest’oggi dalla presidente della Bce Christine Lagarde, che ha sollecitato l’Italia affinché ratifichi in breve tempo la riforma sul Meccanismo europeo di stabilità, ha mandato su tutte le furie il leader della Lega e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il vicepremier, a margine di un evento a Milano, ha commentato le parole della numero uno della Bce: «È incredibile, sconcertante e preoccupante che mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse, la Bce, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread». Il leader leghista ha poi aggiunto che «certe scelte dovrebbero essere meditate e spiegate», sostenendo che quello della Bce «è un approccio quantomeno discutibile». E concludendo ha sbottato: «Non si fa così, non funziona così». Parole, quelle di Salvini, che fanno seguito a quelle del ministro degli Esteri Guido Crosetto, che nel pomeriggio su Twitter ha commentato la decisione della Bce di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto, portandoli al 2,5%, e annunciato ulteriori rialziperché l’inflazione nell’Eurozona continua a essere di gran lunga troppo elevata: «Non ho capito il regalo di Natale che la presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia». E in un altro tweet, il co-fondatore di Fratelli d’Italia ha commentato la decisione allegando anche un grafico che mostra la netta caduta del prezzo di un Btp di prossima scadenza: «Per chi non avesse capito questo è l’effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco».

Lagarde: «Speriamo che Roma ratifichi presto la riforma del Mes»

«Speriamo che l’Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes», trattandosi di una parte integrante del completamento dell’unione bancaria, ha dichiarato quest’oggi la presidente della Bce, Christine Lagarde, riferendosi all’eventualità che l’Italia si trovi a essere l’unico a non aver ratificato la riforma dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca. Lagarde ha spiegato che quanto alla relazione fra il Mes e l’Omt, ossia programma di acquisto di titoli di Stato nell’Eurozona della Bce introdotto sotto la presidenza di Mario Draghi, è necessaria la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con il Mes che, nel caso di mancata ratifica, non avrebbe impatto sulla possibilità di attivare l’Omt nel caso in cui si dovesse rendere necessario. Inoltre, nella nota della Bce, viene comunicato che sono state riviste «significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che si porterebbe in media sull’8,4% nel 2022 per poi scendere al 6,3% nel 2023»., mentre l’inflazione «dovrebbe registrare una marcata riduzione in corso d’anno, per poi collocarsi in media al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025». Quindi al netto della componente energetica e alimentare l’inflazione sarebbe pari in media al 3,9% nel 2022 e aumenterebbe al 4,2% nel 2023, per poi diminuire al 2,8% nel 2024 e al 2,4% nel 2025. Infine, secondo le proiezioni della Bce, l’economia dell’Eurozona dovrebbe registrare fino al primo trimestre 2023 una «recessione relativamente breve e poco profonda». Le nuove stime indicano infatti «una crescita economica del 3,4% nel 2022, dello 0,5% nel 2023, dell’1,9% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025». 

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Caos Perù, decine di turisti italiani bloccati a Machu Picchu per le proteste: salgono a 9 i morti negli scontri

15 Dicembre 2022 - 21:17 Ygnazia Cigna
Secondo le autorità locali sono 779 gli stranieri arrivati nel Paese in vacanza che non riescono a ripartire, con stazioni e aeroporti paralizzati per le proteste dopo il tentato colpo di Stato

Centinaia di turisti stranieri, tra cui alcune decine di italiani, sono bloccati in Perù a causa delle violente proteste in corso scoppiate dopo il tentato golpe e l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo. Sono fermi da martedì, 13 dicembre, nell’area turistica del Machu Picchu a causa dei blocchi che ha subito il servizio ferroviario. L’aeroporto di Cusco è stato chiuso. Fonti diplomatiche riferiscono di avere notizia di circa 30-40 persone italiane bloccate lì perché transitavano in questi giorni nella regione di Cusco e Machu Picchu. Le autorità del luogo fanno sapere che si tratta esattamente di 779 turisti bloccati. Tra loro ci sono anche le quattro ragazze rimaste bloccate su un autobus a Checacupe inizialmente senza cibo né acqua. Si tratta di Giulia Opizzi, Martina Meoni, Federica e Lorenza Zani, tra i 21 e i 33 anni. Una di loro, la 21enne Opizzi aveva denunciato sui suoi canali social la situazione precaria in cui si trovavano.

Salgono a 9 le vittime per le proteste

Le quattro giovani nelle scorse ore hanno fatto sapere che sono riuscite a lasciare il bus e che si trovano in un ostello. «Siamo riuscite ad arrivare ai piani alti grazie alle condivisioni, non sappiamo quanto resteremo qua ma siamo al sicuro». Nel frattempo, salgono a nove le vittime degli scontri tra manifestanti e polizia in corso nel Paese. Un manifestante è morto ieri a La Libertad. Si tratta di Yoni Rosalino Cárdenas Escobal, un uomo di 51 anni travolto da un camion che procedeva a forte velocità su un tratto di strada provinciale liberato per due ore da un blocco realizzato da abitanti della zona. Intanto, un tribunale per le indagini preliminari esaminerà una richiesta della procura generale di mantenere l’ex presidente Pedro Castillo in custodia cautelare per 18 mesi.

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«Quel medico mi aveva rovinato la vita», lo sfogo del killer dopo la lite con l’accetta nel parcheggio dell’ospedale

15 Dicembre 2022 - 20:50 Redazione
Il 62enne di Rozzano si trova in carcere con l’accusa di aver ucciso a colpi di accetta il medico 76enne

«Mi ha rovinato la vita». Con queste parole Benedetto Bifronte, il 62enne che ha colpito alla testa con un’accetta nel parcheggio dell’ospedale di San Donato Milanese il medico Giorgio Falcetto, 76 anni, morto ieri sera all’ospedale San Raffaele di Milano, ha tentato di giustificare l’aggressione al medico di origini biellesi. Il 62enne, dopo essere stato rintracciato e fermato dai carabinieri a Rozzano, durante l’interrogatorio ha sostenuto di aver conosciuto Falcetto durante un ricovero in pronto soccorso, in cui il medico non l’avrebbe curato a dovere. Bifronte ha raccontato che la mattina dell’omicidio, si è recato al pronto soccorso del Policlinico San Donato per alcuni dolori al petto, ma vista la lunga fila d’attesa ha deciso di lasciare l’ospedale. E mentre si trovava nel parcheggio, secondo quanto riferito agli agenti, il 62enne ha raccontato di aver riconosciuto il medico che «due anni fa mi aveva fatto una flebo» e che, a suo dire, gli avrebbe causato «gravi problemi di salute». Bifronte è poi salito sull’auto e ha tamponato la macchina del dottor Falcetto, facendo retromarcia. Ne era nata una lite, finché l’aggressore non ha estratto dal baule un’accetta colpendo il medico alla testa. «Io ero tranquillo, ma il medico era agitato», ha sostenuto Bifronte durante l’interrogatorio. Il 62enne ha poi aggiunto di aver «perso la testa» e di aver colpito Falcetto con l’accetta e di essere poi fuggito perché temeva che le persone intorno che hanno assistito all’aggressione gli avrebbero potuto far del male. Secondo quanto riportato nel verbale dell’interrogatorio, Bifronte ha poi concluso: «Il medico che mi ha fatto le due flebo mi ha rovinato la vita». Intanto nei suoi confronti il pubblico ministero Giovanni Polizzi ha chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere. Durante l’interrogatorio di oggi, 15 dicembre, assistito dai legali Matilde Sansalone e Benedetto Ricciardi, Bifronte è rimasto in silenzio.

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La festa dei francesi irrompe nel collegamento Rai, Giovanna Botteri travolta dai tifosi a Parigi – Il video

15 Dicembre 2022 - 20:42 Redazione
L'entusiasmo dei tifosi dopo la vittoria contro il Marocco nella semifinale dei Mondiali non risparmia neanche la corrispondente da Parigi della Rai

Sui social è diventato virale un momento del collegamento con il Tg3 della giornalista Giovanna Botteri che viene travolta dai festeggiamenti dei tifosi francesi dopo la partita vinta contro il Marocco ieri, 14 dicembre, che ha regalato la finale dei Mondiali in Qatar contro l’Argentina. In collegamento per Linea notte da Parigi, la giornalista si trovava nelle strade della città, nello specifico sugli Champs-Élysées, per riportare e commentare la festa dei tifosi, quando a un certo punto alcuni iniziano a saltare attorno tanto che viene spinta fuori dall’inquadratura.

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La mannaia di Jeff Bezos anche sul Washington Post, il Ceo annuncia un’ondata di licenziamenti e va via senza rispondere – Il video

15 Dicembre 2022 - 20:23 Ygnazia Cigna
Dopo i tagli annunciati per Amazon a partire dagli Stati Uniti, anche il quotidiano del miliardario si prepara a ridurre drasticamente il personale

È bufera sull’amministratore delegato del Washington Post, Fred Ryan, che oggi, 15 dicembre, ha annunciato un’ondata di licenziamenti nel quotidiano di proprietà di Jeff Bezos durante un’assemblea con i giornalisti del quotidiano e poi se ne è andato senza chiarire né rispondere alle domande. La scena è stata ripresa e diffusa sui social dagli stessi giornalisti presenti all’assemblea. «Questo è imbarazzante, questo è imbarazzante», ha detto un membro dello staff mentre Ryan usciva in modo frettoloso. Il Ceo non ha fornito un numero preciso, ma ha parlato – riporta il Guardian – dell’intenzione di fare fuori «una percentuale a una cifra» della forza lavoro del futuro 2023. Si tratterebbe quindi di circa 250 persone. Ryan ha specificato che diversi licenziamenti riguarderanno proprio la redazione.

La crisi già avviata

A seguito della riunione, l’amministratore delegato ha diffuso una nota in cui ha sottolineato che «non ci sarà una riduzione netta della forza lavoro e che qualsiasi cambiamento è stato pensato per favorire la nostra crescita nel prossimo futuro». Diversi manager di alto livello hanno lasciato il giornale negli ultimi mesi, tra cui un caporedattore, il chief information officer e il chief communications officer. E, di recente, la direttrice esecutiva Sally Buzbee ha annunciato la chiusura del domenicale del Post, con la conseguente perdita di 11 posti di lavoro tra cui quello della critica di danza Sarah Kaufman, vincitrice del premio Pulitzer. Il Washington Post è di proprietà di Jeff Bezos dal 2013, che lo acquistò per 250 milioni di dollari. Poco dopo l’affare, assunse Ryan come amministratore delegato. Prima era già stato capo staff della Casa Bianca per Ronald Reagan.

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Migranti, il sospetto di Piantedosi sul complotto della Ocean Viking: «Voleva farci litigare con Parigi?» – Il video

15 Dicembre 2022 - 20:05 Maria Pia Mazza
Alla festa per i 10 anni di FdI, il ministro dell'Interno dice che deve essere lo Stato a gestire i flussi dei migranti, non le Ong e i trafficanti

Il governo Meloni pensa a sanzioni «più efficaci» contro le navi Ong. A confermarlo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che, parlando alla festa per celebrare il decennale della nascita Fratelli d’Italia a Roma, ha confermato che l’esecutivo è al lavoro su una «traccia normativa per rendere più efficace la non rassegnazione che l’Italia sia l’unico punto di sbarco: ci sarà un quadro di regole sulle Ong come navi private, che ora sono senza regole e ci impongono le loro azioni». Il titolare del Viminale ha aggiunto che «non può bastare una visita medica a bordo per depotenziare l’azione del governo» e sottolineato che il governo non intende «gravare il quadro penale o azioni manettare». Quanto alle tempistiche, il ministro Piantedosi confida che la nuova norma possa arrivare nelle «prossime settimane, o nei prossimi giorni». Il ministro è tornato sul caso della nave Ocean Viking, che ha innescato forti tensioni diplomatiche con la Francia. Piantedosi si è detto «stupito» dalle dichiarazioni del governo francese, ribadendo quanto già detto nell’informativa alle Camere dello scorso 16 novembre, quando il titolare del Viminale ha puntato il dito contro l’ong Sos Mediterranée ritenuta “colpevole” di aver creato tensioni con Parigi. «Quel giorno non abbiamo fatto nulla per arrivare a una rottura con la Francia: la Ocean Viking ha scelto in autonomia di andare in Francia – ha proseguito il ministro -. Segnalo che la vera cosa inquietante della vicenda è che avendo questa nave fatto quello che voleva, in quel momento, decise di cambiare obiettivo e puntare un porto francese. Allora mi domando: non era l’obiettivo di questa nave creare attrito con la Francia?».

Ma oltre alla querelle con l’Eliseo, Piantedosi ha richiamato sul tema tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, osservando che «l’Europa è consapevole del problema dei migranti, ma che tutto ciò si traduca in un’azione coerente è di là da venire». E il ministro incalza: «Mentre noi italiani siamo entrati nell’Ue con spirito europeo, gli altri no, pensano che siamo noi il cuscinetto d’Europa. Anche la rotta balcanica è altrettanto importante». Il ministro ha dunque aggiunto: «un governo che si rispetti deve ambire ad avere il governo di questi fenomeni (migratori, ndr)», ha sottolineato che «come Paesi democratici avremmo l’ambizione che in ogni ambito, come ad esempio il salvataggio di persone in mare, deve provvedere lo Stato, non c’è bisogno ci siano tali organizzazioni». E Piantedosi ha poi aggiunto: «Il sospetto che talune formazioni siano ispirate, non so se per l’intervento dei servizi segreti, a creare meccanismi di condizionamento non lo dico io, ma lo dicono studi di qualche anno fa che li definì “armi di immigrazione di massa“». In qualsiasi caso, il titolare del Viminale assicura: «Al di là delle notizie che arrivano, siamo molto attenti e non mi stupirebbe se il protagonismo politico di alcune organizzazioni fosse un anello di una catena più grande gestita da qualcuno che ha interesse a far passare una determinata idea dell’immigrazione come fenomeno incontrollato».

Video in copertina: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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Covid, allarme della Casa Bianca: «La pandemia non è finita: arriva una nuova ondata»: il piano su vaccini e tamponi gratis

15 Dicembre 2022 - 19:52 Redazione
L'amministrazione Biden ha annunciato che concederà più tamponi a domicilio gratuiti e aumenterà gli sforzi affinché le persone ad alto rischio si vaccinino

È il momento di prepararsi a una nuova ondata di Covid. A poche settimane dalle festività natalizie, la Casa Bianca lancia un avvertimento: la pandemia non è finita negli Stati Uniti. Un funzionario dell’amministrazione di Joe Biden ha riferito che i casi e i decessi sono aumentati dopo il giorno del Ringraziamento e ci si aspetta che crescano ancora di più con le persone che si troveranno a riunirsi in casa per le celebrazioni delle vacanze. «Sebbene il Coronavirus non sia più la forza dirompente che era una volta, sappiamo che il virus circolerà più rapidamente e facilmente», ha dichiarato un funzionario dell’amministrazione alla stampa locale. In alcuni edifici federali è stato di recente reintrodotto l’obbligo di mascherina, mentre in aeroporti e stazioni sono ritornati i messaggi che invitano i viaggiatori a indossarla. Così l’amministrazione ha lanciato una nuova campagna per spingere il maggior numero di americani non solo a vaccinarsi contro il virus, ma anche a prendere l’abitudine di eseguire i test anti Covid con una certa regolarità.

Cosa prevede la campagna dell’amministrazione Biden

L’amministrazione Biden, riporta Nbc News, ha annunciato che concederà più tamponi a domicilio gratuiti e aumenterà gli sforzi affinché i residenti delle case di cura si vaccinino. Preparerà forniture da inviare alle persone bisognose e consentirà alle famiglie di ordinare fino a quattro test a domicilio. Darà anche una nuova spinta per incoraggiare la vaccinazione e aumentare il numero di persone autorizzate a somministrare i vaccini alle persone ad alto rischio. Questo perché, nonostante molti residente delle case di cura siano stati ampiamento vaccinati la prima volta, in molti si sono ritrovati a non ottenere i richiami. Infine, il governo sta cercando anche di esortare i singoli stati a creare più luoghi dove potersi vaccinare. «Abbiamo gli strumenti, le infrastrutture e il know-how che ci serve per gestire efficacemente questo periodo – ha detto il funzionario – al fine di prevenire ricoveri e decessi, ridurre al minimo le interruzioni e rispondere alle sfide. Ognuno deve fare la sua parte».

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La famiglia Bocelli in concerto su TikTok, il live sul Monte Bianco – Il video

15 Dicembre 2022 - 18:50 Redazione
Assieme ad Andrea Bocelli ci sono i figli, che si esibiscono con alcuni brani contenuti nel loro album «A Family Christmas»

La famiglia Bocelli ha organizzato un concerto in vista di Natale dal punto più alto d’Italia, a 3.466 metri di altezza sul Monte Bianco. E l’ha mandato in onda su TikTok. Oggi, 15 dicembre, la pagina ufficiale del noto cantante ha avviato una live alle 18.00. Assieme a lui, ci sono i figli Andrea, Matteo e Virginia Bocelli che si esibiscono con alcuni brani contenuti nel loro album A Family Christmas. Parlando dell’esibizione, la famiglia aveva dichiarato: «Questa è la location più bella e impegnativa in cui ci siamo mai esibiti. Dire che farà freddo è un eufemismo, ma non potevamo perdere questa incredibile opportunità di cantare insieme in cima alle Alpi italiane. Sarà un’esperienza unica e, anche con il vento che ci sferzava il viso, siamo certi che sentiremo il calore e la magia del periodo natalizio». Andrea Bocelli è arrivato sulla piattaforma nel 2021, dove condivide momenti dietro le quinte delle sue esibizioni, e ha già raggiunto oltre 300mila follower.

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«Mosca prepara attacco su vasta scala in inverno», l’allarme di Zelensky ai generali: così i russi puntano su Kiev

15 Dicembre 2022 - 18:45 Maria Pia Mazza
Il comandante delle forze armate ucraine: «I russi stanno mettendo in piedi un nuovo esercito composto da circa 200.000 militari. Non ho dubbi che tenteranno di assaltare nuovamente la capitale nel tentativo di conquistarla»

L’Ucraina si prepara a una nuova escalation della guerra. La Russia starebbe infatti ammassando truppe e armi in vista di una nuova grande offensiva invernale che potrebbe prendere il via tra la fine di gennaio e i primi giorni di marzo. È quanto emerso durante una riunione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky con i suoi generali, secondo quanto riportato dall’Economist. Gli analisti militari prevedono infatti che l’Ucraina intensificherà la propria controffensiva nel Sud del Paese, per frenare l’avanzata delle forze russe e isolare la Crimea. Il comandante delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhny, ha dichiarato che la Russia potrebbe tentare nuovamente di prendere la capitale Kiev, dopo aver fallito l’obiettivo nei primi mesi di guerra: «I russi stanno mettendo in piedi un nuovo esercito composto da circa 200.000 militari. Non ho dubbi che tenteranno di assaltare nuovamente Kiev nel tentativo di conquistarla». Preoccupazioni condivise anche dal ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, che in un’intervista al Guardian ha dichiarato di aspettarsi la nuova grande offensiva per il mese di febbraio.

Secondo i vertici militari di Kiev, l’attuale situazione di apparente stallo negli attacchi da parte di Mosca, in realtà celerebbe i preparativi per un’ulteriore offensiva su larga scala di Mosca. L’ipotesi è condivisa anche dal presidente ucraino Zelensky, che ribadisce che l’Ucraina intente recuperare i territori che possedeva quando proclamò la propria indipendenza nel 1991, tra cui la Crimea. «Se Putin ora si ritira ai confini del 1991, allora inizierà il possibile percorso diplomatico. Ecco chi può davvero trasformare la guerra da una via militare a una diplomatica. Solo lui può farlo», ha detto il presidente ucraino, che ha poi sostenuto che circa il 95% degli ucraini non vuole scendere a compromessi sui territori ucraini contesi con la Russia. Ma non si tratterebbe solo di una questione di territori, ha precisato Zelensky: «Nessuno vuole dialogare con le persone che hanno scatenato la guerra». Questo perché, secondo il presidente ucraino, «la propaganda russa e della paura hanno sortito effetti che hanno funzionato».

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Iran, il manifestante 23enne prima di essere impiccato: «Non pregate il Corano, suonate musica allegra» – Il video

15 Dicembre 2022 - 18:37 Redazione
Majidreza Rahnavard è stato giustiziato lunedì 12 dicembre con l'accusa di aver ucciso sei miliziani del regime durante le proteste

«Non pregate, non leggete il Corano, ma suonate musica allegra». Sono state queste le ultime parole del manifestante iraniano Majidreza Rahnavard, pochi istanti prima di essere impiccato lunedì 12 dicembre con l’accusa di moharebeh («guerra contro dio») per aver ucciso due Basiji e averne feriti altri quattro a Mashhad durante le proteste. Nel filmato, che sta circolando sui social, si vede il giovane con gli occhi bendati che prima di essere giustiziato chiede che «nessuno pianga o legga il Corano e non preghi davanti la mia tomba, ma desidero che ci sia una atmosfera gioiosa e che si suoni musica allegra». Durante la sua detenzione, Rahnavard sarebbe stato picchiato, tanto da riportare una frattura a un braccio. Poi è stato esposto alla tv di Stato mentre confessava gli omicidi. La rivolta nelle strade iraniane, intanto, procede ancora dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa sotto custodia della polizia morale dopo essere stata fermata perché non indossava correttamente il velo. Teheran sta, però, reprimendo le manifestazioni sempre di più. Dopo l’impiccagione del 23enne Mohsen Shekari dell’8 dicembre, ieri la magistratura ha annunciato di aver emesso altre 11 condanne capitali contro altri giovani scesi in piazza. Un numero che non sarebbe reale secondo gli attivisti, e che loro valutano in almeno il doppio.

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Sanzioni Usa contro l’oligarca russo Potanin: chi è il re del nichel vicino a Putin

15 Dicembre 2022 - 18:08 Maria Pia Mazza
Il Dipartimento del Tesoro statunitense: «Le sanzioni di oggi inibiranno ulteriormente la capacità del regime di Putin di finanziare la sua orribile guerra contro l'Ucraina»

Gli Stati Uniti tornano a colpire gli oligarchi russi vicini al presidente Putin con nuove sanzioni. L’ultimo a finire nella lista è stato il magnate Vladimir Potanin. Il Dipartimento di Stato statunitense ha imposto sanzioni a Potanin, uno degli uomini più ricchi della Russia e storico magnate del nichel fin dai tempi di Boris Eltsin. Ma nella lista di persone colpite da sanzioni, secondo quanto comunicato dal Dipartimento del Tesoro in una nota ufficiale, ci sono anche la moglie di Potanin, Ekaterina Viktorovna Potanina, oltre ai figli Ivan Vladimirovich Potanin e Anastasia Vladimirovna Potanina. «Gli Stati Uniti – si legge – si impegnano a lavorare a fianco di alleati e partner per imporre ulteriori forti misure contro il presidente Putin e i sostenitori dell’inconcepibile guerra della Russia contro l’Ucraina». Il Dipartimento ha affermato di aver imposto sanzioni anche alla banca Rosbank, acquistata da Potanin all’inizio di quest’anno, insieme ad altre 17 società nel settore dei servizi finanziari russi. «Sanzionando altre importanti banche russe, continuiamo ad approfondire l’isolamento della Russia dai mercati globali», ha dichiarato Brian Nelson,  sottosegretario al Tesoro statunitense con delega al terrorismo e all’intelligence finanziaria. «Le sanzioni odierne da parte degli Stati Uniti, insieme alle azioni intraprese dai nostri partner internazionali, inibiranno ulteriormente la capacità del regime di Putin di finanziare la sua orribile guerra contro l’Ucraina», ha concluso Nelson.

Chi è Vladimir Potanin

Vladimir Potanin, 61 anni, è il secondo uomo più ricco della Russia, oltre a essere tra gli oligarchi vicini al presidente Putin. Il suo patrimonio stimato nel 2021, secondo Forbes, si aggira intorno ai 26,4 miliardi miliardi di dollari. Potanin è stato funzionario del Ministero del Commercio dell’Urss fino al 1990. Durante la presidenza Eltsin ricoprì la carica di vicepremier. Successivamente, nel 1995, Potanin ha acquisito l’azienda mineraria siberiana Norilsk Nickel, tra le principali produttrici di nichel e palladio, due materie essenziali nel settore tecnologico e dell’automotive e attualmente ne è azionista di maggioranza. Secondo il Financial Times, Potanin è tra gli oligarchi che grazie al conflitto contro Kiev ha ulteriormente aumentato le proprie ricchezze, diventando uno degli alleati economici principale di Mosca. Secondo le stime del quotidiano statunitense, Potanin avrebbe sfruttato il suo patrimonio per acquistare partecipazioni nelle principali banche russe. Dall’inizio del conflitto si stima che il suo patrimonio sia aumentato di circa 10 miliardi di dollari.

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