Perché le elezioni in Lombardia sono davvero importanti, chiunque le vinca
La tornata per eleggere il nuovo Consiglio regionale della Lombardia è alle porte. Si vota il 12 e il 13 febbraio e a contendere la riconferma per Attilio Fontana ci sono Letizia Moratti, candidata del Terzo polo, e Pierfrancesco Majorino, sostenuto da Pd e M5s. Per il presidente uscente, con un video dalle tinte nostalgiche pubblicato sui social, si è speso Silvio Berlusconi. «Merita la riconferma», ha dichiarato il Cavaliere. Che poi ha aggiunto: «La Lombardia ha scelto costantemente il buon governo del centrodestra, da quasi 30 anni a questa parte. Un buon governo che ha consentito alla nostra regione di essere una delle aree più avanzate d’Europa, con un Pil pari o superiore a quello di molte Nazioni europee». È proprio così? La Lombardia, dati Eurostat del 2020, ha un Prodotto interno lordo pari a 365,5 miliardi di euro. Dopo l’Île-de-France, con i suoi 710,09 miliardi, è effettivamente la seconda regione più ricca di Europa. Supera persino il fiorente Oberbayern tedesco, 273 miliardi.
La seconda regione italiana per Pil è il Lazio, al 13° posto, mentre il Veneto è al 21°, l’Emilia-Romagna al 23°, il Piemonte al 25° e la Toscana al 32°. La prima regione del Sud a comparire nella classifica del Pil è la Campania, al 35° posto in Europa. Tuttavia, Berlusconi ha voluto comparare la Lombardia ad altre Nazioni, nel suo elogio non ha fatto riferimento a singoli regioni o distretti. Anche considerando questo metro di paragone, il leader di Forza Italia ha ragione. Nella lista degli Stati europei ordinata per Pil, la Lombardia si inserirebbe all’11° posto, avendo davanti solo i seguenti Paesi: Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Svezia, Belgio, Austria e Irlanda. Una posizione economica ragguardevole. Comunque, stralciando il Pil lombardo da quello complessivo italiano, il nostro Paese resterebbe comunque sull’ultimo gradino del podio davanti alla Spagna.
Nell’Unione europea, ci sono 17 Stati meno ricchi della sola Lombardia. Nell’ordine: Danimarca, Finlandia, Romania, Repubblica Ceca, Portogallo, Grecia, Ungheria, Slovacchia, Lussemburgo, Bulgaria, Croazia, Lituania, Slovenia, Lettonia, Estonia, Cipro e Malta. Il Pil della regione che si approssima al voto, ad esempio, vale 1,8 volte quello del Portogallo, 2,2 volte quello della Grecia e 2,7 volte quello dell’Ungheria, che ha all’incirca gli stessi abitanti della Lombardia. Ma non sono solo i dati macroeconomici a sancire l’importanza delle elezioni del 12 e 13 febbraio. La regione, attualmente governata da Fontana, è anche quella più rilevante dal punto di vista demografico. Con i suoi circa 10 milioni di abitanti, a cui andrebbero aggiunti anche i pendolari e gli studenti fuori sede che non spostano la residenza, stacca di oltre 4 milioni la seconda regione più popolosa di Italia, il Lazio, e la terza, la Campania.
Non solo Pil
A proposito di studenti, la Lombardia è il primo territorio per numero di studenti universitari: 312.799 nel 2022, dati Mur. Anche per attrattività verso i ragazzi che, dall’estero, scelgono di studiare in Italia, la regione del Nord stacca di 7 mila unità il Lazio, seconda nella classifica delle regioni con più universitari. Ci sono, poi, almeno due elementi controintuitivi che rendono le elezioni lombarde una sfida che inciderà sul futuro di tutto il Paese. A differenza di quanto si possa immaginare, la Lombardia non è solo la regione dove il settore terziario italiano spadroneggia. Non è solo la regione che contribuisce a circa un quinto del Pil nazionale, il cui reddito pro capite supera del 35% la media europea, trainata da uno sviluppo industriale che l’ha fatta entrare di diritto nella rete internazionale dei Quattro Motori per l’Europa, insieme a Baden-Wurttemberg, Rhone Alpes e Catalogna.
La Lombardia è anche la prima regione agricola d’Italia. Nel territorio lombardo, si produce il 37% del latte italiano, il 42% del riso italiano, il 40% dei prodotti suinicoli italiani. È prima anche per superficie dedicata all’agricoltura, le cui attività coprono il 69% del territorio. Università, servizi, industria e agricoltura. E, ancora un ultimo elemento, il patrimonio culturale. È notizia ben diffusa che l’Italia, con i suoi 58 siti, è il Paese con più beni al mondo riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Meno noto è che il territorio che ne racchiude di più è quello lombardo: 10 siti si trovano in Lombardia. Segue il Veneto, con 9 siti, e la Toscana, con 8.
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