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Macron rivendica la scelta di assistere alla semifinale dei Mondiali nonostante il Qatargate: «Seguo sempre la nazionale»

15 Dicembre 2022 - 10:18 Redazione
Proseguono le indagini della polizia belga sulle presunte manovre di corruzione nei confronti dei membri del Parlamento europeo

Nonostante lo scandalo che ha travolto il Qatar, presunto responsabile di manovre di corruzione per tirare dalla propria parte alcuni membri del Parlamento europeo, il Paese del Golfo non ha perso tutti i suoi sostenitori tra i leader occidentali. Uno di questi sembra essere il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, che ieri si è recato nel Paese per assistere alla semifinale dei Mondiali di calcio tra Francia e Marocco. «Sono andato quattro anni fa a seguire la Francia in Russia e ora sono di ritorno dal Qatar. Io seguo la Francia e direi che i francesi fanno altrettanto. C’è stato molto dibattito negli ultimi giorni sul boicottaggio, ma amiamo la nostra nazionale, siamo fieri di lei, vogliamo che vinca e la seguiremo fino alla fine», ha detto Macron. Il capo dell’Eliseo è stato ospitato nella tribuna d’onore dell’Al Bayt Stadium di Al Khor, e ha condiviso sui suoi canali social il video in cui intona l’inno nazionale assieme ai tifosi francesi presenti e ai giocatori in campo. Oggi, secondo quanto riporta Afp, ha rivendicato la sua scelta di visitare il Qatar per sostenere la squadra francese della Coppa del Mondo. Mentre la polizia belga continua a indagare sulle presunte tangenti che il Paese del Golfo avrebbe pagato ai politici europei. Per il momento sono state arrestate quattro persone, tra cui l’ex eurodeputato socialdemocratico Antonio Panzeri e l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili.

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Così il centrodestra vuole cancellare le restrizioni anti-Covid: «Ma corriamo un rischio troppo alto»

15 Dicembre 2022 - 09:47 Redazione
Le modifiche su tamponi, Green Pass, multe ai non vaccinati e isolamento negli emendamenti in Senato. Lo stop di Pregliasco

Con una serie di emendamenti al decreto anti-rave in Senato la maggioranza interviene sulle restrizioni per il contenimento dei contagi da Coronavirus. E i provvedimenti appaiono ancora più radicali rispetto a quanto anticipato in interviste e dichiarazioni dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Si va dall’abolizione dell’obbligo al tampone una volta terminato l’isolamento, sia per gli asintomatici che per i sintomatici, alla riduzione da dieci a cinque giorni per l’auto-sorveglianza dei contatti stretti dei positivi, tenuti in quel lasso di tempo a indossare la mascherina. Anche in questo caso è abrogato l’obbligo di eseguire un tampone al termine del periodo. Viene inoltre abolito l’obbligo di Green Pass negli ospedali, l’ultimo luogo rimasto ad imporlo fino al termine dell’anno. Lo stesso varrà per le residenze sanitarie assistite (Rsa), le strutture riabilitative e le residenze per anziani.

Il commento di Pregliasco

Gli over 50, insegnanti e forze dell’ordine che al 15 giugno scorso non erano in regola con le vaccinazioni vedranno infine la sospensione fino al 30 giugno 2023 dei procedimenti per le sanzioni attualmente previste e pari a 100 euro. Il termine per contestare l’infrazione era scaduto a fine novembre, e l’Agenzia dell’Entrate era pronta a far partire le multe. La proroga è stata però ottenuta con un emendamento a firma Lega. Gli emendamenti approvati aspettano ora il via libera definitivo della Camera. Ma hanno già iniziato a far discutere la comunità scientifica. «Un rischio troppo alto», lo definisce il virologo Fabrizio Pregliasco in un’intervista a La Stampa, parlando della ldecisione di abrogare il tampone in uscita dall’isolamento domiciliare. Almeno, specifica, nel caso dei sintomatici. Rispetto agli asintomatici, infatti, ritiene che sia «un passo verso la normalità che si poteva fare», in quanto la contagiosità si concentra nei primi giorni dopo aver contratto l’infezione. «Ciò non significa che sia impossibile contagiare gli altri – puntualizza -, ma solo che il pericolo diminuisce al diminuire della carica virale». Che, al contrario, negli asintomatici è ancora alta: ecco perché abrogare il tampone in questi casi è a suo avviso un pericolo. «Magari era un passo che si poteva tentare scavallato l’inverno», commenta.

La prudenza necessaria

Una prudenza che a suo avviso sarebbe stata necessaria anche rispetto all’abrogazione del Green Pass in ospedali e Rsa. «Si poteva aspettare un po’ anche in questo caso», dichiara, ipotizzando che «in futuro il Green pass si potrebbe mantenere solo su indicazione del direttore sanitario in funzione del contesto in cui ci si trova, ossia della presenza di persone particolarmente fragili, ma anche del periodo. Mantenendolo ad esempio nei mesi invernali». Pregliasco si astiene dal commentare la decisione di non far pagare le multe ai No Vax, così come quella di anticipare il rientro dei sanitari non vaccinati: «Credo che sia una scelta politica. Certo è che così si mandano segnali ambigui». E, a suo avviso, si allontanano le persone dalla vaccinazione, anche perché «c’è già una certa stanchezza vaccinale».

Nessuna ambiguità sui vaccini

La sua idea è che «non possiamo continuare a proporre il vaccino ogni 4 o 6 mesi. Dobbiamo arrivare a un richiamo annuale, concentrandoci su anziani e fragili». Ma sul tema dei vaccini, ribadisce, «non può esserci alcuna ambiguità»: «Hanno salvato decine di migliaia di vite umane solo in Italia. E ora è il momento di proteggersi anche dall’influenza». Anche su questo fronte tuttavia, commenta amareggiato, «la vaccinazione non sta andando bene». Mentre non si dichiara del tutto contrario alla riduzione dell’auto-sorveglianza a 5 giorni senza, anche in questo caso, prevedere un tampone all’uscita: «Accorciare i tempi ci sta per rendere più accettabile l’obbligo di indossare le Ffp2 nei luoghi chiusi e in quelli affollati. In questo caso un piccolo rischio in più lo si corre solo se si hanno sintomi». Invece, prosegue, «se si frequentano persone fragili il tampone lo farei e così come si fa con l’influenza in caso di sintomi si sta a casa».

L’obbligo di mascherina

Rispetto alla questione dell’obbligo di mascherina nelle Rsa, sostiene che l’obbligo andrebbe mantenuto per il momento. Poi, aggiunge, così come per il Green pass, «lascerei che siano i direttori sanitari a dare delle indicazioni a seconda della fragilità dei pazienti con i quali si entra in contatto». Dobbiamo prepararci a «un Natale impegnativo», a suo avviso. E nonostante l’anno nuovo porterà l’abolizione delle misure anti-Covid, ricorda che «non è ancora il momento di abbandonare la prudenza»: «Omicron è meno pericolosa, ma è anche più contagiosa per cui il tasso di letalità dello 0,2% su un gran numero di contagiati dà purtroppo ancora un alto numero di vittime».

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Il Giornale agli Angelucci, già editori di Libero e Tempo. Il Cdr: «Trattative avanzate»

15 Dicembre 2022 - 09:27 Redazione
I giornalisti del quotidiano chiedono all'editore di garantire i posti di lavoro

L’accordo per la cessione de Il Giornale alla famiglia Angelucci è sempre più vicino. Dopo le indiscrezioni circolate a inizio mese, a farlo sapere è oggi una nota del Comitato di Redazione del quotidiano. Il 2 dicembre scorso Bloomberg aveva fatto sapere che le trattative erano in fase ormai avanzata. I giornalisti de Il Giornale fanno sapere di aver avuto conferma della vicenda in un incontro con i vertici aziendali. E poi si appellano al fratello di Silvio Berlusconi e alla Mondadori di avere certezze: «I giornalisti, che hanno ben chiaro che i cambi di assetto azionario nell’informazione sono fisiologici, chiedono però agli attuali e storici azionisti (la Pbf di Paolo Berlusconi e la Mondadori) di garantire, con responsabilità, la tutela dei posti di lavoro e delle competenze di una redazione che ha già visto assottigliarsi pesantemente l’organico (sceso da 80 a 51 redattori solo negli ultimi 4 anni) e che ha sempre contribuito a sanare le difficoltà economiche della testata». E poi assicurano: «Esistono tanti modi per garantire l’organico in qualunque passaggio di proprietà. Eguale impegno si sente di chiedere a qualunque eventuale futuro acquirente, perché i giornalisti del Giornale meritano di continuare ad avere un editore vero. Fiduciosi di poter continuare il nostro servizio ai lettori che, nonostante i tempi, restano numerosi e appassionati».

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Renzi sul filmato in autogrill: «Qualcuno ha violato il segreto di Stato e rischia 24 anni di carcere»

15 Dicembre 2022 - 09:14 Redazione
Il leader del Terzo Polo: in una denuncia ho spiegato perché la storia non sta in piedi

Sulla vicenda dell’incontro all’autogrill con il funzionario dei Servizi segreti Marco Mancini «qualcuno ha violato il segreto di Stato. Violare il segreto di Stato porta a 24 anni di carcere». Lo ha detto il senatore di Italia Viva Matteo Renzi ospite di Omnibus su La7. «Ho presentato in queste ore una denuncia di 39 pagine al Comando dei Carabinieri del Senato perché lo trasmetta al pubblico ministero che segue queste vicenda», ha aggiunto Renzi. «Lì spiego perché questa storia non sta in piedi neanche con gli stecchetti. Vediamo se ha ragione chi dice come Report che c’era una professoressa, che il padre stava male». Per lui la verità sulla vicenda «la scopriremo solo vivendo, ho un paio di idee». Il leader del Terzo Polo ha poi chiamato in causa Giuseppe Conte: «Chiamatelo e chiedetegli semplicemente perché ha detto che ha ricevuto quella carta quando era a palazzo Chigi e poi ha detto no, mi sono sbagliato. Anche i giornalisti non possono violare il segreto di Stato. Hanno il segreto professionale, importante, che per me va difeso, ma anche i giornalisti sono chiamati a rispettare il segreto di Stato, persino loro».

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TECNOLOGIAElon MuskGiovaniInchiesteSocial mediaStalkingUSAX (Twitter)

Elon Musk fa causa allo studente che pubblicava su Twitter i voli del suo jet (e gli chiude l’account): «È uno stalker pazzo»

15 Dicembre 2022 - 08:49 Ludovica Di Ridolfi
Il plurimiliardario ha parlato di presunti pedinamenti subiti: «Ho avviato un'azione legale»

Elon Musk sembra incassare male le critiche. Non gli è bastato, infatti, sospendere da Twitter, il social di cui è entrato in possesso, l’account che tracciava i suoi spostamenti con il jet privato (a sottolinearne lo stridore con le dichiarazioni ecologiste del patron di Tesla). Il plurimiliardario ha anche deciso di denunciare lo studente della Florida che si celava dietro il profilo, Jack Sweeney. Ma la ragione, a suo dire, non risiederebbe in un bieco desiderio di vendetta. Sweeney sarebbe uno «stalker pazzo» che l’altra sera avrebbe pedinato «un’auto con tre X a Los Angeles» pensando fosse quella di Musk, a detta di quest’ultimo. Che assicura, senza aggiungere ulteriori dettagli: «Un’azione legale è stata avviata contro Sweeney e le organizzazioni che hanno provocato danni alla mia famiglia».

Il «paradiso della libertà»

Questa spiegazione arriva dopo le polemiche che aveva scatenato il blocco dell’account di Sweeney, @ElonJet, che poteva vantare oltre mezzo milione di followers. In contraddizione con la dichiarata intenzione di Musk di voler rendere il social un «paradiso della libertà d’espressione». L’account era stato ripristinato mercoledì sera, ma dopo poche ore è stato oscurato di nuovo. «Ogni account – si è giustificato dopo le molteplici critiche – che documenta gli spostamenti in tempo reale verrà sospeso, perché è una violazione alla sicurezza personale. Questo include indicare i luoghi con informazioni in tempo reale». E ha poi specificato, forse per aiutare gli utenti ad orientarsi meglio tra le ambiguità del nuovo regolamento: «Postare le location verso cui qualcuno è diretto ma in leggero ritardo non è un problema di sicurezza, quindi è ok».

Il messaggio di Sweeney

In un messaggio pubblicato in cima all’account di Sweeney, quando era ancora visibile, il suo autore ha sottolineato di avere «tutto il diritto di diffondere informazioni» sul jet. In quanto i dati sono pubblici e tutti gli aerei hanno l’obbligo di essere dotati di un transponder (un dispositivo destinato ad aiutare nella loro identificazione da parte dei radar). «Il mio impegno per la libertà di espressione arriva al punto di non vietare l’account che segue il mio aereo, anche se rappresenta un rischio diretto per la mia sicurezza personale», aveva scritto Musk su Twitter all’inizio di novembre, pochi giorni dopo aver acquistato la piattaforma per 44 miliardi di dollari. E, evidentemente, prima di cambiare idea.

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L’Agcom: «Stop alle censure in tv su quello che succede negli stadi»

15 Dicembre 2022 - 08:43 Redazione
La decisione del presidente Lasorella: dal 2024 le immagini sui fatti più rilevanti saranno a disposizione di tutti

Negli stadi torna il diritto di cronaca. Specialmente per i fatti più rilevanti, che vanno oltre l’interesse della gara. L’Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom) ha deciso di garantire a emittenti e siti la possibilità di documentare gli avvenimenti negli impianti. Superando l’esclusiva di DAZN e Sky. Il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella annuncia la scelta a Repubblica. Spiegando che tutto parte da quello che è successo il 29 ottobre 2022. Il giorno dell’omicidio di Vittorio Boiocchi. «Quel giorno un leader della tifoseria interista viene ucciso, lontano dallo stadio, e i supporter nerazzurri abbandonano gli spalti. Alcuni volontariamente, altri – si sospetta – perché costretti con le minacce. Ora, non tutte le emittenti tv e i siti poterono documentare i fatti del Meazza come l’evento avrebbe meritato e come chiedevano a gran voce», dice Lasorella.

La scelta di Lasorella

«Il compito della mia Autorità è anche tutelare il diritto a una informazione esauriente, un diritto di rango costituzionale. Poi, giustamente, sono stato raggiunto dalle sollecitazioni dell’Ordine dei giornalisti, del Sindacato nazionale dei giornalisti (la Fnsi), dell’UsigRai, il principale sindacato dei giornalisti della Rai. Insieme mi chiedevano di affermare il loro pieno diritto a ricevere le immagini», spiega il presidente dell’Autorità. Per questo l’Agcom ha valutato le Linee guida che regolano l’assegnazione dei diritti di messa in onda della Serie A e ha chiarito alla Lega Calcio le nuove: «La Lega Calcio, che effettua le riprese allo stadio, dovrà fornire le immagini di eventi rilevanti sul piano della cronaca a qualsiasi testata giornalistica ne faccia richiesta. Immagini nitide, complete ed esaurienti».

Le nuove linee guida per DAZN e Sky

Le Linee guida, assicura il presidente, «recepiranno tutte le nostre delibere che assicurano agli sportivi abbonati una visione corretta delle partite e pieni diritti al ristoro del danno, nel caso di problemi. Sono delibere pensate dopo il caso DAZN. Da ora in poi varranno per qualsiasi emittente o piattaforma acquisterà i diritti della Serie A. E beninteso sarà cogente l’obbligo di una rilevazione degli ascolti secondo i criteri che Agcom fissa». Le nuove linee guida partiranno dal 2024, ma Lasorella è fiducioso che la Lega collabori: «Hanno avuto un atteggiamento molto collaborativo quando l’abbiamo informata della nostra decisione. Se ci fossero delle incomprensioni tra la Lega Calcio e le testate giornalistiche che chiedono le immagini, siamo pronti a intervenire. Ma voglio credere che non sarà necessario dirimere delle controversie».

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Il segreto di Messi ai Mondiali in Qatar è un fisioterapista di origine italiana

15 Dicembre 2022 - 07:52 Redazione
Il Capitano non ha problemi fisici grazie a Marcelo D'Andrea. Che domenica aiuterà i suoi muscoli per l'ultima volta

C’è un segreto dietro Lionel Messi e il Mondiale in Qatar. E si chiama Marcelo D’Andrea. Il fuoriclasse argentino sta decidendo le sfide dell’Argentina in quella che sarà la sua ultima competizione con l’Albiceleste. E soprattutto, non mostra i problemi fisici che spesso lo hanno messo in difficoltà nei momenti decisivi. Questo perché, come racconta Repubblica, c’è un fisioterapista di 52 anni portato in Nazionale da Gabriel Omar Batistuta. È di origini calabresi, somiglia all’attore comico Dady Brieva e per questo lo chiamano “Daddy”. Secondo il racconto del quotidiano nell’intervallo della semifinale con la Croazia il fisioterapista si è dedicato alla parte posteriore della coscia sinistra di Messi. Affetta da un “lieve sovraccarico ischiotibiale”. E visto il secondo tempo del campione argentino, deve aver fatto bene il suo lavoro. D’Andrea si occupa di Messi dal 2005. Ovvero dal mondiale under 20 vinto in Olanda. E domenica lo farà per l’ultima volta. «Agli argentini dico di godersi questo momento, perché non tornerà: tra quattro anni sarò troppo vecchio», ha detto il 35enne che ora gioca nel Paris Saint Germain per preparare tutti al suo addio. Che potrebbe essere molto dolce. Francia permettendo.

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I soldi di Roma alla coop della compagna e della suocera di Soumahoro: «3 milioni, ma non erano in regola»

15 Dicembre 2022 - 07:21 Redazione
Il Campidoglio doveva regolare fatture per 4 milioni e mezzo. Ma poi ha scoperto che all'impresa mancava il Durc

Il comune di Roma ha versato in nove anni fino a 3 milioni di euro alla cooperativa Karibu. Ma poi ha scoperto che non era in regola. La storia la racconta oggi l’edizione romana di Repubblica, che parla di quello che è emerso nel dibattito in Commissione Trasparenza in Campidoglio. E della “scoperta” di un’irregolarità alla base dello stop ai pagamenti. La dirigente Angelina Di Prinzio e l’assessora alle politiche sociali Barbara Funari hanno spiegato che la coop di Maria Thérèse Mukamitsindo e di Liliane Murekatete ha iniziato ad avere rapporti con il Campidoglio nel 2013. Ovvero nell’anno del passaggio di consegne tra Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Con la coop il Campidoglio aveva un impegno di spesa pari a 4 milioni e 679 mila euro. Ma ne sono stati pagati soltanto 3. Anche le ultime fatture, da 49 mila e 12 mila euro, non sono state regolate. Perché la coop non aveva il Durc in regola.

Cos’è il Durc

Il Durc è il Documento Unico di Regolarità Contributiva. Si tratta dell’attestazione della regolarità dei pagamenti all’Inps, all’Inail e alla Cassa Edile. Dal 2009 è obbligatorio per le ditte che lavorano in regime di appalto o subappalto. La regolarità della contribuzione si può verificare online. La risultanza ha una validità di 120 giorni. «Abbiamo fatto un intervento sostitutivo con l’Inps – ha affermato la dirigente – abbiamo fatto richiesta della certificazione antimafia e anche della cessione del credito». Il Campidoglio dopo la prefettura di Latina ha deciso di togliere alle coop della famiglia di Aboubakar Soumahoro la gestione dei centri di accoglienza sul suo territorio. E ha deciso di spostare sette minori ospiti della Karibu.

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Qatargate, la confessione di Francesco Giorgi: «Ho fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno»

15 Dicembre 2022 - 06:55 Redazione
Il collaboratore di Panzeri: «Lasciate stare Eva Kaili, la mia compagna non sa nulla e si deve occupare di nostra figlia»

È il 35enne Francesco Giorgi l’indagato nella vicenda della corruzione dal Qatar che ha deciso di confessare con gli inquirenti. L’ex collaboratore di Antonio Panzeri originario di Abbiategrasso ha ammesso di aver preso soldi nelle dichiarazioni messe a verbale il 10 dicembre davanti ai giudici belgi. Assumendosi le responsabilità. Scagionando però la compagna Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento Europeo e madre della loro figlia di 22 mesi. E chiedendo la sua scarcerazione. Repubblica racconta che Giorgi ha detto di aver «fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno». Giorgi ha raccontato del suo rapporto con Panzeri. E di come l’ex eurodeputato abbia cominciato a farlo lavorare a Strasburgo e a Bruxelles attraverso uno stage. Per un debito di riconoscenza ha quindi continuato a frequentarlo anche dopo la mancata rielezione. E ad occuparsi della «cassa» della sua Ong.

La compagna Eva Kaili e la figlia di 22 mesi

Come assistente parlamentare guadagnava circa 2.500 euro al mese. Per questo agli inquirenti ha detto di non aver bisogno dei soldi delle mazzette. Che erano destinati solo a lui e a Panzeri, ha sostenuto davanti ai giudici. E non a Kaili: «Farò il possibile affinché la mia compagna sia libera e possa occuparsi di nostra figlia di 22 mesi», ha dichiarato a verbale. A casa della parlamentare greca la polizia ha trovato 150 mila euro. Altri 600 mila erano in una valigia che portava il padre di Kaili. Ad Abbiategrasso invece l’apertura di una cassetta di sicurezza ha portato alla scoperta di altri 20 mila euro in contanti. Con il suo avvocato Pierre Monville Giorgi ha detto agli inquirenti di essere pentito. Ora l’obiettivo degli investigatori belgi è capire se ci siano altri europarlamentari coinvolti. Nelle carte dell’inchiesta se ne nominano quattro, di cui tre italiani e una italo-belga. Ma nei loro confronti la procura non ha preso alcun provvedimento. E alcuni sono stati scagionati proprio dalle dichiarazioni di Giorgi.

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Cosa ha detto Claudio Campiti al giudice sulla strage del consorzio Valleverde: «Erano mafiosi, mi hanno tagliato l’acqua»

15 Dicembre 2022 - 06:26 Redazione
In tasca aveva anche un coltello da sub. E nello zaino c'erano il costume da bagno, le ciabatte e l'accappatoio. Per la fuga già preparata

«Ero esasperato per le condotte mafiose tenute da anni dagli organi deliberanti del consiglio». In queste parole che ha pronunciato davanti al giudice delle indagini preliminari c’è la spiegazione di Claudio Campiti sulla strage del consorzio Valleverde. Ovvero proprio quell’esasperazione che ha descritto per anni sul suo blog, puntando il dito su un presunto complotto contro di lui. Che gli ha fatto covare «rancore e risentimento» spingendolo fino a uccidere. Nell’interrogatorio davanti al Gip Emanuela Atturi Campiti, assistito dal suo difensore, ha evitato di rispondere alle domande del pubblico ministero Giovanni Musarò. Rifugiandosi invece in un lungo monologo contro il Cda del consorzio. Colpevole anche di avergli tagliato l’acqua potabile per morosità.

Il costume da bagno e le ciabatte

«Mafiosi», li chiamava. «Mafiosi, vi ammazzo tutti», ha detto irrompendo nel bar “Il posto giusto” in via Monte Giberto a Fidene e uccidendo quattro persone e ferendone altre due. Con la Glock calibro 45 sottratta al Poligono di Tiro. Ma in tasca aveva anche un coltello da sub della lunghezza di 28 centimetri. Ed era pronto alla fuga dopo la strage: oltre al passaporto, racconta oggi il Corriere della Sera, sull’auto sono stati ritrovati un costume da mare, l’accappatoio e le ciabatte. Per questo, scrive il Gip nell’ordinanza che conferma la custodia cautelare in carcere, la condotta criminosa di Campiti è stata «indotta da uno stimolo esterno di tale levità, banalità e sproporzione» da apparire «un mero pretesto per lo sfogo di un proposito violento». Di una cosa sola Campiti aveva consapevolezza: «Che non avrebbe fatto ritorno a casa». Ora rimarrà a Regina Coeli.

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L’idea di un’altra stretta sul reddito di cittadinanza: stop al sussidio dopo 7 mesi e a chi ha meno di 40 anni

15 Dicembre 2022 - 05:58 Redazione
Le due proposte per fare cassa: servono soldi per pensioni e sgravi fiscali

Il governo Meloni cerca risorse aggiuntive per la Legge di Bilancio. E in vista c’è un’ulteriore stretta per il reddito di cittadinanza. La maggioranza potrebbe rimuovere dalla platea dei beneficiari chi ha meno di 40 anni. C’è un emendamento di Italia Viva che va in questa direzione. Noi Moderati chiede invece il taglio del sussidio in anticipo anziché dopo 8 mesi come prevede attualmente la Manovra. Repubblica racconta che il leader Maurizio Lupi ha proposto di ridurre da otto a sette i mesi di erogazione del RdC ai beneficiari occupabili. Per risparmiare così circa 200 milioni da utilizzare per altre misure. Ieri durante la riunione sulla manovra dei capigruppo con il governo la proposta è stata condivisa da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Il partito di Berlusconi in particolare vorrebbe usare i fondi per l’aumento delle pensioni minime a 600 euro. Ma soltanto per chi ha più di 75 anni. FI vorrebbe portare anche a quota ottomila euro gli sgravi fiscali per chi assume giovani.

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Corruzione dal Qatar, 60 eletti coinvolti: «Quattro “italiani” nel mirino ma nessuno è indagato»

L'origine dell'inchiesta dai servizi segreti. Il ruolo del Marocco. Nelle carte dei giudici gli europarlamentari nella "rete" dell'Italian Job

La corruzione dal Qatar diventa una Spy-Story. E 60 eurodeputati finiscono coinvolti nella storia delle mazzette. Rischiano indagini e perquisizioni. Appartengono alle famiglie politiche dei Socialisti e Democratici, del Partito Popolare e di altri raggruppamenti di sinistra. Ma l’origine dell’inchiesta potrebbe portare ad ulteriori sviluppi. Perché ieri è emerso che l’indagine nasce da un lavoro dell’intelligence belga. Insieme ai servizi segreti di altri cinque paesi europei. Che all’inizio mettono in luce il ruolo del Marocco. Il paese vuole accordarsi con l’Unione Europea sul Sahara Occidentale e i flussi migratori. Per questo Mansour Yassine, direttore del Dged (il servizio segreto di Rabat) incontra i personaggi coinvolti nell’inchiesta. Ma anche altri europarlamentari. Con l’obiettivo di condizionare la strategia di Bruxelles e Strasburgo.

Il Marocco e il Qatar

Anche per il Qatar l’interesse non finisce con i Mondiali 2022. Ieri è emerso che Doha avrebbe indebitamente influenzato i negoziati per l’accordo sul trasporto aereo siglato nel mese di ottobre del 2021 con l’Unione europea. Che garantiva reciprocità nell’accesso ai rispettivi mercati. Con un grave squilibrio di vantaggi per il paese arabo, secondo i sindacati del trasporto aereo. E che probabilmente ora non sarà più ratificato. Oggi intanto il Parlamento Europeo voterà una risoluzione che congelerà tutti i file legislativi legati al Qatar. I lobbisti di Doha vedranno ritirarsi il badge di accesso a Bruxelles e Strasburgo. Per questo il ministro della Giustizia belga Vincent Van Quickenborne ha riferito di aspettarsi che i pagamenti in tangenti e regali per influenzare le decisioni politiche europee da parte di potenze economiche siano più alti delle somme rintracciate finora. E che «gli interessi» per altre ingerenze straniere possano essere «innumerevoli». Un sospetto ancora tutto da definire, in attesa che i quattro indagati si trovino tra un mese di nuovo davanti alla giustizia belga.

I servizi segreti e il Qatargate

La vicenda quindi non nasce da un collaboratore di un parlamentare ma direttamente da un’indagine dell’intelligence. Gli apparati hanno condiviso informazioni su una presunta minaccia alla sicurezza dello Stato. Costituita dalle «interferenze nei processi decisionali» da parte di altri paesi. Poi la Sûreté de l’Etat, ovvero il servizio segreto civile belga, ha segnalato le informazioni alla procura federale. Consegnando anche al procuratore Michel Claise un rapporto derivato da un accesso illegale in casa di Antonio Panzeri. Durante il quale sono state trovate le valigie di soldi poi sequestrate dalla polizia. L’inchiesta andava avanti da un anno. Nella casa di Panzeri a Calusco sull’Adda invece la Guardia di Finanza ha sequestrato orologi di valore, computer e cellulari. E 17 mila euro in contanti nascosti in un armadio. La moglie Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia, scrive La Stampa, sono agli arresti domiciliari.

I soldi sequestrati a Francesco Giorgi

Invece nella villetta dei genitori di Francesco Giorgi ad Abbiategrasso i finanzieri hanno trovato la chiave di una cassetta di sicurezza. In banca hanno trovato altri 20 mila euro in contanti. Sarà difficile rintracciarne la provenienza. Invece per quelli sequestrati a Bruxelles la polizia ha trovato una traccia: la fascetta che li avvolgeva consente di risalire ai conti correnti da cui sono stati prelevati. E questo potrebbe costituire la svolta dell’inchiesta. Mentre Eva Kaili continua a dirsi innocente. L’ex vicepresidente dell’Europarlamento dice di non sapere nulla di soldi e accordi di corruzione. Addossando la responsabilità al compagno. Il quale, scrive oggi Repubblica, avrebbe confermato agli inquirenti di aver lasciato all’oscuro la donna dell’operazione. «Farò il possibile affinché la mia compagna sia libera e possa occuparsi di nostra figlia di 22 mesi», avrebbe detto agli inquirenti.

I quattro eurodeputati nel mirino

Ma c’è di più. Il quotidiano racconta che i magistrati belgi indagano su un sistema che ruota sì attorno a Panzeri ma che arriva anche agli eletti. E cita tre eurodeputati del Partito Democratico: Andrea Cozzolino, Brando Benifei, Alessandra Moretti. Oltre all’italo-belga Maria Arena, membro del Partito Socialista belga. Nessuno dei quattro risulta indagato. Ma, spiega l’articolo, secondo gli inquirenti Cozzolino costituiva il primo collegamento diretto, visto che per lui lavorava Giorgi. Cozzolino era il presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e delle commissioni parlamentari miste Ue-Marocco. Oltre che membro della Commissione Diritti umani, dalla quale sono passate le risoluzioni più problematiche per il Qatar. L’europarlamentare ha spiegato nei giorni scorsi di aver assunto posizioni politiche sulla tematica senza alcuna pressione. Giorgi lo chiama in causa insieme a Tarabella senza fornire certezze.

Alessandra Moretti e Brando Benifei

Lo stesso Giorgi ha invece “scagionato” Alessandra Moretti e Maria Arena: «Non ne ho mai sentito parlare. Sono persone che rispetto. E credo che la loro integrità non c’entri nulla in questo contesto». La segreteria dell’assistente di Moretti è sotto sequestro. Nessuna domanda è stata fatta invece a Giorgi su Benifei. L’idea degli inquirenti però è che la corruzione passasse in due modi diversi. In contanti, con i soldi già trovati. E sui conti delle Ong coinvolte, ovvero “Fight Impunity” di Panzeri e “No Peace without justice” di Niccolò Figà-Talamanca. Che, come ha detto Giorgi ai magistrati, servivano soprattutto «a far girare i soldi».

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