Legge di Bilancio: Meloni a sorpresa accelera sul divorzio breve. Ma giudici e avvocati frenano
La legge di bilancio, a sorpresa, accelera sul debutto della riforma del processo civile. La nuova procedura unificata che governerà le separazioni, i divorzi e gli altri giudizi civili che riguardano famiglie e minori (con l’eccezione delle adozioni), di competenza del tribunale ordinario, di quello per i minorenni o del giudice tutelare, prenderà infatti il via il prossimo 1° marzo. Un anticipo di quattro mesi rispetto al previsto: la scadenza originaria era infatti fissata al 30 giugno 2023. La decisione di modificare la scadenza originaria – secondo quanto spiegato da fonti interne al ministero della Giustizia al Sole 24 Ore – è stata presa «alla luce di interlocuzioni con la Commissione Ue sul monitoraggio delle riforme previste dal Pnrr». Ma non ha mancato di scatenare preoccupazioni e di magistrati e avvocati, secondo cui il tempo per preparare il terreno sarebbe troppo ridotto.
Le modifiche in calendario
Il nuovo sistema sarà supportato dall’implementazione del digitale. Dal 1° gennaio 2023 sarà infatti possibile celebrare le udienze con collegamenti audiovisivi a distanza o per note scritte in tutti gli uffici. Ai procedimenti introdotti dopo il 28 febbraio 2023, si applicherà il nuovo rito unico per persone, famiglie e minori. Il 30 giugno 2023 il processo civile telematico sarà inoltre esteso anche al tribunale per i minorenni (dove al momento i fascicoli sono interamente cartacei), e al giudice di pace. Completerà la riforma il tribunale unico per minorenni e famiglie, al via il 17 ottobre 2024. Con il rito unico le parti (coniugi, partner e genitori) saranno chiamate a dedurre tutti gli elementi del loro contrasto, attraverso lo scambio di scritti difensivi, precedentemente alla prima udienza.
La novità procedurale
La novità è stata elaborata con l’obiettivo di accorciare i tempi, ma gli avvocati temono che possa ridurre le chance di soluzione consensuale. Il nuovo schema eliminerà, nei procedimenti di separazione e divorzio, l’udienza presidenziale, che oggi rappresenta un’occasione per chiedere i provvedimenti provvisori. I «provvedimenti indifferibili» si potranno ottenere solo in alcuni casi gravi, mentre per le vicende relative ad abusi familiari si aprirà un percorso più veloce. Ridotta la possibilità di delega ai giudici onorari per il tribunale per i minorenni.
Le critiche
A turbare gli avvocati sono la scarsità nelle risorse e nel tempo a disposizione. «L’anticipazione non tiene conto delle risorse scarse a disposizione, in termini di personale e di infrastrutture informatiche. E tutti gli operatori del processo della famiglia devono avere il tempo di acquisire una formazione adeguata», ha commentato Maria Masi, presidente del Consiglio nazionale forense. Masi puntualizza che la parte della riforma civile dedicata alla famiglia, grazie all’uniformità del rito e del giudice, «eviterà la dispersione di energie, a beneficio delle persone da tutelare». Tuttavia, nell’incontro di mercoledì 11 gennaio al ministero della Giustizia con il capo di gabinetto Alberto Rizzo ribadirà la necessità di ripensare l’entrata in vigore e di implementare le risorse. Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i minorenni di Brescia e dell’Associazione dei magistrati per i minorenni e la famiglia, ha una visione ancora più dura. «La riforma è modellata sui procedimenti di separazione e divorzio – spiega – e ignora la particolarità delle procedure minorili, sempre connotate da pregiudizio e disagio gravi». Maggia sottolinea l’insufficienza degli organici nei tribunali per i minorenni.
Mai più deleghe
Ricordando inoltre che «i giudici onorari, fondamentali per approfondire gli aspetti psicologici, aiutano a garantire tempi adeguati». E dunque, prosegue, «ora che non potremo più delegare le istruttorie agli onorari la nostra attività rallenterà, anziché accelerare. Non possiamo neanche contare sugli addetti all’ufficio per il processo: a noi non sono stati destinati». Anche l’Associazione degli avvocati per la famiglia e i minori ha chiesto di rivedere l’anticipazione. La presidente, Cinzia Calabrese, ha commentato: «Le perplessità ci sono. Ma deve prevalere il nostro impegno per attuare una riforma da noi attesa da anni».
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