L’ex presidente della Juventus: «Manovra stipendi peggio delle plusvalenze, può configurarsi un falso in bilancio»
Più delle plusvalenze nel caso Juventus preoccupa la manovra stipendi. Perché potrebbe configurare un falso in bilancio. Parola dell’ex presidente dei bianconeri Franco Cobolli Gigli, che ha parlato stamattina a Radio Anch’io. «La storia si ripete. Nel senso che la Juve potrebbe essere soggetta a penalizzazioni come con Calciopoli, ma qui gli argomenti sono completamente diversi. Calciopoli investigava i rapporti non sani tra le squadre e gli arbitri, qui invece è un discorso che riguarda le plusvalenze». Cobolli Gigli attende di sapere le motivazioni: «Voglio sapere perché solo la Juve ha avuto 15 punti di penalizzazione e le altre squadre no. Non che io voglia che le altre squadre siano penalizzate, ma anch’io ho notato una certa discrepanza concettuale».
Cosa può succedere dopo la condanna
Il dirigente ricorda cosa può succedere dopo la condanna: «Intanto la Juve ha fatto ricorso al Coni, che potrà dare degli esiti, ma non cambierà la penalizzazione. Cioè potrà solo cancellarla o mantenerla. Oppure, come dice l’avvocato Cantamessa e io mi fido di lui, si potrà rimandare alla Corte il giudizio per un nuovo processo. Poi ci sono altre cose non piacevoli da sentire: il discorso sugli stipendi tocca anche il penale, in attesa che la Uefa si pronunci». Ma per l’ex presidente, «il nuovo cda della Juve è sicuramente investito da diverse problematiche molto difficili. La cosa più preoccupante riguarda la manovra stipendi. Perché potrebbe esserci un discorso di falso in bilancio».
Le orecchie di Agnelli e Marotta
Cobolli Gigli scherza poi sul tirare le orecchie ad Agnelli: «Le orecchie non so se le troverei in mezzo a tutta quella barba, quindi lascerei stare. Lo ringrazierei per quello che ha fatto nei primi anni della Juve, per gli scudetti vinti, anche grazie all’aiuto di Marotta». Ma poi affonda: «Gli direi che ha fatto male a circondarsi di una serie di persone». A lui manca proprio l’attuale dirigente dell’Inter: «Non voglio divinizzarlo, ma era in grado di gestire bene il settore sportivo».
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