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L’incontro Renzi-Mancini all’autogrill: le carte che sgretolano la teoria del complotto sugli 007 e la prof

15 Gennaio 2023 - 07:47 Redazione
Nei verbali citati da La Verità crolla l'ipotesi che ci potessero essere legami tra la docente autrice di foto e video dell'incontro a Fiano Romano e l'intelligence italiana

Dietro le immagini realizzate da una professoressa all’autogrill di Fiano Romano sull’incontro tra Matteo Renzi e Marco Mancini non ci sarebbe alcun complotto dei servizi segreti. Di certo nessun rapporto tra la donna e l’intelligence italiana che la abbia spinta a diffondere i video, finiti poi in onda a Report su Raitre. Gli atti dell’inchiesta citati da Giacomo Amadori su La Verità provano a far luce sui fatti del 23 dicembre 2020, quando la docente si ritrovò alla stazione di servizio Feronia di Fiano Romano davanti a una scena che la incuriosì al punto da farle fare con il suo smartphone 13 foto e un paio di video, uno di 24” e l’altro di 29”. Gli elementi citati che smentiscono di fatto che quella donna fosse lì come una sorta di spia inviata dai Servizi sono diversi. A cominciare dal traffico telefonico del suo telefono quel giorno, quando all’antivigilia di Natale era andata a prendere il padre malato e sua madre per portarli a casa sua e trascorrere insieme le festività. Dal suo telefono, infatti, gli unici contatti che risultano sono con i due genitori, il marito e una collega, oltre che con un paio di call center.

La curiosità

La donna racconta agli inquirenti della procura di Roma come quel giorno sia stata «molto incuriosita dalla particolare situazione a cui assistevo… da semplice cittadina, innegabilmente curiosa sono rimasta profondamente colpita da questo singolare episodio… ci tengo a precisare però che ho ritenuto di effettuare le riprese e le fotografie del senatore Renzi mentre dialogava con il suo interlocutore perché ho intuito il rapporto pubblico e non meramente privatistico che univa i due soggetti: di cui l’uno era uno dei massimi leader politici italiano e l’altro un personaggio munito di scorta e auto di servizio». Come ribadisce anche il suo avvocato, Giulio Vasaturo, la sua assistita avrebbe assunto «consapevolmente il ruolo di “fonte giornalistica”». Tant’è che da subito segnala le immagini a un blogger della sua città, nel Nord del Lazio. Questo però non riconosce Mancini. Il 31 dicembre la prof prova con il Fatto Quotidiano via email, ma questa sfugge alla redazione.

Il contatto con Report

Se complotto di servizi segreti deviati ci fosse stato, ricorda Amadori nella sua ricostruzione, la regia doveva essere parecchio scarsa visto che la donna non riesce a intercettare l’attenzione di nessuna testata, finché almeno, quattro mesi dopo, quando arriva il contatto con Report. Il programma di Sigfrido Ranucci manda in onda un servizio, “Lo sterco del diavolo”, che attira l’attenzione della professoressa: «Nel corso della puntata ho visto un servizio dedicato alla figura di tale Gianmario Ferramonti, in cui si ipotizzava che lo stesso avesse mandato dei messaggi all’onorevole Maria Elena Boschi, figura di punta del partito di Matteo Renzi per promuovere una sorta di complotto, almeno così mi era sembrato di capire dal tenore del servizio per favorire la caduta del governo Conte bis», dice nel verbale dell’8 novembre scorso. La donna scrive quindi due messaggi a Report su Messenger tra le 13.27 e le 13.37, in cui spiega il motivo per cui si era fermata all’autogrill per 40 minuti, cioè per una «sosta tecnica» che consentisse al padre di andare in bagno. E dopo aver descritto la scena che gli si è presentata davanti, la prof spiega di aver inviato il materiale «ad altre redazioni, che non mi hanno risposto». E poi conclude: «Dopo pochi giorni dall’incontro di Renzi con questo tipo è caduto il governo… io non credo sia una coincidenza… con affetto una vostra spettatrice e ammiratrice per il lavoro che svolgete».

Le ambizioni di Mancini

Ma riportato in diversi retroscena e ricordato da La Verità, Mancini avrebbe incontrato Renzi in quei giorni concitati a palazzo Chigi nel tentativo a tratti disperato di convincere Renzi a sostenere il governo Conte in crisi. Fosse andata in porto, la missione avrebbe potuto portare una promozione per Mancini. Una ricostruzione considerata verosimile dall’ex dirigente dei servizi segreti, Carlo Parolisi, intervistato da Report nel servizio andato in onda il 3 maggio. A proposito dei rapporti tra Mancini e il Palazzo e le sue ambizioni, Parolisi dice: «È fatto noto che frequenta molti politici dei più diversi schieramenti. Si è parlato di lui come vicedirettore dell’Aise e queste sembravano essere le sue aspirazioni. E poi a un certo punto sembrava di capire che ci potesse essere per lui una promozione a vicedirettore del Dis».

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