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Sara Tommasi, tutti assolti nel processo per stupro di gruppo

15 Dicembre 2022 - 18:03 Redazione
La violenza risalirebbe a settembre 2012. Gli imputati erano il suo ex manager De Vincenzo, il produttore Matera, il regista Bellocchio e gli attori Zulli e Papali

Tutti assolti gli imputati accusati di violenza sessuale ai danni di Sara Tommasi. A stabilirlo è stato il Tribunale di Salerno dopo un processo lungo 9 anni. La showgirl aveva denunciato cinque uomini per uno stupro che sarebbe avvenuto tra il 18 e il 21 settembre 2012 quando, stando al suo racconto di allora, venne convinta dal suo ex manager Federico De Vincenzo e dal produttore Giuseppe Matera a andare in un agriturismo a Buccino per un set fotografico per un calendario di beneficenza. Qui sarebbe stata prima drogata e poi violentata. E la scena sarebbe stata ripresa contro la sua volontà e diffusa online. Oltre a De Vincenzo e Matera, gli altri a processo erano gli attori Fausto Zulli e Pino Igli Papali e il regista Max Bellocchio. In particolare, il produttore Matera venne condannato nel 2014 a due anni e dieci mesi con rito abbreviato e la sentenza fu confermata in appello. Sara Tommasi in quegli anni era diventata molto nota alle cronache perché protagonista di una serie di film hard.

Il commento di Tommasi: «Non ero lucida»

Nel corso del processo sono state raccolte diverse testimonianze, tra cui la madre della showgirl che ha sostenuto di aver chiesto esplicitamente «in ginocchio» a De Vincenzo di non portare la figlia a Buccino per via dei suoi problemi mentali. Tra le deposizioni anche il padre Michele Barone. Contattata da Fanpage, Sara Tommasi ha commentato la sentenza dicendo che la accetta, ma non la condivide. «In quel periodo io non stavo bene e questo è un dato di fatto. Era palese che non fossi capace di intendere e di volere, tanto che fui sottoposta a un TSO. Come detto, non condivido perché, in quel periodo, sicuramente avevo bisogno di aiuto e non di essere coinvolta in quel generi di lavori». E ha concluso sottolineando che ora è «una donna nuova, cambiata, fiera di me stessa. Ho conosciuto l’Inferno e non mi è piaciuto. Ora voglio solo dimenticare il buio, preferisco vivere al sole».

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Tangenti al Parlamento Ue, l’eurodeputato Gozi: «C’è meno trasparenza in quello italiano. Macron a Doha? Atto dovuto» – L’intervista

15 Dicembre 2022 - 17:52 Serena Danna
«Purtroppo a sinistra in molti non hanno mai resistito alla tentazione di utilizzare le inchieste come clava contro l'avversario. Spero che questo scandalo li spinga a tornare al garantismo», dice a Open l'ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni eletto in Ue nelle liste francesi

Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo, ieri durante il suo intervento a Strasburgo sullo scandalo che sta coinvolgendo il Parlamento europeo per una presunta ondata di corruzione da parte di Paesi stranieri (Qatar e Marocco su tutti), ha detto che bisogna fare «molto di più e meglio per preservare l’integrità delle nostre democrazie di fronte a qualsiasi forma di ingerenza».

Onorevole, in queste ore il presidente francese Emmanuel Macron, leader del suo gruppo politico, ha difeso la sua partecipazione alla semifinale dei mondiali in Qatar. La presidente Metsola ha detto invece che ha rifiutato l’invito «per preoccupazioni sul Paese».

«C’è un’indagine giudiziaria appena iniziata che deve fare il suo corso, e parallelamente un evento di grandissima importanza come la semifinale dei Mondiali. Macron ha scelto di rappresentare la Francia e il popolo francese, come pure ha fatto il re del Marocco. A maggior ragione in virtù della decennale amicizia franco-marocchina. L’assegnazione del Mondiale c’è stata vari anni fa, e la scelta del presidente di esserci è legata al sostegno alla squadra di calcio. Non c’entra nulla con il Qatargate. Non ci può essere una bufera per questo».

Macron ha anche incontrato l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani per discutere di «cooperazione tra i due Paesi».

«Ne ha approfittato per avere incontri bilaterali, la prassi in queste situazioni».

Intanto il Parlamento europeo approva a larghissima maggioranza una risoluzione che sospende la discussione parlamentare di tutte le norme che riguardano il Qatar. Non si rischia di dare un messaggio confuso ai cittadini europei?

«La coppa del mondo al Qatar è stata assegnata vari anni fa, e poco c’entra con quello che sta accadendo in questi giorni. Doha è sotto esame non da oggi: con il mio gruppo politico più volte abbiamo posto la questione all’attenzione dell’Eurocamera. Ricordo che siamo tra i pochi (insieme al gruppo della Sinistra e agli esponenti di Identità e democrazia ndr) ad aver bloccato l’esenzione dei visti per entrare in Europa. Il tema delle influenze internazionali mi sta molto a cuore. Il Parlamento ha creato due anni fa una Commissione speciale di inchiesta per affrontare alle interferenze nelle democrazie europee di cui sono membro. Abbiamo indicato una serie di criticità, legate a tentativi di influenza grigia soprattutto da parte di Russia e Cina. Questo vuol dire che dovevamo interrompere immediatamente i rapporti? Ecco, mi farei questa domanda».

Domanda che sembra seguire lo spirito della Commissione europea, al momento molto cauta nella condanna dei Paesi stranieri sospettati di aver esercitato pressioni su eurodeputati. Non sarebbe meglio se le due istituzioni principi dell’Europa si muovessero all’unisono?

«Il Parlamento è una realtà più vasta e complessa ma posso dire che a un anno e mezzo dalle elezioni europee siamo “protetti”. Le assicuro che ho visto molta più trasparenza nel Parlamento europeo rispetto a quello italiano… Io, ad esempio, sono tenuto a dichiarare tutti i miei incontri».

Solo i capi delle commissioni parlamentari e i relatori di uno specifico progetto di legge hanno l’obbligo di farlo. Gli altri no.

«Sicuramente possiamo fare di più per proteggere i processi democratici all’interno del Parlamento. Vediamo cosa non ha funzionato, cosa c’è da rafforzare, come rendere i tentativi di corruzione sempre più difficili, e come essere molto più duri nel reagire in fretta contro le interferenze straniere. Ma l’inchiesta in atto riguarda la corruzione di singoli e contro quello si può fare poco: noi dobbiamo solo capire quali misure possano rendere meno vulnerabile l’Eurocamera».

Tornando alla Commissione sulle ingerenze straniere, la prima parte delle sue attività si è conclusa nel marzo 2022 quando l’inchiesta della magistratura belga sul Qatar era già in corso. Nessuna informazione sul Qatar?

«Le informazioni hanno riguardato soprattutto Russia e Cina, e le loro campagne di disinformazione».

Conosceva Antonio Panzeri?

«L’avevo incontrato molti anni fa quando ero deputato del Pd ma, come può immaginare, non ero vicino ai dalemiani».

Martedì sera i pubblici ministeri francesi hanno perquisito la sede del partito del presidente Macron nell’ambito dell’inchiesta su presunti finanziamenti illeciti delle due campagna elettorali che coinvolge l’agenzia McKinsey. Che clima si respira all’Eliseo?

«Il presidente e i miei colleghi di Renaissance sono molto tranquilli sui rapporti dell’amministrazione francese con McKinsey, che si sono svolti in maniera del tutto regolare. C’è stata una gara di appalto per delle consulenze specifiche. C’è un’inchiesta in corso, che vada avanti».

Dal Parlamento Ue all’Eliseo, non crede che queste notizie – vere, false, da verificare – facciano male alla salute della democrazia europea?

«Tutto questo non giova alla democrazia, né all’Europa, ed è un peccato perché al Parlamento europeo dal 2019 abbiamo avuto risultati importantissimi: dalla tutela dello Stato di diritto al Green deal. Eppure ora si parla solo di valigie con i soldi. Idem con Macron: si discute più di un presunto caso McKinsey che del dibattito sul fine vita che il presidente ha lanciato con grande coraggio. Sono cose che fanno male».

Finora è stata una batosta soprattutto a sinistra. Perché?

«Ci sono alcune lezioni che possiamo imparare da questa storia. Quando ci sono delle inchieste giudiziarie non vanno mai manipolate politicamente o rese oggetto di strumentalizzazione come troppi hanno fatto sempre soprattutto a sinistra: il moralismo dovrebbe essere cessato da un pezzo. Purtroppo a sinistra in molti non hanno mai resistito alla tentazione di utilizzare le inchieste come clava contro l’avversario. Ci sono stati tentativi di creare casi contro di me. Ho agito in maniera ferma e tranquilla, e ho avuto ragione. Spero che questo scandalo possa spingere la sinistra europea e italiana a tornare al garantismo, alla presunzione di innocenza. E mi auguro anche che la destra non voglia copiarli adesso, perché altrimenti il circolo vizioso non si spezzerà mai».

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Qatargate, anche 007 italiani nell’inchiesta del Belgio con le intelligence di altri cinque Paesi

15 Dicembre 2022 - 17:52 Redazione
I servizi segreti di Bruxelles avevano ricevuto una segnalazione dagli Emirati Arabi Uniti su un centro studi del Marocco. Oggi il Consiglio europeo nella capitale belga

Tra le intelligence dei Paesi europei coinvolte nella fase prima fase dell’inchiesta sulle presunte tangenti a Bruxelles per influenzare la posizione degli europarlamentari e le politiche dell’Unione verso il Qatar e il Marocco, c’era anche quella italiana. Gli 007 dell’Aise e dell’Aisi «per i rispettivi ambiti di competenza», scrive l’Ansa, hanno collaborato alla fase di intelligence nell’indagine. Il Corriere della Sera spiegava che a dare il via all’inchiesta sarebbe stata una segnalazione arrivata dagli Emirati Arabi Uniti all’intelligence del Belgio, che per mesi ha lavorato con i servizi segreti di diversi paesi europei sulle attività di un centro studi del Marocco a Bruxelles. Il fascicolo è passato poi alla magistratura ordinaria quando, da caso di sicurezza nazionale ha iniziato ad assumere i connotati di una vicenda di tangenti.

Il Consiglio Europeo a Bruxelles

Tutti i leader dei Paesi membri hanno raggiunto la capitale belga, tramortita dallo scandalo della presunta corruzione qatariota, finalizzata a influenzare le politiche delle istituzioni europee. Una dei massimi rappresentanti di quelle istituzioni, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, è tornata sulla vicenda la mattina del 15 dicembre. «Sono stata invitata ad andare ai Mondiali, ho rifiutato perché ho delle preoccupazioni su quel Paese. Ho avuto due incontri con i rappresentanti del governo del Qatar a Bruxelles dove ho ricevuto gli inviti che ho rifiutato», ha detto la politica maltese in conferenza stampa. Nell’incontro con la stampa, Metsola ha anche annunciato di aver avviato un iter di revisione su tutti gli atti che l’Europarlamento ha votato e che, in qualche modo, avrebbero a che fare con il Paese del Golfo: «Ho chiesto una revisione su quello che è stato votato e su cui abbiamo lavorato». Mentre riguardo all’accordo sull’aviazione tra Ue e Qatar, siglato a ottobre 2021, «il processo di ratifica deve essere completato. Solo quando i Paesi membri l’avranno ratificato, il Parlamento sarà consultato per dare il suo consenso».

La collaborazione nelle indagini e la riforma del codice di condotta

La presidente dell’Europarlamento ha spiegato ai giornalisti che c’è sempre stato un «costante dialogo» tra gli inquirenti belgi e i servizi del Parlamento. «L’indagine si è svolta in tandem, ma le informazioni mi sono arrivate la mattina del 9 dicembre – ha aggiunto -. Abbiamo agito immediatamente, non solo nel mettere i sigilli agli uffici – delle persone indagate – e con la revoca dell’immunità – ove richiesto -, ma anche con le decisioni che devono essere prese per procedere con le perquisizioni. Non c’è stato momento in cui da parte del Parlamento europeo non vi sia stata collaborazione fisica, politica o legale». Metsola, infine, ha annunciato che l’istituzione che guida: «Metterà in campo un ampio pacchetto di riforme nel 2023. Esistono delle falle che vanno chiuse come quella degli ex membri del Parlamento europeo o nel registro della trasparenza – e ha concluso -. Le riforme includeranno il rafforzamento dei sistemi parlamentari di protezione degli informatori, un divieto a tutti i gruppi di amicizie non ufficiali, la revisione del controllo delle regole del nostro codice di condotta».

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Qatargate, i dem Cozzolino e Moretti pronti a querelare. L’eurodeputata Pd: «A Doha per i diritti delle donne»

15 Dicembre 2022 - 17:28 Redazione
Prima di loro, anche Benifei aveva posto l'accento sul comportamento della stampa nel coprire la vicenda

Anche se non indagati nell’inchiesta sulle presunte tangenti adoperate dal Qatar per influenzare la politica europea, sui giornali sono rimbalzati i nomi di diversi politici appartenenti al gruppo dei Socialisti all’Europarlamento. Tra loro, si sono fatti i nomi di Alessandra Moretti e Andrea Cozzolino, entrambi eletti a Strasburgo nelle file del Partito democratico. I due hanno preso parola per ribadire l’estraneità alla vicenda e annunciare eventuali azioni legali contro chi infangherà la loro reputazione. «L’eurodeputata del Pd Moretti ribadisce la propria totale estraneità all’inchiesta in corso, per cui non risulta indagata così come nessuno dei suoi collaboratori, e rilancia le diffide a tutela della propria onorabilità contro chiunque continui ad accostare il suo nome a tali gravissimi episodi corruzione». È quanto si legge in una nota diramata dal suo ufficio stampa. Moretti spiega «di aver sempre agito in totale trasparenza, secondo le regole del Parlamento europeo, ed è fiduciosa che l’inchiesta della procura belga non potrà che confermare tali affermazioni».

I viaggi in Qatar

Riguardo al suo viaggio in Qatar, l’eurodeputata precisa «di essersi recata con altri colleghi deputati per una missione ufficiale che aveva come oggetto la libertà di espressione, i diritti delle donne e dei rifugiati, tematiche che da sempre la vedono in prima linea». Quella di Doha non è, a onor del vero, l’unica missione ufficiale alla quale Moretti ha partecipato con altri colleghi di Strasburgo per occuparsi di emancipazione femminile e immigrazione. L’esponente del Pd, ad esempio, è stata due volte protagonista di sopralluoghi lungo la rotta balcanica tra Bosnia e Croazia, con una delegazione di deputati Dem, «per verificare la situazione dei migranti e la vergogna dei respingimenti illegali». Nel comunicato stampa, poi, si ribadisce che «la linea espressa da Moretti sul Qatar è provata dai voti in parlamento europeo che sono sempre stati in linea con il gruppo S&d e con la posizione molto dura espressa dalla delegazione del Pd, di cui fa parte – e dunque l’europarlamentare – respinge le diffamatorie illazioni di alcuni organi di informazione e diffida dal pubblicare false notizie».

La minaccia di querele

Infine, Moretti ci tiene a far sapere che è al momento impegnata, con la delegazione Pd, a formalizzare alcuni provvedimenti che rendano più stringenti e trasparenti le regole sui rapporti dei deputati con le lobby e i gruppi di interesse». La nota si conclude annunciando «querele riguardo agli articoli gravemente diffamatori di alcuni organi di stampa sugli episodi di corruzione al Parlamento europeo». Come lei, anche Cozzolino interviene sulla vicenda per rimarcare l’estraneità alle indagini: «Sono profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee. Personalmente sono del tutto estraneo alle indagini: non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni né, tantomeno, sono stati apposti sigilli al mio ufficio. Sono pronto a tutelare la mia storia e la mia onorabilità in ogni sede. Inoltre non ho mai incontrato persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza, né tanto meno ho mai perseguito interessi, vantaggi o utilità personali nella mia vita politica».

La posizione del capodelegazione Pd a Strasburgo

Questa mattina, 15 dicembre, anche il capo della delegazione del Pd all’Europarlamento, Brando Benifei, aveva voluto porre l’accento sulla sua lontananza dai fatti raccontati sui giornali. «Stamattina leggo su un quotidiano che l’unico passaggio rilevante su di me in una ricostruzione della prima udienza del processo Qatargate è il seguente: “Nessuna domanda su Benifei è stata fatta a Giorgi“. In virtù del mio ruolo di capodelegazione qualche domanda poteva essere fatta, ma proprio dall’articolo in cui sono citato si capisce chiaramente che non c’è nulla che mi riguardi. Ciononostante, dal giornale viene accostata anche la mia foto a un titolo forte, in maniera un po’ “suggestiva” e perciò mi cercano molte persone, che magari spesso riescono a leggere solo il titolo che mi cita col nome. Non credo sia giusto come molti mi fanno notare, grazie per la solidarietà espressami – ha scritto il politico spezzino su Facebook -. È giusto invece che si facciano domande, ma devo ricordare anche le nostre e in particolare le mie posizioni, sempre dure col Qatar e pure col Marocco sul tema Saharawi. Sono consapevole di aver fatto sempre tutto il necessario per difendere l’integrità politica del nostro partito e determinato a chiedere che venga fatta luce su tutto quanto accaduto».

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Qatargate, Eva Kaili si difende e punta il dito su Metsola: «Tutte le mie iniziative con l’ok del Parlamento Ue»

15 Dicembre 2022 - 17:27 Redazione
L'ex vicepresidente dell'Aula di Strasburgo sfida dal carcere di Bruxelles chi l'ha scaricata: «Non farò la fine di Ifigenia. Quei soldi in casa a mia insaputa»

Dal carcere di Bruxelles dove è rinchiusa, Eva Kaili, l’ex vicepresidente greca del Parlamento europeo accusata di essere al centro dello scandalo-tangenti che sta scuotendo l’Ue, torna a rivendicare la sua innocenza e lo fa sfidando chi vorrebbe fare di lei una vittima sacrificale. «Non farò la fine di Ifigenia», ha detto l’ex giornalista televisiva, affiancando idealmente la sua vicenda a quella della figlia di Agamennone e di Clitemnestra che nel mito greco viene sacrificata. «Kaili non ha nulla a che vedere con i soldi che sono stati trovati, se non il fatto che si trovava nella casa in cui è stato rinvenuto il denaro», ha detto alla tv greca ANT1 il suo avvocato, Michalis Dimitrakopoulos. Poi l’affondo contro le istituzioni Ue affrettatesi nei giorni scorsi a scaricare Kaili: «Tutte le azioni e le iniziative della signora Kaili sono state approvate dal Parlamento europeo. Non c’era un’agenda personale della signora Kaili: tutto era una decisione politica del Consiglio europeo e della Commissione e non solo del Parlamento europeo e della signora Metsola», ha spiegato Dimitrakopoulos. Quanto a Francesco Giorgi, il compagno italiano dell’ex vicepresidente già assistente parlamentare di Antonio Panzeri, anche lui conferma la stessa versione, fa sapere l’avvocato: «Quando Kaili ha visto i soldi, non ha avuto una risposta convincente sulla loro origine e ha subito chiesto che i soldi fossero portati via di casa. Suo padre si è preso la responsabilità di essere il corriere, perché non c’era nessun altro».

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Caos Perù, giovani italiane bloccate: «Non sappiamo quanto resteremo qua ma siamo al sicuro»

15 Dicembre 2022 - 17:23 Redazione
Le quattro ragazze si trovano ora in una struttura dopo esser rimaste senza né cibo né acqua su un autobus diretto in Bolivia

Sono riuscite a lasciare dal bus, sul quale erano bloccate da oltre 24 ore senza cibo né acqua, e raggiungere una strutture dove hanno trascorso la notte. Quale sarà la prossima tappa ancora non lo sanno, ma dal messaggio condiviso sui social da una delle quattro ragazze italiane protagoniste dell’incidente traspare tutto il sollievo per la risoluzione di una situazione di estremo disagio. Giulia Opizzi, Martina Meoni, Federica e Lorenza Zani, tra i 21 e i 33 anni, sono rimaste bloccate in Perù mentre si trovavano su un autobus diretto in Bolivia, insieme ad altri passeggeri statunitensi, cileni, colombiani, argentini, giapponesi e olandesi. Il mezzo è rimasto fermo per un giorno intero nel villaggio di Checacupe a causa delle proteste avvenute dopo il tentato golpe. Opizzi, 21 anni, che sui social ha mostrato le immagini di quanto stava accadendo, ha condiviso un messaggio per ringraziare chi ha condiviso il suo appello, che è arrivato fino all’ambasciata italiana a Lima. «Ora siamo in un ostello», ha scritto la ragazza, «siamo riuscite ad arrivare ai piani alti grazie alle condivisioni, non sappiamo quanto resteremo qua ma siamo alsicuro. Grazie a tutti tanto!».

Giulia Opizzi/Instagram

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Sciopero trasporti del 16 dicembre contro la manovra: quali sono i treni, bus e metro a rischio

15 Dicembre 2022 - 17:14 Redazione
Le regioni coinvolte sono: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio

Venerdì 16 dicembre sarà sciopero dei trasporti in molte città d’Italia. È stato proclamato per 24 ore da Cgil e Uil contro la legge di Bilancio del Governo considerata «socialmente iniqua, che penalizza il mondo del lavoro dipendente e mortifica le aree di precariato del nostro paese, in particolare su fisco, pensioni e trattamento salariale». Treni, metro e autobus possono subire modifiche nella circolazione di più città italiane. Sono già diversi giorni che avvengono scioperi, come quello in Calabria del 12 dicembre o in Sicilia e Umbria del 13. E venerdì, fa sapere la Cgil, gli operatori del settore incroceranno le braccia nelle seguenti regioni: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio. L’obiettivo è «cambiare una manovra contro il lavoro» e rivendicarne «una più giusta per le persone, più utile per il Paese». Non è d’accordo, invece, il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, secondo il quale «in questa fase di grande difficoltà per le famiglie scarica costi economici sulle spalle dei lavoratori, e trasferisce tensioni e conflitti nei luoghi di lavoro e nelle aziende».

Treni

Per quanto riguarda i treni, i sindacati Filt-Cgil e Uiltrasporti hanno proclamato lo sciopero del personale delle ferrovie dalle ore 9.00 alle 17.00 di domani, 16 dicembre, con i disservizi che potrebbero coinvolgere le tratte nazionali di Trenitalia per gli Intercity e quelle locali per i Regionali. La circolazione delle Frecce resta, invece, regolare. Le fasce garantite sono dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. Per quanto riguarda Italo, lo sciopero sarà dalle 9.00 alle 17.00 , ma la società ha pubblicato una lista con i treni garantiti.

Trenord

Per quanto riguarda Trenord, l’ente ferrovario lombardo, l’agitazione sarà dalle ore 9 alle ore 13. «Il servizio regionale, suburbano ed il servizio aeroportuale potranno subire variazioni e cancellazioni», annuncia l’azienda. Le fasce orarie di garanzia non saranno interessate dallo sciopero e arriveranno a fine corsa i treni con partenza prevista da orario ufficiale entro le ore 9 e che abbiano arrivo nella destinazione finale entro le ore 10. «In caso di cancellazione dei treni del servizio aeroportuale saranno istituiti bus senza fermate intermedie tra: Milano Cadorna e Malpensa Aeroporto per i soli collegamenti aeroportuali tra ‘Milano Cadorna e Malpensa Aeroporto’ e Stabio e Malpensa Aeroporto per garantire il collegamento aeroportuale S50 Malpensa Aeroporto Stabi».

Autobus, metro e tram

Lo sciopero coinvolgerà i dipendenti dei trasporti lombardi Atm. L’azienda ha riferito che riguarderà la fascia oraria dalle 18.00 alle 22.00. Per quanto riguarda la funicolare Como-Brunate potrebbero esserci disagi fra le 8:30 e le 12:30. Anche i bus Autoguidovie potrebbero risentire dello sciopero tra le 18 e le 22.00. A rischio anche i taxi – dalle 9 alle 13 – e le auto noleggio con conducente nello stesso orario. Per il personale dei servizi automobilistici e filoviari Tper di Bologna e Ferrara i trasporti potrebbero fermarsi dalle 11:30 alle 15:30. Diversa la situazione nella Capitale. A Roma, bus metro e tram dell’Atac si fermeranno in orario serale, dalle 20:00 fino a mezzanotte. Entreranno in agitazione sindacale anche i lavoratori e le lavoratrici della Campania, con uno stop dei trasporti tra le 9 e le 13. In Molise i mezzi urbani si fermeranno dalle 19.30 alle 23.30 e i taxi incroceranno le braccia tutto il giorno. Anche in Liguria il trasporto urbano sarà interrotto da inizio servizio fino alle 5.30, poi di nuovo dalle 9.30 alle 17 e infine dalle 21 a fine servizio. Mentre il trasporto extraurbano si fermerà da inizio servizio fino alle 6, dalle 9 alle 17 e dalle 20 fino a fine servizio. Nella stessa regione lo sciopero riguarderà anche i porti e la logistica. In Toscana il trasporto pubblico locale sarà fermo per quattro ore, ma con orari diversi in ogni città. A Firenze comincerà dalle 18 alle 22, a PratoLivorno e Lucca dalle 17.30 alle 21.30, ad ArezzoGrosseto e Siena dalle 8.30 alle 12.30 e, infine, a Massa Carrara dalle 11 alle 15.

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Qatargate, il Parlamento europeo corre ai ripari: piano in 10 punti contro la corruzione e il lobbying «sregolato»

15 Dicembre 2022 - 16:50 Simone Disegni
Tra le misure allo studio la stretta sull'accreditamento di rappresentanti di governi stranieri ed ex eurodeputati, e norme a tutela del whistleblowing

«Sono infuriata, adirata, dispiaciuta», aveva scandito la presidente Roberta Metsola aprendo lunedì a Strasburgo la seduta plenaria del Parlamento europeo più critica degli ultimi anni – dopo lo scandalo delle presunte tangenti versate dal Qatar a esponenti di rilievo del Parlamento e di diverse ong. Oltre a garantire la piena collaborazione con le autorità belghe che indagano sul caso, Metsola aveva anche promesso un’indagine interna autonoma del Parlamento europeo e una risposta concreta dell’istituzione alle accuse di permeabilità a pressioni e intenti corruttivi. Un piano che ora sta prendendo forma. I vertici dell’Eurocamera sarebbero infatti al lavoro su un pacchetto di dieci misure, che potrebbero entrare in vigore da gennaio, per stringere le viti sulle attività di lobbying e sulle sue degenerazioni in episodi di vera e propria corruzione. All’interno del piano, secondo quanto anticipato da Politico, troverebbero spazio norme più severe per regolare le attività di lobbying svolte da o per conto di governi stranieri, i cui rappresentanti non devono oggi essere iscrtti nel Registro di Trasparenza Ue, e per monitorare i regali ricevuti dagli eurodeputati o da funzionari dell’Europarlamento. «Questo è un problema strutturale – ha spiegato una fonte – Ci sono gruppi di amicizia di ogni genere difficilissimi da controllare. I deputati dovrebbero dichiarare i doni ricevuti, ma è tutto su base volontaria». Tra le miusre allo studio, anche maggiori garanzie a tutela dei whistleblowers, oggi assenti, per incoraggiare chi opera dentro al Parlamento a denunciare per tempo trame ed episodi oscuri. Un terzo intervento dovrebbe poi riguardare gli ex eurodeputati che proseguono la carriera a Bruxelles come lobbisti (come nel caso di Antonio Panzeri, il politico italiano agli arresti da venerdì scorso), per fare in modo che siano registrati come tali quando continuano ad accedere all’edificio del Parlamento dopo la fine del loro mandato.

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Effetto Bce: quanto costa l’aumento dei tassi sul mutuo e chi paga di più

15 Dicembre 2022 - 16:44 Redazione
La Banca centrale europea ha deciso un innalzamento degli interessi sul costo del denaro dello 0,50%: cosa cambia per chi ha un tasso fisso o uno variabile

L’inflazione spaventa la Banca centrale europea che, dopo Fed e Bank of England, decide per l’ennesimo rialzo dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale. L’effetto che questa decisione avrà sulle rate mensili dei mutui degli italiani, dipenderà da quanto l’Euribor – l’indice di riferimento per i mutui a tasso variabile – assorbirà l’ultimo rialzo deciso dalla Bce, poiché se è vero che tende a modificarsi sulla base delle aspettative dei tassi della banca centrale, non è detto che lo farà in misura uguale, ossia 50 punti base. Già oggi l’aumento dei tassi ha portato le rate a lievitare in media di 180 euro rispetto all’inizio del 2022. L’Euribor a tre mesi, prima dell’annuncio di oggi, è arrivato al 2,08% superando l’Eurirs a 30 anni – il tasso di riferimento per i mutui fissi – fermo all’1,99% e in calo già da un mese, una situazione che non si verificava dal 2008.

Le simulazioni della rata del mutuo

MutuiOnline ha prodotto alcune simulazioni per capire quanto l’ultimo rialzo dei tassi impatti sulla rata mutuo delle famiglie. A luglio 2022, per un mutuo da 160mila euro a 20 anni per un immobile di 200mila euro, il miglior tasso annuo nominale (tan) variabile a tassi agevolati era 0,70%, con rata mensile di 715 euro. Oggi il miglior mutuo giovani ha Tan 1,15% e rata 747, pari ad un aumento mensile del 5% e a 7.700 euro in più in 20 anni. La seconda offerta più vantaggiosa a tasso variabile ha un Tan del 2,60% e una rata mensile di 856. Nel documento si sottolinea come vi sia oggi poca differenza tra i due tassi, con i costi delle offerte a tasso fisso – 870 al mese per gli under 36 – che costa solo il 2% in più rispetto alla seconda miglior offerta a tasso variabile. E questo prima ancora che l’Euribor registri l’ultimo aumento di 50 punti base. Oggi la differenza tra fisso – 3,35% – e variabile – 2,90% – è dello 0,45%, assai inferiore a quella che si registrava solo due mesi fa, a settembre, quando era dell’1,5 per cento. Anche Facile.it ha prodotto una sua simulazione, su un mutuo di 126mila euro a 25 anni, sottoscritto a gennaio 2022 e con un loan-to-value (valore del prestito rispetto all’immobile) pari al 70%. Il Tan di partenza a gennaio era pari a 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro: a partire da luglio gli indici dei mutui variabili hanno iniziato a salire sensibilmente e, a dicembre, la rata è arrivata a circa 602 euro, vale a dire quasi 150 euro in più rispetto a quella iniziale. Se l’Euribor dovesse crescere in maniera analoga all’ultimo aumento dei tassi, la rata mensile arriverebbe nei prossimi mesi a circa 636 euro.

Cosa aspettarsi dal 2023

Secondo la presidente della Bce Christine Lagarde, ci si aspetta una recessione fra il quarto trimestre del 2022 e il primo trimestre 2023: ma questa sarà «breve e poco profonda». Nel complesso la crescita si attesterà al 3,4% nel 2022, allo 0,5% nel 2023, quindi all’1,9% nel 2024 e all’1,8% nel 2025». Sulla base di questo di altri fattori di valutazione, secondo MutuiOnline gli analisti sono concordi nell’ipotizzare che i tassi di riferimento in Usa, Regno Unito ed Europa inizieranno a scendere già dalla seconda metà del prossimo anno. Il consiglio di Ivano Cresto, managing director di prodotti di finanziamento di Facile.it per chi ha muti a tasso variabile è di «stabilire la soglia massima oltre la quale la rata potrebbe diventare insostenibile e rivolgersi al proprio istituto di credito o ad un consulente per individuare la soluzione migliore in base alle proprie caratteristiche».

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Harry riapre la guerra contro il fratello William, la rivelazione nella docuserie: «Urlò contro di me davanti alla regina»

15 Dicembre 2022 - 16:38 Redazione
Nella seconda e ultima parte della docuserie targata Netflix emerge anche che la decisione di lasciare il regno è stata di Harry, e non di Meghan Markle

Nuove rivelazioni sul rapporto tra i principi Harry e William. Nella seconda e ultima parte della docuserie targata Netflix, pubblicata oggi, Harry rivela quanto abbia sofferto quando William gli urlò contrò davanti alla regina Elisabetta II. L’episodio accadde a gennaio 2020 nella residenza di Sandringham nel corso della riunione di crisi dei Windsor di fronte allo strappo dei duchi di Sussex e al loro successivo trasferimento negli Usa. «È stato terrificante vedere mio fratello urlare contro di me mentre mio padre diceva cose che semplicemente non erano vere», dice in video ribadendo che la Regina era presente allo scontro. Ed era stata proprio Elisabetta II a convocare l’attuale re Carlo III e i principi per affrontare la questione dei piani futuri dei Sussex. Secondo quanto emerge, Harry era per il compromesso: l’indipendenza per i Sussex, quindi avrebbero potuto avere un lavoro, ma assicurando comunque il loro sostegno alla regina.

«La decisione di lasciare il regno è stata mia, non di Meghan»

«È emerso ben presto che era fuori discussione», sottolinea il principe nella puntata di Netflix. Ma in tutto questo ad avere un ruolo centrale nella rottura tra la famiglia reale e quella di Harry sarebbe stato proprio il fratello William. Ma non solo. Emerge anche un nuovo elemento: la sua decisione di lasciare il Regno è stata solo sua e non della moglie Meghan. Silenziando così le accuse che facevano ricadere su di lei la i motivi della decisione. Dinanzi al diffondersi di queste nuove rivelazioni, in cui sembra trasparire una sorta di «guerra» tra i due fratelli non c’è ancora stata alcuna reazione da parte di Buckingham Palace e Kensington Palace. Non vengono risparmiati neanche gli attacchi ai media, soprattutto nei confronti del Daily Mail, portato in tribunale per violazione della privacy. Inoltre, il principe rivela anche che la coppia ha tentato di andarsene in Nuova Zelanda e poi in Sudafrica. Ma i loro piani sono stati trapelati alla stampa e non hanno mai trovato concretezza.

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«Schlein e Bonaccini, nuova svolta stessi nemici», la scritta sul muro del circolo Pd della Bolognina

15 Dicembre 2022 - 16:14 Redazione
«Tieni duro come farò io» scrive il governatore dell'Emilia-Romagna all'avversaria per la segreteria dem dopo le minacce apparse al circolo alla periferia di Bologna

Una scritta contro Elly Schlein e Stefano Bonaccini è comparsa questa mattina 15 dicembre su un muro del circolo della Bolognina, lo stesso dove tre giorni fa l’europarlamentare dem aveva rifatto la tessera del partito dopo l’annuncio di volersi candidare alla segreteria. «Schlein e Bonaccini. Nuova svolta stessi nemici» recita la scritta, con accanto il simbolo della falce e martello, apparsa sul muro appena accanto al circolo, un punto che sarebbe coperto anche da telecamere di sorveglianza. L’eurodeputata Pd è già sotto protezione da parte della Questura di Bologna, dopo l’attentato subito dalla sorella Susanna, diplomatica dell’ambasciata italiana ad Atene. «A Elly dico di tenere duro e continuare a battersi per quello in cui crede e per fare la differenza. Io farò altrettanto», ha scritto in un post il governatore dell’Emilia-Romagna, Bonaccini, avversario di Schlein alla segreteria dem. «Alle militanti e ai militanti del Circolo Bolognina – continua il post di Bonaccini – dico che sono con voi (e che contribuirò alle spese per ripulire). A chi ha scritto il messaggio dico che servono idee e non gesti vandalici».

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Regionali Lombardia, cresce la fronda grillina che si oppone all’accordo con il Pd. Toninelli: «Basta stimare un partito che non ha nulla di stimabile»

15 Dicembre 2022 - 16:11 Felice Florio
L'ex ministro delle Infrastrutture, dicono a Open, nelle ultime settimane è stato particolarmente attivo nelle trattative per la tornata elettorale in Regione

«Io dico “no” all’accordo con il Pd in Lombardia». Laconico, ma esplicito, il titolo del post che Danilo Toninelli pubblica a commento del possibile accordo tra Movimento 5 stelle e Partito democratico per sostenere la candidatura del Dem Pierfrancesco Majorino alla presidenza della Regione. L’intesa dovrà essere sottoposta al voto degli iscritti sulla piattaforma Skyvote, ma l’apertura di Giuseppe Conte a un’eventuale alleanza è stata interpretata da tanti come una sorta di indicazione di voto. Anche perché nel Lazio, seppure nell’ultima legislatura i grillini abbiano governato insieme ai Dem, non è stata data agli iscritti la stessa opportunità di espressione online: in nessuna fase si è aperto un minimo spiraglio di sostegno ad Alessio D’Amato, anche lui del Pd e candidato alla presidenza nella tornata del 12 e 13 febbraio. Intanto, in Lombardia, le riunioni tra gli staff dei due partiti si susseguono fino a tarda sera. Il lavoro per la stesura di un programma condiviso è già partito prima ancora di conoscere l’esito del voto su Skyvote. E Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture e storico esponente dei 5 stelle, da settimane interviene nel dibattito sulle elezioni nella sua regione.

Nel Pd, c’è chi dice che l’attivismo di Toninelli sia dovuto a una velleità di candidatura dell’ex ministro, rimasto a casa dopo due mandati da parlamentare. Ma tale ipotesi non sembrerebbe percorribile, proprio perché su Toninelli cadrebbe la scure del vincolo del doppio mandato. Lui, su Facebook, spiega così la sua contrarietà al sostegno a Majorino: «Lo scandalo delle mazzette in Ue è solo l’ennesima conferma di una scelta che dovrebbe essere ovvia. Io voterò “no” nella consultazione online e chiedo a tutti di tornare ad aprire gli occhi e di smetterla di “stimare” un partito che di “stimabile” non ha nulla. Gli obiettivi condivisi nell’accordo col Pd li hanno già traditi nel corso degli anni, e continueranno a farlo. A livello regionale il Pd è il partito degli inceneritori, della cementificazione selvaggia, degli impianti a biogas e degli allevamenti intesivi. E parlando di sanità, il Pd è il partito che nel 2019 in Parlamento ha votato contro il decreto Calabria che toglieva le mani della politica dalla sanità. Perché ora dovrebbe fare il contrario in Lombardia?».

«Siamo rinati grazie al suicidio di Letta»

E ancora: «Il Pd è il partito che solo pochi mesi fa ha preferito allearsi con Calenda – da cui è stato poi mollato – e Di Maio. Ma non col M5s. E per fortuna aggiungo io. Perché grazie al suicidio di Letta siamo rinati noi. Come possiamo fidarci? Sostenendo addirittura un loro candidato di partito, Majorino, scelto senza neppure interpellarci. I fatti contano più delle parole, e i fatti sono evidentissimi. Del Pd non ci si può fidare. La gente ha bisogno di un M5s libero e forte, non di un M5s ingabbiato nella rete di un partito di sistema. La nostra è una comunità straordinaria perché unita dai temi, dai programmi, non dalle correnti, come nel Pd. Le correnti servono per ottenere soldi e poltrone, i temi servono per ottenere risultati per le persone. Mi fermo qui. Chi mi conosce sa quanto amo il Movimento 5 stelle e quanto continuo a lottare per lui. Senza mai chiedere nulla ma dicendo grazie. Teniamo alta la nostra bandiera! Votiamo “no” all’alleanza con il Pd in Lombardia».

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