Cina, le immagini satellitari rivelano l’aumento delle attività nei crematori del Paese travolto dalla nuova ondata di Covid
Scene che sembrano far tornare alla mente il 2020. A tre anni da quel’11 gennaio, quando fu accertata la prima vittima per polmonite atipica causata da un “virus misterioso” derivato da un ceppo di Coronavirus, Pechino deve fronteggiare – nuovamente – un drammatico aumento dei servizi erogati dalle pompe funebri nel Paese. A rivelarlo è un’inchiesta del Washington Post che, tramite immagini satellitari acquisite dalla società americana Maxar Technologies, ha dimostrato come siano aumentate in modo considerevole le attività intorno ai centri mortuari in sei diverse città del Paese: da Pechino a Nanchino, da Chengdu a Kunming, fino a Huzhou e Tangshan. Il volume di traffico visto nelle immagini satellitari, insieme a video e foto che mostrano code di auto e carri funebri in attesa di poter accedere alle aree dove vengono portate le salme prima di essere cremate – spiega il quotidiano americano – suggeriscono un’attività di gran lunga superiore rispetto ai mesi precedenti e allo stesso periodo del 2021. Situazione, questa, confermata anche dalle testimonianze raccolte dal Post. «Lavoro qui da sei anni e non è mai stato così affollato», ha affermato un addetto alla reception di un’impresa di pompe funebri nel sud-ovest della Cina. «I congelatori – continua – erano pieni, tutti e otto gli inceneritori funzionavano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e il telefono non ha mai smesso di squillare». La domanda è diventata così alta che almeno quattro delle pompe funebri contattate dal quotidiano avrebbero smesso di effettuare il servizio funebre al di fuori della cremazione. Prove, queste, che fanno a pugni con i bilanci diffusi dalle autorità cinesi: il governo, infatti, continua a insistere sul fatto che dal 7 dicembre scorso, giorno dell’eliminazione delle politiche «zero Covid» siano morte soltanto 40 persone a causa del virus, per un totale dal gennaio 2020 di circa 2.500 cittadini cinesi.
January 9, 2023
Pechino
Osservando le foto dall’alto del crematorio del distretto Tongzhou – alla periferia di Pechino – il Washington Post ha notato come tra il 22 e il 24 dicembre ci sia stato un’ampliamento del parcheggio al fine di contenere circa 100 veicoli in più. Il personale dell’impresa in quei giorni avrebbe inoltre lavorato ventiquattro ore al giorno per cremare 150 corpi, secondo un rapporto pubblicato e poi cancellato dal quotidiano statale Beijing Youth Daily. Altre fonti, invece, riferiscono riferiscono di cinque giorni di attesa per un funerale, di pochi minuti per poter salutare i propri cari prima della cremazione, nonché di bagarini che chiedevano denaro per accelerare le pratiche. Con circa l’80% della popolazione contagiata prima della fine del mese di dicembre, Pechino è tra le prime città ad essere stata colpita dalla nuova ondata di Coronavirus. A riferirlo era stato l’ex capo del Centro epidemiologico cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, Zeng Guang. Dopo la decisione delle autorità di revocare la politica «zero Covid» il 7 dicembre scorso, l’infezione ha cominciato a circolare tra la popolazione sia per la mancanza di una politica indirizzata alla convivenza con il virus stesso, ma anche perché la maggior parte dei residenti è stata immunizzata con vaccini di fabbricazione cinese che – come riporta il quotidiano Usa – sono meno efficaci contro la variante Omicron. Tuttavia, oltre a Pechino, il Post ha riscontrato un aumento del traffico di persone intorno ai centri crematori anche a Nanchino, da Chengdu a Kunming, fino a Huzhou e Tangshan. «Come tendenza generale, nell’ultimo mese abbiamo assistito a un aumento dell’attività dei veicoli e del traffico in un certo numero di pompe funebri e crematori nelle città cinesi rispetto allo stesso periodo di tempo negli anni passati», ha detto Stephen Wood, direttore di Maxar News Bureau, citato dal quotidiano Usa.
FOTO COPERTINA: WASHINGTON POST/MAXAR
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