Ecco i documenti sulla presenza di Matteo Messina Denaro a Campobello dal 2012 a oggi – Informativa e video
Molti elementi confermavano la presenza del super boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro in un’area di pochi chilometri quadrati almeno dal novembre 2021 se non prima (un testimone è sicuro di averlo visto nel 2017). E la traccia del medico di base di Campobello di Mazzara oggi indagato, Alfonso Tumbarello, che sarebbe rimasto in contatto con il boss fino alla cattura, era persino agli atti di un processo discusso in aula nel 2012 ma al quale non sarebbe stato dato seguito investigativo. Sono molti gli indizi che lasciano pensare che non tutte le informazioni abbiano circolato a dovere negli anni precedenti alla cattura del boss, esposte nella puntata di Report che andrà in onda questa sera alle 21.20 su Rai3. Una molto concreta è di due anni fa: le dichiarazioni di un informatore dei carabinieri che nel novembre 2021 riferiva di essere certo che Matteo Messina Denaro si trovasse a Torretta Granitola, frazione di Campobello di Mazzara, la cittadina trapanese dove ha passato almeno gli ultimi 10 anni e dove sono stati trovati tre covi. Nell’informativa che vi mostriamo, e che Report manderà in onda, si legge la formula di rito circa l’informatore considerato «persona degna di fede”. E le sue dichiarazioni: «Gente mi ha riferito che lui ha sempre la stessa faccia ma molto invecchiato. A Campobello è protetto e i giovani lo elogiano, il paese è malato».
E ancora: «A Campobello comanda sempre lui, il fratello apparentemente si mostra quale capo, quello che gira sempre con lo scooter» (il riferimento è a Salvatore Messina Denaro). «A lui non lo vogliono prendere. Qualcuno gli deve portare da mangiare e i vestiti puliti. Dove pensate che sia se non in zona, non li avete mai visti a questi due che fanno avanti e indietro da Torretta? C’è gente di Campobello che sale e scende da Torretta».
L’ipotesi che abbia usato una sede del Cnr per nascondersi
Le dichiarazioni dell’informatore si incrociano con alcuni elementi che la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci aveva mandato in onda già negli anni passati. Nel 2017 infatti, seguendo le tracce di abusi all’interno del Consiglio nazionale di ricerca (Cnr) l’ente affiliato al Mur, Report aveva ipotizzato che Messina Denaro si trovasse a Torretta Granitola o nei pressi del “capo” sul mare che dà il nome alla frazione e dove ha sede l’Istituto di ricerca per l’ambiente marino costiero. La sede dell’ente di Torretta Granitola è stata per anni protetta da un uomo armato, Giovanni Cicchirillo, di Castelvetrano, formalmente assunto da una ditta di pulizie. E il dirigente della sede, Mario Sprovieri, confidò alla ricercatrice Laura Giuliano, nipote del super poliziotto Boris Giuliano, che il boss si trovava proprio lì (in un audio che potete ascoltare nella clip video che anticipiamo): «Tieni presente che Capo Granitola è la casa di Matteo Messina Denaro. Il boss ricercato al mondo numero uno è là». Il Cnr aveva anche affittato una casa “uso foresteria” da persone vicinissime al boss. Infine, ricostruisce ancora Report, un ex dipendente del Cnr, che ha chiesto l’anonimato, dice addirittura di averlo visto: «Ero fuori dall’orario di lavoro – spiega – Mi trovavo da quelle parti, cioè mi avvicino verso i cancelli e questa persona rimane a distanza. Ma tu hai presente quando dici “ma io questo lo conosco”? Per me era lui… Matteo Messina Denaro».
Sulle tracce di Tumbarello
C’è poi l’incredibile vicenda del medico di base e massone, Alfonso Tumbarello, che ha seguito tutta la malattia di Messina Denaro e i suoi ricoveri nel corso degli anni. In un processo nel 2012, il sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, racconta che nei primi anni 2000, su richiesta del comandante del Sisde, Mario Mori, era riuscito a intessere una relazione epistolare con Messina Denaro e che il tramite era stato proprio il dottor Tumbarello che organizzò un incontro nel suo studio col fratello del boss Salvatore Messina Denaro. Dopo un po’ di tempo iniziò la “corrispondenza” (è Vaccarino lo Svetonio a cui il boss scriveva firmandosi Alessio). Eppure l’elemento, incluso il ruolo di Tumbarello, citato in aula come si legge nella trascrizione, non avrebbe portato ad ulteriori indagini. O almeno questo ritiene Teresa Principato, per anni procuratore aggiunto a Palermo: «Effettivamente che i pm non annotino questa circostanza può sembrare una distrazione».
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