I due carabinieri che hanno arrestato l’accoltellatore della Stazione Termini: «Ha cercato di scappare, così lo abbiamo bloccato»
Si chiamano Nicoletta Piccoli e Filippo Consoli i due carabinieri che hanno arrestato ieri a Milano Aleksander Mateusz Chomiak. Il cittadino polacco è accusato dell’aggressione nei confronti di Abigail Dresner alla Stazione Termini. Quando è stato fermato aveva con sé due coltelli e un cutter. Consoli, vicebrigadiere del radiomobile in servizio a Montebello, si è convinto che fosse lui e ha avvisato gli agenti presenti in stazione. Che li hanno aiutati a bloccarlo prima che salisse sul treno per Brescia. Mentre i colleghi del radiomobile lo hanno poi fermato e portato in caserma. Chomiak, che era ricercato da settimane dalla famiglia in Polonia, non ha opposto resistenza ma non ha confermato la sua identità. Secondo il racconto dei due militari però ha annuito quando gli è stato mostrato il video dell’aggressione.
Chi è Aleksander Mateusz Chomiak
Piccoli e Consoli raccontano oggi l’arresto in un’intervista al Messaggero. «L’ho riconosciuto proprio dal cappellino e dalle scarpe rosse», dice Consoli. «Ho una buona memoria fotografica quindi appena vedo un volto riesco a ricordarlo con facilità. Mi era arrivato la mattina stessa il filmato dell’aggressione. Ero sicuro che fosse lui». Chomiak era al binario numero 12, su un treno diretto a Brescia. «Io lo tengo d’occhio, tu vai ad avvisare il capotreno», ha detto poi alla moglie, che fa l’infermiera per l’Arma al comando provinciale di Milano. Intanto però il cittadino polacco doveva aver capito qualcosa, perché si è precipitato verso l’uscita prima che chiudessero le porte. A quel punto i due militari lo hanno bloccato e hanno chiamato gli agenti della Polfer. «Gli ho mostrato la sua foto segnaletica e gli ho urlato: “Sei tu? Sei tu l’aggressore di Termini? Lui ha fatto un cenno di assenso». Dopo l’arresto Chomiak non ha più detto una parola. Nemmeno quando è stato trasferito nella caserma di Montebello.
La madre: «Era pericoloso»
Malgorzata Pietrowska, madre di Aleksander, dice invece al quotidiano che il figlio passava le notti a dormire nelle stazioni. Aveva avvisato la polizia che era pericoloso. Chomiak è nato a Grudziadz, città universitaria della Pomerania. Aveva fatto perdere le sue tracce dopo un furto. Dopo che il suo volto è apparso nel “Chi l’ha visto?” polacco aveva telefonato a casa. In Italia ha vissuto tra Livigno, Venezia e Torino prima di arrivare a Roma. Per spostarsi usava i mezzi pubblici. «Passava la notte sui treni e nei palazzi abbandonati. Durante il giorno stava nelle stazioni perché aveva l’accesso a Internet. Ha perso il suo documento d’identità. Noi lo abbiamo visto l’ultima volta il 23 ottobre. Ho cercato in ogni modo di convincerlo a tornare», racconta lei. Ha avuto anche un ricovero in ospedale: «Un giorno è crollato a terra ed è stato portato via dall’ambulanza».
La ricostruzione dei movimenti
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Chomiak frequentava da qualche tempo la stazione di Roma. Il 31 dicembre aveva raggiunto Termini a bordo della linea bus 714 che collega l’Eur, quadrante sud-est della Capitale, con il centro. In stazione, in base ai filmati delle telecamere, arriva già nel pomeriggio del 31, intorno alle 16. Non è escluso che per il resto della giornata sia rimasto in quella zona, fin dopo le 21, fino al momento dell’aggressione. Abigail Dresner ha ribadito agli inquirenti di «non conoscere il suo aggressore» e di non essersi sentita pedinata. Dall’analisi delle telecamere appare evidente, però, che Chomiak abbia puntato la 24enne israeliana colpendola alle spalle dopo averla seguita per alcuni metri. Resta quindi il mistero sul movente dell’aggressione.
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