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Il sottosegretario Durigon: «Il lavoro c’è, le aziende cercano 500 mila addetti. Chi perde il reddito dovrà cercarselo»

05 Gennaio 2023 - 05:41 Redazione
Il leghista con le deleghe al Welfare dice che il sistema ha fallito. Ma le offerte non mancano

Un decreto lavoro entro gennaio. Che servirà a «dare più flessibilità e meno burocrazia alle aziende». E «più sicurezza ai lavoratori». Lo annuncia oggi in un’intervista a Repubblica il sottosegretario al Welfare Claudio Durigon. Il leghista spiega che sarà quella l’occasione per «potenziare formazione e incentivi» per il reddito di cittadinanza. «Lo Stato ha il dovere di prospettare soluzioni agli occupabili», spiega. Dopo aver detto che è giusto che un laureato faccia il cameriere, Durigon spiega anche che se il primo agosto mezzo milione di famiglie perderà il sussidio, ci sono comunque 500 mila posti di lavoro in offerta. E l’offerta congrua scomparirà, come da programmi del governo Meloni.

«Il sistema ha fallito»

«Il sistema del Reddito ha fallito: è evidente a tutti», esordisce Durigon. Per poi tenere il punto: «Noi lo togliamo solo a chi può lavorare e si adagia nella sua condizione attuale. La vera sfida on è dare un sussidio, ma il lavoro. E le offerte non mancano, visto che le aziende cercano 500 mila lavoratori secondo Anpal-Unioncamere». Per Durigon il dovere del governo è «cercare di fare il possibile per incrociare queste esigenze con i profili dei percettori. Dopodiché vale la regola della Naspi: finita la disoccupazione, bisogna cercarsi un posto». Invece riguardo i voucher il leghista spiega che «le causali imposte dal Decreto Dignità sono troppo restrittive e non esaustive delle esigenze dei singoli settori produttivi. La proposta mia e della Lega è di prevedere per legge l’acausalità dei contratti a termine per 24 mesi e poi lasciare alla contrattazione collettiva e aziendale l’estensione fino a 36 mesi. Ne stiamo discutendo. Come pure pensiamo che il decreto Trasparenza sia troppo rigido e burocratico: bisogna snellire le comunicazioni da fare al lavoratore».

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