Qatargate, Eva Kaili resta in carcere almeno per un altro mese. Gli avvocati greci: «Sottoposta a condizione di tortura»
L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili dovrà restare in carcere almeno per un altro mese. Lo ha deliberato la Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles al termine dell’udienza sul riesame delle misure cautelari a suo carico svolta oggi, 19 gennaio. La politica greca è detenuta nel carcere di Haren, alle porte di Bruxelles, dal 9 dicembre scorso, quando venne arrestata per il suo presunto ruolo nell’ambito del Qatargate. A nulla sono valse dunque le pesanti accuse lanciate nelle scorse ore dagli avvocati di Kaili. «È stata sottoposta a una condizione di tortura in carcere», avevano denunciato i suoi legali, Mihalis Dimitrakopoulos e André Risopoulos, al termine dell’udienza. In sei settimane di detenzione, sottolineano gli avvocati, la politica greca ha potuto vedere la figlioletta di 23 mesi soltanto due volte: una scelta che i legali hanno definito «una rottura con il buonsenso in relazione alla situazione». Gli avvocati dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento, che continuano a chiedere la scarcerazione della stessa «con misure alternative come il braccialetto elettronico o altre misure simili», hanno ribadito l’innocenza della loro assistita e sottolineato come Kaili non abbia «avuto alcuna collaborazione» con l’ex eurodeputato di Articolo Uno (gruppo europeo S&D) Pier Antonio Panzeri, che ha scelto di firmare un accordo con gli inquirenti in cambio dello sconto di pena. «Per ora l’ex vicepresidente è la sola politica ad essere in carcere. È detenuta in condizioni difficili e questo è estremamente preoccupante», ha detto André Risopoulos, sottolineando che la politica ellenica «non deve diventare la persona che paga il prezzo più alto» con «la detenzione dura, siccome non è certo lei al centro dell’inchiesta. Questo è insopportabile», conclude. Eva Kaili è detenuta nell’istituto penitenziario di Haren, a Bruxelles, dal 9 dicembre scorso con le accuse di corruzione e associazione a delinquere per il suo presunto coinvolgimento nella maxi-inchiesta Qatargate.
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