Il dietrofront del governo su benzina e accise: «Ma un litro su tre si vende in nero»
Le accise per adesso non si tagliano. Ma il governo è pronto ad intervenire con i maggiori incassi dall’Iva. La premier Giorgia Meloni annuncia il parziale dietrofront dell’esecutivo mentre i gestori proclamano lo sciopero e sostengono di essere i capri espiatori degli aumenti. La presidente del Consiglio scende in campo con due interviste sincrone al Tg1 e al Tg5. Con una location perfetta: il cortile d’onore di Palazzo Chigi. Ma intanto incassa le critiche delle categorie. I taxisti dicono di sentirsi traditi dal governo dopo le promesse. I benzinai respingono le accuse sulla speculazione e chiedono all’esecutivo di fermare gli evasori: «Il 30% dell’erogato è in nero. E questo corrisponde a un mancato introito per lo Stato pari a 12-13 miliardi annui». Ovvero la stessa somma che serve a tagliare le accise.
Come cambia il decreto trasparenza
Dall’inizio. Il Decreto trasparenza annunciato dall’esecutivo non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Di certo il taglio delle accise in caso di aumento dei prezzi non finirà in questo provvedimento. Anche se lo ha annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il Consiglio dei ministri ha però già “aggiustato” una norma già esistente: in caso di aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa. Poi c’è il bonus benzina esentasse. Il Cdm ha prorogato «al 31 dicembre 2023 il termine entro il quale il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente».
La promessa sulle accise nel programma di FdI
In tv la premier ha voluto anche replicare sulla presenza delle accise nel programma elettorale di Fratelli d’Italia. Meloni ha sostenuto che si parlava di “sterilizzazione” e non di abolizione. Testualmente, la proposta era: «Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise». E quindi, secondo la premier, il governo sta esattamente facendo quello che aveva promesso durante la campagna elettorale. Anche se l’annuncio è arrivato dopo le polemiche sul programma. Ora l’osservato speciale del governo sono i prezzi. L’esecutivo monitorerà attentamente il livello non solo della benzina, ma anche dei beni di largo consumo. E comunque oggi, puntualizza l’esecutivo, sono sui livelli di agosto 2022, lontano dai picchi (sopra i 2 euro) toccati quando il governo Draghi decise gli sconti.
Le proteste delle categorie
Intanto cominciano le proteste delle categorie. Riccardo Cacchione, coordinatore nazionale di Usb Taxi, dice oggi a Repubblica che si sente tradito da Meloni: «Avevo letto le dichiarazioni della premier a proposito di un minor carico sulle accise. Ma come spesso accade i propositi elettorali si sono trasformati in promesse da marinaio. E i prezzi sono schizzati. Non ce l’aspettavamo, non ci voleva proprio. Dobbiamo ancora riprenderci dal disastroso periodo del Covid e dai debiti che ci ha lasciato. Ora il caro carburante rischia di portarci alla fame». Bruno Bearzi, presidente del sindacato dei benzinai Figisc Anisa Confcommercio, in un colloquio con La Stampa sostiene invece che per recuperare risorse il governo dovrebbe impegnarsi contro l’evasione fiscale nella distribuzione dei carburanti. «Secondo la testimonianza del pm Sandro Raimondi alla Commissione Attività produttive della Camera il 30% dell’erogato è in nero. E questo corrisponde a un mancato introito per le casse dello Stato di 12 o 13 miliardi all’anno. La stessa somma che serve a finanziare il taglio delle accise», spiega.
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