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Ucraina, bombardamenti a Kiev. Il filmato di Calenda con l’allarme aereo – Il video

14 Dicembre 2022 - 07:09 Redazione
Attacco con droni iraniani nel quartiere Shevchenko. Il leader del Terzo Polo: in azione la contraerea

Un allarme antiaereo è stato lanciato nelle prime ore del mattino a Kiev in Ucraina. Il sindaco Vitalii Klitschko ha parlato su Telegram di un attacco con droni iraniani e di esplosioni nel quartiere Shevchenko. Klitschko ha scritto che dieci droni Shahed sono stati abbattuti nella regione di Kiev. La notizia dell’attacco è stata confermata dal governatore della regione di Kiev Oleksiy Kuleba che ha aggiunto che i sistemi di difesa hanno risposto all’attacco. Vitaliy Bunechko, capo della regione di Zhytomyr che confina con Kiev, ha avvertito su Telegram che potrebbe esserci una seconda ondata di attacchi di droni. E ha consigliato alle persone di rimanere nei rifugi antiaerei. Il leader del Terzo Polo Carlo Calenda, che si trova nella capitale, ha pubblicato su Twitter un filmato che riproduce l’allarme aereo per l’attacco e indica a tutti di nascondersi nei rifugi. Calenda scrive che due droni sono stati abbattuti dalla contraerea ucraina.

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L’allarme scorte nelle farmacie: mancano ibuprofene e aerosol

14 Dicembre 2022 - 06:41 Redazione
L'appello della Fofi: siamo in difficoltà, ma non possiamo fare molto

L’allarme per i medicinali nelle farmacie punta adesso ibuprofene e aerosol. Ad ottobre l’Aifa aveva confermato la penuria di quasi 3 mila prodotti farmaceutici. A causa dell’aumento dei costi di produzione dei principi attivi e del materiale per il confezionamento. A mancare antipertensivi, diuretici, neurolettici, antidepressivi e perfino antiepilettici. Oggi, racconta Il Giornale, c’è anche il caso del farmaco per i dolori muscolari. I distributori spiegano che c’è carenza di quello da 600 e di quello da 800. Perché ce n’è più richiesta, a causa di influenza e Covid. E perché mancano i blister per il confezionamento. Le farmacie territoriali «non hanno difficoltà a gestire il forte aumento di affluenza di cittadini, il vero problema è che mancano i farmaci», dice al quotidiano Andrea Mandelli, presidente della Fofi (la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani). «Siamo in difficoltà, ma non ci sentiamo in difetto perché la Fofi aveva previsto questa criticità e messo in guardia il sistema già durante la scorsa in primavera-estate. Se ora i farmaci non ci vengono consegnati, non c’è molto che possiamo fare». I farmacisti cercano di compensare alla mancanza di farmaci con la galenica: «La Fofi ha cercato di dare una mano mettendo a punto, ad esempio, la formulazione di uno sciroppo antinfiammatorio per i bambini. Tuttavia anche per la galenica ci sono problemi di assortimento».

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Claudio Campiti e il mistero dei troppi soldi in tasca: «Prendeva il reddito di cittadinanza»

14 Dicembre 2022 - 06:15 Redazione
Non lavorava più da tempo. Ha percepito il sussidio per un totale di circa 9 mila euro. Ma ne aveva più di seimila nello zaino

C’è un mistero sui soldi di Claudio Campiti. L’uomo della strage del condominio aveva con sé 6.235 euro in contanti. Ed era un percettore del reddito di cittadinanza. Ma non risulta avere altre entrate. Campiti ha percepito il sussidio dall’aprile 2020 al settembre 2022. Per un totale di circa novemila euro. Ma aveva debiti nei confronti del consorzio Valleverde: un decreto ingiuntivo per 1.700 euro era appena partito. Anche se l’esposizione debitoria arriva in totale a 10 mila. Gli accertamenti fiscali compiuti dagli investigatori partono dalla situazione economica di Campiti. Che non lavorava più come assicuratore da molto tempo prima della morte del figlio Romano in un incidente con uno slittino.

Il consorzio e i debiti

Campiti potrebbe aver ottenuto il reddito anche nei mesi di ottobre e novembre: la registrazione nelle banche dati potrebbe arrivare nelle prossime settimane. Di certo viveva modestamente nel rudere del Consorzio Valleverde ad Ascrea che aveva acquistato per una cifra vicina ai centomila euro. Ma che doveva ancora essere terminato in tutti i suoi lavori. Tanto che lui stesso ha lamentato la mancanza di acqua e luce. A quell’acquisto risalgono le sue follie. Aveva infatti comprato senza rendersi conto che l’acquisto comportava l’impegno a coprire i costi dell’urbanizzazione della zona. Quella era la condizione messa dai comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda per il permesso di costruire. La lottizzazione doveva portare alla costruzione di strade, rete fognaria e impianto elettrico. A carico di chi aveva acquistato i lotti di proprietà. E chi non pagava rischiava l’espropriazione. Da qui nasce la strage. E così Campiti è probabilmente andato in rosso. Non avendo più i soldi né per finire la costruzione né per concludere i lavori di urbanizzazione. Per questo ha urlato «Mi avete lasciato senz’acqua per vent’anni» durante la sparatoria.

Il poligono

Rimane il mistero dei soldi in tasca. Anche se l’uomo ha percepito circa 490 euro al mese per più di due anni, il totale incassato è di novemila euro. Se ne aveva più di seimila in tasca, come li ha avuti? Possibile che abbia soltanto risparmiato quelli del reddito? Oppure lavorava in nero? L’udienza di convalida del fermo richiesta dal pm Giovanni Musarò avverrà all’interno delle mura del carcere romano di Regina Coeli e l’uomo dovrà rispondere di accuse gravissime: omicidio volontario plurimo aggravato dalla premeditazione. I carabinieri stanno battendo anche un altro fronte. Quello del poligono di tiro di Tor di Quinto, dal quale l’uomo è riuscito a portar via l’arma del delitto. Saranno acquisiti i verbali di entrata e di uscita e anche le immagini delle telecamere di sicurezza per capire se ci siano state falle nei meccanismi di sorveglianza. Campiti ha potuto prelevare in armeria una Glock ’45 lasciando un documento. Ma non è mai arrivato alla linea di tiro.

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Roberto Speranza dice di essere «inca**ato nero» per il Qatargate: «Ma D’Alema non c’entra niente»

14 Dicembre 2022 - 05:29 Redazione
Il leader di Articolo 1: abbiamo espulso Panzeri, con lui nessun garantismo

L’ex ministro Roberto Speranza, deputato e leader di Articolo 1, dice di essere «incazzato nero» per la corruzione dal Qatar. Ed esclude che ci siano altri suoi esponenti coinvolti nella vicenda oltre ad Antonio Panzeri. Che è stato espulso dal piccolo partito nato dalla scissione del Pd all’epoca di Renzi. Mentre difende Massimo D’Alema, attaccato nei giorni scorsi dall’ex ministro Provenzano: «Non c’entra nulla con questa vicenda giudiziaria. Chiamarlo in causa è del tutto improprio». Speranza parla in un’intervista rilasciata a La Stampa. Nella quale difende anche il partito: «Panzeri era un parlamentare europeo autorevole con una storia sindacale importante alle spalle. È uscito dal Pd per partecipare alla fondazione di Articolo1. Lo abbiamo seguito nella sua attività istituzionale a Bruxelles. Quando ha smesso, ha confermato la tessera di Articolo 1, senza incarichi gestionali».

Il caso Panzeri

Oggi non è un dirigente, anche se è «una personalità rilevante della sinistra milanese e lombarda, non è l’ultimo arrivato. Si tratta di una persona che ha fatto per otto anni il capo della Camera del lavoro di Milano, poi dodici anni europarlamentare, presidente della commissione Diritti umani di Strasburgo. Come potevamo immaginare? Le attività che ha condotto dopo non hanno mai avuto a che fare con noi», spiega ad Annalisa Cuzzocrea. E le sue responsabilità dovranno essere accertate «al di là di qualsiasi garantismo», secondo il leader. Mentre riguardo Davide Zoggia, bersaniano e collaboratore di due europarlamentari, Speranza dice che «non è più in Articolo 1 da molto tempo. A differenza di quello che emerge per Panzeri non ho elementi per valutare eventuali responsabilità. Personalmente sono per usare la massima fermezza dinanzi alle responsabilità che emergeranno. Spero che la magistratura vada avanti con determinazione perché qui è in gioco la credibilità delle istituzioni europee e delle forze politiche coinvolte. Voglio più di tutti che si faccia chiarezza. Noi in questa vicenda siamo parte lesa». Infine, Speranza replica a Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva parlato della doppia morale della sinistra: «Non credo sia una differenza da poco se sei tuttora un rappresentante delle istituzioni della Repubblica. Io sono per la netta separazione delle funzioni politiche e istituzionali con quelle che hanno a che fare con la gestione di interessi particolari».

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La corruzione dal Qatar e le Ong che servono «a far girare i soldi»: cosa c’è nelle carte dell’inchiesta

14 Dicembre 2022 - 05:01 Redazione
L'assistente parlamentare Francesco Giorgi collabora con i magistrati. E le ammissioni potrebbero portare a una svolta

È Francesco Giorgi l’indagato nel Qatargate che sta parlando con i magistrati. E l’inchiesta sulla corruzione dal Qatar arriva a una possibile svolta. L’assistente parlamentare dell’eurodeputato del Partito Democratico Andrea Cozzolino (non indagato) ha risposto per ore alle domande degli inquirenti belgi. Fornendo dettagli sulla rete dell’ex deputato Antonio Panzeri e della sua compagna, la parlamentare greca Eva Kaili. Sono state le sue rivelazioni a consentire di estendere le indagini a Marc Tarabella. Ieri la polizia belga ha sequestrato 20 mila euro nell’abitazione di Giorgi ad Abbiategrasso. In tutto a Giorgi e Kaili sono stati sequestrati quasi un milione di euro in contanti. Sommati ai 600 mila ritrovati a Panzeri fanno arrivare a un milione e mezzo di euro il totale della corruzione dal Qatar.

Le carte dell’interrogatorio

Nelle carte dell’interrogatorio di Giorgi ci sono ammissioni deflagranti. Secondo le accuse di Michel Claise il gruppo formato da lui, Panzeri, Niccolò Figà-Talamanca e Luca Visentini (che si dice però estraneo all’indagine) si muoveva intorno alla Ong “Fight Impunity”. Che aveva l’obiettivo di favorire due paesi: Qatar e Marocco. Perché le organizzazioni non governative, scrive Repubblica, «ci servono per far girare i soldi», secondo l’ammissione dello stesso Giorgi davanti ai magistrati. Il gruppo sarebbe attivo dal 2021. I magistrati vogliono contestare l’associazione a delinquere. Giorgi è stato inchiodato anche da alcune intercettazioni in cui faceva riferimenti molto espliciti. Il ministro del Lavoro del Qatar Ali Bin Samikh Al Marri è il contatto. Con Kaili si è incontrato il primo novembre in Qatar. Grazie proprio alla mediazione del gruppo, secondo gli inquirenti.

L’udienza preliminare

Kaili, Giorgi, Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca comunque si presenteranno oggi in tarda mattinata in tribunale per l’udienza preliminare. La polizia federale ha diffuso la prima foto dei contanti trovati all’ellenica, a suo padre e a casa di Panzeri. Molte le banconote di piccolo taglio, anche da dieci e venti euro. A parlare in via ufficiale con la stampa, finora, è stato solo il legale dell’eurodeputata di Salonicco. «La sua posizione è di innocenza. Non ha nulla a che fare con le tangenti del Qatar», ha dichiarato l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos.

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Il mistero dell’Eurofighter precipitato a Trapani: «Non ha lanciato SOS». Ritrovato il corpo del pilota

14 Dicembre 2022 - 04:16 Redazione
Fabio Antonio Altruda è deceduto nell'impatto. L'aereo si è schiantato per cause ancora da accertare

Il capitano Fabio Antonio Altruda è morto. Era lui il pilota del caccia militare Eurofighter del 37esimo stormo dell’Aeronautica precipitato mentre rientrava alla base di Trapani Birgi. Il ritrovamento è avvenuto nella zona di Locogrande, a pochi chilometri a nord di Marsala, dove l’aereo si è schiantato per cause ancora da accertare. I resti del caccia sono stati ritrovati nell’alveo di un fiume. I vigili del fuoco del nucleo Nbcr hanno condotto le ricerche. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso cordoglio per la morte di Altruda. L’impatto, dal quale non risultano danni a persone o cose, è avvenuto in una zona agricola a circa 2 miglia a sud est della base aerea siciliana. L’Eurofighter è precipitato al suolo a circa cinque miglia a sud-est della base. Si è disintegrato durante l’impatto.

Chi era Fabio Antonio Altruda

I rottami infuocati sono stati trovati anche a diverse centinaia di metri di distanza tra loro. L’elicottero HH139 del Centro Search and Rescue di Trapani ha sorvolato l’area dell’impatto individuando piccoli focolai generati dai resti dell’aereo in fiamme. I genitori hanno saputo tutto dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti. Il capitano Fabio Antonio Altruda era entrato in Aeronautica Militare con il Corso regolare Ibis 5° dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli nel 2007. Pilota combat ready su velivolo Eurofighter, in forza al 37° Stormo di Trapani dal marzo del 2021, aveva all’attivo centinaia di ore di volo, molte delle quali effettuate anche in operazioni fuori dai confini nazionali in attività di air policing Nato. Dopo la notizia dell’incidente l’aeroporto civile “Vincenzo Florio” ha fatto scattare il protocollo di sicurezza in accordo con le autorità militari e le piste sono state chiuse al traffico.

II cordoglio di Crosetto

Il ministro Crosetto ha espresso «a nome della Difesa e mio personale i sentimenti del più profondo cordoglio ai familiari del capitano pilota Fabio Antonio Altruda, tragicamente scomparso nella giornata di ieri. Con grande dolore ho appreso della ferale notizia. Oggi tutta la Difesa si stringe in un ideale abbraccio alla famiglia e agli affetti più cari del capitano Altruda. Con la promessa che non saranno lasciati mai soli». «Ho espresso al generale Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, le mie più sentite condoglianze per la grave perdita». L’aeronautica ha annunciato l’avvio di un’inchiesta sulla morte del capitano.

Eurofighter caduto: cosa è successo

Il Messaggero racconta che quella di ieri era una missione di routine. All’addestramento partecipavano due Eurofighter. I caccia multiruolo viaggiavano leggermente distanziati tra di loro. Il pilota del secondo aereo non ha comunicato avarie o problemi. Il quotidiano spiega che al momento dell’attivazione il sistema di espulsione di emergenza dovrebbe far scattare un allarme. La tuta di ogni pilota è poi dotata di un impianto Gps. Ma la base non ha ricevuto alcuna segnalazione su quanto accaduto. Non è quindi ancora chiaro se il pilota si sia gettato fuori dal velivolo mentre precipitava. Di certo non è partito alcun SOS.

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Qatargate, all’origine delle indagini spunta un collaboratore di Panzeri non rinnovato. E lo scandalo tocca altri Paesi del Golfo

14 Dicembre 2022 - 00:43 Serena Danna
Interrogatorio fiume per Francesco Giorgi, assistente dell'europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino, il quale martedì si è autosospeso dal gruppo dei socialisti europei

Da Strasburgo – Non sono solo le stanze chiuse con i sigilli e l’attesa per nuove sospensioni tra i socialisti europei ad agitare la sessione plenaria del Parlamento europeo. Dopo la conferenza stampa del vice presidente della Commissione Ue Margaritis Schinas la sensazione è che lo scandalo passato alla storia come Qatargate – che ha portato finora all’arresto di quattro persone e alla rimozione dalla carica di vicepresidente della greca Eva Kaili, accusati di aver ricevuto pressioni dal Paese arabo per influenzare le scelte del Parlamento europeo – sia solo all’inizio. E che dalle aule di Strasburgo potrebbe arrivare presto a quelle della Commissione europea di Bruxelles. Schinas, finito nelle polemiche per le sue posizioni mutate (e i suoi tweet) a favore del Qatar, a Strasburgo ha respinto tutte le accuse, affermando caustico: «Ho ricevuto in dono dal Qatar un pallone e una scatola di cioccolatini, che ho regalato all’autista andando all’aeroporto, e qualche souvenir legato al Mondiale di calcio».

L’interrogatorio fiume di Francesco Giorgi

Peccato che sia difficile tenere alta l’ironia mentre dalla procura di Bruxelles pubblicano foto dei soldi sequestrati agli arrestati (1 milione e mezzo finora tra Panzeri e Kaili) e promettono nuove rivelazioni, legate anche alla figura di Francesco Giorgi – assistente dell’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, non indagato, e marito della ex vicepresidente Kaili – che avrebbe parlato per 10 ore con gli investigatori. Nel tardo pomeriggio di martedì Cozzolino si è autosospeso temporaneamente dal gruppo dei Socialisti e democratici del parlamento «per tutelare me stesso, la mia moralità, la mia integrità politica». Qualche ora prima il vice commissario Schinas aveva detto a gran voce che tutte le sue azioni sono sempre state in linea con Bruxelles: «Non inventiamo cose alla Commissione, ma ci basiamo sui documenti e le strategie prodotte dagli uffici», ha dichiarato, sottolineando un’unità di intenti che non trova conferma nelle dichiarazioni rilasciate e nei silenzi dei giorni scorsi del governo di Bruxelles.

La “gola profonda” che ha dato via alle indagini

Tra i corridoi di Strasburgo si fa sempre più strada l’ipotesi che all’origine di tutto ci sarebbe un assistente parlamentare precario di Panzeri che, al mancato rinnovo di contratto, avrebbe deciso di raccontare degli strani movimenti di denaro a cui assisteva periodicamente. Secondo la stampa belga, uno dei quattro interrogati avrebbe invece fatto il nome di Marc Tarabella, l’eurodeputato belga di origini italiane, accusato di aver cambiato radicalmente la sua posizione sui diritti umani in Qatar. Tarabella, sospeso dal partito socialista belga e non indagato, è vicepresidente della delegazione del Parlamento Ue per i rapporti con la Penisola arabica ed è considerato molto vicino al Marocco.

Lo scontro tra Paesi del Golfo

Anche per questo motivo sono in tanti a credere – senza conferma ufficiale da parte degli inquirenti – che il Paese africano sia il prossimo (ma non il solo) a finire nello scandalo corruzione. Sulle vicende di questi giorni, come scrive il profondo conoscitore delle dinamiche europee Pietro Guastamacchia, pesa infatti l’ombra di «uno scontro tra le lobby dei Paesi del Golfo per motivi religiosi, politici, affaristici e per ingraziarsi i favori di Bruxelles». Maria Arena, una delle eurodeputate socialiste coinvolte nello scandalo e considerata molto vicina a Panzeri (è colei che ha preso il suo posto), sei mesi fa ha presentato un rapporto accusando gli Emirati Arabi Uniti di «screditare l’immagine dei Paesi rivali, come Qatar e Turchia». A promuovere la causa insieme a lei c’era Niccolò Figà-Talamanca.

Nuove perquisizioni in casa socialista

Il gruppo dei socialisti europei continua intanto a perdere pezzi e a guadagnare perquisizioni delle autorità belghe: l’ultima sui cui c’è grande attenzione sarebbe quella dell’iraniano Eldar Mamedov, consigliere politico per gli affari esteri del gruppo S&D, e considerato un grande amico di Giorgi ma soprattutto del Qatar. Il suo ufficio è uno di quelli finiti ieri sotto le ispezioni degli investigatori. Al momento però l’unica motivazione ufficiale sembra essere, ancora una volta, l’appartenenza alla rete di Panzeri.

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DIRITTIJoe BidenLGBTQ+Liber* Tutt*MatrimoniUSA

Usa, Biden firma la legge per tutelare i matrimoni gay: «Questa norma difende l’amore e colpisce l’odio in tutte le sue forme»

13 Dicembre 2022 - 23:25 Maria Pia Mazza
Il presidente statunitense: «È un passo fondamentale verso uguaglianza, libertà e giustizia per tutti, e va verso la creazione di una nazione in cui la decenza, la dignità e l'amore siano riconosciuti, onorati e protetti»

Il presidente statunitense Joe Biden ha firmato e trasformato in legge il Respect for Marriage Act, il provvedimento che tutela a livello federale il diritto di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso. Biden ha firmato il provvedimento davanti a centinaia di persone che si sono riunite nel South Lawn della Casa Bianca. «Oggi è una buona giornata: l’amore che questa legge difende segna un punto contro l’odio in tutte le sue forme, ed è per questo che questa legge è importante per ogni singolo americano», ha esordito Biden dopo essere salito sul podio dopo la vicepresidente Kamala Harris. Il presidente statunitense, nel corso del suo discorso ha sottolineato che «il matrimonio è una proposizione semplice, ha a che fare con chi si ama, senza interferenze del governo». «Gli Stati Uniti compiono un passo fondamentale verso l’uguaglianza, per la libertà e la giustizia, non solo per alcuni, ma per tutti, verso la creazione di una nazione in cui la decenza, la dignità e l’amore siano riconosciuti, onorati e protetti», ha proseguito il presidente Usa. «Siamo qui oggi per celebrare il loro coraggio e tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata – ha proseguito Biden -. Un coraggio che ha portato al progresso che abbiamo visto crescere nel corso dei decenni e che ci dà la speranza che le future generazioni portino avanti, verso un futuro migliore». Il disegno di legge sul matrimonio è stato approvato con il sostegno bipartisan in entrambe le camere del Congresso dopo mesi di trattative, in particolare sulle disposizioni relative all’appartenenza religiosa. La scorsa settimana, la Camera ha approvato con 258 voti a favore e 169 contrari il disegno di legge che prevede che venga tutelato a livello federale il diritto di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso, dopo il via libera del Senato che dello scorso 29 novembre.

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Venduti all’asta per 114mila dollari i jeans più antichi al mondo: erano nel baule di una nave naufragata nel 1857

13 Dicembre 2022 - 22:11 Redazione
«Sono come la prima bandiera sulla luna, un momento storico nella storia», ha detto Dwight Manley, socio amministratore del California Gold Marketing Group

Estratto da un baule affondato in un naufragio del 1857 al largo della costa della Carolina del Nord, il più antico paio di jeans conosciuto al mondo è stato venduti all’asta per 114mila dollari. «Quei jeans da minatore sono come la prima bandiera sulla luna, un momento storico nella storia», ha detto Dwight Manley, socio amministratore del California Gold Marketing Group. Secondo le valutazioni degli esperti i pantaloni sono stati senza dubbio realizzati prima che la nave SS Central America affondasse in un uragano il 12 settembre 1857, piena di passeggeri partiti da San Francisco e diretti a New York attraverso Panama. I dubbi invece sono sul fatto che i costosi pantaloni abbiano qualche legame con il padre dei moderni blue jeans, Levi Strauss. La scoperta messa all’asta infatti risalirebbe a 16 anni prima del primo paio di jeans prodotto dalla Levi Strauss & Co. Alcuni sostengono che il collegamento invece ci sarebbe eccome, che all’epoca Strauss fosse un ricco grossista di merci secche e che i pantaloni potrebbero essere una versione molto antica di quelli che di lì a pochi anni sarebbero diventati i jeans più iconici del mondo. Dietro ai ritrovamenti preziosi c’è la triste storia di un naufragio. Dei passeggeri a bordo della SS Central America morirono 425 persone, mentre 153 riuscirono a salvarsi. I jeans da minatore bianchi e pesanti, con una patta a cinque bottoni, erano tra i 270 manufatti dell’era Gold Rush, venduti per un totale di quasi 1 milione di dollari. «Questi sono gli unici jeans del periodo della febbre dell’oro ad oggi conosciuti», ha continuato Manley: «nessuna collezione al mondo ha qualcosa di simile. Un ritrovamento incredibile».

Foto di copertina: GUARDIAN/Jason Bean| Il paio di pantaloni da lavoro, forse realizzati da o per Levi Strauss, dalla affondata SS Central America

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Qatar 2022, Messi e Alvarez stendono la Croazia: l’Argentina è in finale

13 Dicembre 2022 - 21:55 Maria Pia Mazza
Il fuoriclasse del Psg trascina l'Albiceleste contro la Croazia: 3-0. Sfiderà la vincente di Francia-Marocco

È l‘Argentina la prima finalista dei Mondiali in Qatar 2022. La Selección, trascinata dal fuoriclasse Leo Messi, ha liquidato in semifinale la Croazia con punteggio tondo: 3-0. Sfiderà nella finale di domenica 18 dicembre la vincente dell’altra semifinale in programma domani, 14 dicembre, tra FranciaMarocco. L’Argentina torna in finale ai Mondiali a otto anni di distanza da quella persa nel 2014 contro la Germania. L’ultima volta che alzò la Coppa del Mondo fu in Messico, nel 1986, quando era trascinata dal Pibe de Oro Diego Armando Maradona. Il gioco nel primo tempo della semifinale è stato equilibrato sino ai primi 30 minuti di gioco, dopo i quali gli undici di Lionel Scaloni hanno premuto l’acceleratore e, in soli cinque minuti, hanno travolto i croati con due reti. Il primo gol è arrivato dopo il fallo in area del portiere croato Dominik Livaković sull’argentino Julián Álvarez. A tirare dal dischetto Leo Messi, che al 33′ gela il portiere croato su rigore e segna l’11esimo gol durante Mondiale per l’Albiceleste, staccando il primato di Batistuta e diventando il miglior marcatore dell’Argentina nella storia del torneo. Il secondo gol al 38′, pennellato dallo stesso Álvarez dopo un lungo contropiede in cui ha bucato la difesa dei croati. Nel secondo tempo, l’Argentina ha tenuto praticamente in piedi tutto il gioco. Al 69′, dopo un’azione travolgente di Messi, va nuovamente a segno il numero 9 dell’Albiceleste Alvarez, che porta il risultato sul 3 a 0 e, grazie anche alla sua doppietta personale, fa volare l’Argentina in finale.

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Roma, vandalizzata con una croce celtica la panchina in memoria di David Sassoli

13 Dicembre 2022 - 21:46 Redazione
La denuncia degli esponenti di Italia Viva: «Gesto vergognoso che oltraggia la memoria di un uomo di grande spessore»

È stata vandalizzata oggi 13 dicembre una panchina che a Roma ricorda l’ex presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, scomparso lo scorso gennaio all’età di 65 anni. Su una delle due targhe presenti sulla panchina commemorativa presente in Largo Marchiafava, nel Municipio II della capitale, è inciso il ricordo: «Uniti nella diversità. Dedicato a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo (2019-2022)». I vandali hanno cancellato il nome di Sassoli e, a lato, hanno disegnato una croce celtica. Ma non solo. Oltre a vandalizzare la targa, i teppisti hanno imbrattato anche l’altra placca, che presenta le dodici stelle dell’Unione Europea, scrivendo la sigla «Cor» e disegnando una svastica al centro. A denunciare l’accaduto sono stati Valerio Casini e Francesca Leoncini, consiglieri capitolini di Italia Viva, e Marco Dolfi, consigliere di Iv del II Municipio. «Un gesto vergognoso, che oltraggia la memoria di un uomo di grande spessore e che condanniamo fermamente – hanno scritto in una nota congiunta -. Avevamo promosso l’installazione della panchina lo scorso ottobre, un omaggio del nostro territorio ai valori che Sassoli ha rappresentato, con la sua attività politica, e continua a rappresentare ancora oggi». Le scritte oltraggiose sono subito state rimosse: «Abbiamo ripulito velocemente la panchina e non esiteremo a farlo altre volte, se sarà necessario. Purtroppo constatiamo che proprio in quella zona manca l’illuminazione ormai da un mese e che le foglie cadute non vengono raccolte con la frequenza che servirebbe per mantenere puliti gli spazi. Bisogna quindi lavorare per ripristinare quanto prima il decoro dell’intera area, primo deterrente contro mala movida e illegalità».

Foto in copertina: Twitter / @DolfiMarco

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Manovra, il governo Meloni verso la riduzione della soglia per i pagamenti senza Pos: multe sopra i 40 euro

13 Dicembre 2022 - 21:20 Redazione
A riferirlo è il deputato di Forza Italia Giorgio Mulé. Domani il giudizio della Commissione Ue sulla legge di bilancio

Il governo Meloni, in accordo con la Commissione europea, sta ragionando sulla possibilità di abbassare da 60 a 40 euro la soglia per i pagamenti che si possono effettuare senza Pos. A dirlo è il deputato di Forza Italia Giorgio Mulé. Si tratterebbe di una modifica al ribasso di una delle misure più discusse contenute nella nuova manovra di bilancio del governo guidato da Meloni e al vaglio della Commissione Ue. Il giudizio Ue arriverà ufficialmente nella giornata di domani, 14 dicembre, ma gli effetti della trattativa con Bruxelles sembrerebbero già evidenti: le multe per i commercianti che non accettano il pos potrebbero scattare già sopra la soglia dei 40 euro, contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato dal governo. Poche ore fa la stessa premier è tornata sul tema. In un video messaggio inviato all’assemblea di Confesercenti ha rivendicato le scelte contenute nella legge di bilancio: «Il sostegno all’economia reale passa anche dall’innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti e dalla possibilità che l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici sia previsto solo per quei pagamenti che superano una certa soglia», ha detto, ribadendo che «sono due scelte che il governo rivendica». Lo scorso 28 novembre era comparso nella bozza della manovra l’innalzamento della soglia obbligatoria per i pagamenti elettronici da 30 a 60 euro. La cifra più bassa era comparsa nella prima versione della legge di bilancio, poi modificata. Ora l’esecutivo, dopo l’interlocuzione con la Commissione Ue, sembrerebbe propendere verso una via di mezzo tra le due ipotesi, imponendo la soglia obbligatoria a 40 euro.

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