Arresto Messina Denaro, Nordio: «Grande successo del governo». È polemica. Per il M5s il ministro «offende le istituzioni»
Ai microfoni di Radio24, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato l’arresto di Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni. Nello specifico, si parlava dei «sibili di rancore» riportati dai giornali da parte di chi «non si rassegna al fatto che questa grandissima operazione sia stata operata da un governo di centrodestra. Dopo aver lamentato un’inerzia di questo governo nei confronti della lotta alla mafia, arriva un successo straordinario». L’attribuire alla maggioranza i meriti della cattura del boss di Cosa Nostra ha fatto insorgere le opposizioni. In particolare, è il Movimento 5 stelle, per bocca della senatrice Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, a criticare il Guardasigilli: «Le affermazioni sbagliate del ministro Nordio ormai sono all’ordine del giorno. Oggi una sua esternazione offende le nostre istituzioni. Dire che l’arresto di Matteo Messina Denaro sia una “grandissima operazione del governo di centrodestra” è una sciocchezza». «Siamo veramente all’abc del senso delle istituzioni – ha continuato la senatrice grillina -. L’arresto è stato fatto dalle forze dell’ordine che hanno lavorato con la magistratura. Come sappiamo, l’operazione andava avanti da diversi mesi. Le parole sono importanti e queste, in bocca ad un ministro, tradiscono l’approccio propagandistico che la maggioranza sta dando ad un fatto di una così grande rilevanza». Sempre nella mattinata del 17 gennaio, il confronto su Radio24 del titolare di via Arenula ha fornito altro materiale per gli attacchi delle opposizioni. Il ministro della Giustizia ha ripreso la sua posizione sulle intercettazioni, ribadendo che «i mafiosi non parlano per telefono dei loro programmi criminosi». A poco è valsa la specifica del Guardasigilli, che ha aggiunto che «servono ovviamente per capire con chi parlano, come si muovono e quali siano le loro problematiche. Le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per il terrorismo e la mafia, ma quello che va cambiato radicalmente è l’abuso che se ne fa, soprattutto nella stampa, di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini. Io credo che ci sia anche una certa malafede quando si confondono questi due campi. Spesso finiscono sui giornali persone che non sono nemmeno indagate o imputate». I 5 stelle hanno comunque colto l’occasione per incalzare il ministro.
Le critiche sulle intercettazioni
«Sono passate poche settimane da quando il ministro diceva con assoluta sicumera che “i mafiosi non parlano al telefono“, per giustificare l’attacco alle intercettazioni. Oggi invece lo stesso Nordio fa sapere che “le intercettazioni sono indispensabili per il terrorismo e la mafia“. È questo il livello del governo targato Giorgia Meloni: su argomenti decisivi per la vita dei cittadini e del Paese cambiano idea come le stagioni, fino a smentire addirittura se stessi». A dichiararlo è la capogruppo del Movimento al Senato, Barbara Floridia. Sul tema è intervenuto, sempre in mattinata, l’Ordine del giornalisti. Il suo presidente, Carlo Bartoli, audito dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni, ha usato toni molto duri: «Sarebbe paradossale inasprire le pene contro i giornalisti che pubblicano intercettazioni quando queste sono atti pubblici. Sarebbe una censura in piena regola. Noi ci auguriamo che il parlamento non voglia restringere ulteriormente l’accesso alle informazioni necessarie all’opinione pubblica. Introdurre ulteriori limitazioni alla conoscibilità degli atti che sono comunque pubblici e già filtrati, vorrebbe dire sottrarre informazioni preziose per ricostruire vicende di importanza pubblica anche rilevante – ha concluso Bartoli -. Sarebbe difficile spiegare ai cittadini per quale motivo su casi di rilievo possa essere posto il totale silenzio. Sicuramente in passato si sono verificati degli eccessi, ma comportamenti di questo tipo sono quasi del tutto scomparsi, avendo ormai disponibili solo gli stralci di intercettazioni selezionati come di interesse pubblico».
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