Il dietrofront di Facebook su meno politica e più svago, il documento riservato: così sono esplose le fake news
Facebook è tornata a promuovere i contenuti politici, ma in modo diverso rispetto a prima. Ora non è il numero di interazioni a farla da padrona, ma l’interesse che i contenuti generano negli utenti. Si tratta di un cambio di paradigma che arriva dopo un percorso travagliato iniziato con l’assalto a Capitol Hill e che smarca Facebook dalla maggior parte degli altri grandi social network. A contare, quindi, non è più il dibattito, ma l’attenzione. In seguito all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2020, infatti, la compagnia di Mark Zuckerberg Meta, aveva fatto sapere di essere intenzionata a ridurre la mole di contenuti politici che mostra ai propri utenti. La decisione venne presa perché sul social i complottisti trovarono terreno fertile per far proliferare le loro idee in una bolla che fece aumentare il consenso percepito intorno alle loro idee. Negli ultimi 18 mesi, Facebook ha lavorato molto per ridurre la diffusione di dibattiti tossici sulla piattaforma, ma i risultati non sempre hanno premiato lo sforzo, spiega il Wall Street Journal.
La soppressione dei contenuti politici
Con ordine. Inizialmente Zuckerberg e altri pezzi grossi della compagnia hanno spinto per una riduzione massiccia dei contenuti considerati «sensibili» all’interno della sezione notizie che gli utenti vedono quando aprono l’applicazione. Una mossa che è stata vista positivamente dagli investitori, così come da tutti coloro che credevano Facebook avesse un interesse nel creare discorso d’odio e amplificare le controversie.
Gli effetti avversi indesiderati
Tuttavia, il risultato ottenuto è stato un altro. Contenuti che provenivano da fonti che Facebook considera affidabili, come ad esempio la Cnn e Fox News, sono stati penalizzati più di quelli considerati meno affidabili. Di conseguenza, le segnalazioni degli utenti che lamentavano contenuti fuorvianti e la presenza di disinformazione sono aumentati significativamente, mentre si sono di gran lunga ridotte le donazioni al sistema interno di Facebook per dare supporto ad associazioni e onlus che gli utenti possono scegliere. I frequentatori del social, insomma, non erano per nulla soddisfatti.
Il passo indietro e il nuovo paradigma
Da giugno 2022, quindi, Facebook ha iniziato di nuovo a promuovere timidamente contenuti politici, che ora, spiega la testata statunitense, si attestano al 3% del totale di quelli presenti nella sezione notizie. Si tratta di una percentuale dimezzata rispetto al gennaio 2020, quando i contenuti politici erano il 6%. Quello che cambia veramente, però, è come Facebook sceglie di premiare i post politici. Prima adottava lo stesso approccio utilizzato dalla maggior parte dei social, ovvero promuovere i contenuti che generano il maggior numero di reazioni. Ora, invece, ad ottenere maggiore rilevanza sono i post che gli utenti considerano interessanti. Metrica basata su un set di statistiche differente. «Ci siamo resi conto che forse non dovremmo promuovere i contenuti politici nella stessa maniera in cui promuoviamo quelli di intrattenimento», ha spiegato Ravi Iyer, esperto di statistica che ha lavorato a Facebook durante il cambio di paradigma.
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