Ryan Gregory: chi è l’uomo che dà il nome alle varianti del Coronavirus
Ryan Gregory, professore di biologia alla University of Guelph dell’Ontario, è l’uomo che dà il nome alle varianti del Coronavirus. E dice di non farlo per provocare panico, ma per aiutare le persone a distinguerle. «L’Oms usa le lettere greche per identificare le varianti preoccupanti: Alfa, Delta, Omicron, o il nome tecnico. Fino a pochi mesi fa ha funzionato bene, ma ora ci sono centinaia di varianti di Omicron e tutto diventa più confuso. Se ad esempio vedi un animale in giardino, chiedi cos’è, e ti rispondono che è un mammifero, l’informazione è corretta ma non ci dice molto. È pericoloso, mi mangerà, distruggerà il mio raccolto? Ho notato sui social una persona che aveva chiamato la variante BA.2.75 Centaurus, e ho capito che quella era la direzione in cui bisognava andare», spiega oggi Gregory in un’intervista a la Repubblica.
La mitologia greca
Gregory spiega come ha esordito nella tassonomia: «All’inizio ho suggerito di usare personaggi della mitologia greca. Ma non funziona perché hanno troppe iniziali simili. Kraken, il più recente, non viene dalla mitologia greca ma è nella cultura popolare. Ci sono circa 650 varianti di Omicron, è necessario distinguerle per capire quali sono le più interessanti». Per quanto riguarda Kraken, la variante dagli Usa che spaventa l’Europa, Gregory dice che «serviva un nome per identificarla, perché aveva caratteristiche interessanti, come la capacità di sfuggire all’immunità». Mentre secondo il prof «il problema della Cina è che dopo l’immunità acquisita dal piano iniziale per le vaccinazioni, il virus non si è diffuso molto tra la popolazione. Questo ora lo aiuta a contagiare grandi numeri di persone. Però le varianti uscite dalla Cina in estate non hanno causato grandi ondate. Quindi c’è più panico rispetto alla ragionevole cautela sempre necessaria».
Cosa bisogna fare
Infine, Gregory spiega che per proteggersi dalla pandemia bisogna fare «le stesse cose di sempre. I booster funzionano. Non sono perfetti, ma danno buona protezione dai casi più severi. Poi le maschere di alta qualità ben usate, la ventilazione, aprire le finestre, evitare grandi folle al chiuso, isolarsi se si viene esposti. Queste strategie sono efficaci, non serve altro. Rallentano le infezioni, e quindi l’evoluzione del virus».
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