ll quartetto azzurro era composto da Alessandro Miressi, Paolo Conte Bonin, Leonardo Deplano e Thomas Ceccon
ll quartetto dell’Italia vince la medaglia d’oro nella gara della staffetta 4X100 stile libero dei Mondiali in vasca corta a Melbourne con il tempo di 3:02.75, raggiungendo un nuovo record del mondo. L’argento va all’Australia, mentre il bronzo agli Stati Uniti. L’azzurro Gregorio Paltrinieritrionfa con la medaglia d’oro anche nella gara dei 1500 stile libero con un tempo di 14:16.88. Al secondo posto si posiziona la francese Damien Joly con 14:19.62, al terzo il norvegese Henrik Christiansen con 14:24.08. ll quartetto azzurro maschile ha aperto il gas con Miressi (46″15), poi Conte Bonin (45″9 al debutto). Accelerata di Deplano (45″5) e in ultima frazione con Ceccon (45″1). «Sono felice per l’oro, abbiamo fatto un tempo velocissimo – ha dichiarato Deplano dai microfoni di RaiSport -. Sapevo che in finale bisognava andare forte ma il record era un nostro obiettivo ed eravamo sicuri di poter fare bene, dopo la batteria, anche nella sessione serale. E così è stato».
Una gestione del narcotraffico tanto organizzata da essere definita dal Gip di tipo «imprenditoriale»
Autoambulanze per aggirare i controlli durante la pandemia, beneficiare di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto e trasportare droga dalla Calabria a Messina. Cocaina, marijuana e hashish: queste le sostanze che il gruppo di Giostra sgominato dalla Guardia di finanza di Messina faceva arrivare dalla Calabria, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ‘ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Affiancati da un secondo canale di approvvigionamento, attivo nel capoluogo etneo. L’inchiesta della Dda della Città dello Stretto avrebbe preso il via dopo alcuni approfondimenti svolti nel quartiere Giostra, nella città siciliana, noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa.
«Inquietante sistematicità e pianificazione»
Ai primi sospetti sono seguite indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, accompagnate da attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, avrebbero fatto emergere la rete criminale operante sul posto. La base operativa, secondo quanto si apprende, era in un vicolo cieco del quartiere, così da poter monitorare costantemente qualsiasi tipo di accesso. Armi e stupefacenti sarebbero state invece nascoste in una casa abbandonata. Una gestione del narcotraffico tanto organizzata da essere definita dal Gip di tipo «imprenditoriale», che avrebbe richiesto la presenza di una capillare rete di pusher e intermediari. A loro il compito di gestire la consegna al dettaglio ai singoli clienti, ma anche le forniture più significative. Gli arrestati sono in tutto 54. Disposto ed eseguito anche un sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. Una disponibilità di beni mobili ed immobili in misura sproporzionata al reddito lecitamente dichiarato ed al tenore di vita sostenuto. Tra i 61 destinatari dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda di Messina, infatti, 17 risulterebbero percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
«Non bisogna limitarsi a ratificare le scelte a valle, ma contribuire a determinarle a monte»
Giorgia Meloni è in Aula alla Camera per le consuete comunicazioni ai parlamentari sul Consiglio europeo di giovedì 15 dicembre. È arrivata con venti minuti di ritardo rispetto all’orario previsto, tant’è che il presidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana, ha dovuto sospendere l’Aula in attesa dell’arrivo della presidente del Consiglio. «Non mi era mai capitato nella mia vita. Siamo stati trattati un po’ da camerieri. Non è un problema solo di educazione, ma anche di rispetto istituzionale», ha protestato il deputato del Terzo poloRoberto Giachetti. «Vorrei sapere se negli ultimi decenni l’Aula è stata sospesa per venti minuti senza motivazione perché il presidente del Consiglio non era ancora arrivato. Conoscendovi, perché siete capaci di tutto, direte che è colpa del traffico». Appena ha preso la parola, Meloni si è rivolta subito a Giachetti ed effettivamente si è appellata al traffico: «Mi scuso con il collega e con l’Aula, sono stata io a chiedere di rinviare la discussione per un motivo oggettivo di traffico. Non avevo previsto quello che ho trovato stamattina. Non ho detto che è colpa di Gualtieri, ho detto che c’era il traffico, poi ognuno trarrà le sue conclusioni».
Il rapporto tra Roma e Bruxelles
Poi, la presidente del Consiglio ha iniziato a leggere la relazione: «Non è stato un caso che il mio primo viaggio all’estero fosse presso le istituzioni dell’Ue. È stata una scelta che muoveva dalla convinzione e dalla consapevolezza che alla prova dei fatti non sarebbe stato difficile dimostrare quanto la realtà del governo fosse distante da un certo racconto disfattista e interessato fatto all’estero e la convinzione che l’Italia possa e debba giocare un ruolo da protagonista in Europa, avendo come stella polare la difesa dell’interesse nazionale». Meloni, poi, ha spiegato come vuole interpretare il rapporto tra Roma e Bruxelles: «Il nostro obiettivo, piuttosto che più Europa in Italia, è più Italia in Europa, come si conviene a una grande Nazione fondatrice». E ha aggiunto: «Non bisogna limitarsi a ratificare le scelte a valle, ma contribuire a determinarle a monte. Indirizzare l’integrazione europea verso un approccio più attento ai cittadini, alle famiglie e alle imprese. E abbiamo tutte le carte in regola per dare un contributo autorevole».
La guerra in Ucraina
Il primo argomento affrontato da Meloni dopo l’introduzione è quello dell’aggressione russa in Ucraina. «L’Italia, stato fondatore sia dell’Alleanza Atlantica sia dell’Europa, farà la sua parte: l’Europa deve essere unita contro l’aggressione russa, non abbiamo cambiato idea, le nostre convinzioni non cambiano se siamo al governo o all’opposizione», ha detto il capo del governo. E ha ribadito «un impegno verso la causa ucraina che, fino dall’inizio, abbiamo sostenuto a 360 gradi, in coerenza con lo sforzo dell’Ue, della Nato e delle nazioni a noi vicine. Il governo ribadisce il pieno appoggio a Kiev in tutte queste dimensioni. Piaccia o no a chi, per certi versi comprensibilmente, vorrebbe voltarsi dall’altra parte, il conflitto in Ucraina ci riguarda tutti, per questo con convinzione e a viso aperto continueremo a impegnarci per ogni sforzo diplomatico utile per la cessazione dell’aggressione russa».
Consegna armi del quinto pacchetto entro dicembre
«Lo spazio di manovra per il cessate il fuoco appare oggi assai limitato, ma l’Italia appoggerà in ogni caso gli sforzi in proposto. L’Unione europea deve assumere su questo fronte un ruolo più incisivo a beneficio dell’intero continente». La presidente del Consiglio ha ringraziato esplicitamente la Polonia per l’impegno nell’accoglienza dei profughi ucraini, esprimendo anche fierezza per la solidarietà italiana. «Al di là della facile propaganda sulla pace – ha aggiunto Meloni -, cessate il fuoco ha due sole condizioni possibili: che uno dei due belligeranti si arrenda o che vi sia uno stallo nel conflitto. Per conseguire una pace giusta l’Italia deve continuare a fare la sua parte», ha sottolineato, spiegando che il nostro Paese è «impegnato nella consegna» dei materiali militari previsti dal quinto decreto «che dovrebbe ultimarsi entro dicembre».
«Putin non utilizzi la carenza di cibo come arma contro l’Europa»
Meloni ha aperto un capitolo sulle conseguenze economiche della guerra. A partire dalle sanzioni, le quali «sono dolorose per il nostro tessuto produttivo ma sono efficaci: stanno avendo un effetto sulla Russia. I costi per Mosca devono essere superiori a quelli sopportati dall’Europa. Per questo vigileremo sugli effetti di queste misure, soprattutto per quanto riguarda l’energia. Difendere l’interesse nazionale significa anche non scaricare sugli italiani i costi delle giuste sanzioni alla Russia». Poi ha affrontato le questioni relative alla crisi energetica: «Non dobbiamo consentire che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l’Europa, come già sta facendo con il gas e il petrolio. Contrastare la carenza di cibo riguarda anche la sicurezza europea come conseguenza dell’instabilità dei Paesi africani».
L’accusa alla Commissione europea
«Il Consiglio europeo torna a occuparsi dell’impatto dei prezzi dell’energia. L’obiettivo è un percorso di sicurezza energetica – su cui – da mesi l’Italia è in prima fila per un tetto dinamico dei prezzi. Per ora la risposta della Commissione europea è insoddisfacente e inattuabile. È fondamentale porre un argine alla speculazione: la posta in gioco sull’energia è molto alta perché definisce la capacità dell’Europa di difendere le sue famiglie e le sue imprese – evitando di avere – un’Unione europea a due velocità». La presidente del Consiglio si è soffermata a lungo sul tema: «È evidente a tutti come un meccanismo di tutele diverse di imprese in Paesi diversi provocherebbe una distorsione del mercato unico che comprometterebbe l’intera Europa. Ormai è la maggioranza degli Stati a chiedere con noi un tetto dinamico al prezzo del gas. Andare in ordine sparso, pensando di salvarsi a scapito degli altri, non solo è un illusione ma tradirebbe un’idea di un Europa diversa da quella decantata di questi anni».
Collaborazione più stretta tra Nato e Ue
«Gli Stati Uniti riconoscono all’Europa il ruolo di partner di prima istanza. La crisi ucraina ha mostrato come dinanzi alle minacce la compattezza e il ruolo politico dell’Unione sia essenziale. L’Italia sostiene una più stretta collaborazione tra Unione europea e Alleanza atlantica, e una rinnovata unità di intenti nei settori di interesse comune», tra cui rafforzare le capacità di difesa dell’Europa. «Bisogna passare dal dibattito sulla redistribuzione dei migranti a quello sulla difesa comune dei confini esterni dell’Unione europea: serve un quadro di collaborazione basato su flussi legali e un’incisiva azione di prevenzione e contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando a una gestione europea dei rimpatri». Meloni è tornata a guardare agli Stati Uniti, ma in questo passaggio per strigliare l’amministrazione americana per la sua recente politica economica: L’Inflation Reduction Act, il piano degli Stati Uniti contro l’inflazione, «desta preoccupazione: non possiamo nascondere i potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee che potrebbe generare».
Balcani e Iran
«Crediamo che la concessione della condizioni di candidato alla Bosnia sia un segnale per tutta la Regione: il governo segue con preoccupazione la tensione in Kosovo. Abbiamo affermato la nostra volontà di essere portatori di pace con le nostre truppe italiane e invitiamo tutte le parti a evitare provocazioni». Si è sollevato un applauso unanime dell’Aula quando la presidente del Consiglio ha condannato la repressione del regime iraniano: «L’uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile. Questo governo sarà sempre impegnato per la difesa e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali». Infine, concludendo le sue comunicazioni ai deputati, Meloni ha voluto ribadire un concetto espresso all’inizio: «Siamo una colonna indispensabile alla crescita economica e sociale dell’Unione europea, questa è l’Italia che vogliamo rappresentare al Consiglio europeo».
Giorgia Meloni è arrivata oggi in ritardo alla Camera per le comunicazioni sul Consiglio Europeo. Poi ha spiegato di aver tardato per colpa del traffico. Alle rimostranze da parte dei banchi del centrosinistra, il presidente del Consiglio ha aggiunto, dopo la motivazione del suo ritardo, che «poi ognuno trarrà le sue conclusioni». E ha “scagionato” il sindaco di Roma: «Non ho detto che è colpa di Gualtieri».
Si trova in ospedale a Bergamo. È stato trasportato in elicottero
Un bambino di dodici anni è caduto da un’altezza di quattro metri a scuola a Saronno nel Varesotto. Il ragazzo si trova in ospedale ed è in gravi condizioni. Secondo le prime informazioni il ragazzino è precipitato dalla tromba delle scale. Dopo essere stato soccorso è stato trasportato a Bergamo in elicottero. I carabinieri stanno indagando per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Non è ancora chiaro se l’alunno stesse raggiungendo la sua classe o se fosse da poco uscito. Avrebbe riportato alcune fratture, una delle quali a un femore, e lesioni al volto. I medici valuteranno nelle prossime ore la possibilità che il dodicenne abbia subìto anche traumi interni e al cranio.
«Entro la prossima primavera è necessario dotare il Paese di un nuovo codice che ormai è vecchio di 30 anni», ha annunciato il ministro di Infrastrutture e Trasporti
Sottrazione della patente a vita, multe calibrate sul reddito, educazione stradale sin dalle superiori e revisioni più serrate. Sono solo alcune delle modifiche che si ventilano per la stretta a 360 gradi che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha intenzione di apportare al Codice della strada. Gli incidenti stradali sono un problema soprattutto per i giovani e i neopatentati, categoria per la quale rappresentano la prima causa di morte. Nell’Unione Europea, nella fascia d’età 18-24 anni, causano nel 64% dei casi il decesso del guidatore o del passeggero al suo fianco, rispetto al 44% nella popolazione complessiva. Lo rivelano i dati del rapporto Dekra sulla sicurezza stradale. L’urgenza di affrontare il tema si è resa nota con particolare prepotenza negli ultimi giorni, dopo i gravissimi incidenti avvenuti nel barese e ad Alessandria.
Sospensione della patente
«Entro la prossima primavera è necessario dotare il Paese di un nuovo codice che ormai è vecchio di 30 anni», ha annunciato il leader leghista. Ma aggiunge di voler mettere su un tavolo di aggiornamento e ammodernamento per mettere in sicurezza le strade italiane «già dalla settimana prossima». Il primo obiettivo, probabilmente, sarà la «revoca a vita della possibilità di guidare» per chi «si mette consapevolmente alla guida drogato o ubriaco provocando incidenti, morti e feriti». Ovvero chi, a suo avviso, rappresenta «una bomba e un potenziale assassino», e dunque «la sospensione della patente per uno o due anni non è sufficiente». Pertanto, se non la revoca a vita, «almeno la sospensione per 10 anni del diritto di guidare penso che sia sacrosanta», conclude.
Multe proporzionate al reddito e monopattini
Un’altra modifica importante che sembra essere in cantiere riguarda la revisione del meccanismo delle multe. La sanzione, secondo quanto dichiarato dal viceministro Galeazzo Bignami, potrebbe infatti prevedere una «proporzionalità al reddito». Con la possibilità dunque di introdurre un incremento delle multe in base alla disponibilità economica di ciascuno. Si starebbe valutando, inoltre, l’introduzione di regole più restrittive per altri mezzi, come i monopattini elettrici. Per i quali, rivela QN, Salvini vorrebbe introdurre l’obbligo di assicurazione, di casco e di targa. Una triade volta a rendere identificabili, e dunque punibili, i proprietari dei mezzi.
Accessori a bordo e educazione stradale
La lista di idee per riformare il codice non si esaurisce qui. Tra le priorità per riformare il sistema stradale, infatti, figura anche «l’etilometro monouso obbligatorio a bordo». Salvini ritiene infatti che «sia un provvedimento utile» farsi l’autotest prima di mettersi alla guida, «per fermarsi fino a che si è in tempo». Tra i vari accessori da portare a bordo, anche un controllo elettronico che impedisca l’accensione se non sono allacciate le cinture di sicurezza, e un impianto che obblighi a non usare il cellulare alla guida. L’ultimo punto riguarderebbe il coinvolgimento dei giovani sulla sicurezza stradale sin dalle scuole superiori, con un’ora di educazione stradale alla settimana per arrivare pronti all’esame della patente. A cui poi, nel corso degli anni e dopo aver ottenuto la licenza, andrebbero aggiunti corsi di aggiornamento periodici per rendere progressiva e costante la formazione dei guidatori.
Le tre donne, tutte di origine filippina, sono state tenute in ostaggio per una notte intera da persone di origine pakistana
Tre donne sequestrate e stuprate per un’intera notte da otto uomini a Novi in provincia di Modena. Le hanno scoperte i carabinieri su segnalazione di alcuni residenti. Le tre donne, tutte di origine filippina, sono state tenute in ostaggio per una notte intera da persone di origine pakistana. Arrestati quando sono riuscite a dare l’allarme. Due delle vittime hanno chiesto aiuto ai passanti tentando di uscire da una finestra mentre gli uomini dormivano. Due donne di 40-50 anni e una giovane di 32 sono vittime del sequestro e della violenza sessuale. Con loro un giovane di cui non si conosce l’età e che sarebbe figlio di una delle due donne. Tutti e quattro avrebbero subito violenze sessuali i cui segni sul corpo sono stati riscontrati sul posto dal 118, prima che di essere portati all’ospedale. Le vittime avrebbero riferito di trovarsi nel Modenese per turismo. Sono finite in quel casolare dopo aver accettato un passaggio in auto da alcuni pakistani. I quali anziché portarle nel luogo concordato le avrebbero condotte dove è scattata la violenza. Ul casolare era disabitato fino ad un anno fa. Poi un uomo originario del Pakistan lo ha riaperto dando il la al via vai di connazionali. Solo il “padrone di casa” non sarebbe stato arrestato.
Il leader di Italia Viva: tutto nasce da un parlamentare europeo che se ne andò dal Pd quando c'ero io...
Sulla corruzione dal Qatar c’è un’ipocrisia a sinistra. Che protegge i suoi. Ma i moralisti senza morale non hanno futuro. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi va all’attacco oggi a Mattino 5. «Le responsabilità penali sono personali. Certo è che in alcuni casi c’è una sorta di doppia morale, di ipocrisia, questo vale soprattutto a sinistra. Quando le cose le fanno gli altri sono corrotti e pericolosi, se è in casa loro sono compagni che sbagliano. Non va bene. I moralisti senza morale non hanno più futuro», esordisce. Per poi andare nel merito: «Sentire dire a Bruxelles che “sono gli italiani” mi fa arrabbiare nero. Poi se qualcuno sbaglia paga». Mentre alla domanda se anche lui, come ai vertici europei, vedesse in questa vicenda un attacco alla democrazia, replica così: «al momento mi sembra che qualcuno ha preso dei soldi. Vista da fuori mi sembra un atto di corruzione». Per Renzi «tutto è nato da un ex parlamentare europeo (Antonio Panzeri, ndr) che se ne andò dal Pd quando arrivai io perché non ne condivideva i valori. Vorrei sapere i suoi valori». Infine, in attesa che la giustizia faccia il suo corso e accerti le responsabilità, per il leader del Terzo Polo bisogna «fare trasparenza. E garantire che le decisioni sono prese in coscienza e senza mazzette. Questo vale anche in Italia».
Altri messaggi d'odio, come quello scritto dal patron di Tesla e indirizzato all'immunologo Fauci, rimangono invece in bella vista
Elon Musk sta apportando radicali modifiche a Twitter da quando ha conquistato il possesso della piattaforma, ma è ancora dubbio se questi cambiamenti renderanno il social più sicuro e civile. Poche ore fa è stato smantellato all’improvviso il Trust and Safety Council, il comitato per la sicurezza del social. I suoi quasi 100 consiglieri sarebbero stati liquidati con una mail il cui oggetto era «Grazie». In cui venivano informati che il comitato non era più «la struttura migliore» per ottenere «valutazioni indipendenti sui nostri prodotti e sulla politica di sviluppo della piattaforma». Firmato: «Twitter».
Un’ora prima
Il tutto, secondo quanto riporta il Washington Post, a distanza di un’ora da un meeting fissato su Zoom con i dirigenti dell’azienda per discutere i recenti sviluppi. Il Comitato interno per la fiducia e la sicurezza era stato creato nel 2016, con l’obiettivo di osteggiare lo sfruttamento minorile, i discorsi di odio, il suicidio e altri problemi sulla piattaforma. Di esso facevano parte esperti e organizzazioni indipendenti, che negli anni ha lavorato per garantire la libertà di espressione e la sicurezza sulla piattaforma. Nel frattempo, a discutibili ritorni di profili precedentemente bannati, come quello di Donald Trump, si alternano censure altrettanto controverse.
Tra censura e «libertà d’espressione»
Come il temporaneo oscuramento del profilo di Jack Sweeney, studente americano che aveva creato un account con cui tracciava i voli del jet privato di Musk. Avrebbe ricevuto un’e-mail che lo informava di essere stato, in gergo tecnico, “shadowbannato“. Una pratica usata in passato per silenziare account di estrema destra o propagatori di messaggio d’odio e razzisti. E contro cui Musk si era schierato apertamente e a più riprese, difendendo «l’assoluta libertà d’espressione». Intento che stride anche con un altro oscuramento, quello di un video in cui il sedicente liberale veniva fischiato per la prima volta pubblicamente, in occasione di una sua apparizione sul palco del comico Dave Chapelle.
La querelle con Fauci
Un’ondata di disapprovazione così intensa che Chapelle aveva commentato, di fronte all’imbarazzo del miliardario: «Sembra che qui tra il pubblico ci siano quelli che hai licenziato». E mentre vengono censurate le manifestazioni di dissenso che mettono in cattiva luce Musk, alcuni messaggi d’odio rimangono in bella vista. Come quello scritto di suo stesso pugno e rivolto all’immunologo della Casa Bianca Anthony Fauci. Il patron di Tesla si era dichiarato apertamente contro la politica del lockdown per prevenire i contagi. Domenica ha usato il nome di Fauci per farsi beffe della comunità Lgbtq+, che sottolinea l’importanza dei pronomi per identificare l’identità di genere. «I miei pronomi sono ‘incriminate/Fauci’», era stata la provocazione. Fauci aveva preferito non commentare. Adesso Jack Sweeney ha comunicato che il suo account è ritornato visibile. Ma ora sa di essere sotto osservazione da parte del proprietario di Twitter.
Le società interessate sono Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie. Hanno in tutto 7 milioni e mezzo di utenze
L’Antitrust ancora contro le utilities. Stavolta sotto la lente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato finiscono sette aziende fornitrici di elettricità e gas, che insieme rappresentano circa l’80% del mercato. Secondo il presidente Roberto Rustichelli le società hanno mandato proposte di modifica del prezzo di fornitura e proposte di rinnovo in contrasto con la legge che sospendeva l’efficacia delle clausole contrattuali. Il decreto 8 agosto 2022 n. 115 (Aiuti Bis) sospendeva fino al 30 aprile 2023 le modifiche e i relativi preavvisi. Gli interventi di oggi sono il seguito di quelli nei confronti di Iren, Dolomiti, E.On e Iberdrola. Le società interessate sono Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie. L’Autorità ha aperto un’istruttoria nei confronti di 25 imprese. Circa la metà degli operatori interessati ha rispettato la legge evitando di modificare le condizioni economiche oppure revocando gli aumenti illecitamente applicati. Le sette sotto accusa invece non hanno sospeso le comunicazioni di modifica unilaterale dei contratti. Giustificando il tutto con la scadenza delle offerte a prezzo fisso. Ad Acea viene anche contestata l’asserita efficacia delle comunicazioni di modifica unilaterale del prezzo di fornitura. Perché la società le ha inviate prima dell’entrata in vigore del decreto. Senza perfezionarle prima della stessa data. Le utenze interessate sono 7 milioni e mezzo, mentre 2,6 milioni avrebbero subito un aumento del prezzo ingiustificato. Adesso le sette società dovranno sospendere od annullare tutti. Entro 7 giorni potranno inviare una memoria difensiva all’Antitrust. Che a quel punto potrà confermare o meno i provvedimenti cautelari.
Cherubini al telefono con il legale dei bianconeri: se salta fuori ci saltano alla gola
Nell’inchiesta sulle plusvalenze della Juventus fa ancora parlare la carta di Cristiano Ronaldo. Stavolta sotto la lente finisce un’email inviata dal direttore sportivo Federico Cherubini. L’erede di Paratici scrive ad altri dirigenti il 14 ottobre 2021, nell’imminenza di un incontro con Jorge Mendes, procuratore del fuoriclasse portoghese. Il Corriere della Sera scrive che l’impressione degli investigatori è che si cercasse un modo per risolvere le pendenze della società con il giocatore. Ne discutono, in un’intercettazione, il capo dell’ufficio legale Cesare Gabasio proprio con Cherubini. Parlano di «quella carta lì che, quella carta famosa che non deve esistere teoricamente, no? (…) quindi sai se salta fuori (…) ci saltan alla gola tutto sul bilancio i revisori e tutto (…) poi magari dobbiamo fare una transazione finta». Ronaldo ha già tentato di avere le carte della procura sull’indagine. Il punto ruota intorno a quella carta. Che tecnicamente, secondo le indagini, dovrebbe essere un incentivo all’esodo. Sarebbe firmata da un dirigente bianconero (molto probabilmente Paratici), ma non da lui. Che non ha siglato il documento per un motivo ben preciso: rischia una squalifica. Ma, secondo l’indagine, potrebbe averla affidata a un uomo di sua fiducia per poterla eventualmente esibire a garanzia del debito. Come prova un’altra intercettazione, stavolta tra l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e Andrea Agnelli: «Abbiamo valutato bene tutti i numeri, anche perché ci sono i pregressi dei suoi stipendi maturati colCovid (…). Stiamo definendo il meccanismo per fare la nostra controfferta allo United (…). La controfferta è lasciare il fisso e aumentare la parte dei bonus visto che i pregressi di Ronaldo (…) ci abbiam provato in tutti i modi con Jorge (Mendes, ndr) ma non riusciamo a toccargli gli stipendi».
L'ad di Metinvest Yuriy Ryzhenkov: aggirano le sanzioni dell'Ue
Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato di Metinvest, uno dei leader mondiali nell’acciaio, accusa Italia e Belgio di comprare ancora dai russi. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera Ryzhenkov dice che a Mariupol il suo materiale è stato rubato da Mosca: «Avevamo più di 230.000 tonnellate di prodotti siderurgici pronti a essere spediti. Sono stati rubati dai russi. Stiamo documentando tutto. Fa parte della nostra causa contro la Russia, presentata alla Corte europea dei Diritti umani, per il sequestro e la devastazione dei nostri impianti e per il furto dell’acciaio. Li citeremo per danni fino all’ultimo centesimo». Il manager spiega che «l’ottavo pacchetto di sanzioni europee, di ottobre, include la vendita di acciaio russo all’Ue. Purtroppo però lì c’è una scappatoia. Che concede un periodo di grazia di due anni a molti produttori russi per le vendite di semilavorati in Europa». Ryzhenkov aggiunge che «le importazioni nell’Ue sono ancora aperte per molti Paesi. I maggiori importatori di acciaio russo sono tradizionalmente aziende in Belgio e in Italia. Immagino che rimangano importatori tradizionali. In Belgio c’è una filiale russa, un produttore di acciaio russo. Sarei sorpreso se non utilizzassero quella scappatoia per importare i loro semilavorati». Anche se l’acciaio viene consegnato con un certificato d’origine, infatti, «potrebbero presentare documenti falsi. Non è la prima volta che la Russia ruba beni industriali all’Ucraina, è già successo nel 2014, 2015 e 2016. Hanno rubato da altri nostri stabilimenti nel Donbass, per esempio». E . asciando questa scappatoia «si mettono in difficoltà i produttori europei coscienziosi, che non vogliono sponsorizzare l’aggressione. Così l’Ue mette in difficoltà i suoi stessi operatori che vogliono sostenere l’Ucraina».