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Cop 28, il nuovo presidente è l’ad di una compagnia petrolifera. Gli ambientalisti: «C’è conflitto di interessi»

12 Gennaio 2023 - 17:51 Redazione
La nomina dell'emiratino ha sollevato dubbi sul fatto che il capo di una compagnia petrolifera possa guidare in modo neutrale e obiettivo i negoziati sul global warming

L’amministratore delegato dell’azienda petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, la Abu Dhabi national oil company (Adnoc) è stato nominato presidente della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima prevista dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 a Dubai. Dopo aver promesso un approccio «pragmatico» per affrontare il riscaldamento globale, Sultan Ahmed al Jaberl, ministro dell’industria degli Emirati, ha sottolineato come «l’azione globale sia un’immensa opportunità economica di investimento nella crescita sostenibile e il finanziamento è la chiave». La sua nomina ha sollevato dubbi sul fatto che il capo di una compagnia petrolifera possa guidare in modo neutrale e obiettivo i negoziati sul global warming. Harjeet Singh, capo del Climate Action Network, la rete di oltre 1.800 ong ambientaliste di 130 paesi, parla di una designazione che «pone un oltraggioso conflitto di interessi». Per Singh, infatti, «la continua minaccia dei lobbisti dei combustibili fossili ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite ha costantemente indebolito i risultati della conferenza sul clima, ma questo lo porta a un altro livello, pericoloso e senza precedenti».

Dello stesso parere anche la direttrice esecutiva di Climate Action Network, Tasneem Essop, secondo la quale è necessario che il sultano di Dubai si dimetta da ad della società petrolifera. «È indispensabile che il mondo sia rassicurato sul fatto che egli si dimetterà dal suo ruolo di amministratore delegato della Adnoc. Non può presiedere un processo che ha il compito di affrontare la crisi climatica con un tale conflitto di interessi, dirigendo un’industria che è responsabile della crisi stessa», ha detto Essop, citata dal Guardian. La Cop 26 a Glasgow, ricorda ancora l’attivista fondatrice dell’Energy Democracy Initiative in Sud Africa, «ha visto la presenza di 500 lobbisti dei combustibili fossili, alla Cop27 in Egitto c’è stato un aumento del 25 per cento della loro presenza, la Cop28 sembra un nuovo invito a usare i colloqui sul clima per continuare a minare qualsiasi progresso sull’azione climatica. Come società civile chiediamo che Al Jaber faccia la cosa giusta e si faccia da parte o si dimetta».

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