Matteo Messina Denaro: chi è il latitante numero 1 di Cosa Nostra arrestato oggi a Palermo
Non era all’estero né tantomeno in un bunker, il presunto numero 1 di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro bloccato oggi, a 61 anni e latitante da trent’anni, cioè dall’epoca degli attentati dinamitardi della stagione 1992-93. Sebbene secondo molti investigatori da anni non avesse più il ruolo di capo dei capi che per alcuni anni gli era stato accreditato, l’arresto di Messina Denaro è fortemente simbolico: rappresenta la chiusura definitiva della stagione iniziata negli anni ’90 con l’uccisione di Falcone e Borsellino e l’attacco alla vita istituzionale e politica del Paese. Tanti i nomi di copertura: Diabolik, U siccu (il secco) o Alessio, quello con cui firmava i pizzini ritrovati nel covo di Bernardo Provenzano. Matteo Messina Denaro è ritenuto responsabile di un numero indefinito, ma certamente alto, di omicidi, oltre ad essere uno degli organizzatori del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia (l’obiettivo era costringere il padre Santino a ritrattare le rivelazioni fatte sulla strage di Capaci). Nato nel 1962 a Castelvetrano, in provincia di Trapani, figlio del capo mandamento della zona e suo erede alla guida della cosca locale.
Dalla provincia di Trapani, però, Matteo avrebbe scalato posizioni fino a divenire il principale referente della Sicilia. Prima fedelissimo di Totò Riina, quindi di Bernardo Provenzano, infine col ruolo di erede di entrambi e unica figura simbolica della mafia di allora. Dopo aver partecipato alla preparazione degli attentati del 92-93 diventa latitante dopo una vacanza a Forte dei Marmi passata con i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Tra i reati che gli sono accreditati associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. Da allora, Messina Denaro è rimasto irreperibile fino ad oggi, alimentando la leggenda di un boss temutissimo che, secondo alcune ricostruzioni, si era sottoposto ad interventi chirurgici al viso e ai polpastrelli pur di scomparire nel nulla. A giudicare però dalle prime immagini diffuse dai Carabinieri del Ros, che hanno messo a segno la cattura, Messina Denaro è molto simile alla sua foto segnaletica. Eppure è riuscito a ricoverarsi in una clinica nel cuore di Palermo.
Il mandamento di Trapani e il ruolo per i corleonesi
Trapani non è una provincia come le altre per Cosa Nostra e non lo è stata in particolare per i corleonesi, se è vero che il “capo dei capi”, Salvatore Riina trascorse buona parte della latitanza a Mazara, come ricorda l’ultima relazione semestra della Dia, resa pubblica a settembre 2022. Nella stessa relazione, a proposito del ruolo di Messina Denaro si spiega: “Nonostante la latitanza resterebbe la figura di riferimento per tutte le questioni di maggior interesse dell’organizzazione, per la risoluzione di eventuali controversie in seno alla consorteria e per la nomina dei vertici delle articolazioni mafiose anche non trapanesi”. Proprio la mafia trapanese, scrive infine la Dia, è fondamentale per i collegamenti con le organizzazioni statunitensi che proprio a Trapani farebbero ancora riferimento.
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