Migranti, la Svezia precisa: «Nessun patto fino al 2024? È solo il calendario Ue». Fitto soddisfatto: «I negoziati procederanno»
«Come avevo sottolineato due giorni fa oggi l’ambasciatore svedese presso l’Ue Lars Danielsson fa chiarezza sulla determinazione della presidenza svedese a progredire nei negoziati sul dossier migratorio». È quanto afferma Raffaele Fitto – ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr – per provare a «mettere a tacere ogni tentativo di strumentalizzazione politica interna della questione». Il riferimento di Fitto è all’intervista rilasciata questa mattina a Politico dall’ambasciatore di Stoccolma, che dal 1° gennaio guida per sei mesi il Consiglio dell’Ue. Nel dialogo con la newswletter Brussels Playbook del media europeo, Danielsson infatti corregge il tiro infatti, affermando di essere stato «un po’ frainteso» quando ha affermato di non vedere alcun accordo europeo in vista su migrazione e asilo prima del 2024. Parole che non erano passate inosservate in Italia, che nello sblocco del dossier migranti spera. «È solo che il calendario previsto dalle istituzioni Ue prevede che il tutto si concluda nel 2024», ha chiarito l’ambasciatore. Danielsson ha poi ribadito che la Svezia ritiene necessario migliorare la protezione ai confini.
«Prevenire le partenze, più controllo alle frontiere, lotta ai trafficanti»
«C’è un consenso piuttosto elevato tra gli Stati membri sulla necessità di affrontare la migrazione dall’esterno del blocco», ha proseguito il diplomatico. «Sento che ora c’è una situazione migliore, una possibilità maggiore di avere un accordo su questo aspetto esterno», ha aggiunto raccogliendo così il consenso del ministro italiano Fitto. «Le posizioni espresse da Danielsson – ha rivendicato Fitto – sono in linea con quelle del governo italiano che chiede un maggiore impegno europeo sugli aspetti esterni della migrazione, in particolare sulla necessità dell’Unione di concentrare i suoi sforzi e le sue risorse nel contrasto alle cause profonde della migrazione». L’obiettivo – ha continuato – «dev’essere prevenire le partenze, rafforzare il controllo delle frontiere esterne, la lotta ai trafficanti di esseri umani e il potenziamento della politica dei rimpatri affinché venga accolto solo chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale».
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