Chi sono gli ultras di Roma e Napoli arrestati per gli scontri sull’Autostrada A1 ad Arezzo
Si chiama Martino Di Tosto e ha 43 anni l’ultrà della Roma arrestato per gli scontri sull’autostrada A1 ad Arezzo. Accusato di rissa aggravata, è uno degli esponenti di spicco del tifo giallorosso. Di professione chef, dopo la militanza negli “As Roma Ultras” ora fa parte del gruppo di estrema destra “Offensiva“. Nel 2013 fu coinvolto nell’assalto dei tifosi giallorossi a un pullman di fans del Verona. La polizia lo ha arrestato all’ospedale di Arezzo, dove i suoi amici lo hanno lasciato mentre sanguinava davanti al Pronto Soccorso. Era anche l’autista dell’imprenditore Antonio Maria Rinaldi, assassinato in zona Pisana nel 2012. Ha scontato fino al 2018 un Daspo di 5 anni.
L’avvocato Contucci
L’avvocato Lorenzo Contucci, storico legale degli ultras della Roma, spiega che al suo assistito viene contestata la partecipazione agli scontri ma non episodi specifici di violenza. Oggi per lui è previsto il processo per direttissima. «Un uomo serio, silenzioso, è uno che pensa solo al lavoro e agli scontri», lo definisce oggi con Repubblica chi condivide con lui la militanza in curva. «È uno che parla poco, ma agisce. Se ci sono gli scontri, stai sicuro che lui c’è». All’ospedale è andato perché forse ha pensato che la ferita fosse più grave del previsto. Nel novembre 2022 i membri di “Offensiva” sono stati fermati dalla polizia prima di un agguato ai tifosi della Lazio. Avevano con sé una mazza da baseball, un martello e un coltello. Tra gli altri arrestati c’è Antonio Marigliano. Napoletano, 35 anni, ha ricevuto una notifica con la “flagranza differita”. Oggi sosterrà l’udienza di convalida davanti ai giudici di Arezzo. Marigliano abita nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Lo assiste l’avvocato Emilio Coppola.
La strategia
Intanto il Corriere della Sera ripercorre oggi la strategia degli ultras nella guerra per la vendetta di Ciro Esposito. Racconta delle organizzazioni delle trasferte in tutta Italia: usano vestiti neri con cappucci e bastoni delle bandiere rinforzati. Non mettono sciarpe in vista. E hanno una mappa degli autogrill in cui ci si può nascondere nei sottopassi e intercettare i nemici cogliendoli di sorpresa. Quando si spostano preferiscono utilizzare minivan in affitto con carte di credito di amici. E hanno tutta una serie di codici di riconoscimento. Come i gomiti fuori dal finestrino: tenerli, anche in pieno inverno, significa mandare un segnale agli altri gruppi. A Napoli ogni gruppo ultrà è un diretto riferimento di un clan della camorra.
Leggi anche:
- Scontri sull’A1, arrestati altri tre ultras di Roma e Napoli. La procura di Arezzo: «Messa a repentaglio sicurezza dei viaggiatori»
- Scontro tra gli ultras, un video smentisce la tesi dell’appuntamento tra tifoserie. I napoletani in chat: «Hanno fatto passare i romani ed è successo il bordello» – I video
- Scontro tra gli ultras, un video smentisce la tesi dell’appuntamento tra tifoserie. I napoletani in chat: «Hanno fatto passare i romani ed è successo il bordello» – I video
- La dura e coraggiosa presa di posizione del Napoli sulla battaglia degli ultras all’autogrill
- Gli scontri tra tifosi della Roma e del Napoli in A1 erano organizzati: «In 200 contro 50, vigliacchi» – Il video
- Scontri sull’A1, l’ipotesi di un appuntamento tra i tifosi di Roma e Napoli. Gualtieri e Manfredi: «No a una violenza senza senso» – I video