Silvergate: così il crack delle criptovalute ha contagiato per la prima volta una banca
Continua il caos delle critptovalute. E per la prima volta il crollo si porta dietro una banca tradizionale. Giovedì, infatti, le azioni della californiana Silvergate sono crollate del 47% in seguito alla comunicazione dei risultati del quarto trimestre. Nei documenti dell’istituto di credito si legge di una diminuzione del 68% dei depositi effettuati in criptovalute, il cui valore complessivo è passato dagli 11,9 miliardi di settembre, ai 3,8 miliardi di ora. I clienti hanno ritirato i loro asset dalla banca. E lo hanno fatto in seguito al collasso della più grande piattaforma di scambio delle cripto: Ftx. Dichiarata in bancarotta dal suo fondatore, il trentenne Sam Bankman-Fried, che è stato arrestato per frode. Uno dei clienti di Silvergate era la fallita Alameda Research, la cui situazione finanziaria fumosa ha contribuito al crollo di Ftx. Il mese scorso, la senatrice statunitense Elizabeth Warren, che spesso si è schierata a favore delle banche, aveva espresso dubbi su Silvergate. Warren aveva chiesto spiegazioni direttamente all’istituto di credito riguardo il suo presunto ruolo nell’agevolare il trasferimento dei fondi dei clienti di Ftx ad Alameda.
«La crisi di fiducia nell’ecosistema»
Il crollo di Ftx ha sollevato interrogativi sulla stabilità delle valute digitali, e proprio di questo ha parlato Silvergate, che ha menzionato «una crisi di fiducia di tutto l’ecosistema», riporta la Cnbc. A fine dicembre, erano 150 milioni i dollari depositati presso la banca che appartenevano a clienti che hanno richiesto la protezione dalla bancarotta. Per ottenere liquidità in questi tempi difficili, la banca ha venduto titoli di debito per 5,2 miliardi di dollari perdendo, però, 718 milioni di dollari, dato che a dicembre i liquidi dichiarati dall’istituto sono stati 4,6 miliardi di dollari. In aggiunta, Silvergate ha reso noto che lascerà a casa 200 dipendenti, ovvero il 40% della propria forza lavoro. Silvergate è stata una piccola banca fino al 2019, quando si è lanciata sulle cripto e si è quotata in borsa. Ora il suo tonfo fa paura, perché sembra essere iniziato il contagio. A stare male potrebbero non essere solo le criptovalute, ma anche le banche tradizionali.
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