Giorgia Meloni prepara grandi lavori a Palazzo Chigi. Spese boom rispetto a Draghi per restyling e pulizie
Giorgia Meloni ha deciso di dare una rinfrescata alla presidenza del Consiglio dei ministri, aumentando considerevolmente rispetto al predecessore Mario Draghi i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria della sede centrale del governo a Palazzo Chigi. Lo si legge nel budget 2023 della presidenza del Consiglio. Incrementati dal nuovo governo di oltre 2 milioni di euro i fondi per la manutenzione ordinaria del palazzo, degli impianti e dei giardini, che passano da 5,58 a 7,6 milioni di euro nel 2023. Aumentati anche di mezzo milione di euro i fondi per la manutenzione straordinaria, che passano da 2 a 2,5 milioni di euro. Ma la spesa più rilevante sarà quella al capitolo «interventi per la prevenzione del rischio sismico delle infrastrutture», più che raddoppiata visto che passa da 50 a 110 milioni di euro (61 milioni in più).
La presidenza del Consiglio deve avere anche intenzione di allargarsi perché sono stati stanziati 722.198 euro in più al capitolo degli affitti. Fra le spese in salita nel budget della Meloni c’è anche quella per «pulizie, igienizzazione, derattizzazione e disinfestazione degli immobili, lavaggio tende e tappeti e smaltimento rifiuti speciali»: stanziato un milione e 332 euro in più per una spesa complessiva di 5,73 milioni di euro. Piccola somma, ma anche questa in crescita, per le piante interne ai palazzi: il budget è stato aumentato di 12.300 euro rispetto a Draghi, arrivando a 147.800 euro.
Si fa sentire per la presidenza del Consiglio come per tutte le case degli italiani il caro-bollette: i canoni per acqua, gas, luce e abbonamenti tv quasi raddoppiano, passando da 4,5 a 8,5 milioni di euro l’anno. Crescita significativa anche per le spese destinate «alle celebrazioni degli anniversari di interesse nazionale»: passano da 2 a 3,2 milioni di euro nel 2023. Di fronte a tanti aumenti però il presidente del Consiglio sembra avere un buon proposito: quello di restare in pace con tutti. Così ha tagliato del 25%- in valore assoluto 20 milioni di euro – il capitolo di spesa per «liti, arbitraggi, risarcimenti ed accessori» che scende così da 80 a 60 milioni di euro l’anno.
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