Martina Scialdone, convalidato l’arresto di Bonaiuti. Il suo legale: «Se tutti avessero fatto il loro lavoro, la ragazza sarebbe ancora viva»
Dovrà restare in carcere Costantino Bonaiuti. L’uomo, che venerdì 13 gennaio ha ucciso Martina Scialdone, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida davanti al gip del tribunale di Roma. Il quale, al termine dell’udienza, ha disposto la misura cautelare del carcere. Davanti ai cancelli del tribunale di Roma, Fabio Taglialatela, legale di Bonaiuti, ha esposto alla stampa la linea scelta dalla difesa dell’uomo. «Se tutti avessero fatto il loro lavoro, i loro compito di cittadini, questa ragazza sarebbe ancora viva. La ragazza pare abbia chiesto aiuto: nessuno ha modo di riscontrare questa richiesta di aiuto, ma questo lo appureremo. In questa vicenda ci sono due vittime», sostiene l’avvocato del 61enne. Il quale, però, è certo che non ci sia stata «alcuna premeditazione». Taglialatela ha sottolineato la natura «consenziente» del rapporto, ritenendo che l’omicidio sia stato «il tragico errore di un soggetto che forse voleva porre fine alla sua vita e che invece soffrirà per sempre di quanto successo».
La procura di Roma, con i pm del pool antiviolenza coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contestano all’ingegnere l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia e dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva. Bonaiuti, dopo aver sparato all’avvocata di 34 anni fuori da un ristorante in via Amelia, a Roma, era scappato. Salvo poi essere catturato dalla polizia. Oggi, 16 gennaio, si doveva tenere davanti al gip l’interrogatorio di convalida dell’arresto: «Non si tratta di omicidio volontario o preterintenzionale – ha ribadito il penalista in piazzale Clodio -. Le difficoltà psicologiche e psichiatriche del mio assistito sono certificate, era seguito da un centro per una forma depressiva. Non è questa difficoltà che ha dato luogo all’evento, lui ha avuto sempre un atteggiamento cordiale, non c’è stata mai nessuna denuncia o querela nei suoi confronti. Possiamo parlare di depressione ma assolutamente controllata tanto che il mio assistito svolge il suo lavoro».
Intanto, all 18.30 di oggi, la rete dei centri antiviolenza della Capitale ha indetto un presidio, proprio dove la 34enne ha perso la vita: «L’ennesimo femminicidio. Ci indigna ma, purtroppo, non c’è più spazio per lo stupore – si legge sui social -. Perché i centri antiviolenza, le associazioni e cooperative femministe, le Case Delle Donne, da sempre raccontano che quasi mai gli uomini che esercitano violenza sulle donne sono degli estranei. Nove volte su dieci il maltrattante ha una relazione affettiva con la donna maltrattata o uccisa: è un marito, un partner, un ex o un familiare e ha le chiavi di casa».
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