Paolo Calissano, gli acquisti sospetti e le società finite in liquidazione prima della morte: si indaga sull’ex legale
L’attore Paolo Calissano, 54 anni, è stato trovato senza vita nel suo appartamento di Roma il 31 dicembre 2021. Secondo gli inquirenti romani, l’attore morì per un’intossicazione da farmaci antidepressivi. Ma adesso le sue finanze sono sotto la lente della procura di Genova, che dopo un esposto della famiglia dell’attore ha aperto un’indagine per circonvenzione di incapace a carico della persona che doveva gestire il suo patrimonio, l’avvocato Matteo Minna (assistito ora dai colleghi Maurizio Mascia ed Enrico Scopesi). Repubblica rende conto oggi 12 gennaio, di movimenti sospetti registrati su fonti aperte come le visure catastali, già noti alla Guardia di Finanza. Acquisti societari in anonime autorimesse, per esempio, o attività di commercio di caffè (entrambe finite poi in liquidazione): settori decisamente lontani da quello della recitazione. Dai conti dell’attore, specifica ancora Repubblica, sarebbe sparito circa un milione di euro.
I conti sospetti
Minna adesso si ritrova indagato per diverse amministrazioni di sostegno. Dai fascicoli approdati sul tavolo del pm emerge un caso considerato emblematico dagli inquirenti. Quello dell’azienda Autopark V Maggio, aperta il 10 luglio 2019, il cui organigramma societario vedeva Calissano nel ruolo di proprietario, e una donna i cui beni sono stati amministrati dallo stesso Minna nel ruolo di liquidatrice. Nella stessa azienda figurava anche il nome del legale, e di una familiare di quest’ultimo. Diversi bonifici sarebbero stati dunque inviati dal conto di Calissano a quello di Minna, giustificati nelle causali con l’indicazione di generiche spese relative all’azienda. Ma i conti, secondo gli investigatori, non tornerebbero: l’ipotesi dell’accusa e che quei soldi siano finiti, in tutto o in parte, nelle tasche dello stesso Minna.
Le proprietà di Calissano
Copione analogo sembra ripetersi nel caso dell’azienda 12 Trade, nata per attività relative al commercio all’ingrosso di caffè e di «apparecchi per la produzione automatica di caffè e bevande». Anche in questo caso, Calissano risulta essere proprietario, e nella compagine societaria torna a far capolino il nome della già citata familiare di Minna. Alle accuse di peculato, oltre che di circonvenzione di incapace, Minna risponde che «nel merito mi difenderò nelle sedi opportune una volta che conoscerò le contestazioni che mi vengono mosse. Ci tengo solo a dire di non dipingere Paolo per quello che non era». Il riferimento è al sospetto dei parenti riguardo alla debolezza psicologica dell’attore. Che nel tempo sarebbe stato sempre più vicino all’amministratore di sostegno e sempre più lontano dalla sua famiglia.
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