Assalto al Planalto, l’Alto comandante dell’esercito difese i bolsonaristi: «Non arresterete nessuno qui». Il racconto dei testimoni
«Non arresterete le persone qui». Così il generale Júlio César de Arruda, Alto comandante dell’esercito brasiliano, si oppose alle richieste del neo ministro della Giustizia Flávio Dino di un intervento tempestivo contro i manifestanti che stavano assaltando i palazzi del potere di Brasilia. A riferirlo al Washington Post, che ha pubblicato una lunga ricostruzione degli eventi dell’8 gennaio scorso, due funzionari presenti al momento dello scambio. Durante le ore concitate dell’attacco alle sedi del presidente, della Corte suprema e del Parlamento, «alti funzionari dell’amministrazione Lula sono arrivati al quartier generale dell’esercito con l’obiettivo di garantire la detenzione degli insorti nel campo, si sono trovati di fronte a carri armati e tre linee di militari» e, stando al racconto dei testimoni raccolto dal quotidiano statunitense, si trattava di un gesto di protezione verso i sostenitori di Bolsonaro, che «ha dato a centinaia di manifestanti il tempo di sfuggire all’arresto». Ma anche il cambiamento del piano di sicurezza a poche ore dall’inizio della protesta, così come «la presenza di un alto ufficiale della polizia militare che aveva detto ai superiori di essere in vacanza» e gli episodi di fraternizzazione tra militari, agenti e bolsonaristi, sarebbero la prova «della presunta collusione tra funzionari militari e di polizia e le migliaia di rivoltosi che hanno invaso le istituzioni». Nei giorni scorsi, anche il presidente Lula non aveva nascosto i propri dubbi circa la gestione della protesta, assicurando di voler indagare sulle responsabilità di quanto accaduto: «Voglio vedere tutti i nastri registrati dall’interno della Corte suprema, c’è stata molta gente connivente tra la polizia militare, tra le forze armate».
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