Il «tesoro segreto» di San Pietro al vaglio delle autorità: si indaga su origine e regolarità delle opere
Il «tesoro segreto» di San Pietro finisce sotto la lente del ministero della Cultura. Il sospetto principale che dovrà essere fugato riguarda la presunta «irregolarità» di alcuni elementi che negli anni si sono aggiunti alla favolosa collezione di arte antica di Monsignor Michele Basso, anziano canonico in servizio al Vaticano venuto a mancare negli scorsi giorni. Si tratta di decine e decine di pezzi pregiati, spesso d’antica provenienza, in altri casi clamorosi falsi, impacchettati e chiusi dentro una trentina di casse di legno sistemate in ambienti protetti a ridosso della Cupola di Michelangelo. Reperti di natura archeologica, statuaria, dipinti su tela, tavole incise su rame e schizzi su carta. Che hanno attirato l’attenzione, secondo quanto riporta Il Messaggero, non solo del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ma anche del generale Vincenzo Molinese, a capo del nucleo strategico dei carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale.
I dubbi sulla provenienza
«Come organo investigativo agiremo sulla base delle normative internazionali», ha promesso Molinese, secondo quanto scrive il Messaggero. Internazionali, perché le decine di opere dalla misteriosa provenienza restano a tutti gli effetti in territorio «straniero». Tra le opere figura anche una copia dei primi del 900 del cratere di Eufronio, trafugato negli Usa e riconsegnato all’Italia nel 2006, che rischia di confutare la data del rinvenimento dell’opera originale (risalente al VI secolo a.c. e conservata oggi al Museo di Cerveteri). Questo perché non è chiaro come sia possibile che, se il vero Cratere è stato ritrovato solo nel 1971 in uno scavo clandestino vicino a Cerveteri, il Vaticano ne detenga una copia, né quando quest’ultima sia stata realizzata: alla fine del Novecento o invece all’inizio?
La rogatoria
Per verificare e passare al setaccio il contenuto di quei bauli ignifughi, potrebbe scattare a breve un’operazione diplomatica affiancata dall’intervento investigativo dei carabinieri. Che potrebbe confluire in una rogatoria internazionale promossa dalla Procura. Grazie alla quale i militari italiani potrebbero accedere alle sale Vaticane e studiare da vicino la cosiddetta «collezione Basso».
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