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Creator truffati, Beatrice Cossu rompe il silenzio: «Dalle agenzie anni di ricatti e minacce. Ora lotto per la mia salute mentale» – L’intervista

10 Gennaio 2023 - 15:57 Giada Giorgi
«Avevo 16 anni, si presentò un signore: "O stai con noi o non farai più nulla"», racconta a Open una delle influencer più amate dalla generazione zeta

Mi sono fidata. Così Beatrice Cossu, giovane creator italiana con quasi un milione di follower su TikTok, mezzo milione su Instagram, racconta cosa c’è dietro la raffica di denunce social arrivate negli ultimi giorni in merito alle truffe monetarie che da anni i lavoratori del web sarebbero costretti a subire da parte di agenzie cacciatrici di talenti. Contratti fantasma, lavori mai pagati, pressioni psicologiche e minacce starebbero alla base del rapporto tra molti dei creatori di contenuti e le loro “scuderie”. La 20enne, ex partecipante del programma televisivo Il Collegio, da quattro anni ha intrapreso la carriera sognata da sempre, ottenendo grande riscontro di numeri e seguaci. Ma il tempo passato in silenzio è finito. La paura di ritorsioni ha lasciato spazio alla convinzione che fare squadra possa servire a combattere le ingiustizie degli adulti e così, dopo il primo video denuncia di Edoardo Esposito, in arte Sespo, quasi 3 milioni di follower su TikTok, ha deciso anche lei di parlare.

«Se non avessi visto il coraggio di Edoardo non lo avrei mai fatto», spiega a Open, «quando cominci a lavorare in questo settore da molto piccola vedi le persone che gestiscono la tua esposizione come molto potenti e nel nostro mondo lo sono sul serio. Ti chiedi cosa mai potrebbe fare una sedicenne contro un adulto con mille contatti, e hai paura che una parola di troppo possa compromettere quello che hai costruito fino a quel momento. Per cui rimani in silenzio, con tutte le conseguenze economiche e psicologiche che questo comporta». Ora però le cose per la creator sono cambiate. In un video diffuso sui social denuncia la stessa truffa monetaria subita da Edoardo Esposito, con la stessa medesima agenzia. Gli anni di bugie e di lavoro non pagato, «perché al contrario di quanti molti possano pensare, di lavoro si tratta», sono quelli che lei chiama «solo la punta dell’iceberg»: alla base del rapporto con manager e staff ci sarebbe una tossicità costante fatta di pressioni, minacce e svilimento. Un lavoro dei sogni che per decine di creator si rivela presto un incubo mai immaginato, procurando in aggiunta non poche ripercussioni psicologiche.

«Ero minorenne, si presentò un signore: “O stai con noi o non farai più nulla”»

Dopo la partecipazione a Il Collegio, nella vita dell’allora 17enne entra il proprietario di una delle agenzie di talent più note d’Italia . «Si presentò questo signore che riuscì subito a conquistare la mia fiducia», racconta Cossu. «Appena uscita dall’esperienza televisiva mi disse che se non mi fossi affidata a lui non avrei fatto nulla, né lavorato con aziende, né con eventi e che quella era l’unica strada per poter intraprendere il lavoro di creator». Nonostante i dubbi della famiglia, la giovane prega i genitori di firmare il contratto per lei, ancora minorenne. «Quella specie di previsione ricattatoria, “se non stai con noi non farai nulla“, colpì le mie insicurezze di bambina e quindi volli a tutti i costi entrare a far parte dell’agenzia». A quel punto, secondo quanto raccontato dalla creator, il meccanismo truffaldino si sarebbe attivato subito. «Mi portava a fare eventi di città in città senza sosta, appena uscita dal programma mi buttai a capofitto negli ingaggi che mi proponeva fidandomi ciecamente. Ma al momento dei pagamenti cominciò ad essere sempre più evasivo, promettendomi di saldare in un secondo momento, mai in realtà arrivato».

Le cose vanno avanti così fino a quando con l’aiuto di un avvocato e una mediazione la giovane riesce ad avere indietro una parte del denaro che le spetta. Ma a quel punto la sua decisione di scappare via era già stata presa. Il pensiero che quella fosse stata solo una circoscritta, seppur brutta, esperienza, fu smentito di lì a poco, quando Cossu approda in un’agenzia ancora più nota. Nomi e collaborazioni altisonanti, la scuderia denunciata dalla 20enne è la stessa citata velatamente dalle denunce anche di Edoardo Esposito e di uno dei più longevi youtuber e creator italiani, Luca Lattanzio. Di lì a poco il nuovo rapporto di lavoro di Beatrice diventa un’esperienza ancora più traumatica di quella precedente.

La truffa, poi le minacce

«Ho lavorato per mesi creando contenuti, studiando linguaggi e comunicazione, occupandomi del montaggio di ogni video, fornendo la mia professionalità nei confronti di brand che emettevano le cifre pattuite con l’agenzia ma che puntualmente l’agenzia faceva scomparire». Un meccanismo cominciato alla fine del 2021 e andato avanti per un anno intero, durante il quale la 20enne non è riuscita più a mantenersi con il lavoro per cui aveva lottato fin da piccola. «Quando ho cominciato a chiedere spiegazioni per le retribuzioni inesistenti le loro motivazioni sono state le più svariate: da “abbiamo il Covid” a “ci si è rotto il computer”, fino al blocco totale dell’indirizzo mail che avevo fino a quel momento utilizzato per comunicare con loro». La ragazza prova allora il bracco di ferro con la sua agente, tutor affidatole dalla stessa agenzia. «Smetto di fare contenuti fin quando non ricevo quello che mi spetta».

L’aut-aut fa innervosire non poco lo staff che a quel punto minaccia: «Prova a farlo e diremo a tutti i brand con cui lavori che non vuoi più fare niente con loro. Che sei un profilo da non prendere più in considerazione perché poco professionale». Minaccia che su Beatrice funziona. È compito dell’agenzia fare da tramite tra il brand e il creator, è la “scuderia” che decide quali talenti proporre alle aziende per i prodotti da pubblicizzare. È sempre l’agenzia che gestisce i pagamenti da parte dei marchi. Una mediazione che tra l’altro ha spesso anche la funzione di aumentare la credibilità del giovane influencer, sempre più legato per questo al suo mecenate. Cossu denuncia una truffa che si aggirerebbe attorno a svariati migliaia di euro. «Ho passato l’anno a fare decine di lavori con massima serietà e rispetto delle aziende con cui ho avuto a che fare, ritrovandomi a non riuscire più a pagarmi da sola neanche le rette universitarie. E questo non perché il lavoro da creator non sia in realtà un vero impiego, come dicono e credono molti, ma per colpa esclusivamente di un sistema truffaldino e bugiardo, che approfitta e specula sulle potenzialità dei giovani».

«Sei volgare. Non ti lamentare se nessuno vuole lavorare con te»

Oltre all’aspetto economico, Beatrice Cossu parla di un rapporto tossico tra lei e la persona dell’agenzia scelta per seguire i suoi lavori. «Ogni talento viene consegnato a un agente in costante contatto con lui», spiega la creator. Un rapporto lavorativo che per la giovane sfocia in una relazione tossica e invadente, dove il giudizio sarebbe diventato presto l’arma principale di vessazione psicologica. «Mi sentivo puntualmente giudicata e sminuita anche solo per una foto che mi veniva in mente di pubblicare sul mio profilo, immagini in vacanza o dove semplicemente pensavo di essere me stessa, perché questo è quello che ho sempre voluto trasmettere a chi mi segue». Il commento su di me e le mie foto spesso era: «Sei volgare. Non ti lamentare se poi nessuno vuole lavorare con te. Se preferiscono gli altri profili la colpa è tua». Così il senso di inadeguatezza cresce: «Non capivo perché dovessi nascondermi, perché ad altre era permesso di esporsi con libertà e io fossi giudicata volgare o inadatta».

Ad aumentare anche il confronto con gli altri creator, «che l’agenzia è abituata a vendere come fosse al mercato, proponendo profili vincenti solo ed esclusivamente sulla base di numeri e non su capacità o professionalità dimostrate». Tutto questo, assieme al fallimento di lavori e fatiche non retribuite, generano non pochi effetti sulla salute mentale di Beatrice: da due anni in terapia, la 20enne racconta di soffrire di attacchi di panico, di lottare quotidianamente «contro un senso di fallimento e inadeguatezza» che la sminuisce di fronte a qualsiasi obiettivo ormai si voglia porre. Dall’università (studia archeologia) al lavoro sul web, al sogno di entrare nel mondo della musica, «tutto è divorato da un’enorme insicurezza e sfiducia nelle mie capacità che a 20 anni fa male dover affrontare».

Dopo le denunce l’agenzia oscura sito e profili social

Dallo scorso agosto la creator ha deciso di ricorrere a un legale. Dopo diverse sollecitazioni di pagamento rimaste inascoltate, a ottobre 2022 arriva la decisione di lasciare anche la seconda agenzia (di cui non riveliamo l’identità perché è in corso un’azione legale ndr). «Ho deciso di parlare ma onestamente ho ancora paura, sono persone che da adesso in poi mi capiterà di incontrare in diversi eventi. Pensare a come potrebbero reagire mi provoca molta ansia», spiega la giovane. Nel frattempo il sito ufficiale dell’agenzia al centro delle denunce dei creator è apparso nelle ultime ore completamente oscurato. Così come i profili social. «È tutto scomparso da ieri», spiega Cossu. «Spero che da ora in poi sempre più creator vittime di truffe e pressioni, e sono molti, abbiano la forza di uscire allo scoperto e rivendicare le tutele che ci spettano. Che si capisca o no, siamo una categoria professionale a tutti gli effetti».

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