L’indagine aperta su Jair Bolsonaro per il tentato colpo di stato in Brasile
La Corte Suprema del Brasile ha deciso di includere l’ex presidente Jair Bolsonaro nell’indagine sull’assalto agli edifici governativi di Brasilia dello scorso 8 gennaio. La decisione fa seguito alla specifica richiesta della procura generale. Anche il governo aveva chiesto alla Corte di includere l’ex presidente nell’inchiesta sul colpo di stato. L’ufficio della Procuratore generale afferma in una dichiarazione di aver chiesto alla Corte Suprema di includere Bolsonaro nell’inchiesta per aver pubblicato un video «che mette in dubbio la regolarità delle elezioni presidenziali del 2022». Ovvero quelle vinte da Lula. Invece la polizia brasiliana ha ritrovato una bozza di decreto nella casa dell’ex ministro della Giustizia Anderson Torres in cui si ipotizzerebbe il ribaltamento del risultato delle elezioni di ottobre.
Lo «stato di difesa»
Torres è diventato capo della sicurezza di Brasilia dopo l’insediamento di Lula del primo gennaio. Ma è stato destituito dall’incarico mercoledì 11 gennaio quando ne è stato ordinato l’arresto. Secondo i media brasiliani Bolsonaro si stava preparando a instaurare lo «stato di difesa» presso il Tribunale superiore elettorale (Tse). Avrebbe sfruttato i suoi residui poteri di presidente della Repubblica per farlo. Lo stato di difesa, previsto dall’articolo 136 della Costituzione, avrebbe consentito al presidente ancora in carica di intervenire, tra l’altro, per «ripristinare tempestivamente l’ordine pubblico o la quiete sociale minacciati da grave e imminente dissesto istituzionale». Il decreto prevedeva anche la formazione di una commissione composta dall’allora presidente Bolsonaro e da membri del ministero della Difesa per supervisionare il Tse. Con l’obiettivo di produrre un rapporto che analizzasse l’equità delle elezioni del 2022.
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