I dubbi sulla sentenza plusvalenze: perché la Juve schiacciata e le altre tutte assolte?
Dopo la sentenza della Figc sulle plusvalenze che ha condannato la Juventus a 15 punti di penalizzazione da scontare in questo campionato i dubbi dei tifosi bianconeri si concentrano sull’assoluzione delle altre società coinvolte negli scambi di calciatori. Ieri la società ha annunciato un ricorso che andrà al collegio di garanzia del Coni. «È una palese ingiustizia», è il refrain dei dirigenti. Che punteranno proprio sulla disparità di trattamento. E faranno notare che l’azienda Juve ha effettuato aumenti di capitale per 700 milioni di euro in due tranche. Mentre le plusvalenze oggetto di contestazione arrivavano a contare per 60 milioni sul bilancio dei bianconeri. Gli avvocati Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa sono già al lavoro sul ricorso.
La disparità di trattamento
Le altre società sono Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Pescara e Novara. La corte dovrà spiegare nelle motivazioni perché non sono state considerate responsabili come i bianconeri. Intanto Repubblica oggi abbozza una spiegazione: Il giudice Mario Luigi Torsello ad aprile certificava la necessità di una norma per colpire il sistema delle plusvalenze. Sostenendo appunto che nei fatti gli scambi di calciatori non erano punibili. Perché, come recitava la tesi difensiva dei bianconeri, non c’è una regola per valutare il valore di un cartellino. E allora, è il ragionamento, la Corte, ha sanzionato altro. Non gli scambi in quanto tali. Ma la ricerca ripetuta e ossessiva di strumenti e mezzi per far quadrare i conti. Con quelle che Chinè ha chiamato «dichiarazioni auto accusatorie». Come la frase di un dirigente: «Per fare la plusvalenza Pjanic, Arthur lo hai pagato 75 milioni».
L’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva
La Procura federale sintetizza tutto ciò con una frase: «Sistemare i valori» dei trasferimenti è, per l’accusa, «la parola d’ordine nella dirigenza juventina quando si parla di calciomercato». Questa potrebbe essere la “slealtà sportiva” rilevata da Torsello. E prevista dal Codice di Giustizia all’articolo 4. Quello che sancisce la responsabilità oggettiva della società per le azioni dei suoi tesserati. E che le considera quindi responsabili (e punibili) anche nei casi di illecito sportivo compiuto da un calciatore che nei casi di doping. Intanto però la procura potrebbe mettere al centro di una nuova inchiesta la manovra stipendi e la carta Ronaldo. E le cose per i bianconeri potrebbero addirittura peggiorare.
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