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Sparatoria a Roma, Campiti ammette che il movente è legato al rancore. I gip convalidano il fermo: «Ha premeditato tutto»

14 Dicembre 2022 - 18:11 Redazione
Il 57enne fermato per la strage di Fidene è detenuto al carcere di Regina Coeli

I gip di Roma hanno convalidato il fermo per Claudio Campiti, 57 anni, per aver ucciso quattro donne e ferito due persone nel quartiere Fidene a Roma nel corso di una riunione di condominio del Consorzio Valleverde. Al termine dell’interrogatorio, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare e il gip Emanuela Attura ha anche disposto per l’uomo il regime di sorveglianza. Campiti, al momento, è detenuto al carcere di Regina Coeli. Ma non solo. I magistrati hanno riferito che il 57enne, durante l’interrogatorio, ha ammesso che il movente è legato a «rancore e risentimento» covati per anni verso il Consorzio Valleverde. Nel raccontarlo «non ha dato segno di resipiscenza – ravvedimento – alcuna ed il livore e il risentimento che sono emersi, fanno ritenere che se rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie». Di fronte ai magistrati, il killer ha ammesso che i tre zaini, rinvenuti sul luogo della strage, erano stati portati via da lui perché «era certo che non sarebbe tornato a casa».

La premeditazione dell’omicidio

Nell’ordinanza cautelare si legge che la strage dell’11 dicembre è il frutto di una lunga pianificazione. Campiti, stando al gip, ha quindi premeditato tutto. E per il giudice si tratta di «un’aggravante incontestabile». Questo, spiegano i magistrati, è spiegabile dal fatto che Campiti «da tempo non partecipava più alle riunioni del Consorzio e quindi la sua presenza il giorno del fatto non può che essere letta nel senso che si è recato sul posto al solo scopo di portare a compimento il proprio piano, tanto che, appena entrato nel dehor, si è diretto a destra al tavolo dove sedevano i componenti del consiglio di amministrazione».

Il foglietto incriminato trovato nel portafogli

Nell’ordinanza viene anche sottolineato quanto già detto nei giorni scorsi e che spiegherebbe ulteriormente la premeditazione dell’atto: la mattina della tragedia, il 57enne prima di recarsi all’assemblea è andato al poligono per recuperare un’arma per il delitto, «acquistando anche 100 proiettili». Infine, nel portafogli di Campiti «era presente un foglio di carta manoscritto recante la scritta “11/12/2022 ore 9 spazio coperto antistante il bar Il posto giusto, Roma via Monte Giberto 19 incrocio via Serrapetrona“, all’evidente scopo di avere necessario riferimento spazio/temporali per eseguire l’azione criminosa».

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Corruzione dal Qatar, per il tribunale di Bruxelles Giorgi e Panzeri restano in carcere. Udienza di Kaili rinviata al 22 dicembre

14 Dicembre 2022 - 18:00 Felice Florio
Per Niccolò Figà-Talamanca è stato disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere

La Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles ha deciso. L’ex eurodeputato socialista Antonio Panzeri e l’assistente parlamentare Francesco Giorgi resteranno ancora in carcere, per almeno un mese. Per il segretario generale dell’ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca, è stato disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere. È la prima udienza alla quale partecipano i tre fermati per il coinvolgimento nell’inchiesta sulle presunte tangenti qatariote mirate a influenzare le istituzioni europee. Non c’è stato un pronunciamento, invece, sulla custodia dell’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili: ha chiesto e ottenuto il rinvio dell’udienza al prossimo 22 dicembre. Fino ad allora, rimarrà nel carcere di Haren, istituto penitenziario della periferia nord-orientale di Bruxelles. Emergono, intanto, nuovi dettagli sul cosiddetto Qatargate. Una delle ipotesi sulle quali gli inquirenti sono al lavoro è la presenza di parlamentari europei «a libro paga» per favorire il Paese del Golfo. Al tribunale di Milano, negli scorsi giorni, è arrivato un ordine di investigazione europeo: i magistrati meneghini hanno dovuto disporre una serie di perquisizioni eseguite dalla Guardia di finanza. L’inchiesta che ha portato allo destituzione di Eva Kaili dalla vicepresidenza dell’Europarlamento, riporta poi il quotidiano Le Soir, sarebbe scaturita da un’operazione dei servizi di sicurezza belgi svolta congiuntamente con i servizi segreti di altri Paesi membri. Secondo la ricostruzione pubblicata dal giornale, sarebbero stati cinque i servizi segreti dei Paesi europei che hanno collaborato con quelli belgi.

La mozione congiunta in Parlamento

L’istituzione di una commissione di inchiesta «incaricata di individuare le potenziali falle nel quadro normativo del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità e corruzione». È ciò che chiedono i rappresentanti dei diversi gruppi politici al Pe in merito al presunto tentativo di corruzione di alcuni eurodeputati da parte del Qatar per influenzare le decisioni dell’istituzione europea. «Il Parlamento – si legge nella nota – è sconcertato ed esprime grave preoccupazione per i presunti atti di corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale di membri, ex membri e personale del Parlamento in cambio di influenza sulle decisioni dello stesso». Per questo motivo, continua, «sostiene la piena cooperazione con l’indagine penale in corso» e chiede, inoltre, la creazione di una commissione d’inchiesta «sulla base dell’articolo 226 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a seguito dell’esito delle indagini penali e di eventuali procedimenti giudiziari, per indagare su casi di corruzione e azioni improprie da parte di Paesi terzi che cercano di influenzare le decisioni del Parlamento europeo». Dopo l’annuncio di lunedì scorso da parte della presidente del Parlamento europeo Metsola relativo al rinvio in Commissione della relazione sulla liberalizzazione dei visti con il Qatar e il Kuwait, il Parlamento europeo chiede «con urgenza» anche «la sospensione dei badge di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti». Ciò che promuove l’Europarlamento in questa fase è anche un rafforzamento del «registro per la trasparenza dell’Ue in termini di bilancio e di personale», al fine, conclude la nota, di «poter verificare in modo più approfondito le informazioni fornite dai richiedenti e dai dichiaranti» e che il suo ambito di applicazione, ritiene, debba «essere esteso ai rappresentanti di Paesi terzi».

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Maxitruffa ai Musei Vaticani: «Venduti diritti sulle opere d’arte da una società senza licenza» – L’inchiesta del Daily Wire

14 Dicembre 2022 - 17:51 Redazione
La casa editrice Scripta Maneant rivendica l'autorità di mediare i diritti di riproduzione di opere inestimabili. Per i Musei quella licenza non esiste. Anche il Papa informato del caso.

Maxitruffa ai Musei Vaticani. Una società privata avrebbe millantato di avere la licenza per la riproduzione delle inestimabili opere d’arte conservate nei Musei senza possederne i relativi diritti. Lo stesso Papa Francesco sarebbe stato interessato della questione, in un’udienza svoltasi il mese scorso. A rivelarlo è un’inchiesta del sito americano Daily Wire, che definisce la vicenda «un furto high-tech di opere d’arte del valore mondiale». I Musei Vaticani possiedono circa 70mila opere d’arte di valore elevatissimo. «Questo schema non è altro che una rapina premeditata e ad alta tecnologia di opere preziose a livello mondiale dai Musei Vaticani sotto l’apparenza di licenze fasulle», ha dichiarato l’avvocato di New York, Sarah Rose Speno, che ha denunciato l’episodio alla radice dell’inchiesta. Secondo Speno, si tratta di una vera e propria truffa ordita ai danni della Santa Sede, già «in deficit di oltre 3 milioni di dollari».

La ricostruzione della vicenda

La legale newyorchese ha raccontato di essersi imbattuta nella questione a marzo di quest’anno, quando si è messa alla ricerca del permesso per poter utilizzare immagini di alcune opere d’arte vaticana conservate ai Musei Vaticani per una mostra di un cliente. «Abbiamo scoperto che era stato pubblicato un grande libro da tavolo con immagini ad alta risoluzione degli interni del Vaticano, compresa la Cappella Sistina. Volevamo davvero cogliere l’opportunità di ricevere in licenza queste immagini il prima possibile», dice l’avvocato. Così ha contattato Scripta Maneant, la casa editrice che rivendica il diritto di mediare i diritti di pubblicazione in virtù della «collaborazione» con i Musei, nella persona del vicedirettore, monsignor Paolo Nicolini. Speno racconta che la società le ha richiesto l’esborso di 550mila dollari per i diritti, di cui una parte sarebbe andata al Vaticano tramite Nicolini. Ed è qui che la legale si è insospettita e ha approfondito le verifiche.

La posizione dei Musei Vaticani

I Musei Vaticani, contattati dal Daily Wire, hanno riferito che i diritti di licenza concessi nel 2015 a Scripta Maneant erano contrattualmente limitati esclusivamente all’azienda stessa, e per un unico progetto. «Non sono stati forniti diritti esclusivi, illimitati e mondiali e non è stato concesso alcun diritto di concedere in sublicenza le foto delle opere d’arte dei Musei Vaticani a terzi», ha precisato l’ente museale. E lo stesso Nicolini ha smentito di aver dato l’ok alla mediazione sulle licenze. Speno ha quindi chiesto alla casa editrice di fornire la documentazione dei suoi diritti di licenza, ma si è sentita rispondere che tale passo avrebbe necessitato l’approvazione formale del Vaticano. Interrotti i rapporti col sito Usa, Scripta Maneant ha infine minacciato di citare in giudizio il Daily Wire per diffamazione.

Richiesta di rettifica

Da Scripta Maneant riceviamo e pubblichiamo la seguente rettifica:

In relazione all’articolo di cronaca pubblicato in data 14 dicembre 2022, intitolato “Maxitruffa ai Musei Vaticani: «Venduti diritti sulle opere d’arte da una società senza licenza» – L’inchiesta del Daily Wire”, la Redazione rende noto che la parte a cui tale vicenda sarebbero stata attribuita contesta fermamente la ricostruzione operata e dichiara che i presunti fatti dichiarati dal periodico online Dailywire.com, non corrispondono a verità.

La società Scripta Manneant (SM) si propone sui mercati internazionali con prodotti editoriali di alta qualità e recentemente anche nella produzione di mostre immersive perché, al momento, risulta essere l’unica società italiana che ha chiesto e ottenuto dal MISE un apposito brevetto riguardante gli shooting fotografici riservati alle opere d’arte, grazie ai quali si possono ottenere esperienze immersive di alto valore artistico.

Le accuse mosse nei confronti della SM sono diffamatorie e non veritiere. La SM si riserva di intervenire attraverso i propri legali a tutela della propria immagine e della propria attività, dei soci e dei dipendenti, qualora tale diffusione di accuse infamanti non venisse immediatamente ritirata.”

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POLITICAGiancarlo GiorgettiGoverno MeloniLegaMesUnione europea

Il governo lancia (di nuovo) in tribuna la palla del Mes, Giorgetti: «Prima della ratifica, ampio dibattito in parlamento»

14 Dicembre 2022 - 17:40 Felice Florio
Nelle scorse settimane, l'esecutivo aveva rimandato la decisione in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale tedesca

La Corte di Karlsruhe non è riuscita a togliere il governo Meloni dall’imbarazzo di doversi esprimere in maniera netta sul Mes. La mozione che la maggioranza ha approvato, lo scorso novembre, sospendeva il giudizio sulla ratifica dell’accordo di modifica del trattato istitutivo del fondo salva Stati, in attesa del pronunciamento dei giudici federali tedeschi. I quali hanno dato via libera all’intesa. E così, l’Italia resta l’ultimo Paese su 19 a non aver ancora deciso se ratificare o meno l’intesa. Si diceva di un certo imbarazzo nell’esecutivo: è dovuto al fatto che Forza Italia non è contraria al Meccanismo europeo di stabilità, mentre Lega e Fratelli d’Italia, per anni, l’hanno osteggiato in campagna elettorale. Se è vero che le condizioni non sono più le stesse di quando le modifiche del Mes sono state pensate, rendendolo a detto di tanti uno strumento superato, è altrettanto vero che l’Italia ha assunto l’impegno di ratificare l’accordo. Ma oggi il governo, per bocca del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha deciso di rimandare ancora la scelta: a fine novembre essa era subordinata alla decisione tedesca, adesso al dibattito parlamentare italiano.

«Siamo coscienti dell’impegno assunto dall’Italia e che allo stato tutti gli altri Paesi aderenti abbiano proceduto alla ratifica, ma alla luce dei dati fattuali emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in parlamento», ha dichiarato Giorgetti il pomeriggio del 14 dicembre, durante il Question time alla Camera. E ha spiegato: «Come da più parti evidenziato, il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione. In parte per colpa sua, in parte no, è un’istituzione impopolare. Nessuno fra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria – ha aggiunto -. Quindi, l’impianto attuale del trattato istitutivo del Mes appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che, a monte, siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo». Il ministro dell’Economia, «a titolo esemplificativo», ha aggiunto alcune motivazioni alle sue reticenza sul Mes: «Da strumento per la protezione dalle crisi del debito sovrano e delle crisi bancarie, deve trasformarsi, a nostro avviso, in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno per affrontare sfide come quella del caro energia e della crisi internazionale connessa alle vicende ucraine, rivedendo le condizionalità attualmente previste ovvero le modalità di utilizzo delle risorse».

Marattin: «Le parole di Giorgetti sono gravi». Scerra: «Governo imbarazzante e senza coraggio»

Le opposizioni hanno attaccato Giorgetti e il governo per l’ennesimo rimpallo sulla decisione. «Le parole pronunciate da Giorgetti sul Mes sono molto gravi: il governo intende veramente non procedere alla ratifica? – ha chiesto Luigi Marattin, capogruppo del Terzo polo in commissione Bilancio -. La settimana scorsa Giorgetti ha rimandato ogni decisione sul Mes al pronunciamento della Corte costituzionale tedesca. Oggi, dopo che la Corte di Karlsrhue si è espressa, lo stesso Giorgetti ci ha detto che siccome il Mes è un’istituzione in crisi, forse non verrà più ratificato. È conscio il ministro delle conseguenze di queste parole? Il governo intende rimanere l’unico paese in Europa a non procedere alla ratifica? Se il problema è un dibattito parlamentare, noi siamo prontissimi. Ma resta il fatto che le parole pronunciate oggi sono gravi. Spero solo che in Europa non siano state ascoltate». Anche il deputato del Movimento 5 stelle, Filippo Scerra, questore della Camera, ha commentato duramente: «Continua l’imbarazzante teatrino del governo Meloni sul Mes. Dopo essersi nascosti dietro il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, oggi Giorgetti chiede “un ampio dibattito in parlamento”. Questo nuovo tentativo di prendere tempo denota come il governo dei sovranisti sia privo di coraggio».

Gli altri temi del Question time

Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione, ha interpretato l’attendismo del governo come un tentativo timido di dire “no” all’Europa: «Meloni in Aula non ne parla, Giorgetti qualche ora dopo frena. Eppure solo un mese fa il ministro dell’Economia rassicurava: “Sì al Mes”. A questo punto, ne deduco che l’Italia non ratificherà il trattato istitutivo e sarà l’unico Paese europeo a non farlo. Che dire, complimenti», ha twittato. Nel corso del Question time, il ministro dell’Economia ha avuto modo di trattare anche altri argomenti. Dall’entusiasmo per il parere della Commissione Ue sulla Manovra, allo studio di prestiti ponte per i crediti del Superbonus, alla possibile riduzione del cuneo fiscale nella legge delega per la riforma del fisco, ai dati sugli extraprofitti. Poi, mentre entrava in sala Tatarella alla Camera per la riunione di maggioranza sulla Manovra, ai cronisti ha garantito che l’accordo sulla legge di Bilancio si troverà, ma non oggi.

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Ponte Morandi, nel crollo precipitò anche un camion pieno di droga. Così la ‘ndrangheta tentò il recupero

14 Dicembre 2022 - 17:37 Redazione
I carabinieri del Ros di Reggio Calabria hanno intercettato una conversazione avvenuta tra il boss del clan Bellocco di Rosarno, Francesco Benito Palaia, e il suo braccio destro Rosario Caminiti

Un camion con 900 chili di hashish è rimasto coinvolto nel disastro del ponte Morandi. È quello che emerge da un’intercettazione del marzo 2020 dei carabinieri del Ros di Reggio Calabria nell’ambito dell’indagine antimafia che – come scrive il Corriere della Sera – ha portato ieri, martedì 13 dicembre, all’arresto di 48 persone. La conversazione intercettata dalle forze dell’ordine è avvenuta tra il boss del clan Bellocco di Rosarno, Francesco Benito Palaia, e il suo braccio destro Rosario Caminiti. I due, nel discutere dei futuri traffici di stupefacente, fanno riferimento al coinvolgimento nel crollo del ponte Morandi di un cargo frigo di colore giallo che vale milioni di euro poiché pieno di droga. «Allora, quando è crollato il ponte Morandi, se tu vai al primo video, è caduto un furgone – dice Palaia a Caminiti -. È un euro cargo giallo, lo vedi benissimo perché è giallo, con una cella frigorifera, piccolino! Il piccolino! È caduto paru (orizzontale, ndr)… Come è caduto il ponte si è seduto, automaticamente gli è caduta una macchina di sopra…».

E poi, continua il boss 49enne: «Insomma, dice che i neri lo sanno che si è perso… noi stiamo ancora comprando da loro. Io questi 900 chili glieli voglio fottere, dice, e tu hai la possibilità di prendertelo tutto… Gli ho chiesto in che senso. Io posso fare una cosa, gli ho detto, facciamo 50 e 50, io lo vendo e il 50 per cento lo prendi tu, tanto tu non l’hai pagato». L’accordo che prevedeva, dunque, una spartizione della sostanza di stupefacente si sarebbe concluso – si sente nella conversazione telefonica intercettata dai carabinieri – con il «trasporto del rottame pieno di droga fino in Calabria». «Gli hanno detto che l’avevano confiscato, ma ora lo hanno spostato da Latina a Frosinone e c’è la possibilità di andarlo a prendere – dice Pelaia che al momento dell’accordo si trovava ai domiciliari -. Ci vuole un carrellone e lo porto direttamente in Calabria». Secondo i magistrati, come riporta il quotidiano, i clan di Secondigliano e Scampia avrebbero ingaggiato Pelaia nel tentare di recuperare il cargo, nonostante in quel periodo fosse agli arresti domiciliari.

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La Nobel ucraina Matviychuk: «Grazie Europa, ma perché dobbiamo combattere a mani nude?» – La video intervista 

14 Dicembre 2022 - 17:19 Serena Danna
La responsabile del «Centro per le libertà civili ucraine» ha ricevuto insieme al «coraggioso popolo ucraino» il premio Sakharov alla libertà di pensiero, il riconoscimento più importante del Parlamento europeo

Da Strasburgo – Con grande calma Oleksandra Matviychuk risponde a tutte le domande. Che si tratti del sostegno dell’Europa o della Conferenza di Parigi in corso in queste ore la sua linea non cambia: il supporto è prezioso ma i partner occidentali possono e devono fare di più. L’avvocata lo dice seduta nel cuore delle istituzioni Ue: al Parlamento europeo che ha conferito a lei e al «coraggioso popolo ucraino» il premio Sakharov alla libertà di pensiero. Il più importante dell’istituzione europea. Un riconoscimento che arriva dopo il Nobel per la pace consegnato il 10 dicembre. Oleksandra, 39 anni, nata nell’oblast di Kiev, è responsabile del  «Centro per le libertà civili ucraine» che si occupa di documentare i casi di violenza sui civili e gli atti criminali dell’esercito russo: oltre 27mila fin dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022. Lavoro reso impossibile dal conflitto in corso. Il suo obiettivo è istituire un tribunale internazionale speciale sull’aggressione russa in Ucraina, con il sostegno di Ue e Nato.

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Delusione Marocco: il Qatar cancella i voli speciali da Rabat per la semifinale

14 Dicembre 2022 - 17:13 Redazione
Royal Air Maroc costretta a scusarsi con centinaia di passeggeri, rimasti a terra per decisione delle autorità di Doha

A poche ore dal fischio d’inizio della seconda, attesissima semifinale dei Mondiali di calcio – quella tra Francia e Marocco – una parte di tifosi della squadra nordafricana ribolle di rabbia. Secondo quanto riportano diversi media internazionali, centinaia di tifosi marocchini in visibilio per la performance della loro squadra sarebbero stati lasciati a terra all’ultimo minuto: il Qatar avrebbe cancellato i loro voli da Rabat a Doha in programma oggi, per ragioni ancora non chiare. Sull’onda dell’entusiasmo per le vittorie a tambur battente contro Spagna, Belgio e Portogallo, la federazione calcistica marocchina aveva promesso di mettere a disposizione 13mila biglietti gratis per assistere alla semifinale. Royal Air Maroc, la compagnia di linea di Rabat, si era spesa nei giorni seguenti per organizzare fino a 30 voli extra per portare a Doha centinaia di altri tifosi marocchini. Ma le autorità qatarine avrebbero rifiutato i relativi piani di volo: secondo Reuters, solo 14 voli sono stati consentiti per oggi. «A seguito delle ultime restrizioni imposte dalle autorità del Qatar, Royal Air Maroc è spiacente di informare i clienti della cancellazione dei loro volti operati da Qatar Airways», si legge nell’e-mail inviata dalla compagnia ai passeggeri dei voli bloccati. Le autorità di Doha non hanno risposto per il momento alle richieste di chiarimenti sulle ragioni delle cancellazioni. È però verosimile che la decisione sia stata presa per limitare gli arrivi nel Paese di tifosi marocchini privi di biglietto per la partita. Royal Air Maroc si è scusata ufficialmente con i passeggeri rimasti a terra – e in molti casi con hotel a Doha già prenotati – e si è impegnata a rimborsare i biglietti andati persi.

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L’attacco del ministro Lollobrigida: «Il Pnrr è scritto male, lo sanno tutti»

14 Dicembre 2022 - 16:40 Redazione
L'affondo, che non risparmia il governo Draghi, arriva dal titolare delle Politiche agricole, vicinissimo alla premier Meloni

Un attacco al governo Conte II, ma volendo anche a quello guidato da Mario Draghi, che appena insediato riscrisse parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E a pronunciarlo è un ministro, Francesco Lollobrigida, particolarmente vicino alla premier Giorgia Meloni. ll Pnnr, dice il titolare delle Politiche agricole durante il Question time alla Camera, «è fatto male, oggettivamente e oramai lo dicono tutti: alcune misure sono efficaci e altre» sono state introdotte «per ideologia o calcoli sbagliati che impediscono la realizzazione di alcune opere. Ad esempio acquistare trattori elettrici se non vengono prodotti è impossibile». Alcune misure, aggiunge, sono state «un tragico errore», sono «sbagliate all’origine» e altre sono «diventate sbagliate» in seguito alla guerra in Ucraina. Di qui la scelta di chiedere modifiche all’Unione europea.

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Alice Neri, arrestato in Francia il ricercato per l’omicidio della 32enne ritrovata carbonizzata in auto

14 Dicembre 2022 - 15:45 Redazione
Mohamed Gaaloul era fuggito all'estero il giorno dopo del delitto. Residente a Modena da diverso tempo, conosceva la vittima da poco più di un anno

Indagato per l’omicidio di Alice Neri, Mohamed Gaaloul, 29enne di origini tunisine, è stato arrestato in Francia, al confine con la Svizzera. L’accusa è quella di aver assassinato la 32enne trovata carbonizzata nella sua auto a Fossa di Concordia, nel Modenese, il 18 novembre scorso. Esaminando i filmati delle telecamere di sorveglianza e svolgendo numerosi interrogatori, i carabinieri di Modena sono riusciti a individuare il giovane e a localizzarlo all’estero dove era fuggito. Nelle prime fasi dell’indagine erano risultati indagati soltanto il marito della vittima e un collega di lavoro. Negli ultimi giorni invece gli inquirenti avevano concentrato i maggiori sospetti proprio sul tunisino. Il 29enne viveva a Modena da tempo e, secondo le ricostruzioni degli investigatori, conosceva Alice Neri da circa un anno. Colleghi in una ditta di verniciatura fino alla scorsa estate, non è ancora chiaro se tra i due fosse nata una relazione sentimentale. La sera in cui la giovane donna è scomparsa, il ragazzo sarebbe stato inquadrato dalle telecamere dello Smart Café.  È in quel locale che, secondo la testimonianza dell’amico e collega indagato, la vittima avrebbe raccontato di avere, per quella sera, un appuntamento con «un’altra persona». Sempre secondo il collega indagato, il suo aperitivo con Alice Neri sarebbe trascorso con la presenza inquietante del 29enne tunisino, che si aggirava tra il parcheggio e la sala slot del locale. «Per me è difficile anche solo vivere la giornata», aveva detto il marito della vittima poche ore fa, prima della notizia dell’arresto del colpevole. «Devo andare avanti insieme a mia figlia e devo farlo anche per lei, ma sono ancora tante le cose che dobbiamo affrontare. Alla bimba ho solo detto che la mamma non c’è più, ma ci sono ancora altri step da compiere per dirle addio». E ancora: «In questo momento riesco solo a seguire gli sviluppi della vicenda e resto confuso da tutte le cose che emergono ogni giorno».

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Trump, allarme 2024: lo sfidante DeSantis oltre 20 punti avanti tra gli elettori Repubblicani

14 Dicembre 2022 - 15:28 Simone Disegni
Due sondaggi di Usa Today e Wall Steet Journal danno il governatore della Florida nettamente avanti nella possibile sfida tra i due per la nomination. Per Morning Consult il tycoon sarebbe invece davanti

La stella di Donald Trump si sta spegnendo? È il sospetto che circola sempre più insistentemente sui media americani, e all’interno dello stesso partito Repubblicano, dopo la mancata vittoria alle elezioni di mid-term svoltesi lo scorso 3 novembre. Nonostante la débacle elettorale, l’ex presidente ha comunque annunciato ufficialmente, dodici giorni dopo, la sua volontà di ricandidarsi alla Casa Bianca nelle elezioni del 2024. Ma, tra guai giudiziari e politici, la sua corsa sembra essere partita col piede sbagliato. A confermare questa percezione sono alcuni sondaggi diffusi nelle ultime ore dai media americani. Secondo quello commissionato da Usa Today in collaborazione con la Suffolk University, Trump sarebbe indietro nel gradimento degli elettori Repubblicani di ben 23 punti nei confronti del principale possibile sfidante tra i conservatori: il governatore della Florida Ron DeSantis. In un eventuale scontro alle primarie tra i due, DeSantis vincerebbe oggi con il 56% delle preferenze, lasciando Trump indietro ad appena il 33%. Uno smacco umilitante per il presidente uscente, che ha contribuito a consolidare negli scorsi anni il peso politico di DeSantis.

Quello che cerca la maggior parte degli elettori Repubblicani, conferma d’altra parte la rilevazione di Usa Today, non è un’agenda diversa da quella di Trump, ma un nuovo interprete per le stesse politiche: come a dire che il tramonto politico di The Donald segnerebbe in qualche modo il successo della sua operazione di revisione dei connotati politici del partito conservatore, cominciata con la sua candidatura a sorpresa alle presidenziali del 2016. Su immigrazione, unioni gay e cancel culture, d’altra parte, DeSantis ha dimostrato sinora di avere una linea non meno dura di quella imposta al partito da Trump. Una conclusione simile a quella che suggerisce un altro sondaggio diffuso in queste ore, quello commissionato dal Wall Street Journal, che vedrebbe DeSantis nettamente avanti su Trump, anche se di un margine inferiore: 52% le preferenze previste per il governatore, 38% quelle per il tycoon.

A quasi due anni dal voto per la Casa Bianca, tutto può ancora cambiare, naturalmente. E d’altra parte, come riporta il sito specializzato in sondaggi Usa Five Thirty-Eight, altre rilevazioni di istituti demoscopici restituiscono esiti diversi, se non opposti. Secondo l’ultima diffusa da Morning Consult (su un campione più ampio), nello scontro tra i due potenziali rivali sarebbe ancora Trump a imporsi nettamente, con il 49% delle preferenze, contro un mero 31% per DeSantis. La partita tra i due è appena cominciata, e s’annuncia aperta. Ma la leadership di Trump all’interno del partito Repubblicano non è più assicurata.

Foto: EPA/Stefani Reynolds / POOL – L’ex presidente Usa Donald Trump a un’iniziativa con il governatore della Florida Ron DeSantis – Washington, 24 luglio 2020.

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14 Dicembre 2022 - 15:07 Redazione
Il campione argentino ha annunciato dal Qatar che non parteciperà alla Coppa del mondo del 2026 nel nord America

Leo Messi ieri sera ha trascinato lArgentina in finale ai Mondiali in Qatar, dopo la vittoria contro la Croazia per 3-0. Una prestazione di altissimo livello, quella del campione argentino, che a 35 anni dimostra di non aver perso neanche un briciolo della sua classe e delle sue intuizioni. Ma domenica 18 dicembre, contro la vincente tra Marocco-Francia, giocherà la sua ultima partita con la maglia dell’Argentina in una Coppa del mondo. L’annuncio che ha gelato i tifosi – ma che era anche nell’aria, per ragioni anagrafiche – è arrivato al termine proprio dei 90 minuti che hanno consegnato all’Argentina la sua sesta finale mondiale, dopo quella persa nel 2018 contro la Germania. «Mancano molti anni al prossimo, non credo di farcela», ha detto Messi al giornale Olé, «terminare in questo modo è il massimo». I prossimi Mondiali di calcio si svolgeranno nel 2026 e saranno ospitati dai tre Paesi nordamericani Canada, Stati Uniti e Messico.

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14 Dicembre 2022 - 14:52 Felice Florio
Nella notte, Consiglio, Parlamento e Commissione Ue hanno raggiunto l'intesa

Da Bruxelles sono in arrivo altri finanziamenti da miliardi di euro all’Italia. Ai circa 200 miliardi ottenuti grazie al Next Generation Eu – tradotti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – si aggiungono altri fondi europei per contrastare l’innalzamento del costo dell’energia. È la reazione europea alla crisi energetica iniziata con l’aggressione russa all’Ucraina, il Repower Eu. Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, Consiglio, Parlamento e Commissione europea hanno raggiunto l’accordo sul pacchetto di aiuti. Per l’Italia, stando alle ultime dichiarazioni di Ursula von der Leyen, sarebbero previsto circa 9 miliardi. A questi si aggiungerà la possibilità di recuperare fino al 10% dei fondi strutturali del settennato 2014-2020 non ancora spesi: potranno essere destinati alle imprese che devono fronteggiare il caro energia. Si prevede che dai finanziamenti inutilizzati delle politiche di coesione l’Italia riuscirà a ricavare altri 4 miliardi. Dal mercato degli Ets, poi, dovrebbero essere attinti altri 20 miliardi. Infine, l’intesa inclue la possibilità, per i Paesi membri che lo desiderano di utilizzare fino al 7,5% dei fondi coesione 2021-2027.

Tra gli obiettivi del piano, il raggiungimento più rapido possibile dell’indipendenza dalle fonti fossili provenienti da Mosca, il potenziamento di progetti basati sulle energie rinnovabili e, in generale, la velocizzazione della transizione energetica. I finanziamenti di Repower Eu potranno essere impiegati anche per gasdotti e oleodotti, ma con due vincoli: i progetti devono avere come scopo chiaro l’emancipazione dalle importazioni di combustibili fossili russi e la loro messa a terra non deve andare oltre il 2026. Gli oleodotti «potranno essere finanziati solo in tre Stati – non è ancora chiaro quali – per rimpiazzare le forniture russe e senza alcuna fornitura aggiuntiva», ha spiegato il relatore Siegfried Muresan, europarlamentare rumeno dei popolari. «I gasdotti dovranno rispettare condizioni rigorose – ha aggiunto la co-relatrice, Eider Gardiazabal Rubial, dei socialista spagnoli – come l’assenza di alternative per l’indipendenza dalle importazioni russe e dovranno prevedere compensazioni».

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